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La pellicola del regista Andrea SegreBerlinguer – La grande ambizione, che ha superato i tre milioni di incassi al botteghino, è una coproduzione tra Italia, Belgio e Bulgaria. Le scene iniziali relative all’incontro con Todor Živkov e all’attentato subito il 3 ottobre 1973 da Enrico Berlinguer sono ovviamente girate a Sofia, ma non sono le uniche. Anche le ricostruzioni ambientate nell’allora Unione Sovietica in realtà sono state realizzate in varie location della capitale bulgara.
L’industria cinematografica del paese balcanico da tempo è in discreto fermento e di certo non nuova a collaborazioni internazionali, tantomeno a coproduzioni che coinvolgono anche lo stivale come quella di Segre. Abbiamo perciò contattato Kostadin Bonev, Nikola Boshnakov e Jacky Stoev, tre registi bulgari che stanno lavorando a due originali progetti tra Italia e Bulgaria. Ecco cosa ci hanno raccontato.
Presentatevi brevemente ai nostri lettori…
KB: Mi chiamo Kostadin Bonev e sono appassionato di cinema. Non mi sono mai curato da questa dipendenza. Ho imparato a leggere a cinque anni per poter capire i sottotitoli dei film nel cinema in città. E sono rimasto tale. Da 40 anni realizzo film e documentari. Sono stati proiettati in tutti i continenti, tranne l’Antartide.
Ho ricevuto premi dai festival di New York, Delhi, Calcutta, Parigi, Osaka, Valencia, Oxford, Roma e altri. Ho ottenuto il premio per il miglior documentario europeo nel 1998 a Berlino, il Prix Europa, i premi nazionali ai festival di Varna e Plovdiv, il premio annuale in ambito cinematografico della città di Sofia nel 2023. Ho lavorato con troupe in Austria, Romania, Israele, Armenia, Macedonia del Nord, Canada e Francia. Al momento sto sviluppando un progetto in coproduzione con Italia e Albania.
NB: Sono nato a Sofia, ho 47 anni, più della metà dei quali trascorsi a realizzare film come regista, scenografo e montatore. Il collega Stoev ha completato il suo primo film importante nell’anno in cui sono nato ed è uno dei più celebri e rispettati registi bulgari, con oltre 50 film alle spalle.
JS: Con il collega Boshnakov forse c’è una differenza a livello d’età, ma siamo sulla stessa lunghezza d’onda.
Che influenza ha avuto e/o ha il cinema italiano sulle vostre opere?
KB: Non posso immaginarmi il mondo senza i film italiani che hanno contribuito a fare di me quello che sono. Fondamentali per la mia crescita sono stati i film di Michelangelo Antonioni, tutti. Dei registi contemporanei amo Matteo Garrone, Gabriele Mainetti e Alice Rohrwacher.
JS: Mi piacciono tutti i bei film italiani, e sono molti. Quelli che personalmente hanno lasciato di più il segno sono Amarcord di Fellini e Ballando ballando di Ettore Scola, che senza parole raccontano un’intera epoca. Il film preferito della mia infanzia è Guardie e ladri di Mario Monicelli e Steno, e ancora non riesco a decidere da che parte sto, se con le guardie o con i ladri.
NB: Già da studente universitario di cinematografia insieme a due compagni di corso trascorrevamo tutto il nostro tempo libero al cinema d’essai. Guardavamo due-tre film al giorno ed eravamo talmente assidui che ci facevano entrare senza biglietto, tranne quando c’erano così pochi spettatori da doverci far comprare due-tre biglietti affinché ci fosse la proiezione. Lì mi sono innamorato del cinema italiano e se oggi dovessi fare la top 100 delle mie pellicole preferite almeno la metà sarebbero italiane.
Non posso non nominare il grande quartetto Fellini-Antonioni-Visconti-Pasolini, amo alla follia Ettore Scola e Mario Monicelli. Rispetto Bertolucci e amo tantissimo i film di Sergio Leone. Non riesco a fare a meno delle commedie di Pietro Germi. Aggiungendo alla lista anche Ermanno Olmi, i fratelli Taviani e Sergio Corbucci capite da soli che mi viene difficile scegliere soltanto 50 titoli.
A cosa state lavorando al momento e quale legame con l’Italia ha il vostro progetto?
KB: Con Alfredo Fiorillo de L’age d’or di Roma, Dionis Papadhimitri di Papadhimitri Film Production e Trivium Films di Sofia stiamo realizzando un progetto basato sul romanzo della scrittrice bulgara René Karabash She who remains. Il romanzo è già stato tradotto in oltre dieci lingue. Quest’anno verrà pubblicato in Italia [Colei che resta, Bottega Errante Edizioni, ndr]. Le riprese sono iniziate nell’autunno 2024 e continueranno questa primavera. Gireremo in Albania, Bulgaria e Italia. Il direttore della fotografia è Massimo Foletti (Bellas mariposas, Respiri).
È la storia di una giovane ragazza innamorata che vive in un mondo in cui Dio non esiste, l’amore è una condanna, e le regole della società sono legge per tutti. Noi proveremo a raccontare cosa accade a questa ragazza che decide di opporsi ai canoni e dovrà sopravvivere alla totale distruzione della propria famiglia.
NB: Insieme a Jacky Stoev lavoriamo al montaggio del film Aurora, una coproduzione bulgaro-italiana che spero finiremo entro la fine dell’anno. La storia è ambientata all’inizio degli anni Cinquanta del secolo scorso, quando un giovane collaboratore di Paese Sera arriva in Bulgaria per riferire sulle celebrazioni della Rivoluzione d’Ottobre, confrontandosi con l’amore ma anche con il lato sgradevole del comunismo. Il personaggio è interpretato da Brenno Placido, che è un attore incredibile e ha dato vita a una figura molto forte e appassionata. Una piccola ma consistente parte è interpretata dal leggendario Franco Nero, al quale siamo molto grati.
JS: Mi ha fatto molto piacere quando Krasimir Ivanov [casting director e supervisor della sezione italiana, ndr] ci ha proposto Brenno Placido per la parte principale, perché il suo viso era perfetto per il personaggio. Ma ero un po’ preoccupato, perché i figli dei grandi attori non sempre se la cavano altrettanto bene. Lui però ha superato ogni mia aspettativa, e probabilmente anche quelle del padre. Spero che Michele non si arrabbi, dopotutto è suo figlio.
Avete già avuto la possibilità di girare in Italia oppure state pianificando riprese da noi? Quali sono le vostre impressioni del lavoro congiunto con i colleghi italiani?
BS: In parte ho già risposto a questa domanda. Con il direttore della fotografia Massimo Foletti ci capiamo benissimo, i coproduttori Alfredo Fiorillo e Dionis Papadhimitri mi fanno sentire sicuro del risultato finale. Tutta la troupe alla videocamera è italiana. In Italia verrà eseguita la postproduzione del film. In She who remains sono impegnati principalmente attori albanesi. Le riprese a Sofia hanno messo in mostra le loro doti. Sono coinvolte anche alcune attrici bulgare, tra cui la star del teatro e cinema nazionale Snezhina Petrova e la giovane Deniza Pavlova, che ha appena terminato l’Accademia di arti drammatiche a Sofia.
NB: Le riprese a Roma si sono svolte a dicembre dello scorso anno. Sono impressionato dalla professionalità e dall’entusiasmo dei colleghi italiani. Mi ha fatto un’ottima impressione l’attore Giulio Neglia, che nel film è stato dietro la videocamera in qualità di primo assistente, così come di tutto il cast tecnico. A quanto ho capito sta preparando il suo debutto alla regia e gli faccio i miei auguri.
Ci ha aiutato molto anche il regista Mauro John Capece, che è sempre stato presente ovunque ci fosse bisogno. È stato un vero piacere conoscere Pietro de Silva, attore incredibile, che avevo già visto al cinema d’essai ne E la nave va di Fellini. Ovviamente di tutto ciò dobbiamo ringraziare Krasimir Ivanov, parte della produzione e insostituibile sostegno in ogni situazione, anche per il nostro produttore italiano Giuseppe Lepore.
JS: Con un produttore come Giuseppe la troupe non ha motivo di preoccuparsi, perché le persone brave e corrette ne attirano sempre a sé di altrettante tali. E senza l’aiuto di Krasi Ivanov sarebbe stata molto difficile sfangarla.
I vostri colleghi sono stati in Bulgaria? Quali sono state le loro impressioni, secondo voi?
KB: Penso che Sofia gli sia piaciuta. Noi di Trivium Films ci siamo impegnati durante le riprese a farli sentire come a casa loro. Per una settimana bulgari, italiani e albanesi hanno lavorato in assoluta armonia.
NB: Arianna de Luca, che si occupava del suono sul campo in Italia, ha partecipato alla coproduzione in Bulgaria ed è stata a girare da noi. Le sue impressioni erano molto positive, sia della gente che della banitsa bulgara.
C’è interesse reciproco per altri lavori tra l’industria cinematografica bulgara e italiana? Si stanno rafforzando i legami tra di voi?
KB: L’Europa è la nostra casa comune. Non sorprende il fatto che ci aiutiamo a vicenda. Sono convinto che questo è un processo duraturo e i legami tra le cinematografie nazionali diventeranno sempre più forti.
NB: Spero che si rafforzino. Essendo popoli meridionali siamo molto simili a livello di temperamento e a quanto pare funzioniamo bene e lavoriamo con piacere insieme. Anche i nostri problemi e le nostre gioie sono simili, perciò è logico conoscerci sempre meglio e aiutarci.
Che film bulgaro consigliereste al pubblico italiano?
KB: La cinematografia bulgara sta ancora cercando il suo posto sulla mappa del cinema. Negli anni abbiamo avuto film di livello europeo che suscitano interesse in tutti i cinefili. La cosa bella è che al momento nel cinema bulgaro lavorano registi di ogni generazione. E danno il meglio di loro stessi. Questo rende l’immagine del cinema bulgaro contemporaneo ricca e variegata. La rete globale fa sì che possano essere visti da ogni parte del mondo.
NB: Consiglierei, se possono essere reperiti in Italia, i film di Rangel Valchanov, Lyudmil Kirkov, e anche i primi film del mio collega Jacky Stoev. E invitiamo tutti gli interessati a fine settembre di quest’anno a Roma, dove nell’ambito del Festival del cinema bulgaro gli spettatori italiani potranno godersi il nostro film precedente, My Uncle Lyuben.
JS: Alle proiezioni a Sofia abbiamo proposto agli spettatori che se il film non gli fosse piaciuto avremmo ridato loro i soldi, ma nessuno ce li ha chiesti, anzi volevano darcene per il prossimo film.
Tutte le foto contenute nell’articolo sono state gentilmente concesse dai registi Kostadin Bonev, Nikola Boshnakov e Jacky Stoev.
Traduttrice e interprete. S'interessa di letteratura, storia e cultura est-europea, in particolar modo bulgara. Ha vissuto e studiato in Russia (Arcangelo), Croazia (Zagabria) e soprattutto Bulgaria, dove si è laureata presso l'Università di Sofia “San Clemente di Ocrida”. Tra le collaborazioni passate e presenti East Journal, Est/ranei, le riviste bulgare Literaturen Vestnik e Toest, e l'Istituto Italiano di Cultura di Sofia. Nel 2023 è stata finalista del premio Peroto per la migliore traduzione dal bulgaro in lingua straniera e nel 2024 vincitrice del premio Polski Kot. Collabora con varie case editrici e viaggia a est con Kukushka tours.