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Storia del calcio albanese, un’intervista a Giovanni Armillotta

Il calcio albanese è ormai diventato una realtà a livello continentale, grazie a giocatori di primo piano e alla partecipazione agli Europei della nazionale. Eppure fino a qualche decennio fa sia la nazionale che il campionato locale non avevano la rilevanza odierna e la loro conoscenza era riservata ad addetti ai lavori e studiosi. Abbiamo così pensato di intervistare uno dei massimi conoscitori italiani del calcio albanese, Giovanni Armillotta, che ha recentemente pubblicato l’Almanacco del calcio albanese 1930-2024.

Come si suol dire, cominciamo dall’inizio. Il Vllaznia Scutari viene considerata la prima squadra albanese. È possibile che ci siano stati altri progetti e club precedenti?

Da qualche anno a questa parte sta girando uno stemma del Klubi i Futbollit Elbasani che fa letteralmente infuriare i tifosi del Vllaznia Scutari. Su questo logo è scritto “1913” come data di fondazione del grande club di Elbasan, che fu il primo a spezzare l’asse Tirana-Scutari in campionato (vigente nel periodo 1934-1983; nel 1933 il titolo lo vinse lo Skënderbeu Coriza) e in Coppa della Repubblica (1939-1974). Al contrario, come tutti sappiamo, il primo club albanese più antico e in attività è il Vllaznia fondato il 16 febbraio 1919.

Il discusso logo dell’Elbasani (foto wikipedia)

La lettura dell’inizio di pagina di Futbolli në Elbasan 1913–1998, pregevolissimo libro scritto dall’ex arbitro ‘elbasanas’ Dhimitër Bardhi nel 2001 per i tipi della casa editrice Silver di Elbasan, ci fa meglio capire come stiano le cose:

Futbolli elbasanas është ndër më të hershimit në vendin tonë. Ai lindi në vitin 1913. Por para këtij viti në Elbasan kishin ndodhur dy ngjarje të rëndësishme të cilat krijuan kushte që futbolli të niste rrugën e tij e të mos ndalej kurrë deri në ditet tona.

Futbolli në Elbasan 1913–1998

Ossia il calcio è apparso nel 1913, ma non è nato un club quell’anno.

Più in là Bardhi ci fa sapere che nel 1917 fu fondata la società polisportiva Afërdita; su incoraggiamento degli austro-ungarici là presenti venne messa su pure la squadra di calcio. Nel 1922 fu creato lo Studenti e il 1 ottobre 1923 ebbe vita il Sazani: entrambe polisportive con squadre di calcio. Il 25 maggio 1927 nacque un altro club, il Djelmënia. E nel 1929 il Kont Urani, in onore di uno dei figli di Skënderbeu. Nel 1930 alcuni dissidenti del Kont Urani si staccarono dalla società e fondarono il Vapa, nello stesso modo in cui alcuni membri del Milan nel marzo 1908 avevano abbandonato la società per istituire l’Inter. Ma non era finita.

Sempre nel 1930 vide la luce un’ulteriore squadra, lo Skampa. Il 6 aprile 1930 prese il via il I Campionato Nazionale Albanese di calcio a cui prese parte, per la città di Elbasani, l’Urani (ex Kont Urani) che arrivò quinto su sei squadre con sette punti in dieci partite. Nel frattempo a Elbasan – a testimonianza dell’infinita passione di questa città verso il calcio – si contavano numerose squadre in più: Sajde, Tregtari, Përparimi, Shpresa e Donika Shënkoll.

Riguardo al II Campionato Nazionale Albanese di calcio 1931, Bardhi scrive:

Gjatë çfletimit të shtypit të këtij viti vemë re se skuadra e Elbasanit herë thërritej me emërin “Urani” herë grupi i Elbasanit dhe herë “SK Elbasani”. Kjo sa për ta ditur e për të mos ngjall diskutime.

Pagina 17

Besnik Dizdari nel suo autorevolissimo ‘Historia e Kampionateve të Shqipërisë. Vol. I: Vitet ’30’ (Albin, Tirana 1999) ci dice nelle pagine da 35 a 47 che il nome della squadra di Elbasan è: SK Elbasani. Da lontano appassionato e conoscitore del calcio albanese, penso che nel 1931 la squadra iscritta fosse l’Urani che, però, aveva chiesto in prestito dei calciatori alle tante compagini della città e quindi s’era data un nome “deontologico” che comprendesse l’intero distretto e non l’Urani in particolare. Ritengo che pure Bardhi e Dizdari siano d’accordo con me. Ma procediamo.

Il 19 gennaio 1932, sotto la direzione del Prefetto di Elbasan, fu convocata, presso una sala della Prefettura, una riunione fra due società sportive della città: Urani e Skampa. L’assise stabilì finalmente l’unione dei due sodalizi in uno solo, ch’ebbe nome, questa volta ufficiale, di Sport Klub Elbasan. Da questa data ebbe vita il club che oggi conosciamo come Klubi i Futbollit Elbasani.

Nel corso del tempo esso ebbe i seguenti cambiamenti di denominazione. Nel 1933 fino al 1939, adottò il nome di Bashkimi Elbasanas dopo la confluenza del Djelmënia e altre minori. Dal 1939 al 1944: Liria. Rifondato nel 1945 fra Afërdita+Përparimi+Ylli i Lirisë+Fitorja. Dal 1945 al 1948: Bashkimi Elbasanas. Dal 1949 al 1950: Elbasani. Dal 1951 al 1958: Puna Elbasan. Dal 1958 al 1991: Labinoti. E da quest’ultima data come lo conosciamo oggi.

Per cui la più antica società calcistica albanese in attività è il Vllaznia e non l’Elbasani. Porto un esempio. La Sampdoria di Genova, già vice-campione d’Europa nel 1991-92, è stata fondata dalla fusione della Sampierdarenese (1891) e della Andrea Doria (1895); siccome l’unione è avvenuta nel 1946, la data di fondazione della nuova società è, appunto, il 1946 e non il 1891.

La prima partita nella storia del calcio albanese è stata disputata a Scutari da una squadra di questa città nell’ottobre 1913: Indipendenca Shkodër-Marina Imperiale Austro Ungarica 1-2, incontro organizzato da Palokë Nika, pure autore della rete albanese.

Quindi dovrebbe essere il Vllaznia a mettere “1913” nello stemma e non l’Elbasani, se vogliamo far coincidere l’anno con l’apparizione del calcio in un luogo e non con la fondazione di un club. Lo dico per onestà intellettuale e antico appassionato del calcio albanese.

Andando avanti, come i rapporti con l’Italia hanno cambiato il calcio albanese negli anni precedenti alla Seconda guerra mondiale?

Direi piuttosto il contrario. Furono alcuni calciatori albanesi che risultarono decisivi per grandi squadre italiane, come meglio dirò. Innanzitutto ci furono in Albania partite amichevoli fra squadre italiane anche di Serie A con squadre albanesi, che dettero modo di far notare i calciatori albanesi fuori Madrepatria.

Kryeziu e Lushta

Naim Kryeziu e Riza Lushta furono senz’altro i due massimi calciatori albanesi dalla seconda metà degli anni Trenta alla seconda metà dei Quaranta. La loro notorietà non si limitò al titolo di Campione d’Italia conquistato da Kryeziu con la Roma il 14 giugno 1942, o alla Coppa Italia (28 giugno 1942) vinta dal solo Lushta contro il Milano (allora si chiamava così) grazie a tre reti nella ripetizione di Torino (4-1) dopo l’1-1 milanese ai supplementari di sette giorni prima. Il miglior piazzamento in Serie A fu del 1942-43 quando arrivò terzo con la Juventus.

Sempre su Meridiano 13 puoi leggere anche: Lushta, Krieziu e Boriçi: i primi calciatori albanesi in Italia

Dobbiamo ricordare che nel novembre 1940 Lushta fu anche convocato per un allenamento dalla Nazionale italiana bicampione del mondo, in vista della partita amichevole contro l’Ungheria del 1° dicembre (1-1); ma Vittorio Pozzo ebbe l’ordine di non schierarlo fra i chiamati, per questione di inopportunità politica, essendo l’Albania un Paese in Unione Personale con l’Italia in guerra.

Nel 1946 Ludovik ‘Bik’ Jakova, vice allenatore della costituenda Nazionale albanese di calcio, si recò ben due volte in Italia per convincere Kryeziu e Lushta a giocare nell’ottava edizione dei Campionati Balcanici. Per impegni contrattuali con Roma e Napoli i due non poterono accettare, anche se poi la Nazionale albanese vinse ugualmente la prima manifestazione ufficiale europea fra Nazionali dopo la recentissima guerra. I due giocarono sino al 1954. Lushta, come noto, si proclamava jugoslavo e non albanese, ma questo solo per timore di ritorsioni verso la famiglia che viveva in Kosovo, allora in territorio dell’espressione geografica jugoslava.

Calciatori albanesi in Italia
La Roma del 42 – Naim Krieziu è il primo seduto da sinistra (credit Albanopedia)

Lushta vinse la classifica cannonieri della Coppa Italia 1941-42 con 8 reti (segnò un’altra rete per la Juventus nella Coppa Italia 1942-43); sempre nel 1942 fu 4° nella classifica capocannonieri e 1° in quella per stranieri. Ho scoperto altre cinque reti in altrettante partite di Lushta nel Campionato di guerra 1944, che valgono a tutti gli effetti nelle statistiche della Juventus come realizzazioni valide (vedi: www.juworld.net).

In totale Lushta nella Juventus ha marcato 56 reti in 95 partite: 42 in Serie A (più tre reti quando giocava col Bari), 5 nel torneo bellico e 9 in Coppa Italia. L’altissima percentuale di 0,589 reti a partita lo colloca al quinto posto fra gli attaccanti juventini di tutti i tempi che hanno marcato almeno 50 reti:

Giocatore Reti Presenze Media
P. Pastore (Ita) 51 64 0,796
C. Ronaldo (Por) 101 134 0,754
J. Hansen (Dan) 124 187 0,663
O.E. Sivori (Arg) 167 253 0,660
R. Lushta (Alb) 56 95 0,589
J.W. Charles (Gal) 105 181 0,580
R. Baggio (Ita) 115 200 0,575
F. Inzaghi (Ita) 89 165 0,539
D. Trezeguet (Fra) 171 320 0,5343
G. Gabetto (Ita) 102 191 0,5340
C. Tévez (Arg) 50 96 0,520
F.P. Borell II (Ita) 158 308 0,512

A Lushta è intitolato lo stadio di Mitrovica/Mitrovicë (Kosovo).

Sempre a proposito di Mitrovica/Mitrovicë, leggi anche Trepča contro Trepça, il calcio diviso di Mitrovica

Kryeziu, invece, divenne allenatore professionista di massima categoria: vice della Roma dal 1962 al 1965, e titolare per sei mesi nella stagione 1963-64, prima dell’arrivo dello spagnolo Luís Miró; periodo sufficiente a Kryeziu per preparare la squadra che avrebbe vinto la Coppa Italia. È nel Pantheon dei più insigni giocatori della Roma. Nel 1969 Kryeziu, come allenatore, vinse con l’Almas Roma, la Coppa italo-inglese “Ottorino Barassi”. A Kryeziu è intitolato lo stadio di Gjakova (Kosovo).

Loro Boriçi

Un terzo albanese di quegli anni fu il grande Loro Boriçi, compagno di squadra del laziale Silvio Piola, campione del mondo. Nel 1946 Boriçi fu il capitano dell’Albania che vinse i Campionati Balcanici. Su Boriçi non mi trattengo oltre, essendo la sua fama nota da Roma a Pechino, ove fu il primo europeo ad allenare la Nazionale cinese. A Boriçi è intitolato lo stadio nazionale di Scutari.

Su Loro Boriçi leggi anche: Loro Boriçi, amato tre volte

Loro Boriçi
Loro Boriçi (Albanian Post)
Sllave Llambi

Per quanto riguarda Sllave Llambi è necessario sottolineare che spesso non è rammentato come uno dei calciatori albanesi della Serie A italiana, precedenti la Seconda guerra mondiale.

Consultando l’Almanacco Illustrato del Calcio 2005 della Panini di Modena, in effetti si evince che Llambi non ha presenze né nel Bologna e nemmeno nell’Inter. Quindi in quelle due stagioni egli è stato una riserva che semplicemente non ha mai giocato una partita. Ma attenzione! Pure essendo riserva, disputò nel Bologna l’annata 1940-41, per cui fu Sllave Llambi – prim’ancora di Kryeziu – a essere il primo albanese Campione d’Italia. Poiché si è Campioni d’Italia anche se non si è mai scesi in campo, ma basta essere stati presenti nella rosa dei calciatori della squadra che ha vinto il titolo.

Ma non solo. Colui che – secondo Bimo Fakja – “è stato il centrosostegno migliore d’Albania, con linguaggio odierno, diremmo un centrocampista difensivo polivalente”, disputò col Fanfulla Lodi la Coppa Italia 1942-43 aperta alla pari a tutte le società di Serie A e B (13 settembre: Fanfulla-Savona 6-1 e 20 settembre ’42: Triestina-Fanfulla 3-0). Tornato a casa, Llambi è stato fra i protagonisti della Kombëtarja ai Campionati Balcanici 1946. Dopo tre anni fu forse il primo calciatore-allenatore al mondo di una nazionale; l’Albania a Bucarest (1-1), Varsavia (1-2) e Sofia (0-0). Infine, a memoria della sua completezza atletica segnalo il sesto posto nel salto in alto, col primato nazionale di 1,75 ai Campionati Balcanici di Atletica Leggera a Belgrado nel 1938.

Muc Koxhja

Una menzione particolare allo scutarino Muc Koxhja. Atleta, allenatore e dirigente sportivo, non ha mai interrotto il suo legame con il calcio. È stato fra i primi pionieri del calcio albanese e un partecipante ai primi campionati organizzati prima della liberazione del paese. Ha iniziato a giocare all’età di 17 anni ed è stato attivo con il Vllaznia negli anni 1936-1953, con una parentesi in Italia nel Brindisi. Durante questo periodo fu campione d’Albania 1945 e 1946. Dopo aver lasciato lo sport, iniziò a lavorare come allenatore guidando la squadra di Scutari per tre stagioni.

Muc Koxhja è stato, insieme all’ungherese Miklós Vadas, per un periodo vice allenatore della Nazionale che sconfisse la Polonia per 2-0 il 29 novembre 1953. È stato insignito del titolo di “Maestro dello Sport” mentre grazie alla sua opera di insigne innovatore ha goduto anche di altri titoli quali: “Maestro insigne nella Professione”, “Premio della Repubblica” ed “Eroe del Lavoro Socialista”.

Sebahudin Biçaku

Un altro calciatore albanese in Italia nel preguerra e successivamente, è Sebahudin Biçaku dì Elbasan, giunto in Italia adolescente per studiare, in quanto figlio di una facoltosa famiglia albanese. Espresse un gioco di lungo respiro, passava palloni però calciava a rete di potenza. Perse la vista da un occhio il 6 gennaio 1952, a causa di un pugno da un anniversario nella partita in trasferta contro il Vado vinta per 2-0 (Promozione 1951-52, Lega Interregionale Nord, Girone F).

In seguito fu disputata il successivo 22 maggio una partita di beneficenza pro-Biçaku fra i Campioni d’Italia della Juventus contro la Vogherese, vinta dai torinesi per 6-2; furono raccolti due milioni di lire versati al calciatore albanese; il Torino, a sua volta, contribuì con centomila lire.

Giocò in Italia anche il gemello di Sebahudin: Vasif. Egli – contrariamente al fratello – tornò in patria, ove nel 1946 divenne Campione dei Balcani con la Nazionale, in seguito fu Campione d’Albania e vincitore della Coppa d’Albania nel 1948 e 1949; dopo proseguì come allenatore portando in B e A rispettivamente il Korabi Peshkopi (1953) e l’Apollonia Fier (1967; a quel tempo con due elle). Altri calciatori albanesi in Italia prima e durante la II Guerra Mondiale, li potete leggere a fine tabelle seguenti (per Arapi, i fratelli Biçaku, Janko e Koxhja, ringrazio Davide Eskelund Rota e Fabrizio Schmid):

Naim Kryeziu (1918-2010), nato a Gjakova (Kosovo), ala; proveniente dallo Sportklub Tirana; Campione d’Albania: 1939; vincitore della Coppa d’Albania 1938-39.

Esordio in Serie A il 10 marzo 1940: Roma-Bari 4-2 (22ª giornata; nel Bari giocava Lushta: fu il primo “derby”albanese; Lushta marcò l’1-1 per il Bari e fu la sua prima rete)

Annata Società Serie Presenze Reti
1939-40 Roma A 5
1940-41 Roma A 20 3
1941-42 Roma A 23 6
1942-43 Roma A 9
1945-46 Roma A 33 11
1946-47 Roma A 32 6
1947-48 Napoli A 33 9
1948-49 Napoli B 35 6
1949-50 Napoli B 40 9
1950-51 Napoli A 37 11
1951-52 Napoli A 23 5
1952-53 Napoli A
1953-54 Turris D 22

Riza Lushta (1916-97), nato a Mitrovica (Kosovo), attaccante; proveniente dallo Sportklub Tirana; Campione d’Albania: 1934, 1936, 1937 e 1939; vincitore della Coppa d’Albania 1938-39.

Esordio in Serie A il 7 gennaio 1940: Bari-Venezia 3-0 (14ª giornata)

Annata Società Serie Presenze Reti
1939-40 Bari A 16 3
1940-41 Juventus A 26 10
1941-42 Juventus A 28 15
1942-43 Juventus A 26 17
1944 Juventus Campionato bellico 5 5
1945-46 Napoli A 27 6
1946-47 Alessandria A 26 13
1947-48 Alessandria A 21 4
1948-51 Cannes (Fra) A-B-B 27 3
1951-52 Siena C 27 4
1952-53 Forlì D 21 ?
1953-54 Rapallo Ruentes D 22 ?

Sllave Llambi (1919-85), nato a Tirana, libero; proveniente dallo Sportklub Tirana; Campione d’Albania: con lo Sportklub 1937 e 1939; col Partizani 1948 e 1949; vincitore della Coppa d’Albania: col Partizani 1948 e 1949; vincitore dell’ottavo Campionato Balcanico del 1946.

Esordio in Serie B il 6 ottobre1940 (?): Pisa-Fanfulla 0-1

Esordio in Coppa Italia Serie A/B il 13 settembre 1942: Fanfulla-Savona 6-1 (1° turno)

Annata Società Serie Presenze Reti
1939-40 Brindisi C
1940-41 Bologna A
1941-42 Ambrosiana-Inter A
1942-43 Fanfulla Lodi B 27

Loro Boriçi (1922-84), nato a Scutari, centrocampista; proveniente dal Vllaznia; Campione d’Albania: col Vllaznia 1940 e 1945; col Partizani 1949 e 1954; vincitore della Coppa d’Albania: col Partizani 1957; vincitore dell’ottavo Campionato Balcanico del 1946 (capitano). Primo allenatore straniero della Repubblica Popolare della Cina.

Esordio in Serie A il 30 novembre 1941: Livorno-Lazio 2-1 (6ª giornata)

Annata Società Serie Presenze Reti
1941-42 Lazio A 4
1942-43 Lazio A 14 3

Mazllum ‘Muc’ Koxhja (1915-2008), nato a Scutari, centrocampista, Campione d’Albania 1945 e 1946; vice-allenatore della Nazionale albanese negli anni Cinquanta

Annata Società Serie Presenze Reti
1940-41 Brindisi C 0 0
1941-42 Brindisi C 0 0
1942-43 Lecce C 1 1

Sebahudin Biçaku (1922-1980), nato a Elbasan, attaccante

Anni Società Serie Presenze Reti
1937-38 SC Italia ? ? ?
1938-39 VISA Voghera ? ? ?
1939-40 Pavese C ? 3
1940-41 AC Pavese Luigi Belli C ? 2
1941-42 VISA Voghera 1ª Div. ? ?
1942-43 VISA Voghera C ? ?
1945-46 Vogherese B ? ?
1946-47 Vogherese B 35 15
1947-48 Biellese C 26 10
1948-49 Biellese C 13 5
1949-50 Vogherese C ? ?
1950-51 Vogherese Prom ? ?
1951-52 Vogherese Prom ? ?

Vasif Biçaku (1922-1979), nato a Elbasan, ala sinistra

Anni Società Serie Presenze Reti
1942-43 VISA Voghera C 3 1

Altri albanesi prima e durante della Seconda guerra mondiale:

Foto Janko (1916-?), nato a Tirana

Anni Società Serie Presenze Reti
1940-41 Bari C 0 0

Haki Korça (1919-?), nato a Tirana

Anni Società Serie Presenze Reti
1940-41 Roma Riserve A ? ?

Efren Arapi (1919-?), nato a Durazzo

Anni Società Serie Presenze Reti
1940-41 Supertessile Rieti C 18 0
1941-42 Parma C 2 0
1942-43 Trancerie Messina C 19 0
Come vengono considerati il calcio e gli altri sport dal nuovo potere all’indomani della nascita dell’Albania socialista?

Il calcio – però parlerei di più prima di tutto dello sport nel suo complesso – nell’Albania socialista era trattato alla pari delle altre attività agonistiche; al contrario di come è sempre avvenuto ed avviene nel nostro Paese, ove il “pallone” ha avuto sempre più soldi a disposizione degli altri, ma da almeno quindici anni dà meno di quel che prende.

In Albania tutta la nuova generazione del post-Seconda guerra mondiale praticava lo sport. Innanzitutto nelle scuole, dove la preparazione fisica rappresentava una delle principali componenti. Il resto della gioventù, oltre alle forme individuali, esercitava lo sport in modo organizzato, in base a un vasto programma che costituiva l’essenza dello sviluppo delle attività sportive, e che era studiata in dettaglio per le capacità di ogni distretto, luogo di lavoro, istituzione, cooperativa e azienda agricola.

Calcio albanese: Albania - Germania Ovest
Albania – Germania Ovest (Albanianews)

E tutto questo era portato avanti dalle organizzazioni sportive di dilettanti in collaborazione con le altre organizzazioni di massa. Tale modo di organizzazione garantiva la varietà e la continuità delle discipline sportive. Oltre agli sport maggiormente diffusi, come il calcio, l’atletica, la ginnastica, la pallavolo, la pallacanestro, il sollevamento pesi, il tiro a segno, ecc. nei programmi delle scuole e nei calendari sportivi occupavano ampio spazio anche le marce e le escursioni che erano allestite in modo che i partecipanti potessero sempre essere a contatto con la natura: i monti, le colline, le foreste e ogni palmo di terreno del paese.

Al contempo ciò aiutava notevolmente la preparazione fisica dei partecipanti. Le marce e le escursioni erano curate dalle scuole, dai centri di lavoro, dalle cooperative e anche a livello distrettuale. Immensa popolarità godevano le feste, le manifestazioni di cultura fisica e i giochi popolari basati sulle secolari tradizioni degli albanesi, al punto che si svolgevano i festival nazionali dei giochi popolari.

Tale movimento di massa era organizzato e diretto dal BFSSh (Bashkimi i Fizkulturistëve dhe i Sportistëve të Shqipërisë-Unione degli amatori di cultura fisica e degli sportivi d’Albania). Il vasto campo di attività di questo movimento armonizzava anche il lavoro delle altre organizzazioni, dal nucleo di base, il collettivo di cultura fisica fino al centro. Le organizzazioni di massa e in particolare quelle della gioventù e delle Unioni Professionali davano un notevole contributo nell’attuazione con la debita qualità di queste svariate forme del movimento della cultura fisica, e ciò in conformità con i desideri e le esigenze della gioventù per l’organizzazione di marce ed escursioni, di giochi popolari, campionati e spartachiade.

Per farsi un’idea esatta sul grande balzo compiuto dal movimento di cultura fisica dalla fine della Seconda guerra mondiale in poi, basti dare uno sguardo alle cifre sempre crescente dei partecipanti.

Dalla prima Spartachiade Nazionale (1959; un’olimpiade interna) fino alla quinta (1984), il numero dei partecipanti salì da 150mila a 760mila persone. Inoltre la sesta Spartachiade Nazionale del 1989 enumerò 900mila abitanti, ovvero una ogni 3,6 abitanti. 

Secondo le valutazioni fatte per queste attività da parte delle organizzazioni internazionali, l’Albania, in rapporto alla sua popolazione, era annoverato fra gli stati in cui la cultura fisica e le attività sportive fossero più largamente sviluppate.

Gli atleti più qualificati erano iscritti nelle società sportive a livello distrettuale, di scuola, di centro di lavoro, di cooperativa ed azienda agricola, di istituzione o di reparto militare. I club svolgevano le loro attività partecipando ai vari campionati nazionali con relative serie inferiori: alpinismo, atletica leggera, calcio, ciclismo (il Giro d’Albania del 1925 è il sesto più antico al mondo dopo: 1903 Francia, 1908 Belgio, 1909 Italia, 1911 Germania e 1924 Bulgaria), ginnastica, lotta greco-romana, lotta libera, nuoto, pallacanestro, pallavolo, radioamatorismo (marconisti), scacchi, sci alpino e nordico (nei bellissimi impianti di Voskopojë che ho visitato nel maggio 2017), sollevamento pesi, tennis-tavolo, tiro a segno.

Sul finire del socialismo albanese furono varati anche i campionati di: pallamano, sport equestri, tennis e tiro al volo, oltreché di sambo (ossia difesa personale senz’armi). Durante il socialismo furono svolti anche: canottaggio, pallanuoto e pugilato (quest’ultimo con medaglie in tornei internazionali, quali i GANEFO 1963 e altri).

Un carattere massiccio assunse, specie negli anni Ottanta, anche la partecipazione dei bambini e dei ragazzi alle attività sportive. Il numero delle squadre per bambini, a partire dall’età di 7-8 anni, presso i club sportivi, si era sviluppato notevolmente. Questi bambini partecipano a varie attività sotto forma di campionato o di spartachiade. Un gran numero di bambini si allenava nelle apposite classi sportive delle scuole di 8 anni. I programmi didattici di queste classi comprendevano, oltre alla preparazione fisica generale, anche la specializzazione in un genere di sport. Negli ultimi anni furono aperte classi di questo tipo anche nelle scuole dei villaggi di campagna.

Prima della Liberazione (29 novembre 1944) c’erano in Albania soltanto 27 quadri nel settore dell’educazione fisica. Presso l’Istituto di Cultura Fisica Vojo Kushi a Tirana, si sono formati solo al 1984 più di duemila quadri superiori.

Per lo sviluppo di queste attività lo stato aveva messo a disposizione della nuova generazione rilevanti fondi. Per esempio agli inizi degli anni Novanta, erano in funzione 21 stadi, 366 campi di calcio, 81 centri sportivi, 6 palazzi dello sport, 36 poligoni di tiro a segno, 375 luoghi sportivi, 27 sale di ginnastica, 339 campi di pallacanestro e 476 campi di pallavolo. E al contempo il KOKSh (Komiteti Olimpik Kombëtar Shqiptar, Comitato Olimpico Nazionale Albanese) ha ospitato campionati e manifestazioni a livello balcanico ed europeo.

Anche nelle zone montane più remote, oltre alla scuola e alla casa di cultura, vi erano campi di pallavolo e di calcio.

Gli atleti albanesi nel periodo del socialismo hanno partecipato con successo a varie attività sportive internazionali come la pallavolo, la pallacanestro, il tiro a segno, il sollevamento pesi, il calcio, gli scacchi, ecc. In queste gare hanno occupato dei posti d’onore di livello mondiale specie nel sollevamento pesi, nel tiro a segno, nel calcio e negli scacchi, nonché eccellenti prestazioni europee in pallavolo, pallacanestro e nel calcio, come pure nell’atletica leggera.

Ho una grande passione per i nomi delle squadre calcistiche e la storia che c’è dietro. Il periodo socialista è stato un periodo florido per gli appassionati come me. Può raccontarci qualche aneddoto legato ai nomi, quale ad esempio il fatto che ci sono state stagioni dove le squadre si chiamavano quasi tutte Puna?

Per quanto riguarda i nomi e i cambi di nomi dei Club, vi sono centinaia di esempi, totalmente illustrati nel mio Almanacco del calcio albanese 1930-2024. Per quanto riguarda la questione del nome Puna, dal 1951 al 1957 tutte le squadre – a eccezione di Dinamo Tirana (del Ministero degli Interni), Partizani Tirana (del Ministero della Difesa) e le varie Spartaku (delle Unioni Professionali, i sindacati) – adottarono tale denominazione che in lingua italiana si traduce ne “Il Lavoro”. Questo si deve al simbolo di derivazione sovietica (Trud = Lavoro) del lavoro inteso quale costruzione per il progresso del socialismo. La Puna di Durazzo fu la prima ad abbandonare tale titolo nel 1957, chiamandosi Lokomotiva a fine 1956.

Se dovesse individuare cinque giocatori simbolici nel calcio albanese di quegli anni, su chi ricadrebbe la scelta?

Bisognerebbe creare quattro distinguo per non fare confusione d’epoche ed evitare di stabilire primazìe anacronistiche (seguono in ordine alfabetico):

  1. dal 1930 al 1943: Loro Boriçi, Adem Karrapici, Muc Koxhja, Naim Kryeziu, Riza Lushta
  2. dal 1943 al 1960: Hamdi Bakalli, Vasif Biçaku, Loro Boriçi, Zihni Gjinali, Sllave Llambi, Refik Resmja, Xhevdet Shaqiri
  3. dal 1961 al 1975: Sabah Bizi, Fatmir Frashëri, Sulejman Maliqati (portiere), Panajot Pano, Ramazan Rragami, Medin Zhega, Teodor Vaso
  4. dal 1975 al 1991: Sulejman Demollari, Bujar Gogunja (portiere), Arben Minga, Perlat Musta (portiere), Ilir Përnaska, Vasil Ruci
Gli anni del socialismo albanese per noi italiani sono un periodo poco indagato, dove – tranne che per gli studiosi – aleggiano leggende ecc. Alcune riflessioni molto vaghe, che spero però possano avere qualche pennellata di risposte: com’era giocare a calcio nel periodo socialista? E qual era l’importanza della nazionale?

La nazionale albanese di calcio, al pari di quelle femminili e maschili di pallacanestro e pallavolo (i tre di squadra) e gli altri sport, erano quali ambasciatori non solo sportivi ma pure del paese in sé, visto nell’ottica politica di un socialismo diverso da quello sovietico, dei satelliti e cinese. Uno sport che doveva contare solo sulle proprie forze senza interventi esteri sia tecnici che di passaporti a facile e rapida cittadinanza, come sta accadendo negli ultimi decenni. E va detto che questa tradizione si è tuttora mantenuta.

Inoltre vorrei in evidenza un qualcosa che non è mai esistito nel calcio dei paesi di democrazia liberal-borghese (a parte le prime edizioni della Coppa delle Fiere): le rappresentative cittadine, o per meglio dire la leggendaria Rappresentativa di Tirana.

Fra il finire degli anni Quaranta e i Settanta tutti gli Stati socialisti spesso “mascheravano” le loro nazionali con le rappresentative delle città capitali e con alcuni club, in modo da non porsi ufficialmente nei confronti dell’avversario. Tutte le vittorie in casa e all’estero della Rappresentativa di Tirana contro quelle di capitali o club esteri sono, de facto ma non de jure, successi dell’Albania contro i principali rappresentanti nazionali di Bulgaria, Repubblica Popolare Cinese, Cecoslovacchia, Repubblica Democratica di Germania, Jugoslavia, Polonia, Romania e Ungheria.

Con la pubblicazione di tali risultati sul mio Almanacco è venuto meno il politically correct che nascondeva le ottime prove del calcio della piccola Albania, specie nei Paesi NATO in cui vi era un forte partito comunista filosovietico, a principiare dall’Italia.

Nel mio Almanacco sono riportate anche le amichevoli internazionali per club disputate nel periodo del socialismo (29 novembre 1944/11 gennaio 1946-30 aprile 1991), quando ogni incontro amichevole in patria o all’estero era approvato dagli organi dello Stato, su proposta della FShF (Federata Shqiptare e Futbollit, Federazione Albanese del Calcio). Per ragioni completive, ho chiuso la relativa ricerca al 31 dicembre 1991, in quanto trasformatesi in amichevoli ordinarie, le successive hanno perso fascino delle straordinarie partite del passato che attiravano decine di migliaia di spettatori.

Infine se volessimo porre delle pietre miliari, è possibile individuare delle macro-fasi nella storia calcistica albanese durante il Novecento?

Sì, ritengo si possa fare e anche in sintesi.

Anni Trenta: nascita dei Campionati Nazionali di Serie A (Kategoria e parë) e Serie B (Kategoria e dytë) [1930], entrata nella FIFA [1932] e Coppa d’Albania (Kupa e Shqipërisë) [1938-39]; Primo arbitro a dirigere un incontro al di fuori d’Albania: Elez Maha (Dubrovnik, 14 luglio 1938).

Anni Quaranta: partecipazione di squadre cossovare nel Campionato Nazionale 1942 (assurdamente non riconosciuto assieme a quelli 1939 e 1940); nascita della Nazionale, vincitrice nel 1946 dell’ottava Coppa dei Balcani, prima manifestazione europea per rappresentative nazionali dopo la seconda guerra mondiale; commissario tecnico della Nazionale era Ljubiša Broćić, che nel 1957-58 allenò la Juventus alla sua prima stella; primo arbitro a dirigere un incontro internazionale ufficiale per nazionali: Qazim Dervishi, in Jugoslavia-Bulgaria 2-1 (Tirana, 13 ottobre 1946, ottava Coppa dei Balcani, 3ª giornata; assistenti: Andrej Zlatarev [Bulgaria], Marijan Matančić [Jugoslavia]).

Anni Cinquanta: la Nazionale batte la Bulgaria [1950], due volte la Cecoslovacchia [1952], la Polonia [1953]; l’Albania è fra le prime aderenti cofondatrici della UEFA [1954]; per la prima volta gioca fuori Europa con la Repubblica Popolare della Cina [1957, alla presenza del primo ministro Zhou Enlai]; il Partizani Tirana giunge secondo nella Spartachiade degli Eserciti Amici a Lipsia (1958; una sorta di Coppa Intercontinentale degli Stati socialisti), dopo aver eliminato The Cong Hanoi, Cca Bucarest (dal 1961: Steaua), Dukla Praga e Vorwärts Berlino; nascita della Serie C [1953]; ben 16 squadre nel girone unico della Serie A [1955]; varo dei gruppi distrettuali [1956; una sorta di Serie D non istituzionalizzata; la Serie D vera e propria nascerà nella stagione 2003-04).

Anni Sessanta: esordio nelle Coppe europee per club [1962]; il Partizani Tirana giunge secondo nella Spartachiade degli Eserciti Amici ad Hanoi (1963) dopo aver eliminato Cdna Cz Sofia (dal 1964: Cska), Honvéd Budapest, Vorwärts Berlino e ancora la Honvéd nelle semifinali; esordio dell’Albania nelle eliminatorie per le Olimpiadi [1963]; al suo esordio l’Albania giunge nona nel Campionato Europeo per Nazioni [1964]; esordio della Nazionale albanese nelle eliminatorie della Coppa del Mondo [1964]; il 24 novembre 1965 l’Albania rimonta lo 0-1 iniziale e pareggia a Tirana con l’Irlanda del Nord, precludendole la qualificazione alla Coppa del Mondo 1966; l’Albania il 17 dicembre 1967 impone lo 0-0 a Tirana contro i vicecampioni del mondo della Germania Federale, comportando l’eliminazione dei tedeschi dalla fase finale del Campionato europeo per Nazioni 1968 (l’arbitro austriaco Ferdinand Marschall finge di non vedere una palla che aveva oltrepassato la linea di porta di Horst Wolter); la Dinamo Tirana giunge alla finale di Coppa dei Balcani 1968.

Pima terna arbitrale in un incontro ufficiale di un torneo internazionale per società, al di fuori d’Albania: Shazivar Gruda, Aristidh Dodi, Jorgji Godari (12 aprile 1961 nel corso di Levski Sofija [Bul]-Fenerbahçe İstanbul [Tur] 4-0, per la prima edizione della Coppa dei Balcani); prima terna arbitrale in un incontro ufficiale di torneo per nazionali organizzato dalla Fifa: Ramiz Pregja, Jorgji Godari, Agim Lika (Turchia-Romania 2-1, eliminatorie Coppa del Mondo, Gruppo 4, 23 ottobre 1965 ad Ankara); prima terna arbitrale a dirigere una finale internazionale: Ramiz Pregja, Faik Bajrami e Agim Lika (Dinamo Tirana-Beroe Stara Zagora [Bul] 1-0, 22 ottobre 1969, andata Coppa dei Balcani a Tirana).

Anni Settanta: il Partizani Tirana vince la Coppa dei Balcani 1970; la Nazionale batte Turchia [1971],  Finlandia [1973], Algeria [1976; oro ai Giochi del Mediterraneo 1975], pareggia con la Polonia di Deyna, Lubanski e Gadocha [1971] e la Repubblica Popolare della Cina [1973]; il Besa Kavajë diventa la prima squadra albanese a qualificarsi nel turno successivo di una manifestazione Uefa: la Coppa delle Coppe 1972-73, giungendo agli ottavi; nel 1971 aveva raggiunto la finale della Coppa dei Balcani; va rilevato che Kavajë era semplice comune e non capoluogo di distretto; l’Albania Under 21 vince il Campionato Balcanico 1978.

Prima terna arbitrale albanese nelle Coppe europee organizzate dall’Uefa: Ramiz Pregia, Hiqmet Kuka e Faik Bajrami (Göztepe Smirne [Tur]-Union Luxembourg [Lux[ 5-0, Coppa delle Coppe, sedicesimi di finale, 16 settembre 1970 a Smirne); prima terna abitrale in un incontro ufficiale di torneo per nazionali organizzato dall’uefa: Faik Bajrami, Sami Kotherja, Haxhi Pullumbi (Olanda-Lussemburgo 6-0, Campionato Europeo per Nazioni, Gruppo 7, 24 febbraio 1971 a Rotterdam).

Anni Ottanta: l’Albania Under 21 vince il Campionato Balcanico 1981; la Nazionale Under 21 raggiunge i quarti di finale del Campionato Europeo di categoria 1982-84, dopo aver eliminato Germania Federale, Austria e Turchia: la rivista inglese “World Soccer”, dicembre 1983, pone per quell’anno l’Under 21 albanese fra le migliori otto squadre in assoluto al mondo: 1ª Amburgo (Ger), 2ª Aberdeen (Sco), 3ª Danimarca, 4ª As Roma (Ita), 5ª Liverpool (Eng), 6ª Anderlecht Bruxelles (Bel) e Grêmio Foot-Ball Porto Alegrense (Bra), 8ª Albania U21 e Francia A, 10ª Belgio.

Nella Coppa Uefa 1986-87, il Flamurtari è eliminato ai trentaduesimi dal Barcelona per la sola rete in trasferta; nella successiva edizione il Flamurtari supera i primi due turni a danno del Partizan Belgrado e dei tedeschi-democratici del Wismut Aue, ma agli ottavi è eliminato ancora dal Barcelona, ma con la soddisfazione di vincere il ritorno a Valona.

Anni Novanta: essi coincisero con le due grandi crisi politico-economiche di transizione del 1991 e 1997; nonostante tutto la Nazionale disputò ben 63 partite: 11 vittorie, 12 pareggi e 40 sconfitte a testimonianza di un duro decennio per il popolo e lo Stato albanesi; e se consideriamo che dal 1946 al 1989 la Nazionale ha disputate 92 incontri, lo sforzo organizzativo – visto il periodo attraversato – è stato veramente notevole.

Spiccò la storica e rocambolesca sconfitta 4-3 a Hannover l’11 ottobre 1997 con la Germania Federale Campione d’Europa, per il Gruppo 9 eliminatorio della Coppa del Mondo:

Albania: Fotaq Strakosha, Ervin Fakaj, Ilir Shulku, Rudi Vata, Arian Xhumba, Altin Haxhi, Bledar Kola, Afrim Tole (79’ Alpin Gallo), Alban Bushi (90’ Sokol Prenga), Mahir Halili (55’ Arian Peço), Igli Tare; all.: Astrit Hafizi; Germania Federale: Oliver Kahn, Jürgen Kohler, Thomas Helmer, Olaf Thon, Stefan Reuter, Jörg Heinrich, Thomas Hässler, Andreas Möller, Oliver Bierhoff, Stefan Kuntz (72’ Olaf Marschall), Fredi Bobic (60’ Michael Tarnat), all.: Berti Vogts – Reti: J. Kohler autorete tedesca 54’ 0-1, T. Helmer 64’ 1-1, O. Bierhoff 73’ 2-1, I. Tare 80’ 2-2, O. Marschall 86’ 3-2, R. Vata 89’ 3-3, O. Bierhoff 90’ 4-3.

Nel decennio 1990-1999, vanno anche rilevate quattro importanti vittorie della Nazionale nei derby balcanici: Grecia-Albania 0-2 (1991, ad Atene); Albania-Grecia 1-0 (1992, a Tirana); Albania-Bosnia ed Erzegovina 2-0 (1995, a Tirana: prima partita della nazionale bosniaca), Turchia-Albania 1-4 (1998 , ad Antalia).

Siamo arrivati alla fine di questa lunga intervista sulla storia del calcio albanese: vuole aggiungere qualcosa?

Mi permetta un’ultima considerazione. Prendiamo l’Albania geograficamente e demograficamente com’è sin a partire dal 1912, data dell’indipendenza: ossia priva dei territori irredenti. Essa ha una superficie pochissimo più estesa della Sicilia; una popolazione (stima 2023) inferiore a quella della Provincia di Napoli da sempre. Questa volta sono io che rivolgo a Lei una domanda retorica: ma come hanno fatto a emergere a livello mondiale ed europeo in diversi sport? La risposta è contenuta nell’intervista.

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Gianni Galleri
Gianni Galleri

Autore dei libri “Questo è il mio posto” e “Curva Est” - di cui anima l’omonima pagina Facebook - (Urbone Publishing), "Predrag difende Sarajevo" (Garrincha edizioni) e "Balkan Football Club (Bottega Errante Edizioni), e dei podcast “Lokomotiv” e “Conference Call”. Fra le sue collaborazioni passate e presenti SportPeople, L’Ultimo Uomo, QuattroTreTre e Linea Mediana. Da settembre 2019 a dicembre 2021 ha coordinato la redazione sportiva di East Journal.