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Zentralfriedhof Friedrichsfelde, il “cimitero dei socialisti”

Il Zentralfriedhof Friedrichsfelde, il “cimitero dei socialisti”, che si trova a Lichtenberg, nella ex parte orientale di Berlino, era uno degli luoghi della Repubblica Democratica Tedesca dove si è costruito il pantheon del movimento progressista tedesco. Un luogo dove riposano gli “eroi” del comunismo e della socialdemocrazia tedesca. Ecco la sua storia.

Il primo morto “socialista”

Nella seconda metà dell’Ottocento, Berlino, diventata capitale dell’Impero tedesco, è una città che cresce. Tra le varie esigenze c’è quella di creare un luogo dove seppellire i morti. Il comune compra un’area di 1000 metri per 250 e il progetto viene affidato a Hermann Mächtig e al progettista di giardini Axel Fintelmann. Il cimitero viene inaugurato il 21 maggio 1881. È il primo luogo di sepoltura di Berlino dove vengono create delle fosse comune per gli indigenti e fatto abbastanza inusuale per l’epoca c’è anche spazio per le urne cinerarie, con i corpi che inizialmente vengono cremati fuori dallo Stato della Prussia, dove è illegale.

A cambiare la connotazione neutra di quel luogo nel 1900 la scomparsa a 76 anni di Wilhelm Liebknecht. Uno dei fondatori della SPD, il Partito Socialdemocratico decide di farsi seppellire al Zentralfriedhof Friedrichsfelde. 150mila persone lo accompagnano marciando da Charlottenburg. Dopo di lui attivisti e funzionari della SPD seguiranno le sue orme indicando quel cimitero come luogo di sepoltura, tanto da essere chiamato per la prima volta “Sozialistenfriedhof”. Ma lì a Friedrichsfelde riposano anche altre personalità. Come i membri della famiglia Bleichröder, banchieri di origine ebraica che fa erigere un mausoleo.

Il Zentralfriedhof Friedrichsfelde e la lega Spartachista

Dopo che durante la Grande Guerra il cimitero era stato utilizzato per soldati e civili, il Zentralfriedhof Friedrichsfelde nel 1919 vive un momento cruciale della sua storia. Tra il 5 e il 12 febbraio una rivolta scuote la neonata Repubblica di Weimar. Punta a trasformare la Germania in uno Stato socialista. Il tentativo di golpe fallisce con i Freikorps che arrestano e giustiziano i capi della rivolta, tra cui il figlio di Wilhelm Liebknecht, Karl, Rosa Luxemburg e Leo Jogisches.

Le autorità vietano la sepoltura di 33 morti nella rivolta, tra cui Liebknecht, nel Friedhof der Marzgefällen, quello dei martiri dei moti del 1848. Così i loro corpi vengono inumati a Lichterfelde. Nei mesi successivi li seguiranno quelli di Luxemburg e Jogisches. Per commemorarli si decide di costruire un monumento. Viene affidato dal funzionario del KPD, il Partito comunista Wilhelm Pieck al giovane architetto Ludwig Mies van der Rohe.

La prima pietra viene posta del 1924 e il Revolutionsdenkmal è inaugurato due anni dopo. Quel memoriale fino al 1933 e all’avvento del nazionalsocialismo diventa sede di commemorazioni e meta di marce politiche. Con l’ascesa al potere di Hitler il memoriale viene prima danneggiato e poi completamente distrutto nel 1935.

Zentralfriedhof Friedrichsfelde cimitero dei socialisti
Il Revolutionsdenkmal prima della distruzione da parte dei nazisti (foto degli Anni Venti)
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Il “cimitero dei socialisti”

Con la fine della Seconda guerra mondiale il cimitero e il quartiere di Lichterfelde ricadono all’interno della zona di occupazione sovietica. Nel 1947 l’amministrazione comunale di Berlino Est compra sette ettari per ampliare il cimitero e nel 1949 le autorità della neonata DDR scelgono non di ricostruire il vecchio memoriale distrutto nel 1935 ma di erigerne uno completamente nuovo.

Il Gedenkstätte der Sozialisten vede la luce nel 1951, inaugurato alla presenza dei vertici della Repubblica Democratica. Il proposito è quello di seppellire lì nel vicino campo Pergolenweg le persone che hanno servito il socialismo. Tanto che a scegliere chi dovesse riposare in quel complesso era il Politbüro della SED, il massimo organo partitico della DDR.

Nei quarant’anni di vita della DDR (e anche dopo) a Friedrichsfelde sono sorti diversi complessi commemorativi. Quello dedicato ad esempio alle vittime e ai perseguitati dal nazionalsocialismo volendo marcare uno dei capisaldi dell’identità ideologica della DDR, cioè il carattere antinazista dello Stato, inaugurato nel 1978 o quello riservato agli artisti “socialisti”, tra cui molti membri dell’Accademia delle Arti della DDR o ancora quello riservato alle vittime dell’incidente nautico di Treptower Hafen, in cui morirono 28 bambini e due donne nel 1951.

Il cuore però rimane il Pergolenweg, la parte del cimitero dove riposa il gotha del regime. Lì giacciono tra gli altri Wilhelm Pieck, Otto Grotewohl, Walter Ullbricht, Erich Mielke di quegli uomini che la DDR considerava “i padri nobili” dello Stato. Come gli spartachisti o come Ernst Thälmann, giustiziato dai nazisti nel 1944.

Con la caduta del Muro il cimitero, soprattutto in alcuni punti non è stato curato come ai tempi della DDR. Per questa ragione, ma anche in funzione di una razionalizzazione è stato elaborato un piano di ristrutturazione Zentralfriedhof Friedrichsfelde 2030 con la sistemazione delle piante, ma anche la rimozione di alcune parti, come le grandi superfici di asfalto che puntellavano il cimitero. Un luogo che al di là delle novità rimane un pezzo di storia di Berlino e della Germania.

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Roberto Brambilla
Roberto Brambilla

Classe 1984, nato a Sesto San Giovanni quando era ancora la Stalingrado d’Italia. Germanocentrico, ama la Spagna, il Sudamerica e la Mitteleuropa. Collabora con Avvenire e coordina la rivista Cafè Rimet. È autore dei volumi “C’era una volta l’Est. Storie di calcio dalla Germania orientale”, “Rivoluzionari in campo” e coautore di “Non solo Puskas” e “Quattro a tre”.