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Può il rock della provincia slovena competere con quello dei mostri sacri del rock anglosassone? L’esempio della scena sviluppatasi negli scorsi decenni a Postumia ce lo conferma. Al Museo della Notranjska la mostra “Rock Postojna” riassume l’evoluzione della scena locale dal 1965 fino ai giorni nostri – con dischi, foto e manifesti dei concerti di Črna Gradnja, Jabolko, Mary Rose, Sunny Way e molte altre band che per un paio di decenni hanno trasformato la cittadina nella capitale rock e metal dell’intera Slovenia.
A partire dalla metà degli anni Sessanta e nel corso del successivo decennio la musica era di casa a Postumia – cittadina situata a metà strada tra Trieste e Lubiana. A seguito della forte espansione del turismo in quegli anni si palesò l’esigenza di intrattenere durante le serate i turisti e i visitatori della cittadina con musica dal vivo di qualità. Le prime ensemble, composte da musicisti di professione o coloro che per hobby trovavano nell’attività concertistica il modo per arrotondare la busta paga mensile, iniziarono a suonare durante le serate negli hotel, proponendo nel proprio repertorio il rock melodico a fianco delle classiche canzoni pop.
Chi all’epoca frequentava gli alberghi e le sale da ballo del posto poté intrattenersi grazie a dell’ottima musica dal vivo e dilettarsi durante le serate organizzate negli hotel Šport e Jama. Fu così che, in un breve lasso di tempo, Postumia si scoprì essere un vero e proprio centro musicale. Ma il successo non si fermò lì. Si può anzi sostenere che gli anni Settanta abbiano semplicemente posto le condizioni perfette per il seguente consolidamento della scena rock che, nel corso del decennio successivo, rese Postumia un punto d’incontro della musica rock alla pari di altre località come Jesenice e Škofja Loka.
Dal pop melodico al rock non convenzionale
Se gli anni Settanta posero le condizioni ideali per lo sviluppo della scena musicale, nel decennio successivo si poté assistere a un vero e proprio fiorire di band locali devote alle melodie rock progressive e, col passare degli anni, sempre più pesanti. Tra i rappresentanti più visibili va indubbiamente annoverato l’ensemble Črna gradnja (“Costruzioni abusive”), che iniziò col botto. Il primo concerto dal vivo risale al 18 maggio 1979. L’esibizione si tenne nella sala del cinema cittadino, poche ore prima che sullo stesso palco salisse il cantautore Andrej Šifrer. I musicisti registrarono il pienone: trattandosi di un periodo in cui le serate erano reclamizzate solo a voce attraverso il passaparola e con manifesti spesso disegnati a mano, si trattò di un successo eloquente, che spinse ancor di più la scena rock postumiana verso il successo.
Era un periodo in cui le band si formavano e si scioglievano con una certa frequenza, soprattutto per via degli obblighi di leva militare che esistevano all’epoca (i gruppi rock erano composti per gran parte da musicisti di sesso maschile in età arruolabile). Dopo svariati mesi di pausa a causa di forze maggiori, i membri della compagine Črna gradnja poterono finalmente riprendere in mano chitarre, bassi e microfoni a settembre del 1981. Composero i primi successi, che li resero apprezzati ben oltre il territorio di Postumia, tra cui la canzone Anarhist (“L’anarchico”), con il testo firmato da Vladimir Slejko. Con gli anni la compagine aumentò la propria popolarità, ricevendo apprezzamenti e acquisendo lo status di “gruppo di culto”.
Il panorama, di per sé già ricco, diventò sempre più variegato. In concomitanza con l’attività di altri gruppi e musicisti rock si è formato nel 1984 l’ensemble Sončna pot/Sunny way (“La via del sole”), che grazie a un tipo di musica progressiva particolarmente creativa ha raggiunto un buon seguito anche nell’Europa continentale, soprattutto in Germania e in Svizzera. Con un seguito importante alle spalle, i Sunny way si sono imposti con il loro stile riconoscibile grazie alle tinte melodiche e sfumate, potendo così calcare palchi importanti ed esibendosi anche davanti a pubblici con migliaia di spettatori. Oltre a loro, di quel periodo vanno ricordati altri gruppi come Aurora e Jabolko, rimasti attivi sulla scena per svariati anni.
Nella decade degli anni Ottanta i giovani musicisti si riunivano per le prove nei seminterrati delle case, nelle officine, in appartamenti privati o in sale musicali improvvisate. Anche per questa ragione l’atmosfera che si respirava era genuina, energica e intrisa di adrenalina, il che si rifletteva nelle musiche composte e nelle serate dal vivo. Sin dai primi anni Ottanta la popolarità della musica rock si diffuse tra i giovani di Postumia e dei paesi limitrofi grazie anche ai festival musicali dedicati al genere. Il concerto in programma annualmente nel periodo natalizio è diventato un appuntamento capace di richiamare da tutta la Slovenia un pubblico con giubbotti neri, camice a quadratoni e stivali in pelle.
A differenza di quanto sovente accade ai giorni nostri, in cui i concerti sono multimediali e pirotecnici, all’epoca gli spettacoli erano più essenziali: al centro c’era esclusivamente la musica. Si narra che nella Postumia degli anni Ottanta a un certo punto operavano almeno quattro sale da concerto in cui si poteva ascoltare musica rock dal vivo: succedeva persino che tutti questi club potevano risultare simultaneamente pieni, registrando durante la stessa serata il sold-out, il che rende l’idea rispetto alla popolarità che gli stili rock, hard rock e heavy metal godevano in quegli anni. Nel corso degli anni Novanta sono sorti poi nuovi spazi e locali adibiti ai concerti rock, per esempio in alcune scuole, nella scuola di musica di Postumia e nel centro culturale del vicino paese di Prestrane. Fu l’apice dell’autoctona cultura rock slovena.
Mary Rose: “Rocks off” pubblicato solo trent’anni dopo…
Gruppi come i Črna gradnja hanno avuto un ampio impatto sulle band che si sono formate alla fine degli anni Ottanta e successivamente. Sempre a Postumia hanno mosso i primi passi i Mary Rose, una sorta di “supergruppo” che comprendeva alcuni dei migliori esponenti del rock locale, ma anche gli Ana Pupedan, i Forgotten Eden e gli Skytower, che nel 1993 incisero il potente demo “Skydemic tape 93”, a cui l’anno dopo seguì “Sky demo 94”. Grazie alla loro musica crossover intrigante, a giugno del 1999 furono invitati ad aprire il concerto dei Metallica tenutosi allo stadio Bežigrad di Lubiana. Tra le compagini musicali che più hanno caratterizzato quel periodo vanno infine annoverati i Robin F. Hood.
La storia più intrigante (a tratti persino misteriosa) rimane però quella dei Mary Rose. Tra il 1989 e il 1990, la band ha inciso nello studio Tivoli di Lubiana, città all’epoca ancora jugoslava, dei pezzi molto convincenti, con testi esclusivamente in inglese. Per una incomprensione nella specificazione del contratto o, forse, perché all’epoca la scelta di cantare esclusivamente in inglese a qualche discografico non è andata giù, le canzoni di “Rocks off” (titolo che strizza l’occhio a una delle prime canzoni dei britannici Def Leppard) sono state incise solamente su cassetta. Ciò accadde nonostante inizialmente fosse prevista l’uscita su vinile e con due video musicali di accompagnamento, a promozione dell’attività della band. Il gruppo riuscì comunque a riscuotere il successo meritato.
La filosofia del suddetto gruppo, di fatto in antitesi con quella di altri generi e sottoculture come il punk, è chiara dai testi: nel pezzo intitolato “Action” per esempio si legge
non vogliamo parlare di temi politici né di crisi economiche, ma di come ci si possa sentire bene con la musica rock. Vogliamo azione!
Le band rock si influenzavano vicendevolmente, spesso alternandosi sul palco o suonando fianco a fianco. Sempre per restare all’esempio dei Mary Rose, un paio di canzoni contenute nell’esordio Rocks off erano delle vere e proprie elaborazioni in lingua inglese delle versioni originali di Deklica (“Ragazzina”) e Pesem Starega Berača (“La canzone del vecchio mendicante”) dei Črna gradnja.
Forti di alcuni apprezzamenti conseguiti anche all’estero, i Mary Rose avevano in programma ambizioni molto alte, che purtroppo però non si sono materializzate del tutto. Il gruppo ha avuto la sfortuna di non poter pubblicare il secondo album in programma, in quanto le registrazioni sono andate perse a causa di un incendio che ha distrutto i nastri. Altrimenti il destino professionale della menzionata band avrebbe potuto essere ben diverso. Inoltre, va detto che le versioni in vinile e su compact disc dell’ottimo album Rocks off sono state realizzate e distribuite appena nel 2019 – cioè a trent’anni dall’incisione originale, con grande ritardo e con una scena musicale che è oggi molto differente e poggia su canoni molto diversi rispetto ad allora.
Per il rock sloveno non è finita…
Come si può osservare visitando la composta eppure esaustiva mostra “Rock Postojna”, nuovi gruppi locali sono rimasti attivi nel corso degli anni Duemila, pur dovendo adeguare le proprie attività, la produzione e le performance dal vivo alle nuove tecnologie e ai nuovi trend culturali. I musicisti della nuova generazione che compongono musica rock e metal possono però appoggiarsi a un bagaglio culturale profondo e estremamente ricco, troppo spesso ignorato da chi non è appassionato di musica pesante, ma che vorrebbe comprendere le innumerevoli sfaccettature della musica contemporanea e delle culture alternative e non convenzionali. Per chi volesse visitare la suddetta mostra, potrà farlo sino a giugno 2024, recandosi al Museo della Notranjska.
Nato a Trieste, dopo gli studi conseguiti all’Università dell’Essex e all’Università di Cambridge, è stato cultore in Economia politica all’Università di Trieste. È stato co-redattore della rivista online di economia “WEA Commentaries” sino alla sua ultima uscita. Si interessa di economia, sociologia e nel tempo libero ha seguito regolarmente il basket europeo ed in particolare quello dell’ex-Jugoslavia nel corso degli ultimi anni. Ha tradotto per vari enti ed istituzioni atti e testi dallo sloveno all’italiano e dall’italiano allo sloveno.