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Viaggio lungo i fiumi del Caucaso del Sud: Kura e Aras

Guardando ai fiumi del Caucaso del Sud, i due più importanti per lunghezza e portata sono il Kura e l’Aras. Il primo scorre dalla Turchia verso il Mar Caspio attraversando la Georgia e l’Azerbaigian. Il secondo è un affluente del Kura che, partendo sempre dalla Turchia, tocca i territori di Armenia, Azerbaigian e Iran. I due fiumi, insieme ai loro numerosi affluenti, costituiscono il bacino idrografico del Kura-Aras che da sempre copre un ruolo fondamentale per la fornitura d’acqua della regione.

Il re dei fiumi del Caucaso del Sud: il Kura

Ho ascoltato il mormorio del fiume, ho visto il cielo piegarsi

E baciare i monti che con la mia anima e il dolore sembravano confondersi.

Cosa significa il tuo fluire, o vecchio Mtkvari, presagisce gioia o guai?

Sei testimone fedele dei giorni passati, eppure canticchi in un flusso senza parole.

Nikoloz Baratashvili, Riflessioni sulle sponde del Mtkvari (1837)

Con una lunghezza di circa 1.500 chilometri, il Kura – in turco e azero Kür, in Georgiano mtkvari – è il più lungo fiume della regione. Le fonti di questo importante corso d’acqua si trovano tra le montagne del Caucaso Minore, in Anatolia orientale.

Il Kura scorre inizialmente verso nord, passando vicino al centro abitato di Ardahan per poi entrare in Georgia bagnando il monastero rupestre di Vardzia e ricevendo le acque del fiume Potskhoviskali nei pressi della città di Akhaltsikhe.

Scava quindi una stretta valle attraverso le montagne, dove si trova la località termale di Borjomi, per poi fluire, non distante da Kashuri, nella pianura tra le catene del Caucaso Minore e Maggiore. Da lì gira verso est e passa per centri importanti quali Gori (luogo natale di Stalin) e l’antica città di Mtskheta, alle porte di Tbilisi. Qui il fiume confluisce con l’Aragvi ai piedi del monastero di Jvari. In questo luogo è possibile assistere all’incontro delle acque dei due fiumi che, in alcuni periodi dell’anno, hanno colori marcatamente diversi.

Il Kura attraversa quindi il centro di Tbilisi, passa per la città industriale di Rustavi e prosegue in direzione sud-est in Azerbaigian verso il Mar Caspio. In territorio azero il suo percorso è interrotto da tre centrali idroelettriche a Shamkir, Yenikend e infine, la più grande, a Mingachevir. Proprio lo sfruttamento delle sue acque per la produzione di energia elettrica e per l’irrigazione è uno dei motivi dell’importanza economica del fiume, ma costituisce anche una delle questioni che affliggono il Kura. Attualmente il corso d’acqua versa nel Mar Caspio il 20% in meno dell’acqua rispetto ad un secolo fa.

Oltre al calo della portata d’acqua, un rapporto dell’International School of Economics presso l’Università di Tbilisi del 2022 mette in evidenza l’inquinamento del fiume. Nel Kura si riversano le acque reflue dei centri abitati che attraversa con i depuratori che, in massima parte, sono assenti o non funzionano a dovere. A questi si aggiungono gli inquinanti provenienti dalle attività agricole – in forma di fertilizzanti – e industriali. Nell’acqua del fiume sono stati trovati in misura anomala elementi quali ammoniaca e metalli pesanti.

Aras, un fiume “politicizzato”

Bugiardo, assassino, demone!

Ritorno al fiume Aras

Lo sguardo vuoto di qualcuno la considerava una guerra

Bugiardo, assassino, demone!

Ritorno al fiume Aras

System of a Down, Holy Mountains (2005)

Il discorso sull’inquinamento ci ha allontanato però dalla geografia. Il Kura nel suo percorso verso il Mar Caspio in Azerbaigian riceve le acque dell’altro fiume protagonista di questo articolo: l’Aras.

Le fonti dell’Aras – anticamente conosciuto con l’idronimo greco Araxes e chiamato Araks in Armenia, Aras in Turchia e Iran e Araz in Azerbaigian – si trovano in Anatolia orientale, non lontano dalla città di Erzurum.

Il fiume scorre verso est lungo tutto il suo percorso e, al giorno d’oggi, svolge un importante ruolo nel marcare i confini tra gli stati della regione. A partire dalla confluenza con l’Akhounyan segna prima il confine tra Armenia e Turchia poi, alle pendici dell’Ararat, divide l’exclave azera del Nachicevan dalla Turchia e l’Iran, quindi separa Iran e Armenia e, per finire, Azerbaigian e Iran. Dopo più di mille chilometri, sfocia nel Kura in territorio azero.

A causa di queste demarcazioni, molti tratti delle sue sponde non sono accessibili agli abitanti della regione. Anzi, il fiume spesso non è neanche visibile se non dai ponti alle poche frontiere tra i paesi. Questa sua natura “politicizzata” rende anche particolarmente complessa la gestione condivisa delle sue acque. Essa come vedremo accomuna tutto il bacino idrografico.

La natura politicizzata del fiume evince anche dalla canzone Holy Mountains dei System of a Down. LAras simboleggiava la salvezza per gli armeni in fuga dalla Turchia e dal genocidio. Per saperne di più dei legami tra il gruppo e lArmenia non perdetevi questo pezzo di Gianni Galleri.

Presente e futuro del bacino del Kura-Aras

Se il caso del Danubio a cavallo tra Ottocento e Novecento mostra che la presenza di un corso d’acqua condiviso può favorire la diplomazia multilaterale tra le nazioni, nel Caucaso del Sud stiamo assistendo a una tendenza diversa che potrebbe essere premonitrice di quanto avverrà in altre parti del mondo nel prossimo futuro. 

A cause del cambiamento climatico la regione si trova ad affrontare precipitazioni sempre più irregolari che stanno mettendo in pericolo le forniture di acqua potabile, la produzione agricola e quella di energia idroelettrica. Questa incertezza non fa che inasprire le già complesse relazioni tra gli stati del Caucaso del Sud.

Armenia, Azerbaigian e Georgia ricevono la maggior parte della loro acqua dolce dal Kura e l’Aras, che, come abbiamo visto, hanno entrambi origine in Turchia. Essendo lo stato più a monte, Ankara ha risposto alla variabilità idrica indotta dal cambiamento climatico costruendo dighe in grado di trattenere quanta più acqua possibile prima che scorra al di fuori dei suoi confini. In tal modo ha aumentato la sua produzione di energia idroelettrica e quella agricola a spese però degli stati a valle.

In particolare, la costruzione di dighe sul fiume Aras rischia di mettere in difficoltà la produzione agricola nella valle dell’Ararat in Armenia. Ma è l’Azerbaigian a essere il più sensibile su quanto avviene a valle. Il 76,6% delle sue acque nasce, infatti, al di fuori dei suoi confini. Un calo del flusso delle acque per la costruzione di dighe a monte o per il cambiamento climatico metterebbe in difficoltà la sua capacità di produrre energia idroelettrica e il sistema agricolo.

In un’analisi per Eurasianet, Nareg Kuyumjian ha notato come il fattore della gestione delle acque abbia giocato un ruolo anche nella guerra tra Azerbaigian e Armenia nel 2020 per il controllo del Nagorno-Karabakh. Questa regione montuosa è infatti fondamentale per l’approvvigionamento idrico e Baku non ha mancato di celebrare con grande enfasi le conquiste dei bacini idroelettrici nell’area contesa. Insomma, quello del 2020 è stata, tra le tante cose, anche una guerra per l’acqua.

Il numero di centri abitati e luoghi di culto antichi lungo le sponde dei fiumi Kura e Aras è indice dell’importanza che essi ricoprono dai primordi della civiltà umana nel Caucaso del Sud. Questi corsi d’acqua non hanno perso col tempo di importanza e, anzi, le tendenze attuali mostrano che potrebbero indicare il futuro dell’umanità.

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Aleksej Tilman
Aleksej Tilman

Nato a Milano, attualmente abita a Vienna, dopo aver vissuto ad Astana, Bruxelles e Tbilisi, lavorando per l’Osce e il Parlamento Europeo. Ha risieduto due anni nella capitale della Georgia, specializzandosi sulle dinamiche politiche e sociali dell’area caucasica all’Università Ivane Javakhishvili. Oltre che per Meridiano 13, scrive e ha scritto della regione per Valigia Blu, New Eastern Europe, East Journal e altre testate.