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Si legge un libro perché ci appassiona un tema. Oppure si legge un libro fidandoci dell’autore, per ritrovarne lo stile. Davanti a I pionieri. Le incredibili storie di una televisione di confine di Sergio Tavčar si ottengono entrambi i risultati: Telecapodistria ha “formato” generazioni di appassionati di sport e l’autore è stata una delle voci più autorevoli e riconoscibili del panorama sportivo italiano e non solo.
Ho imparato a conoscere il calcio/basket inglese/straniero grazie a Telecapodistria.
Un qualsiasi appassionato di sport che abbia più di trent’anni
Questa è una frase che ho sentito un milione di volte, ma – purtroppo – nello sperduto paesino sulle colline toscane non si prendeva l’emittente jugoslava. Per anni sono stato convinto che il segnale arrivasse solo sulla costa adriatica, fino a quando un amico residente in un comune affacciato sul Mar Tirreno mi ha detto: “Guarda che si prendeva anche da noi”. Ero cresciuto isolato.
Vista la mia non conoscenza della materia, ho usato I pionieri come uno strumento per rimettermi in pari e recuperare il ritardo accumulato in questi anni.
I pionieri di un certo tipo di televisione
Quello che ti colpisce forte e dritto di questo libro dalla copertina rosa è la voce del suo autore. Ci sono dei momenti in cui sembra di trovarsi di persona al cospetto di Sergio Tavčar, tanto il suo stile emerge dalle pagine del libro. Ed è un bene, perché il giornalista è davvero un guru, un’autorità del tema e sa come tenere il lettore incollato alla carta. Eppure non abusa mai del suo ruolo e ci accompagna con leggerezza nelle peripezie di una televisione di confine che diventerà un vero e proprio punto di riferimento generazionale.
Sullo sfondo delle pagine del libro una Jugoslavia di confine, un po’ diversa da quella che siamo abituati a scoprire nei romanzi della casa editrice Bottega Errante, specializzata in storie di confine. La minoranza italiana, lo sport seguito con mezzi di fortuna e poi le comunicazioni con Lubiana, i colleghi proveniente dalle altre repubbliche (o province):
Noi di Capodistria, che in effetti, tecnicamente, servivamo una minoranza molto esigua rimasta in Jugoslavia dopo le varie ondate dell’esodo del dopoguerra, eravamo più o meno l’ultima ruota del carro, la penultima essendo la Tv di Priština in lingua albanese che serviva la comunità degli albanesi del Kosovo. […] Notammo subito che erano persone che, almeno per la nostra sensibilità, arrivavano più o meno da Marte.
pagina 119
Leggendo I pionieri si ride di gusto, perché il tono di Tavčar non è mai soltanto serio, è venato di un’ironia che lascia con il sorriso. Il libro è anche uno sguardo serio dall’interno (ma non troppo) sulla Jugoslavia e le pagine in cui riflette sulla questione kosovara sono a mio avviso fra le più interessanti che ho letto sul tema. Non una soluzione, non un’opinione ben definita e inscalfibile, ma l’apertura al dubbio e una domanda da condividere con il lettore, avvicinandolo al questione.
La televisione prima di tutto
Non si hanno mai dubbi, leggendo le pagine, che la protagonista dell’opera sia la televisione, la sua nascita – quasi amatoriale – e la sua evoluzione, il passaggio dei colleghi, i personaggi che assumono caratteristiche mitiche, le avventure con i grandi eventi sportivi. Aspetti tecnici, ma anche di quotidiana vita lavorativa, quella che può capitare a tutti, che crea una vicinanza fra i fatti narrati e il lettore, fra la redazione e chi prova a scoprire questa storia.
Come in passato aveva fatto per il basket jugoslavo, questa volta Sergio Tavčar ci guida dall’inizio alla fine in questa nuova avventura. Non mancano i suoi commenti e gli aneddoti personali, ma pur essendo coinvolto in prima persona l’autore prova a darci un riscontro oggettivo di quello che succedeva a Capodistria, raccontando i fatti belli (molti), e quelli più brutti (pochi), senza incensarsi e senza provare rancore.
Gli altri grandi giornalisti
Tavčar non è l’unico grande giornalista che troverete nelle pagine de I pionieri. Oltre alla nutrita compagine capodistriana, infatti, a un certo punto del racconto irrompono anche i “milanesi”, che portano in riva all’Adriatico (per modo di dire) le loro figure e le loro professionalità. Due nomi: uno noto e l’altro che è davvero difficile collegare alle gesta di TeleCapodistria. Dan Peterson (e l’aneddoto sulla parte finale del rapporto con l’autore è uno dei passi migliori del libro) e Massimo Marianella che sfido chiunque a sapere che la prima telecronaca la fece proprio sulla rete raccontata (e vissuta) da Tavčar.
Quando si chiude I pionieri si rimane con un po’ di malinconia fra le dita che hanno accarezzato quella carta. Una malinconia certamente dolce (o almeno dolce-amara), ma pur sempre venata di tristezza. Si percepisce la fine di una storia, si sentono i ricordi sfuggire e si torna nel mondo di oggi con qualche rimpianto. Ci si domanda se Tavčar avrà ancora qualche storia da regalarci e si spera fortemente di sì.
I pionieri. Le incredibili storie di una televisione di confine di Sergio Tavčar, Bottega Errante Edizioni, 2024.
Autore dei libri “Questo è il mio posto” e “Curva Est” - di cui anima l’omonima pagina Facebook - (Urbone Publishing), "Predrag difende Sarajevo" (Garrincha edizioni) e "Balkan Football Club" (Bottega Errante Edizioni), e dei podcast “Lokomotiv” e “Conference Call”. Fra le sue collaborazioni passate e presenti SportPeople, L’Ultimo Uomo, QuattroTreTre e Linea Mediana. Da settembre 2019 a dicembre 2021 ha coordinato la redazione sportiva di East Journal.