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In occasione della catastrofe di Čornobyl’ e della Giornata della Terra abbiamo deciso di dedicare questa nostra newsletter all’ambiente, che in russo viene spesso reso con l’espressione “okružajuščaja sreda”, letteralmente lo “spazio circostante”, “che ci circonda”. L’attenzione nei confronti del pianeta che ci ospita, nel mezzo di una crisi climatica, sembra non essere mai stata così necessaria come ora. Tuttavia, sebbene questa consapevolezza stia solo ora raggiungendo il grande pubblico, c’è chi se ne occupa da anni. Anche in Russia.
Intervista a Grigorij Kuksin, responsabile della sezione antincendio di Greenpeace
Tra gli esperti del settore ci sono i membri dell’organizzazione Greenpeace Russia che giocano un ruolo fondamentale, ad esempio, nello spegnere gli incendi che ogni anno devastano la Federazione Russa. Il responsabile della sezione antincendio, Grigorij Kuksin, ha condiviso con noi la sua esperienza, raccontandoci la sua storia personale e spiegando l’attività di Greenpeace nell’ambito della prevenzione e spegnimento degli incendi.
Grigorij si occupa di lotta agli incendi sin dal 1998, quando divenne dapprima volontario dell’organizzazione studentesca “Squadra della protezione della natura” presso la facoltà di biologia dell’Università Statale di Mosca. Ha poi lavorato come guardia forestale in una riserva nella regione di Mosca fortemente colpita da incendi. A causa della chiusura del dipartimento in cui lavorava, ha poi continuato a occuparsi di incendi per il Ministero degli Interni e per il Ministero delle Situazioni di Emergenza, promuovendo attivamente lo sviluppo del volontariato in questo settore. Dal 2005 lavora per Greenpeace e dal 2010 dirige quella che nel 2017 è diventata ufficialmente la sezione antincendio. Ha contribuito alla fondazione di diversi gruppi di volontariato che si occupano dello spegnimento di incendi, tiene corsi all’interno di alcuni parchi nazionali e riserve naturali ed è autore di libri e manuali pratici sulla lotta agli incendi.
La stagione degli incendi è già iniziata: stando all’avijalesoochrana (organizzazione che si occupa della protezione dei boschi dagli incendi) si è aperta precisamente il 28 febbraio. I dati corrispondono ai vostri? Quali sono le regioni più colpite?
Purtroppo, la stagione degli incendi dura di fatto tutto l’anno. Questo inverno alcuni incendi hanno colpito la regione di Primor’e nell’Estremo oriente del paese e torbiere nella regione di Ekaterinburg persino la notte di Capodanno (possiamo dire che il fuoco partito in autunno si è protratto fino a primavera, quando sono iniziati quelli che chiamiamo ufficialmente incendi boschivi). Come sempre sono iniziati nella parte meridionale dell’Estremo Oriente, ma anche il delta del Volga da quest’inverno è devastato da grandi incendi nelle distese e nei canneti (eventi che hanno colpito la riserva naturale della regione di Astrachan’).
La stagione degli incendi si apre sempre in questi mesi? Negli ultimi anni avete notato una qualche tendenza particolare (ad esempio, gli incendi iniziano prima o dopo rispetto agli anni precedenti)?
Grazie ai dati satellitari che raccogliamo studiamo le costanti sul lungo periodo. Nella maggio parte dei casi la stagione degli incendi inizia sempre all’incirca nello stesso periodo ed è facile da prevedere. Ovviamente a causa del cambiamento climatico stiamo osservando un continuo prolungarsi della stagione e ogni anno ci possono essere delle variazioni rispetto agli anni precedenti dovuti a eventi atmosferici particolari. Quest’anno ad esempio nella regione di Primor’e gli incendi sono iniziati nel solito periodo, mentre nella parte europea della Russia, dove la primavera tarda ad arrivare, la stagione è iniziata un po’ più tardi.
Voi di Greenpeace avete già iniziato a spegnere gli incendi quest’anno? In quali regioni?
In questi giorni i nostri collaboratori e volontari stanno spegnendo gli incendi nel parco nazionale dell’Ugra nella regione di Kaluga. Inoltre, gruppi di volontari che abbiamo aiutato a formare sono impegnati nella regione del Bajkal, in Buriazia e nella regione di Novosibirsk. Ci stiamo dedicando alla formazione di molti volontari: li aiutiamo a intervenire quando si trovano davanti ai loro primi incendi e insegniamo loro a estinguere gli incendi di torba che inizieranno fra poco. Quest’anno, parlando proprio di torba, si sono accumulati molti “incendi zombie” che sono sopravvissuti all’inverno e che vanno spenti prima che riprendano a svilupparsi. Durante l’estate invece daremo una mano nelle riserve naturali e nei parchi naturali.
Che cosa sono gli incendi di torba e come li spegnete?
Si tratta di incendi in cui brucia il terreno. Nelle paludi la terra si forma a partire dai residui di piante palustri non decomposte (a causa del poco ossigeno e dell’eccessiva umidità). Solitamente le paludi sono coperte dall’acqua e quindi non brucia nulla, tuttavia il problema sorge quando l’acqua inizia a mancare. Questo accade sia a causa della siccità (determinata dalle nuove condizioni climatiche) sia a causa dell’estrazione di torba come combustibile, concime o per le necessità di agricoltura e silvicoltura. In questi casi, dopo che l’incendio ha consumato le piante in superficie, continua a bruciare il terreno sottostante, creando grandi fosse. Questi incendi inoltre bruciano lentamente e a bassa temperatura, rilasciando nell’aria sostanza estremamente tossiche. Inoltre, durano a lungo: più mesi o addirittura delle stagioni. Il modo migliore per risolvere questo problema è ripristinare la palude e agire sin dall’inizio per spegnere l’incendio. Noi ce ne occupiamo attivamente: abbiamo mappato le paludi prosciugate, aiutiamo a spegnere gli incendi e a ripristinare lo stato originario della palude. Un discorso a parte sono le zone caratterizzate da scorie radioattive come l’area inquinata del disastro nucleare di Čornobyl’ al confine tra Belarus’, Ucraina e Russia e quella dell’incidente di Kyštym nella regione di Čeljabinsk; in questi luoghi brucia terreno coperto da scorie radioattive negli strati più superficiali. Per lo spegnimento degli incendi in queste aree utilizziamo dei droni con termovisori e tecnologie di irrigazione.
Sono consapevole che molto dipende dalla dimensione dagli incendi e da altri fattori ma solitamente come spegnete gli incendi?
In primavera li spegniamo direttamente utilizzando zaini antincendio, estintori pneumatici, pale e flabelli battifuoco. Quando iniziano gli incendi di torba, diventa necessario utilizzare una grande quantità d’acqua pressurizzata; a volte bisogna persino costruire delle dighe e allagare parti di territori. Per gli incendi boschi spesso creiamo delle strisce mineralizzate (scavate nel terreno) e spegniamo l’incendio usando fuochi prescritti.
Leggendo le vostre indagini sulle cause degli incendi mi è parso di capire che la responsabilità maggiore è dell’uomo, è così? Quali sono i motivi principali?
Sì, è vero. Più del 90% degli incendi sono legati all’attività umana. In primavera è vero nel 100% dei casi, mentre in estate entrano in gioco anche i temporali (anche se non influiscono così tanto sul numero totale degli incendi). L’origine più comune è legata alle pratiche tradizionali di agricoltura e silvicoltura. Le persone in primavera bruciano l’erba (un’azione con pochissimo vantaggio economico e che può spesso essere spiegata solo con l’abitudine), in estate durante la raccolta del legno bruciano i residui del legname, i rami e la cima degli alberi. A questo si aggiungono i falò, che spesso non vengono spenti, e i mozziconi delle sigarette. Se il fuoco non venisse utilizzato nelle pratiche agricole e di silvicoltura, si ridurrebbe significativamente il numero degli incendi. Ci sono molti buoni esempi di questo in Scandinavia, nell’area baltica e nel Nord Europa. In primavera è sempre perfettamente visibile il confine della regione di Kaliningrad con l’Europa: la nostra regione brucia, mentre i territori europei circostanti no.
Una volta stabilito che l’uomo è la causa principale, cosa si può fare per risolvere la situazione?
La nostra missione principale è cambiare l’atteggiamento nei confronti dell’utilizzo del fuoco, diminuire il numero di pratiche pericolose e aumentare la responsabilità. Qualche anno fa siamo riusciti a organizzare una campagna federale di sensibilizzazione, ma abbiamo anche realizzato dei cartoni animati sugli incendi con i personaggi più conosciuti dai bambini russi. Oltre a questo lavoro “di massa”, interagiamo anche con il legislatore e con i lavoratori per ridurre il ricorso a pratiche dannose nell’agricoltura e nella silvicoltura. Nel 2015 grazie ai nostri sforzi hanno proibito l’uso indiscriminato del fuoco nei terreni agricoli e ora può essere utilizzato solamente secondo norme prestabilite. Sempre grazie alla nostra azione, sono state imposte nuove regole per gli incendi preventivi, provocati volontariamente per evitare altri incendi ma che diventano essi stessi causa di incendi incontrollati. Inoltre, il ricorso costante al fuoco per questo genere di pratiche fa sì che i territori si adattino agli incendi, aumentando ulteriormente il grado di rischio.
Ovviamente ci sono anche incendi dovuti a cause naturali, come iniziano solitamente? Sono diversi da quelli provocati dall’uomo?
Sul nostro pianeta ci sono tre cause principali di incendi non legate all’uomo: la caduta di meteoriti (evento piuttosto raro), i vulcani (localizzabili in maniera precisa) e i fulmini. I fulmini si verificano con frequenza variabile e hanno diversi gradi di intensità in differenti aree naturali e regioni. In Russia i fulmini, stando ai nostri calcoli, sono causa di meno del 10% degli incendi, sebbene solitamente si amplino più che altrove in quanto spesso non vengono estinti in tempo. I fulmini colpiscono più spesso le cime e gli spartiacque e in questo si distinguono da quelli provocati dall’uomo. Tuttavia, nell’ultimo periodo i fulmini sono più frequenti e si stanno spostando sempre più a nord nella zona artica. Questo fa pensare che in futuro dovremo aspettarci più incendi provocati da fulmini a latitudini più alte, dove è difficile intervenire. Un problema ulteriore è l’assenza totale di buoni rilevatori di fulmini al di là degli Urali; questo significa avere pochi dati a disposizione per identificare gli incendi in tempo quando è ancora possibile estinguerli con spese contenute. La maggior parte di questi incendi si sviluppa lentamente (le tempeste sono spesso accompagnate da piogge) e solo dopo alcuni giorni aumentano d’intensità. Noi di Greenpeace stiamo cercando quindi di sviluppare la strumentazione adatta per questi incendi.
Abbiamo appena parlato della zona artica e della zona a est degli Urali, questo ci ricorda che gran parte del territorio della Federazione Russa è difficile da raggiungere, quando non irraggiungibile. Cosa succede con gli incendi che si sviluppano in queste aree?
Circa metà dei boschi della Federazione Russa fanno parte della cosiddetta “Zona di controllo degli incendi boschivi” dove è legale non estinguere gli incendi a causa dell’inaccessibilità del luogo. Tuttavia, questa zona non è stata delimitata in maniera completamente corretta e a volte persino dei villaggi rientrano in questi confini. Tuttavia, è vero che la maggior parte di questi territori è difficile da raggiungere e purtroppo proprio in queste aree si stanno intensificando i fulmini. Ma anche in queste aree l’uomo (i cacciatori, gli allevatori di renne e i geologi) ha delle responsabilità.
Nella sezione antincendio ci sono principalmente volontari? Come vengono formati?
Sì, noi ci affidiamo principalmente ai volontari, ma li prepariamo praticamente nello stesso modo in cui vengono formati i vigili del fuoco professionisti. Gli incendi infatti sono pericolosi sia per un lavoratore che per un volontario e per questo studiano tutti gli stessi manuali e usano gli stessi metodi. I nostri volontari nella maggior parte dei casi sono equipaggiati meglio rispetto ai dipendenti statali, in quanto abbiamo più libertà nella scelta dell’equipaggiamento. Il volontariato in questa sfera tuttavia ha appena iniziato a svilupparsi e ci sono circa 20 gruppi in tutta la Russia, un numero decisamente piccolo.
Quali conseguenze immediate e a lungo termine hanno questi incendi per la Russia e il mondo?
Gli incendi in Russia sono una delle principali minacce alle foreste, alle aree naturali protette e alla biodiversità. Gli incendi impediscono ai boschi di assorbire l’anidride carbonica e anzi fanno sì che essi siano fonte di emissioni. Questo ovviamente è pericoloso per il clima e non vantaggioso per la Russia. Ma non si tratta solamente delle emissioni, gli incendi provocano anche la distruzione del legname, nonché lo scioglimento del permafrost con conseguenti emissioni di metano e producono “carbon black” che si deposita sui ghiacci artici. I cambiamenti climatici a loro volta creano condizioni migliori per gli incendi. La lotta contro gli incendi è una missione cruciale per la Russia e una grande responsabilità del nostro paese nei confronti del mondo.
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Laureato in Russian and Eurasian Studies alla Università Carolina di Praga e in Lingue e Letterature Straniere all'Università Cattolica, brevemente studente alla NSPU di Novosibirsk. Si interessa principalmente di ambiente, attivismo politico, diritti umani, società civile e libertà di informazione in Russia e Asia Centrale. Precedentemente ha collaborato con Scomodo e East Journal.