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Se siete alla ricerca di idee regalo originali e fuori dal comune, l’ex presidente ucraino Viktor Janukovyč è l’uomo che fa per voi: una personalità eccentrica e la scoperta di svariati tesori ritrovati nella sua ex residenza privata di Mežyhir’ja, alle porte di Kyiv, potrebbero darvi spunti insoliti e decisamente stravaganti per dei regali piuttosto folli.
Un souvenir a forma di… cesso!
Leggenda vuole che Janukovyč fosse talmente assetato di lusso da possedere, nella sua residenza di Mežyhir’ja, un gabinetto tutto placcato oro regalatogli da qualche misterioso amico russo che andava spesso a trovarlo alla dimora con vista sul Mare di Kyiv. D’altronde, la tenuta acquistata illegalmente con il figlio (e che ora ospita, non a caso, il Museo della corruzione) era dotata di uno zoo privato, una piccionaia, delle scuderie, campi da tennis, un campo da golf, fontane ovunque e, all’interno della villa in legno, mobili d’oro. Perché allora non metterci anche una toilette tutta ricoperta d’oro?
Le voci, però, che potrebbero testimoniare l’esistenza di questo fastoso oggetto non sono mai state confermate né da fotografie, né da documenti e lo stesso Janukovyč, pur non smentendo tali dicerie, non si è mai stranamente vantato della sua “toilette d’oro”. Nonostante ciò, per qualche misterioso motivo, è stato proprio il gabinetto invisibile che ha incarnato per anni la corruzione, l’ingiustizia sociale e la ricchezza ostentata dell’ex presidente, anche durante il periodo del suo mandato presidenziale (2010-2014).
La scena più divertente è avvenuta proprio nel 2013 a Donec’k (città principale della repubblica secessionista omonima) che ha ospitato una mostra dedicata alle promesse – mai mantenute – di Janukovyč: gli oggetti esposti hanno suscitato grande interesse e un acceso dibattito sulla sua figura e, in particolare, sulla famosa toilette d’oro che simboleggia(va) la vita lussuosa del capo di Stato. L’oggetto esposto, dipinto con vernice dorata, pare però che non abbia retto il peso delle innumerevoli persone che volevano provare l’ebbrezza di sedercisi, andando in frantumi.
A questo punto, se vi rimane il desiderio di possedere o regalare un oggetto simile, non vi preoccupate: il gabinetto dorato di Janukovyč è comunque diventato uno dei souvenir più originali da portare a casa dopo una visita a Mežyhir’ja. E allora via di magneti, palline di neve e soprammobili a forma di… cesso!
La pagnotta d’oro rigorosamente sovietica
Subito dopo la fuga dall’Ucraina di Janukovyč, il 23 febbraio 2014, diversi giornalisti si sono recati nell’ex residenza ormai abbandonata dove hanno trovato un inventario dei vari oggetti collezionati dal capo di Stato nel corso del suo mandato. Secondo il documento, Janukovyč avrebbe ricevuto regali di grande valore non solo da funzionari, procuratori generali e parlamentari, ma addirittura da enti statali. Ovviamente, i vari autori non avrebbero mai potuto immaginare che tali doni accompagnati da lettere e bigliettini d’auguri sarebbero poi finiti per essere esposti in un museo statale aperto al pubblico. Men che meno in un museo sulla corruzione!
Ad ogni modo, se la toilette d’oro non è mai esistita e si può acquistare solo come una riproduzione-souvenir, lo stesso non si può dire per la pagnotta d’oro. Per il compleanno del 9 luglio 2013, Janukovyč avrebbe infatti ricevuto in dono una pagnotta tipica sovietica a grandezza naturale del peso di due chili e… placcata oro!
Autore di questo sfarzoso dono si è rivelato essere, secondo alcune indagini, un magnate sovietico originario di Charkiv e direttore di un’azienda ingegneristica di Sumy, il quale tuttavia non ha mai voluto commentare l’accaduto. Il nome di Volodymyr Luk’janenko, politico con doppio passaporto (russo e ucraino) che è stato anche ministro dell’Ingegneria chimica e petrolifera dell’Urss, è riapparso sulla stampa ucraina proprio di recente in quanto, nel 2023, su decreto presidenziale, gli sono stati confiscati tutti i riconoscimenti statali. Luk’janenko, assieme al figlio co-proprietario del gruppo russo HMS, avrebbe infatti da sempre dei legami molto forti con la Russia, difficili da tenere nascosti.
Regali folli per Viktor Janukovyč
Raramente veniamo a sapere cosa ricevono i vari presidenti in regalo per compleanni o ricorrenze varie. E se succede è perché probabilmente c’è qualche scandalo dietro. Ebbene, sappiate però che esiste un vero e proprio protocollo per la consegna dei regali a un presidente (perlomeno in Ucraina).
Una delle stranezze principali, nota a giornalisti e fotoreporter, è che gli ospiti non portano mai i veri regali alla cerimonia o alla festa ma, come da tradizione, consegnano una fotografia del dono contenuta in una busta o cartella (meglio ancora se rilegata in pelle).
Per quanto riguarda il caso specifico dell’Ucraina, secondo la legge “Sui principi di prevenzione e lotta alla corruzione”, il costo di un regalo al presidente ucraino non dovrebbe mai superare il 50% del salario minimo. Legge che deve essere chiaramente sfuggita a Janukovyč, il quale nel 2012 ha ricevuto come regalo di compleanno da alcuni membri del Partito delle regioni un quadro del valore di 600 dollari. Ciò significa che, considerando che al momento della consegna del dipinto il salario minimo era di 1.102 hryvnja, il regalo non avrebbe dovuto superare la cifra di 551 hryvnja… Dettagli, insomma!
Tra gli altri regali folli del nostro ormai ‘eroe-protagonista’, da cui potreste prendere spunto, non possiamo certo dimenticare:
la pelle di un coccodrillo intero, della quale però purtroppo non si conosce l’artefice;
un’anfora dell’azienda italiana Baldi, completa di biglietto da visita, del valore di 8-10mila dollari, idea dell’ex procuratore generale Viktor Pšonka;
una statuetta raffigurante lo stesso Janukovyč da parte di Serhij Tymčenko, il quale – ma guardate un po’ il caso – è stato nominato poco dopo a capo dell’Agenzia statale per le risorse territoriali dell’Ucraina, incarico che ha ricoperto dal 2011 al 2014;
un set a forma di cigno con un porta-vodka e una scatola di caviale in argento 925 (che per chi non lo sapesse è una lega realizzata prevalentemente da argento con l’aggiunta di rame, ndr) del peso di 1 chilo e 222 grammi da parte del deputato Volodymyr Makejenko;
una statua di Cirillo e Metodio risalente all’861 dell’allora rappresentante in Crimea, Serhij Kunicyn;
una statuetta di un minatore realizzata nel 1950, un uovo di Pasqua dorato raffigurante la Madre di Dio, un set di bicchieri e un decanter con impresso lo stemma della Russia da parte di, nientepopodimenoche, Dmitrj Medvedev, l’ex presidente russo;
un veicolo militare americano chiamato Studebaker regalatogli da Dmitrij Salamatin, cittadino russo e genero dell’ex vice-primo ministro russo Oleg Soskovec, nonché tra i ministri della Difesa ucraina durante la presidenza di Janukovyč (Salamatin è anche lui fuggito dall’Ucraina, proprio come Janukovyč, lasciandosi alle spalle un’eredità di oggetti militari inutilizzabili).
un’edizione del 1886 del poema epico Hajdamaky di Taras Ševčenko, dono dell’allora leader dell’opposizione Viktor Juščenko con tanto di dedica: “Apprezzo la sua ricca esperienza politica, la sua professionalità e il suo contributo allo sviluppo dello Stato”. (Su Juščenko e i rapporti con Janukovyč consigliamo la lettura dell’approfondimento dedicato al ventesimo anniversario della Rivoluzione Arancione uscito per MicroMega).
Come potete notare, regalare delle statuette andava forse per la maggiore una decina di anni fa; di questi tempi chissà. Forse un piccolo carro armato oppure magari una buona auto d’epoca: Janukovyč di certo apprezzerebbe, visto che a Mežyhir’ja aveva un intero padiglione dedicato ai suoi gioiellini a motore.
Traduttrice e redattrice, la sua passione per l’est è nata ad Astrachan’, alle foci del Volga, grazie all’anno di scambio con Intercultura. Gli studi di slavistica all’Università di Udine e di Tartu l’hanno poi spinta ad approfondire le realtà oltrecortina, in particolare quella russa e quella ucraina. Vive a Kyiv dal 2017, collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso, MicroMega e Valigia Blu. Nel 2022 ha tradotto dall’ucraino il reportage “Mosaico Ucraina” di Olesja Jaremčuk, edito da Bottega Errante.