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Lo “sterminatore di bulgari”: storia dell’imperatore Basilio II

di Andrea Ribechini*

Correva l’anno 867 quando a Costantinopoli salì al trono la cosiddetta dinastia dei macedoni, inaugurata con Basilio I e che sarebbe rimasta a capo dell’impero fino al 1056. Con l’avviamento di questa importante stirpe furono numerosi gli eventi che intrecciarono l’impero bizantino con il contesto balcanico. Primi tra tutti vanno citati i sanguinari conflitti combattuti dai romei contro le popolazioni bulgare.

Dunque, mettetevi belli comodi e apprestatevi a leggere una delle vicende forse più singolari che il medioevo ha custodito. Questa è la storia di Basilio II, in greco Βασίλειος Β΄ Βουλγαροκτόνος, meglio conosciuto come lo “sterminatore di bulgari”.

Basilio II e Costantino VIII
Moneta con sopra riportati Basilio II e il fratello Costantino VIII (Wikipedia)

Poco prima di Basilio II

Tutto ebbe inizio nel 958 quando Basilio venne al mondo. Figlio di Romano II, il nostro protagonista conobbe il padre relativamente poco poiché quest’ultimo venne a mancare quando Basilio aveva soltanto cinque anni. Impossibilitato a governare per via della tenera età, la custodia dell’impero venne affidata alla mamma Teofano la quale, per mantenere la sua posizione sociale, si era dovuta far accompagnare da un principe reggente di nome Niceforo di Foca (la regina non godeva di nobili origini poiché figlia di un oste greco).

Niceforo era un generale molto conosciuto tra le mura imperiali ma adesso, oltre ai suoi impegni militari, avrebbe dovuto scaldare il trono fino a quando Basilio non fosse divenuto maggiorenne. Una volta al potere, questo generale prese alcune decisioni che non furono particolarmente apprezzate né dal popolo né tantomeno dal ceto dirigente bizantino. Il principe reggente aveva infatti cominciato una campagna fiscale piuttosto stravagante, andando ad aumentare le tasse e, soprattutto, togliendo alcuni privilegi alla curia ecclesiastica. Tutte queste mosse politiche furono architettate per tornaconti personali, volti a muovere alte somme di denaro da investire sul proprio esercito.

Non passò molto tempo che Niceforo, una volta rientrato a palazzo, divenne vittima di una spietata congiura organizzata da Teofano e da un secondo generale, Giovanni Zimisce. Per dovere di cronaca è importante specificare che la regina e il generale, oltre ad aver stretto un’alleanza per realizzare la congiura, divennero teneri amanti. Quindi, come il suo predecessore, anche Giovanni dovette giurare di prestare servizio soltanto come principe reggente (in attesa che Basilio fosse abbastanza grande da potersi comprare da bere da solo).

Tuttavia, le alte cariche politiche, venute a conoscenza delle azioni sanguinarie compiute a corte, decisero di esiliare la stessa Teofano. A quel punto, come in una soap-opera, Zimisce sposò la sorella di Romano II, Teodora (zia di Basilio), consolidando definitivamente la sua posizione.

Infine, nel 976 Basilio salì finalmente al trono senza alcun contendente anche perché Giovanni, quello stesso anno, passò a miglior vita. Tra le informazioni più interessanti che descrivono l’identikit di Basilio II vi è quella secondo la quale l’imperatore morì celibe. Egli decise, infatti, di non avere nessuna relazione di tipo matrimoniale ma, piuttosto, volle concentrarsi solo ed esclusivamente sulla politica. Del resto ancora oggi capita spesso di incontrare soggetti che affermano di essere sposati soltanto con il proprio lavoro.  

Due parole sui bulgari

Chi erano i bulgari? Perché erano nemici dei bizantini? In che modo avevano conquistato la penisola dei Balcani? I bulgari (o, meglio, i proto-bulgari) erano una popolazione di origine turco-altaica, che nel corso dei secoli si era amalgamata con altre popolazioni delle steppe asiatiche. Sul calare del VII secolo questo popolo aveva dato vita a un sistema politico che si avvicinava al modello imperiale, collocato nella regione della Mesia. Tale regno sarebbe sopravvissuto fino all’XI secolo, proprio quando Basilio II sarebbe entrato in gioco. Stando alle fonti disponibili, i bulgari vennero rappresentati dagli “europei” come una miscellanea di popoli nomadi che, una volta uniti, divennero una minaccia per tutto il Vecchio Continente.

Per questioni territoriali, i bulgari dovettero ben presto sapersi organizzare così da allontanare ogni possibile minaccia (gli avari a nord-ovest, i chazari a nord-est e i bizantini a sud-est). Negli anni Ottanta del VII secolo fu proprio l’imperatore bizantino, Costantino IV, a pagare dei tributi alle tasche dei bulgari per non subire alcuna incursione militare.

Sessant’anni più tardi, l’imperatore Costantino V cercò invece di combattere la “minaccia bulgara”, la quale pian piano riusciva a sgranocchiare terre tra la Pannonia e la penisola dei Balcani (questa sarà una quotidianità che durerà per altri due secoli).

Basilio II
Mappa della penisola balcanica dell’IX secolo (Wikimedia commons)

I primi doveri imperiali: dalla congiura interna all’alleanza con i rus’ di Vladimir di Kiev

I primi anni del mandato da imperatore furono per Basilio piuttosto difficili e complessi da gestire. L’imperatore, infatti, dovette placare alcune rivolte interne le quali erano state architettate dal generale Barda Sclero. La mossa dell’imperatore fu quella di coinvolgere il nipote di Niceforo, Barda Foca, che qualche anno prima era stato esiliato da Bisanzio. Con l’ausilio delle sue truppe, Basilio riuscì ad avere la meglio contro i rivoltosi e tale vittoria permise al basileus di concentrarsi sulla politica estera.

Di conseguenza, nel 986 l’imperatore avviò un tentativo di riconquista di tutti quei territori sottratti al dominio bizantino nei quali, teoricamente, erano presenti più fazioni. Nel caso italiano, si potrebbe supporre la presenza dei veneziani, alleati dell’impero romano d’Oriente, in lotta contro i narentani, sostenitori dei bulgari. Quest’ultime erano popolazioni stanziatesi lungo il fiume Narenta che, ancora oggi, scorre tra la Bosnia e la Croazia.

Basilio II
Veduta del fiume Narenta a Mostar in Bosnia ed Erzegovina (Meridiano 13/Gianni Galleri)

Le prime tappe della guerra tra bulgari e bizantini furono le attuali nazioni balcaniche che erano finite sotto lo stendardo dello zar Samuele. Infatti, l’esercito di questo zar era riuscito a imporsi sino ai piedi di Larissa, giungendo in una posizione piuttosto limitrofa alle porte bizantine (saccheggiando anche Corinto e Salonicco). L’invio delle truppe in Grecia da parte di Basilio non ebbe risultati positivi ma, al contrario, le milizie imperiali vennero annientate in poco tempo. Tale sconfitta generò nell’animo di Basilio un senso di malessere che, a detta dello stesso imperatore, si portò come un fardello per tutta la vita.

In contemporanea alla fallimentare campagna greca, il generale Barda Sclero si era recato in Arabia con l’intento di arruolare quanti più ribelli possibili per sfrecciare un attacco ai danni dell’impero bizantino. Come una bandierina che cambia a seconda del vento, in questa occasione Barda Foca, un tempo nemico di Sclero, si alleò anch’esso con i ribelli, intento nel far cadere l’imperatore. I due generali, un tempo nemici e adesso alleati, avevano stretto un accordo secondo il quale, una volta sconfitto Basilio, si sarebbero spartiti l’impero romano d’Oriente. Tuttavia, dei traditori bisogna sempre diffidare e, infatti, in poco tempo Foca tradì Sclero, facendolo imprigionare.

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Non appena Basilio venne a sapere che tra le mura della capitale si aggirava una congiura contro il suo nome, decise di cercare nuovi alleati. Tra questi si fece avanti un capo di un regno che, nel tempo, si era sempre più espanso sino ad affacciarsi sulle coste del Mar Nero: Vladimir I di Kiev (956-1015). I negoziati con Vladimir I non furono certo facili, ma l’esigenza di stringere una nuova alleanza per placare la ribellione di Foca si faceva sempre più sentire.

Gli accordi tra le due parti avrebbero previsto un matrimonio combinato tra Anna, sorella di Basilio II, e Vladimir. In cambio, il principe di Kiev avrebbe dovuto offrire supporto militare, mettendo a disposizione 6mila vichinghi rus’ che avrebbero combattuto per conto del basileus.

Mappa che illustra i territori conquistati dai rus di Kiev intorno alla metà dell’XI secolo (Worldhistory.org)

Una piccola curiosità in materia consiste nel fatto che i rus’ avevano già conosciuto le armi dei bulgari. Le due fazioni si erano incontrate intorno alla metà del X secolo quando alcuni rus’ avevano attraversato quelle lande per raggiungere il centro di Baku. Intorno al 970 (quindi prima dell’incoronazione di Basilio II), il principe di Kiev aveva sconfitto i bulgari in più occasioni così come aveva fatto suo padre, Svjatoslav I (941-972), annettendo molte terre tra il Volga e il Danubio.

Una volta alleati, le truppe di Vladimir garantirono una prova di forza inarrestabile contro quelle dei rivoltosi che, puntualmente, vennero sconfitte. Lo stesso Foca trovò la morte in battaglia insieme ai suoi sostenitori (sorte che Sclero riuscì a risparmiarsi, giungendo ai piedi di Basilio per chiedere la grazia).

Rappresentazione di Vladimir I di Kiev (Picryl)

La vendetta di Basilio II

Realizzate tutte queste pennellate, il quadro che abbiamo adesso di fronte mostra uno scenario piuttosto deciso. Finalmente, negli ultimi anni del X secolo, Basilio siede su un trono saldo, libero da tutti i rivali politici e, come se non bastasse, dispone di un esercito forte, composto da soldati che con le loro asce sono in grado di imporsi su ogni fronte. Eppure, Basilio sembra non essere soddisfatto. Nel suo animo c’è qualcosa che lo tormenta, un po’ come una ferita che non riesce a cicatrizzarsi del tutto e che al minimo tocco si riapre.

Quella ferita si chiama “questione balcanica” o, se volessimo essere ancora più precisi, “questione bulgara”. Basilio non ha ancora scordato quelle violente vicende che, pochi anni prima, lo avevano condotto a un’atroce sconfitta. L’imperatore per questo motivo decide di partire con il suo esercito in una campagna militare che Bisanzio non aveva mai visto. Nel giro di dieci anni Basilio riesce a impadronirsi di gran parte della penisola balcanica, dimezzando i territori dell’impero bulgaro. Con il passare degli anni, i due acerrimi rivali – Basilio e Samuele – si scontrano in una guerra totale che sarebbe durata fino al 1014.

Uno degli eventi più iconici di questo conflitto è sicuramente la morte di Romano, predecessore dello zar Samuele e figlio del grande Pietro I di Bulgaria. Romano aveva trascorso metà della sua vita presso le carceri di Bisanzio, subendo atroci torture e una violenta castrazione (pensate che si trovava a Costantinopoli già dai tempi di Giovanni Zimisce). Nel 976 era riuscito a fuggire dallo stato di prigionia insieme al fratello Boris II, anch’egli prigioniero, raggiungendo i confini dei domini bulgari.

Una volta rientrati in patria, lo sfortunato Boris, a causa di un terribile fraintendimento, venne ucciso dai suoi stessi connazionali. Egli indossava dei vestiti di manifattura bizantina e, per questo motivo, era stato scambiato per un nobile della corte imperiale. Le vicende di Romano si conclusero invece nel 991, quando fu condotto per la seconda volta a Costantinopoli come prigioniero su ordine di Basilio, che, grazie ai suoi successi militari, lo aveva nuovamente catturato.

Ad ogni modo, tra momenti alternati di pace a battaglie sanguinose, giungiamo nell’anno 1014, precisamente il 29 luglio, quando venne combattuta la famosa battaglia di Kleidion.

Un’imponente compagine di bulgari si era riunita in un forte situato sul fiume Struma, dal quale era possibile controllare i movimenti nelle vallate circostanti. Un assedio su un unico fronte da parte dei bizantini non avrebbe portato alcun vantaggio poiché, in caso di avvistamento, i bulgari si sarebbero schierati per tempo. Perciò la mossa vincente da parte di Basilio fu quella di aggirare le linee nemiche dalla postazione posteriore del forte. In poco tempo, infatti, i bulgari si ritrovarono costretti a combattere su più fronti, facendosi trovare scoperti e incapaci nel sapersi difendere.

Lo zar Samuele, come per miracolo, riuscì a salvarsi anche in questa occasione, fuggendo dall’ira bizantina nella città di Prilep, mentre il suo esercito, composto da circa 14 mila uomini, cadde sotto la furia di Basilio. Inizialmente i combattenti bulgari vennero sottoposti a uno stato di prigionia in attesa di una mossa da parte del loro condottiero. Per mandare un messaggio a Samuele, Basilio decise di ricorrere a una via piuttosto particolare.

Colmo di collera e rancore dall’ultima sconfitta ricevuta ormai trent’anni prima, l’imperatore bizantino suddivise i prigionieri in gruppi da 100 unità. Basilio ordinò di accecare 99 uomini per ogni gruppo, risparmiando un solo occhio al centesimo, affinché fosse in grado di guidare i suoi compagni a casa. In poco tempo, l’intero esercito di Samuele, ad eccezione di pochi “fortunati”, tornò in patria incapace di vedere e, di conseguenza, di combattere. Stando alle fonti storiche, parrebbe che il capo bulgaro, nel vedere le condizioni del suo esercito, sarebbe caduto a terra poiché colpito da un attacco di cuore. 

Rappresentazione della guardia variaga (Worldhistory.org)

Il desiderio di vendetta di Basilio fu finalmente esaudito, contando che, oltre alla vittoria contro il terribile rivale, aveva conquistato un numero cospicuo di territori. Nel 1018, grazie alla campagna militare nei Balcani, l’impero bizantino aveva raggiunto la sua massima estensione territoriale, portando i propri confini sino alle sponde del Danubio (anche se il primato dovrebbe essere assegnato alle vittorie di Giustiniano messe in atto, però, 500 anni prima). 

I popoli ex-bulgari e “neo-bizantini” non subirono, a differenza dei loro soldati, le atrocità dell’imperatore ma, al contrario, ottennero tolleranza e libertà di culto. Basilio II divenne per il suo popolo la rappresentazione dell’imperatore ideale: un uomo che aveva lottato per difendere la propria istituzione. Ne fu dimostrazione la parata vittoriosa che, prima di tornare a casa, decise di celebrare lungo tutta la penisola balcanica, passando per Atene, dove offrì numerosi doni alla popolazione locale. Il rancore, spesso sinonimo di debolezza, divenne invece per Basilio il motore che istituì la sua leggenda.

Bibliografia impiegata e consigliata

  • Azzara, C., Le Invasioni Barbariche, Bologna, Il Mulino, 2003.
  • Geary, P. J., Il mito delle nazioni, Roma, Carocci Editore, 2016.
  • Jones, G., I Vichinghi, Roma, Newton Compton Editore, 1978.
  • Pasini, G., Il monachesimo nella Rus’ di Kiev, Bologna, Edizioni Studio Domenicano, 2011.
  • Pernice, A., Basilio II, soprannominato Bulgaroctono, imperatore d’Oriente, in Enciclopedia Italiana Treccani, 1930.
  • Ravegnani, G., Bisanzio e Venezia, Bologna, Il Mulino, 2006.
  • Riccardi, L., «Un altro cielo»: L’imperatore Basilio II e le arti, in Rivista dell’Istituto Nazionale d’Archeologia e Storia dell’Arte, n. 61, Pisa/Roma, Fabrizio Serra Editore, 2006, pp.103-147.
  • Treadgold, W., A History of the Byzantine State and Society, Stanford, Stanford University Press, 1997.
  • Zambon, G., Basilio II il Bulgaroctono, Roma, Gruppo Albatros Il Filo, 2019.

* Laurea triennale in Storia e Tutela dei Beni Culturali e magistrale in Scienze Storiche presso l’Università degli Studi di Firenze. I suoi interessi principali vertono sulla storia medievale con una corsia preferenziale per quella scandinava e normanna, caratterizzata da un’impronta medievalistica.

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