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Wolf Biermann, cantante e dissidente all’ombra del Muro

Le attuali autorità della DDR hanno tolto a Wolf Biermann, che nel 1953 era emigrato da Amburgo nella Repubblica Democratica Tedesca, il diritto di residenza nella DDR.

Con questo gelido comunicato, trasmesso il 16 novembre 1976 ad Aktuelle Kamera, il telegiornale della Deutscher Fernsehfunk, la Tv di Stato, il governo della Germania Est espelle Wolf Biermann, poeta, cantante e dissidente. Una decisione che mette fine a un decennio di conflitto tra l’artista e lo “Stato degli operai e dei contadini” e segna per Biermann a una nuova vita all’Ovest.

All’Est per scelta

Nato ad Amburgo nel 1936, Ralf Wolf Biermann, questo il suo nome all’anagrafe, è figlio di Dagobert, ebreo, comunista e oppositore al nazionalsocialismo, morto ad Auschwitz nel 1943. Sopravvissuto alla guerra e alla distruzione della sua casa per un bombardamento (per salvarsi con sua madre si era buttato nel Nordkanal), Biermann a 11 anni è membro dell’organizzazione giovanile sinistra e nel 1950 partecipa come portavoce dei “Pionieri” alla prima edizione del Deutschlandtreffen der Jugend, raduno organizzato a Berlino Est dalla Freie Deutsche Jugend (FDJ), organizzazione giovanile di massa della SED, il partito di governo della DDR.

Tre anni dopo, sedicenne, Biermann, si trasferisce nella Repubblica Democratica Tedesca. Vuole, come dirà anni dopo, “imparare le cose giuste dalle persone giuste”. È uno dei tedeschi che crede che la Germania Est possa essere il luogo del “socialismo realizzato”. Va a vivere nel nord a Schwerin, entra nella FDJ e per la prima volta la Stasi lo avvicina offrendogli di collaborare. Lui rifiuta.

Scoprirsi artista

Dopo l’Abitur, la maturità, Wolf si iscrive all’università “Alexander Humboldt” al corso di economia politica. Interromperà gli studi due anni dopo (li riprenderà studiando filosofia e matematica), quando nel 1957 diventa aiuto regista al Berliner Ensemble, lavorando con Helene Weigel, attrice e moglie di Bertolt Brecht. L’incontro fondamentale per lui avviene però nel 1960. Conosce infatti Hanns Eisler.

È un comunista convinto ma soprattutto è un grande compositore. Ha lavorato con Brecht e tra i brani che ha composto c’è Auferstanden aus Ruinen, l’inno della DDR. È Eisler a convincere Biermann a scrivere poesie e canzoni. Wolf si butta. Nel 1961 fonda il Berliner Arbeiter- und Studententheater (Bat), un teatro d’avanguardia, e l’11 dicembre 1962 canta alcune delle sue canzoni, tra cui An die alten Genossen (“Ai vecchi compagni”), alla Akademie der Künste der DDR, in quella che è famosa come la Lyrikabend.

Dissidente

Nel 1963, al Bat, Biermann e i suoi giovani colleghi scelgono di metter in scena Berliner Brautgang, un’opera che ha come soggetto il Muro di Berlino. Gli costa il divieto di esibirsi per sei mesi. Nel 1964 Wolf viaggia in Germania Ovest e quando ci ritorna un anno dopo canta a Francoforte in uno show di Wolfgang Neuss, noto cabarettista. Tra i testi c’è Deutschland. Ein Wintermärchen, dove il cantante si confronta con il tema della patria, tra Amburgo e la DDR. Lui la definirà la sua “dichiarazione di guerra a chi governava”.

Sei mesi dopo, nel dicembre 1965 per Wolf e per le giovani leve della cultura della DDR si spengono le speranze. L’undicesimo Plenum del Comitato Centrale della SED critica le “tendenze dannose”, lo “scetticismo e l’amoralità”, in film, a teatro e nella letteratura della Repubblica Democratica. Tra gli artisti accusati anche Biermann. Curiosamente a pronunciare queste critiche è l’allora responsabile per le questioni della sicurezza Erich Honecker, futuro capo del Partito e marito di Margot Feist, ministra dell’Educazione e amica di famiglia dei Biermann, a cui la madre di Wolf aveva mandato una lettera per raccomandarsi del figlio.

Guerra aperta

Quelle parole di Honecker segnano la fine della politica di (molto) relativa libertà della cultura nella Repubblica Democratica. A Biermann è vietato pubblicare dischi e cantare in pubblico. Le sue opere però escono nella Germania Ovest. Nei suoi versi messi in musica Wolf critica il sistema della DDR, la mancanza di libertà e il tradimento del socialismo. Anche per questo la Stasi decide di far partire l’operazione Lyrik, un’opera di “Zersetzung”.

Biermann viene attaccato, screditato, emarginato. Il cantautore però non si ferma, forte anche dell’interesse di molti intellettuali tedeschi al di là del Muro. Nel 1968 con la poesia In Prag ist Pariser Kommune, prende posizione a favore della Primavera di Praga e nello stesso anno riesce a far uscire nella Germania Federale il suo primo LP Chausseestraße 131. Biermann lo registra nella sua casa con un microfono fatto arrivare clandestinamente da Ovest e con in sottofondo i rumori del tram. Ne seguiranno altri cinque, le cui copie verranno registrate e diffuse clandestinamente nella DDR.

Allo scontro

Con l’inizio degli anni Settanta e la nomina di Erich Honecker nulla cambia per i dissidenti. Anzi. Biermann è sempre più sotto pressione. Nel 1971 viene invitato in Svezia per presentare un suo disco. La condizione che gli pone il governo della DDR è: se ci vai non potrai più rientrare. Wolf dice no.

Tre anni dopo, nel 1974, dovrebbe ritirare un premio a Colonia, ma gli viene offerto di rinunciare alla cittadinanza della DDR. Anche in questo caso rifiuta. Biermann in ogni caso riesce a beffare due volte le autorità della Germania Est. Nel 1973 intrufolandosi tra le folla della Festa Mondiale della Gioventù suonando senza chitarra una sua canzone su Che Guevara e nel settembre 1976 si esibisce nella chiesa di San Nicola a Prenzlau, senza che nessuno lo sappia in anticipo.

Espulso

Il cantautore non sa però che la Stasi sta preparando da tempo la sua espulsione. L’occasione arriva nel novembre 1976, quando Biermann è invitato dalla IG Metall il più importante sindacato tedesco dell’Ovest a una serie di concerti. Il primo si tiene a Colonia il 13 novembre. È il pretesto per togliere la cittadinanza a Biermann per “gravi violazioni dei doveri dei cittadini”. Quel concerto verrà trasmesso sei giorni dopo, il 19 novembre, dalla ARD, la Tv di Stato della Germania Ovest.

Per molti a Est è la prima occasione di sentire Wolf cantare. Che dal 16 novembre non è più un loro concittadino. Biermann, a cui difesa intervennero più di cento intellettuali della DDR, continuerà a scrivere e pensare, cambiando opinione su tutto o quasi. Ha abiurato il comunismo, si è avvicinato alla CSU e si è pronunciato contro l’invasione russa dell’Ucraina. Nel frattempo ha continuato a cantare, esibendosi nel dicembre 1989 dopo la caduta del Muro a Lipsia, lì dove non era più cittadino desiderato.

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Roberto Brambilla
Roberto Brambilla

Classe 1984, nato a Sesto San Giovanni quando era ancora la Stalingrado d’Italia. Germanocentrico, ama la Spagna, il Sudamerica e la Mitteleuropa. Collabora con Avvenire e coordina la rivista Cafè Rimet. È autore dei volumi “C’era una volta l’Est. Storie di calcio dalla Germania orientale”, “Rivoluzionari in campo” e coautore di “Non solo Puskas” e “Quattro a tre”.