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Sono molti i formidabili eroi di carta e inchiostro che hanno popolato il panorama del fumetto italiano del Novecento, esportati e tradotti in più paesi e tuttora in circolazione. Tra questi, una delle figure più affascinanti e indimenticabili è sicuramente l’eterno marinaio Corto Maltese, creato dal genio di Hugo Pratt (1927-1995). Apparso per la prima volta nel 1967 come protagonista della celeberrima Una ballata del mare salato, pubblicata in venti puntate sulla rivista Sgt. Kirk fino al 1969 e poi sul Corriere dei Piccoli, le sue peripezie spaziano dall’Oceano Pacifico all’Irlanda, da Venezia all’Etiopia, dalla Siberia all’Argentina.
Le avventure del gentiluomo di fortuna, tutte ambientate nei primi tre decenni del secolo scorso, sono caratterizzate dalla meticolosa ricerca storica del suo autore. Pratt infatti intesse con abilità eventi e personalità realmente esistiti alle vicende di cui sono protagonisti i suoi personaggi, dando vita a dei veri e propri romanzi per stile e complessità narrativa. Tra le avventure forse meno note del marinaio più famoso della “letteratura a fumetti” italiana ce n’è una che lo vede attraversare Turchia e Caucaso, spingendosi fino in Asia Centrale per salvare il suo miglior nemico Rasputin. Si tratta dell’alboLa casa dorata di Samarcanda, pubblicato nel 1980.
“Il più grande bastardo che abbia mai conosciuto”
Da quanto si riesce a ricostruire mettendo insieme gli indizi disseminati da suo “papà” nei vari albi, Corto Maltese nasce il 10 luglio 1887 a La Valletta, Malta. Sua madre, la Niña de Gibraltar, è una gitana spagnola della cui bellezza si era invaghito anche il pittore francese Jean-Auguste-Dominique Ingres, mentre suo padre è un marinaio originario della Cornovaglia, nipote di una strega dell’Isola di Man.
Solitario, apparentemente cinico, insensibile e individualista, il personaggio di Pratt è l’antieroe per antonomasia. Dietro la sua ironia sagace cela il suo lato altruista, sentimentale, ‘ottocentescamente’ romantico. Iniziato ai testi dello Zohar e della Cabala ebraica, quando ancora giovanissimo una gitana di Cordova gli dice che sulla sua mano non ha la linea della fortuna, lui se ne taglia una da solo col rasoio.
Nonostante il successo degli episodi precedenti, l’elaborazione della trama de La casa dorata di Samarcanda è piuttosto lunga e complessa: Pratt comincia a lavorarci all’inizio degli anni Ottanta, e le prime due tavole a colori vedono la luce nel maggio 1980 all’interno di una rivista. La storia traslocherà più volte, rimanendo incompiuta e cambiando ben quattro periodici prima di essere pubblicata a puntate fino al suo epilogo sull’omonima rivista Corto Maltese, dal 1983 al 1985.
“A cosa serve un’amicizia della quale non si può abusare?”
Alla costante ricerca di tesori scomparsi e città leggendarie, nell’autunno del 1921 l’avventuriero con l’orecchino d’oro è a Rodi, all’epoca nel Dodecaneso italiano, sulle tracce di un manoscritto perduto di Lord Byron. Qui si imbatte in una mappa per il tesoro di Alessandro Magno, detto “il Grande Oro”, nascosto da qualche parte nell’antica regione del Kafiristan, in Afghanistan.
Poco distante, a Samarcanda, Rasputin è rinchiuso nella spietata prigione che dà il titolo all’albo. I sogni dorati provocati dall’hashish sono l’unica via per evadere dalle torture degli aguzzini: aiutare il suo miglior nemico è il vero motivo del viaggio di Corto.
Prima di lasciare Rodi, però, il marinaio viene involontariamente coinvolto in una riunione segreta di un movimento nazionalista turco dissidente. Corto Maltese scopre così di avere un sosia, un oscuro rivoluzionario turco di nome Timur Chevket – figura immaginaria creata appositamente da Pratt per mettere il suo personaggio alla prova, costringendolo a un confronto con se stesso. L’incontro col proprio doppio è inoltre presagio di morte.
Da Rodi, Corto arriva a Van, al confine con Armenia e Iran. Qui, un vecchio yazidi gli chiede di portare oltreconfine un’orfana armena, figlia di amici, ma alla frontiera il marinaio si imbatte nella Setta degli Assassini, i Nizariti. Insieme alle sue compagne di viaggio molto particolari, Marianna e Venexiana Stevenson, il marinaio finisce poi nelle mani dell’Armata rossa.
La telefonata a Stalin
Sospettati di essere spie, scampano alla fucilazione grazie ad una telefonata provvidenziale che Corto fa a Stalin – chiamandolo amichevolmente “Giuseppe”. Secondo la narrativa prattiana, infatti, i due si conoscono ad Ancona nel 1907. I tre raggiungono finalmente Baku e attraversano il mar Caspio fino a Krasnogorsk, nel Turkestan sovietico – l’attuale Türkmenbaşy, in Turkmenistan.
Nel frattempo, a Samarcanda, Timur Chevket in persona offre a Rasputin di diventare istruttore volontario nell’esercito dell’emiro agli ordini del controverso generale Enver Pascià. Il barbuto antagonista risponde: “Sono russo, ma la mia vera nazionalità è il denaro”, diventando così lo scalcagnato Qaid Raspa e senza perdere un briciolo dell’ottusa sfrontatezza che lo caratterizza nemmeno di fronte al Pascià stesso.
Corto Maltese ritrova Rasputin nei pressi di Bukhara, odierno Uzbekistan, amorevolmente curato e sbarbato da Marianna. Il criminale siberiano coglie al volo l’occasione per disertare i ribelli Basmachi e seguire Corto alla ricerca del Grande Oro. Insieme sfuggono per un pelo a una morte certa, e prima di partire alla volta dell’Afghanistan assistono all’eroica fine di Enver Pascià sotto i colpi dell’artiglieria sovietica, a sud-est di Dušanbe, oggi capitale del Tagikistan.
Corto Maltese e Rasputin terminano la loro avventura a Chitral, in Pakistan. Quanto al tesoro di Alessandro Magno, con la sua inconfondibile e tagliente fumosità il marinaio sentenzia: “Abbiamo voluto vederlo anche se non c’era, ma c’è di sicuro, nascosto da demoni dispettosi e introvabile nei labirinti delle nostre domande e risposte…”.
Non solo carta
Tra il 2002 e il 2003, una coproduzione italo-francese traspone le avventure di Corto Maltese sul piccolo schermo, in una riuscita serie di episodi animati impreziositi dall’evocativa colonna sonora di Franco Piersanti. Nella versione italiana è Luca Ward a dare la voce al marinaio malinconico, mentre Rasputin è interpretato da Ennio Coltorti. Queste versioni animate, inclusa quella de La casa dorata di Samarcanda, sono disponibili su YouTube.
Foto delle tavole e acquerelli tratti dall’albo La casa dorata di Samarcanda (Giorgia Spadoni/Meridiano 13)
La casa dorata di Samarcanda, Hugo Pratt, Rizzoli Lizard, 2018
Traduttrice, interprete e scout letterario. S'interessa di letteratura, storia e cultura est-europea, in particolar modo bulgara. Ha vissuto e studiato in Russia (Arcangelo), Croazia (Zagabria) e soprattutto Bulgaria, dove ha conseguito la laurea in traduzione presso l'Università di Sofia “San Clemente di Ocrida”. Tra le collaborazioni passate e presenti East Journal, Est/ranei, le riviste bulgare Literaturen Vestnik e Toest, e l'Istituto Italiano di Cultura di Sofia. Nel 2023 è stata finalista del premio Peroto per la migliore traduzione dal bulgaro in lingua straniera e nel 2024 vincitrice del premio Polski Kot. Collabora con varie case editrici e viaggia a est con Kukushka tours.