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Salito al governo con la Rivoluzione delle rose, il giovane ed energetico Mikheil Saakashvili – “Misha” per i georgiani – divenne presto noto per le sue iniziative ambiziose volte a rilanciare la Georgia dopo i difficili, eufemismo, anni Novanta. Nulla di quello che venne fatto e costruito nel suo decennio alla guida del paese avrebbe però mai potuto rivaleggiare con Lazika, una città nuova di zecca che sarebbe dovuta sorgere sulle coste del Mar Nero.
Una soluzione per molti problemi
Abbiamo deciso di fondare una nuova grande città, che si chiamerà Lazika. Lazika sarà la seconda città più grande del paese dopo Tbilisi, e, secondo le mie previsioni, avrà almeno mezzo milione di residenti tra dieci anni. Diventerà il principale centro commerciale ed economico della Georgia occidentale.
Mikheil Saakashvili, 2011
Agli inizi degli anni Dieci il Samegrelo-Zemo Svaneti, regione nella Georgia occidentale, era afflitto da gravi problemi economici. La zona, che basava la sua economia sulla coltivazione di noci e mandarini, soffriva per il blocco imposto nel 2005 e nel 2006 dalla Russia – suo principale mercato di esportazione – ai prodotti agricoli georgiani. La guerra russo-georgiana del 2008, che vide l’esercito russo occupare temporaneamente i centri principali della regione, non faceva che aggravare la situazione.
Il 4 dicembre 2011, durante una visita al capoluogo Zugdidi, Saakashvili annunciava, a sorpresa, una soluzione grandiosa per risolvere questi problemi: costruire una nuova città da zero. Nasceva così il progetto di Lazika.
Secondo la ricostruzione di un articolo del New York Times del periodo, l’idea di Lazika era nata a Giorgi Vashadze, un vice ministro della Giustizia, leggendo in internet delle nuove città sorte sulla costa cinese, e trovò l’appoggio entusiasta di Saakashvili.
Il nome della futura città era un riferimento alla denominazione greco-romana di tutta l’area costiera della Georgia. Il popolo Laz vive al giorno d’oggi soprattutto in Turchia e parla una lingua cartvelica, ovvero imparentata al georgiano.
Il governo individuò in una zona costiera paludosa sulla costa a una trentina chilometri da Zugdidi come l’area in cui sarebbe sorta Lazika. Il luogo era favorevole per la costruzione di un porto di acque profonde, capace di ospitare navi ad alto tonnellaggio (che non possono utilizzare i vicini porti di Poti e Batumi a causa della scarsa profondità dei fondali).
L’area prescelta si trovava immediatamente a sud di un altro dei progetti voluti dal presidente, la trasformazione del villaggio di Anaklia, a pochi chilometri dal confine con la regione separatista dell’Abcasia, in un resort turistico che, nella visione di Saakashvili, avrebbe dovuto rivaleggiare con Ibiza e Saint Tropez.
Ma Lazika prevedeva piani ancora più grandiosi. I filmati promozionali mostrano una sfilata di grattacieli che ricordano quelli di Dubai. Nel video si vedono anche lussuose zone residenziali e un aeroporto. Inoltre, il governo aveva previsto l’istituzione di una zona a statuto economico speciale per attirare gli investimenti stranieri.
Proprio quello dei soldi era uno dei punti problematici di Lazika. Saakashvili stimava che il progetto sarebbe costato tra i 600 e i 900 milioni di dollari, ma non era chiaro chi sarebbe stato realmente interessato ad investire nella nuova città per non farla gravare interamente sulle casse dello stato.
Inoltre, non si capiva chi sarebbero state quel mezzo milione di persone che avrebbero dovuto vivere a Lazika, in un paese come la Georgia che ha una popolazione totale di meno di quattro milioni di abitanti.
Infine, esistevano fattori ambientali. L’area dove la città sarebbe dovuta sorgere si trova nel parco nazionale di Kolkheti, un ecosistema che sarebbe andato distrutto dalle nuove costruzione. E la natura paludosa della zona, metteva in dubbio la reale possibilità di costruire i grattacieli che si possono ammirare nei video promozionali.
Tutti questi problemi non fermavano però Saakashvili. Nel giugno del 2012 il parlamento approvò un emendamento costituzione per autorizzare lo statuto economico speciale di Lazika. Alla vigilia delle elezioni parlamentari di ottobre, Misha era più determinato che mai a portare al termine il progetto.
La fine del sogno di Lazika
Parlando di Lazika abbiamo usato il condizionale, perché la costruzione della città non andò mai oltre il completamento dell’edificio futuristico dell’amministrazione comunale, inaugurato il 24 settembre 2012. Infatti, a pochi giorni di distanza, Saakashvili venne sconfitto nelle elezioni parlamentari che videro l’ascesa dell’attuale partito di governo Sogno Georgiano, guidato dall’oligarca Bidzina Ivanishvili.
La nuova amministrazione fermò i lavori definendo il progetto come non realizzabile: Lazika era morta prima di nascere. A difesa di Saakashvili, però, l’area dove sarebbe dovuta sorgere questa sorta di Eldorado georgiana dovrebbe vedere presto l’inizio dei lavori per la costruzione di un nuovo porto di acque profonde, proprio come voleva l’ex presidente.
Nato a Milano, attualmente abita a Vienna, dopo aver vissuto ad Astana, Bruxelles e Tbilisi, lavorando per l’Osce e il Parlamento Europeo. Ha risieduto due anni nella capitale della Georgia, specializzandosi sulle dinamiche politiche e sociali dell’area caucasica all’Università Ivane Javakhishvili. Oltre che per Meridiano 13, scrive e ha scritto della regione per Valigia Blu, New Eastern Europe, East Journal e altre testate.