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Cosa c’entra la Regina Elisabetta II con l’ex presidente russo Boris El’cin? Negli anni Novanta, dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, Boris Nikolaevič El’cin, già ministro dell’ultimo governo dell’Urss, divenne il primo presidente della “neonata” Federazione Russa. Egli assurse alla guida del paese il 12 giugno del 1991, rimanendo in carica per otto anni, fino alle dimissioni del 31 dicembre 1999, dopo le quali la Russia venne di fatto consegnata nelle mani del suo successore, Vladimir Putin.
Boris El’cin nella Russia degli anni Novanta
Ripensando alla sua presidenza, la figura di Boris El’cin suscita ancora oggi molta curiosità; non solo per la rilevanza del periodo storico, che vide la Russia affrontare moltissimi problemi di natura economica, politica e sociale nella transizione post-guerra fredda; ma anche per l’atteggiamento dello stesso El’cin, spesso accusato di corruzione, alcolismo e tabagismo – vizi che emergevano anche in pubblico durante i suoi discorsi e visite ufficiali.
Tuttavia, uno dei “meriti” dell’ex presidente fu quello di riuscire a riallacciare – non senza difficoltà – i rapporti della Russia con il mondo occidentale e in particolare con Stati Uniti (nemico politico e ideologico per eccellenza), oltre che con il Regno Unito. Infatti, nel corso del suo mandato El’cin visitò svariati leader occidentali, con i quali ebbe alcuni emblematici incontri: celeberrimi furono i meeting con George H. W. Bush, Bill Clinton e la regina Elisabetta II d’Inghilterra.
Proprio l’incontro con la regina Elisabetta II fu un momento cruciale per lo sviluppo dei rapporti diplomatici della Russia di allora, dato che Elisabetta decise di recarsi in Russia per la prima (e unica) volta nell’ottobre del 1994, ponendo fine a un’assenza in territorio russo da parte della casata regnante inglese della durata di diverse decine di anni.
I rapporti tra Unione Sovietica e Regno Unito furono infatti piuttosto ostili nel corso del Novecento, anche a causa del fatto che i bolscevichi, fautori della rivoluzione d’ottobre nel 1917, avevano assassinato tutti i membri della famiglia Romanov. Tra di loro, lo zar Nicola II era diretto cugino del re inglese Giorgio V, nonno di Elisabetta II; fatto piuttosto noto anche grazie all’incredibile somiglianza tra i due che, spesso fotografati insieme, risultavano quasi indistinguibili. Proprio per questo motivo, la visita della regina assieme al marito, il principe Filippo, fu un momento particolarmente segnante per la presidenza di El’cin, nel corso del quale furono poste le prime basi per un rapporto di cooperazione, pur non duraturo.
La prima e unica visita di Elisabetta II in Russia
Sua maestà la regina Elisabetta II d’Inghilterra e suo marito, il principe Filippo di Edimburgo, approdarono in Russia il 17 ottobre del 1994 a bordo della celebre nave reale “Britannia”, che giunse a San Pietroburgo. La loro visita durò solo quattro giorni, ma fu un evento a dir poco macroscopico, con decine di visite ufficiali a monumenti, musei e luoghi storicamente significativi della Russia, dove fu accompagnata passo per passo proprio da Boris El’cin e dalla sua consorte, Anastasija “Naina” El’cina.
In realtà la sovrana inglese era stata più volte invitata a visitare l’Unione Sovietica, sia negli anni del disgelo di Nikita Chruščëv che in quelli della perestrojka di Michail Gorbačëv. Alla fine però l’invito fu sempre declinato, anche in virtù della continuità politica tra i bolscevichi – assassini dell’amato cugino Nicola II – e i leader dell’Urss.
Una visita ufficiale avrebbe significato offenderne la memoria. Per questo motivo, l’elezione del primo presidente russo non collegato al Partito comunista fu il solo modo di far crollare quegli ostacoli, permettendo di riallacciare i rapporti tra i due paesi. Fondamentale fu la mediazione tra l’allora Primo ministro britannico John Major e il ministero degli Esteri russo, che idearono insieme un piano per la visita della sovrana.
Tra spettacoli al Teatro Bol’šoj, bagni di folla sulla piazza Rossa e visite alle chiese moscovite in compagnia di pope ortodossi, Elisabetta partecipò anche all’inaugurazione di un monumento commemorativo innalzato accanto alla sede dell’ambasciata britannica di Mosca. Ma soprattutto decise di omaggiare Boris El’cin e sua moglie Naina con una serie di curiosi regali, coronando la ristabilita – seppur per molto poco – amicizia anglo-russa.
I doni della regina Elisabetta, un lascito per le generazioni future e la famiglia El’cin
Ci sono tanti aneddoti e leggende riguardo all’incontro tra la regina Elisabetta II e Boris El’cin. Una ricostruzione (non verificata) racconta per esempio che El’cin, non conoscendo il protocollo reale inglese, ma volendo comportarsi da gentiluomo, avrebbe cercato di aiutare la sovrana a togliersi il cappotto. Ignorando completamente che toccare fisicamente sua maestà era vietato, per chiunque e in qualsiasi contesto. Si narra che la regina lo avrebbe allora schivato con disinvolta eleganza, giusto in tempo per evitare il contatto.
Tralasciando le leggende, è invece comprovato che la regina, in segno di gratitudine dopo la sua visita, decise di fare agli El’cin due singolari doni: un piatto commemorativo dell’incontro, raffigurante il suo volto e quello di Boris El’cin, circondati dagli stemmi dei rispettivi paesi, e uno scrigno misterioso. Due doni a primo impatto poco “regali”, ma dal significato profondo.
Lo scrigno è effettivamente l’oggetto più curioso e interessante tra i due, non tanto per l’aspetto (dato che si trattava di un semplice cofanetto in legno), quanto per il suo originale contenuto. Composto da due cassetti e decorato con una targhetta dedicata a Naina El’cina, lo scrigno conteneva dei piccoli sacchetti, non di gioielli o pietre preziose, ma di… semi. Proprio così: semi, ovvero un’intera collezione di semi di varie piante e fiori esotici, presi direttamente dal giardino reale di Buckingham Palace. Un regalo particolarmente affettuoso e “familiare”, che mirava quasi a creare un legame, non solo con il presidente El’cin, ma anche con sua moglie Naina.
Attualmente sia il piatto che lo scrigno, assieme a numerose fotografie del viaggio di Elisabetta II in Russia, sono conservati al museo “Boris Nikolaevič El’cin” di Ekaterinburg, anche se oggi, trent’anni dopo, alcuni dei semi donati dalla regina non ci sono più. La ragione è che Naina El’cina e soprattutto le sue figlie, Tanja e Lena, entusiaste del regalo, vollero studiare e provare a coltivare alcuni di quei semi, ereditati dal padre e marito.
“Naina, Lena e Tanja hanno studiato a lungo questi semi (…), li hanno coltivati e piantati nel terreno” scrisse infatti El’cin qualche anno dopo, a proposito dell’incontro con Elisabetta. “Alcuni purtroppo non hanno messo radici, ma molti fiori crescono ancora oggi. La famiglia reale ha lasciato per sempre un ricordo nel nostro giardino di famiglia”.
Secondo il protocollo reale inglese, la sovrana poteva recarsi in visita ufficiale in altro paese solo una volta durante gli anni del proprio regno. Difatti, non tornò mai più a visitare né Mosca, né San Pietroburgo, fino alla sua morte nel 2022. Per questo motivo il viaggio in Russia di Elisabetta II negli anni Novanta è, ancora oggi, considerato come uno dei più importanti mai effettuati non solo nella sua vita, ma, più in generale, nella storia recente del Regno Unito e della casata dei Windsor, oltre che per la Federazione Russa.
Bulgara di nascita, ma milanese d’adozione, è una mediatrice culturale, blogger e studiosa che si occupa di Russia, Bulgaria e più in generale dei Paesi Est europei. Dopo la laurea in Mediazione Linguistica e Culturale presso l’Università degli Studi di Milano e alcune esperienze di studio all’estero tra Mosca, San Pietroburgo e Plovdiv, ha scritto per Il Tascabile, Pangea News e MowMag. È ideatrice del canale Instagram @ilmaestroemargherita_ dedicato alla promozione della letteratura e della cultura russa, con l'intento di approfondire la "Cultura" in senso ampio, contro ogni forma di pregiudizio e cancel culture. Collabora inoltre con il canale Instagram @perestroika.it che si propone di presentare e promuovere il cinema russo in lingua italiana.