Come potrai immaginare, questo progetto ha dei costi, quindi puoi sostenerci economicamente con un bonifico alle coordinate che trovi qui di seguito. Ti garantiamo che i tuoi soldi verranno spesi solo per la crescita del progetto, per i costi tecnici e per la realizzazione di approfondimenti sempre più interessanti:
IBAN IT73P0548412500CC0561000940
Banca Civibank
Intestato a Meridiano 13
Puoi anche destinare il tuo 5x1000 a Meridiano 13 APS, inserendo il nostro codice fiscale nella tua dichiarazione dei redditi: 91102180931.
Brüderduell, scontro tra fratelli. Il derby intertedesco tra Germania Est e Germania Ovest del 22 giugno 1974, esattamente cinquant’anni fa, è l’unico derby tra Germania Est e Germania Ovest ai Mondiali e agli Europei. Una partita dal limitato valore sportivo (le due formazioni erano già qualificate al turno successivo e si contendevano solo il primato del girone) ma dall’alto significato simbolico. Novanta minuti in cui sul terreno del Volkssparkstadion di Amburgo si sono intrecciate tante storie. Come quella di Helmut Schön, ct della Germania Ovest e Hans-Jürgen Kreische, una delle stelle della DDR.
Il campione e il ragazzino
Sul finire degli anni Trenta, Helmut Schön, il cui modello è Matthias Sindelar, è uno degli attaccanti più quotati di Germania. Gioca nel Dresdner SC, club che contende allo Schalke 04 titoli e trofei nazionali. Con la squadra sassone nel 1940 e nel 1941 Schön, che tra il 1937 e il 1941 ha realizzato 17 gol in nazionale, vince la Tschammer Pokal, l’antenata della Coppa di Germania, e nel 1943-1944 si laurea due volte campione nazionale. Nel Dresdner in quegli anni si affaccia un altro ragazzo di Dresda il neanche 20enne Hans Kreische.
È una promessa che però non sfonda. E non per suoi demeriti. Nel 1939 il Terzo Reich ha invaso la Polonia e poco dopo Hans viene chiamato alle armi. Combatte in Norvegia e Danimarca prima e nel nord della Germania poi. Catturato dai britannici, finisce in un campo di concentramento da cui torna alla fine del 1945. Un destino completamente diverso da quello di Schön. Che essendo un giocatore di livello nazionale e avendo alcuni problemi fisici, legati al suo ginocchio, non va al fronte e continua a giocare a calcio. Vince come detto anche due titoli nazionali e viene incluso anche nelle varie rappresentative di guerra che giocano in Germania.
Ritrovarsi a Dresda
Alla fine del conflitto le strade di Schön e di Kreische si incrociano di nuovo. Nel 1945 con la capitolazione del Terzo Reich, Dresda diventa parte della zona di occupazione sovietica della Germania. Tra i provvedimenti dei vertici delle autorità militari sovietiche c’è quello di sciogliere le società sportive esistenti, come il Dresdner SC, considerato un club “borghese”.
Al suo posto nasce il SG Dresden-Friedrichstadt che ha sede nell’omonimo quartiere della città e che nonostante abbia gli stessi colori del Dresdner accoglie anche elementi di altre squadre cittadine, come il SV Post Dresden. Dal 1946 la prima squadra la guida Helmut Schön, con il ruolo di allenatore-giocatore. Un anno dopo a Dresda torna il centrocampista Hans Kreische, proprio su richiesta del futuro ct.
Una squadra in ascesa
Schön, che viaggia spesso in Germania Ovest, soprattutto ad Amburgo, dove gioca alcune partite con il St. Pauli, porta il SG Dresden-Friedrichstadt ai vertici del calcio della SBZ, zona di occupazione sovietica. Nel 1949 la formazione che gioca in maglia bianca e pantaloni neri arriva alla fase finale della Ostzonenmeisterschaft, il primo campionato di quella che da lì a pochi mesi sarà la Repubblica Democratica Tedesca. La sua corsa si ferma ai quarti contro il ZSG Union Halle, in una sconfitta che fa scoppiare le polemiche. A Dresda si lamentano perché la formazione di Halle ha giocato in casa (unica formazione a godere di questo privilegio) e perché ha potuto schierare giocatori non regolarmente tesserati.
La finale della discordia
La stagione 1949/1950 il SG Dresden-Friedrichstadt, che gioca al Heinz-Steyer-Stadion teatro del primo incontro sotto i riflettori sul suolo tedesco, va addirittura meglio. La squadra, in cui Hans Kreische è uno dei punti fermi, conduce un lungo testa a testa con lo ZSG Horch Zwickau nella DS-Liga, il primo vero campionato della DDR. Un duello a suon di record che dura fino all’ultima giornata, quando il calendario oppone le prime due della classe.
È il 16 aprile 1950 al Heinz-Steyer-Stadion di Dresda ci sono 60mila persone. Aspettano il primo titolo nazionale del club, ma vivono un pomeriggio da incubo. Dopo l’illusione del vantaggio al 3’ con Kurt Lehmann, al 12’ l’Horch Zwickau pareggia e poi al 12’ Walter Kreisch, il capitano del SG Dresden-Friedrichstadt si infortuna.
Non ci sono i cambi e la squadra di casa, che ha Schön in campo, disputa quasi 80 minuti in 10 contro 11. È una disfatta agevolata da una direzione molto permissiva dell’arbitro Willi Schmidt, criticato anche per non aver annullato il gol del 2-1 del Horch Zwickau. Al fischio finale molti tifosi invadono il campo e scoppiano disordini, con lancio di pietre verso i poliziotti, tanto che in seguito il campo verrà squalificato per sei mesi.
Walter Ullbricht, in quel momento l’uomo più potente della DDR e presente allo stadio, e i vertici sportivi della Germania Est l’hanno giurata al SG Dresden-Friedrichstadt. Vuole “estirpare” lo spirito del vecchio Dresdner dal club. Schön, che è in quel periodo anche il ct dell’allora nazionale selezione non ufficiale della DDR, viene accusato di essere il fomentatore di questi disordini.
Fuga verso Ovest
La finale del campionato 1950 è l’ultima partita del SC Dresden-Friedrichstadt. Molti giocatori infatti hanno già deciso di lasciare la Germania Est per andare a giocare all’Hertha Berlino, seguendo Schön che è sparito con la moglie dopo essersi preso le ferie. Nella fuga della squadra c’è la mano di un 23enne ebreo tedesco di origine polacca. Si chiama Ignatz Bubis, è un tifosissimo del Dresdner e soprattutto è un abile organizzatore, tanto che è lui a portare diversi calciatori nella capitale tedesca e che in futuro diventerà il presidente dell’Unione delle comunità ebraiche della Germania Ovest.
Tra chi se ne va c’è anche Kreische, che si sposta insieme alla sua famiglia compreso il piccolo Hans-Jürgen, nato nel 1947. In verità il centrocampista sarebbe voluto andare a Wüppertal, dove già giocava un altro ex Dresdner Herbert Pohl, ma il trasferimento non va a buon fine. La stagione del Hertha, che in quella stagione si chiama Hertha BSC/DSC, dove la seconda sigla sta per Dresdner SC è un mezzo disastro. Ci sono incomprensioni e i risultati non arrivano. Schön viene esonerato e comincia la diaspora del vecchio Dresden-Friedrichstadt.
Strade che si dividono
Con la fine dell’avventura del futuro ct a Berlino le strade di Schön e Kreische si dividono di nuovo. Il tecnico va a Wiesbaden per poi diventare il selezionatore della Saarland e infine nel 1956 l’assistente di Sepp Herberger nella Nazionale tedesca, mentre nel 1951 Kreische va ad Heidelberg, dove c’è Curt Schulze l’ex presidente del SG Dresden-Friedrichstadt.
L’obiettivo è far rinascere il Dresdner al di là del confine. Nasce il DSC Heidelberg che finisce tra i dilettanti locali. Per Kreische è l’ultima esperienza nella Repubblica Federale, perché su richiesta della moglie i Kreische ritornano a Dresda. Hanno un accordo che comprende anche un appartamento con il VP Dresden.
Il papà di…
Mentre Schön affianca Herberger e poi dal 1964 lo sostituisce come ct, Kreische termina la sua carriera da calciatore prima alla Dynamo Berlino e poi la Dynamo Dresda, con cui riparte dalle serie inferiori. In Sassonia Hans comincia la sua carriera da tecnico. Tra i suoi allievi c’è anche suo figlio Hans-Jürgen. Che ha molto più talento di lui.
A 17 anni esordisce in Oberliga, a 18 anni conquista con la Nazionale giovanile della DDR l’Europeo di categoria. “Hansi” diventa una delle stelle della Dynamo Dresda con cui vince cinque titoli nazionali e per quattro volte si porta a casa il trofeo di capocannoniere della Oberliga. A 21 anni c’è pure il debutto con la Nazionale maggiore a Santiago in un torneo contro l’Unione Sovietica.
Maledetto whisky
Kreische, che con la maglia della Nazionale olimpica ha disputato il torneo di Monaco ’72 è tra i convocati di Georg Buschner per il Mondiale. Il ct non lo considera una prima scelta, tanto che all’esordio con l’Australia finisce in panchina e nel secondo match con il Cile entra al 72’ al posto di Eberhard Vogel. Con i “cugini” dell’Ovest invece Kreische parte dall’inizio. La sua non è esattamente una prestazione da ricordare, con un gol sbagliato sullo 0-0 praticamente a porta vuota. La DDR vince e “Hansi” entra comunque nella storia, mentre il suo conoscente Schön vien fortemente criticato dalla stampa per la sconfitta.
Due settimane dopo la Germania Ovest conquista il suo secondo titolo mondiale e tutto, o quasi, gli verrà perdonato. Il vero sconfitto è proprio Kreische. Quel Brüderduell sarà la sua ultima partita al Mondiale e nel ritorno accade un episodio che segna il suo futuro in Nazionale. Mentre la squadra e lo staff della Germania Est tornano a Düsseldorf in aereo Kreische intrattiene una conversazione con il suo vicino di posto. Il tema è “Chi vincerà il Mondiale”?
Per il giocatore della DDR la favorita, nonostante la sconfitta, rimane la Germania Ovest, mentre il suo interlocutore non è convinto. Kreische allora propone una scommessa. Se vince la DDR pago io, se vince la Repubblica Federale paga il suo vicino di posto. La posta in palio sono cinque bottiglie di whisky. Qualche settimana dopo la squadra di Schön conquista il Mondiale e a Dresda arriva il premio pattuito. Data la sua provenienza il pacco lo aprono gli ufficiali della Stasi. Chiamano Kreische nella club house della Dynamo Dresda e gli chiedono conto del mittente, l’uomo seduto al suo fianco in aereo.
Si chiama Hans Apel ed è il ministro delle Finanze della Germania Ovest. Kreische non berrà neppure un goccio e quella scommessa gli costa l’esclusione dai Giochi olimpici di Montreal 1976, competizione che peraltro la DDR vincerà, unica squadra maschile tedesca a riuscirci, lui che ad Amburgo era entrato nella storia.
Classe 1984, nato a Sesto San Giovanni quando era ancora la Stalingrado d’Italia. Germanocentrico, ama la Spagna, il Sudamerica e la Mitteleuropa. Collabora con Avvenire e coordina la rivista Cafè Rimet. È autore dei volumi “C’era una volta l’Est. Storie di calcio dalla Germania orientale”, “Rivoluzionari in campo” e coautore di “Non solo Puskas” e “Quattro a tre”.