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Alle 7 del mattino il sole sorge sul Baltico e la commissione elettorale polacca non ha ancora terminato di contare tutti i voti. È il 16 ottobre, il lunedì che segue la domenica delle elezioni parlamentari in Polonia del 2023. Sulla carta, le urne avrebbero dovuto chiudersi alle 21, ma le file ai seggi elettorali erano di tale dimensione che molti cittadini sono riusciti a votare solo alle 3 di notte e, durante la giornata, molti seggi hanno dovuto fermarsi e attendere l’arrivo di nuove schede, perché erano terminate.
Ecco, basterebbe questo per rendere l’idea dell’importanza percepita delle elezioni parlamentari in Polonia del 2023. Ma vale la pena andare oltre.
Chi ha vinto e chi ha perso le elezioni parlamentari in Polonia del 2023
Il grande sconfitto di questa tornata elettorale è ilPiS (Diritto e Giustizia), partito al governo negli ultimi otto anni. Nonostante sia risultato il più votato (35,38%), il PiS ha perso un sostanzioso consenso rispetto al 2019. Con 194 deputati e 34 senatori, il risultato delle elezioni si presenta come ben lontano dal minimo di 231 deputati utile per governare.
Il declino di consensi è dovuto a diversi fattori. Tra i più individuabili, oltre alla banale (ma spesso decisiva) perdita di voti dovuta all’alternanza politica propria delle democrazie, ha avuto sicuramente un forte peso la repressione dei diritti civili – diritto all’aborto in primis – e della libertà di stampa, così come l’indipendenza della magistratura. Poi, il dissenso di una parte degli elettori verso la posizione radicalmente opposta all’Unione Europea, e anche verso la decisione di accogliere indiscriminatamente gli ucraini fuggiti dalla guerra (quest’ultima, comunque, molto apprezzata da un’altra parte dei cittadini).
L’altro grande sconfitto è Konfederacja (Confederazione), partito ultranazionalista e ultralibertista, che ha raggiunto il 7,16% dei voti e un totale di 18 scranni. Presentatosi come partito antisistema, Konfederacja ha negli ultimi mesi ripulito la propria faccia con volti giovani con Slawomir Mentzen e Grzegorz Braun, puntando su politiche economiche più libertarie, opposte a quelle di carattere più assistenzialista del PiS.
Ciononostante, le posizioni oltranziste di Konfederacja – maschilismo e isolazionismo in primis – e il famoso bandwagon effect, hanno portato gli elettori a preferire il PiS e la coalizione di centro Trzecia Droga (Terza Via, TD).
Janusz Korwin-Mikke, storico rappresentante della destra estrema polacca, ha dato la colpa del fallimento di Konfederacja ai giovani rappresentanti del partito, accusandoli di non aver sostenuto la reintroduzione della pena di morte (a suo dire popolare tra i polacchi) e di non aver sottolineato che gli ucraini sono i veri nemici storici della Polonia. Ma non preoccupatevi, in passato ha detto anche di peggio.
I vincitori di questa tornata sono invece Donald Tusk e la sua Coalizione Civica (Koalicja Obywatelska, KO), Trzecia Droga e Lewica (Sinistra). Le tre forze politiche avevano condotto campagne elettorali separate, ma avevano già fatto esplicitamente intendere di voler costruire un’alleanza di governo dopo le elezioni, consapevoli dell’impossibilità di fare altrimenti. Avevano poi marciato unite nelle due “Marce del milione di cuori” di” giugno e ottobre.
KO ha convinto il 31,60% dei votanti, risultanti in 157 deputati, mentre TD si è stabilizzata al 13% e 65 deputati – ben oltre le aspettative che la davano trai il 9% e il 10%. Lewica, invece, con il suo programma progressista ha ottenuto l’8,60% dei consensi e 26 deputati. Insieme, la coalizione dei tre schieramenti raggiungerebbe 248 seggi, più che sufficienti per formare un governo di maggioranza.
E ora?
Così, l’unico esponente di Diritto e Giustizia che sembra rimanere tra i meandri del potere è Andrzej Duda, presidente della Repubblica da otto anni ed in carica fino al 2025. Il cracoviano è un fermo conservatore, ma negli ultimi anni ha più volte posto il veto su alcune leggi approvate dal parlamento, sotto la pressione del Consiglio Europeo.
Intendiamoci, Duda non è nemico del suo partito e per la sua penna sono passate le leggi più liberticide della recente storia polacca; ma la sua figura di garante, e la probabile intenzione di rendersi eleggibile per le più gloriose cariche europee, non lo hanno reso sordo alle esortazioni di Bruxelles, così come ad un popolo che negli ultimi anni si è reso partecipe di manifestazioni quanto mai grandiose contro il governo.
La coalizione che andrà probabilmente al governo non avrà i numeri per aggirare il veto presidenziale (275), motivo per il quale potrebbe porsi in essere il fenomeno della “coabitazione”, ovvero la situazione in cui Capo di Stato e governo si trovano ad essere di due colori politici opposti, rendendo più complessa e meno efficacie la governabilità. Duda potrebbe quindi diventare un attore importante della prossima legislatura.
Intanto, al presidente è assegnato il compito di affidare l’incarico di formare un governo, entro venti giorni dagli spogli elettorali. Probabilmente, data la vicinanza politica e visto il successo nominale del PiS, è facile pensare che l’incarico verrà inizialmente offerto a Mateusz Morawiecki, primo ministro in carica. Pare che il PiS stia cercando di convincere i centristi di TD a passare dalla loro parte, ma i leader della coalizione hanno categoricamente escluso questa possibilità. Dunque è probabile che la palla passi presto a Donald Tusk.
Le sfide di un governo eterogeneo
Come abbiamo raccontato in questo articolo di qualche giorno fa, il nuovo governo vivrà di tre anime spesso ben diverse.
Donald Tusk ha stilato un programma per i primi cento giorni di governo; tra le altre cose, ha promesso di rendere l’aborto nuovamente legale fino alla dodicesima settimana, non solo reintroducendolo nei casi di malformazione del feto eliminato dalla Corte Costituzionale nel 2020, ma lasciando il pieno potere alla donna di decidere sul proprio corpo; di avviso simile è anche TD, che vorrebbe però indire un referendum sulla questione, spinta dalla sua anima più conservatrice.
Lewica, invece, partito votato in larga parte da giovani donne, si è schierata a favore dell’estensione del diritto di interrompere la gravidanza fino alla dodicesima settimana, a seconda della sola decisione della donna, e dopo questo termine nei casi di pericolo per la vita o la salute della donna o di gravi difetti del feto. Sia KO che Lewica, inoltre, si sono schierate contro l’obiezione di coscienza.
In questa e molte altre questioni passa il fil rouge della religione cattolica, un fattore forte e spesso determinante nella società polacca. Nonostante la Chiesa perda sempre più fiducia tra i giovani e non solo, i dettami morali del cattolicesimo rimangono spesso ben fissi nelle coscienze dei polacchi – soprattutto quelli più anziani e delle zone rurali.
Tra le verdi lande polacche, Trzecia Droga (in particolare PSL, il partito contadino) ha tra i suoi più stimati elettori, che si aspettano una conservazione dei valori cristiani. Nelle città medio-grandi e universitarie, invece, Lewica si dimostra rappresentativo della parte di popolazione insofferente al clero, che vorrebbe una società maggiormente secolarizzata e una estromissione della Chiesa dalla cosa pubblica. In mezzo a queste due posizioni si pone il KO, nato dal conservatorismo cattolico di Solidarność proprio come il PiS, ma che negli ultimi anni ha assunto posizioni più progressiste, pur strizzando l’occhio ai conservatori più liberali.
Altra questione fondamentale è quella dei migranti: se a Bruxelles si esulta per la possibile nascita di un governo con toni più europeisti, sarebbe ingenuo pensare che il nuovo governo accetti passivamente le decisioni dell’Ue.
Molti elettori polacchi – anche del KO e di TD – temono una destabilizzazione dovuta all’accoglienza di migranti mediorientali e africani; solo poche settimane fa, Tusk condivideva video e post che accusavano il PiS di favorire l’entrata di migranti – in particolare musulmani – e di rendere quindi la Polonia un paese meno sicuro. Per queste dichiarazioni, Tusk è stato accusato di utilizzare la stessa retorica xenofoba del PiS per scopi elettorali; tuttavia, è probabile che queste dichiarazioni influiscano sulla posizione che la Polonia assumerà sul Patto sulle Migrazioni da poco approvato in seno al Consiglio Europeo, rispetto al quale la Polonia e l’Ungheria sono state le uniche a votare contro.
Le elezioni della gioventù “silenziosa”: chi ha votato cosa
Le elezioni parlamentari in Polonia del 2023 sono state percepite da molti – in Polonia e all’estero – come le più importanti dal 1989, anno delle prime elezioni parzialmente libere nel paese dopo oltre quarant’anni di autoritarismo. E gli elettori non hanno deluso questa previsione: il 74,31% degli aventi diritto ha esercitato il diritto di voto, segnando questa tornata elettorale come la più partecipata delle terza repubblica polacca, e tra le più partecipate in Europa negli ultimi decenni.
È importante sottolineare l’enorme mobilitazione dei giovani tra i 18 e i 29 anni, che è passata dal 46,4% del 2019 al 68,8% di domenica. In questa fascia d’età, il PiS e Konfederacja sono risultati i partiti meno votati. Come sottolineato dal movimento Wschód, le donne hanno partecipato più degli uomini, evidenziando quanto hanno influito le tematiche di genere. Pochi giorni prima delle elezioni, Wschód aveva lanciato la campagna Cicho już byłyśmy (Siamo già state zitte), denunciando la deplorevole attitudine di chi si arroga il diritto di parlare e legiferare della libertà delle donne, in tutte le sue sfumature.
La grande partecipazione giovanile non denota un consenso specifico per una visione omogenea del mondo. Tuttavia, ciò che appare chiaro è il timore comune di un governo estremista e liberticida, che ha mosso anche quella (enorme) parte di elettorato che non si sente rappresentato dalla classe politica contemporanea. Sta ora ai vincitori di queste elezioni dimostrare di essere degni del consenso ottenuto, prestando attentamente orecchio alle nuove generazioni, nuovo ago della bilancia degli equilibri del paese.
Elezioni e geografia
Come di consueto, il paese si è diviso territorialmente tra ovest, dove la coalizione d’opposizione ottiene più voti, ed est, dove il PiS ottiene più consensi.
I 4 quesiti referendari voluti dal PiS sono stati votati solo dal 40% degli elettori, segnando un boicottaggio in massa di quasi metà degli elettori che ha impedito di raggiungere il quorum del 50% necessario per rendere l’esito del referendum legalmente vincolante.
Conclusioni e inizi
Come si svilupperanno le vicende polacche da oggi in poi non è facile da dire. Decostruire otto anni di governo PiS non sarà semplice, ma ancora più arduo sarà costruire un mondo nuovo su quelle macerie. Il governo ha quattro anni per rendere conto agli elettori delle promesse fatte, delle differenze annunciate tra nuova e vecchia guardia. Se fallissero, il PiS e Konfederacja saranno in agguato per radicalizzare e polarizzare ancora di più la cittadinanza.
Tre anni sono passati dalle imponenti e commoventi proteste a favore dell’aborto, durate settimane, ripetutesi nel tempo, che hanno assunto un carattere antigovernativo e oscurato per un attimo le differenti visioni politiche tra i partecipanti alle proteste. Da allora e fino ad oggi, la forza dei partiti d’opposizione ha risieduto nella loro diversità. Staremo a vedere continuerà ad essere così.
Di recente, la Polonia ha visto più di una donna morire di parto, più di una minoranza discriminata, più di una libertà violata. La Polonia merita di più di questo. “Jeszcze Polska nie zginęła”, la Polonia non è ancora morta: così inizia l’inno polacco del 1797. Ed è viva più che mai.
Laureato in European and Global Studies, ha trascorso due anni in Polonia, prima a Cracovia per studio, poi a Danzica lavorando per la Thomson Reuters. Ha scritto una tesi di laurea magistrale sulla securitizzazione della gestione della pandemia da coronavirus in Polonia, e una tesi di master sull’infuenza politica della Conferenza di Helsinki in Polonia negli anni Settanta ed Ottanta