Una mascotte si aggira per l’Europa.
Potremmo dire più o meno così parafrasando un famoso adagio molto più in voga negli scorsi due secoli rispetto a oggi. Il pupazzo di cui stiamo parlando – e che ha destato grande clamore nelle ultime settimane – si chiama Karli, ed è ispirato alla figura di Karl Marx. Indossa la maglia con il numero 99 dei Niners, occhi azzurri, la lunga barba: proprio come la famosa statua che si trova sulla via principale di quella che nel 2025 sarà la capitale europea della cultura insieme a Nova Gorica e Gorizia, ovvero Chemnitz, un tempo Karl-Marx-Stadt.
Il 1° gennaio 1990 la città sassone tornò all’antico nome Chemnitz. Dal 1952, il governo della Repubblica Democratica Tedesca con un decreto l’aveva rinominata Karl-Marx-Stadt, in onore di uno dei più grandi teorici del comunismo. Aveva anche posto la grande statua, raffigurante la testa barbuta dell’intellettuale sull’allora Karl-Marx-Allee, oggi Brückenstraße.
Una città in continua mutazione
La storia di Chemnitz, che deve il suo nome al fiume che l’attraversa, che a sua volta richiama il nome in lingua soraba, Kamenica, “ruscello di pietra”, è una storia di distruzioni e ricostruzioni, reali e figurate, soprattutto per quanto riguarda gli ultimi ottanta anni di storia. Alla fine della Seconda guerra mondiale. Dal cielo caddero tonnellate e tonnellate di bombe. In città si producevano i motori per alcune tipologie di carro armati tedeschi e questo ne segnò il destino. Fra il 13 febbraio e il 5 marzo 1945 il centro fu raso al suolo, senza salvare praticamente niente.
La ricostruzione iniziò quando ormai la città faceva parte della Germania Est, quindi i precetti che animavano la mano degli architetti furono molto diversi da quelli fino ad allora utilizzati. La priorità divenne quella di dare un tetto agli abitanti della città, con un grande sforzo abitativo: per questo alcuni edifici storici che si erano salvati dalle bombe vennero comunque abbattuti per lasciare spazio a bloc di condomini.
Con la caduta del socialismo e la riunificazione Chemnitz cambiò nuovamente volto e il suo centro storico venne rivisitato, anche grazie al contributo di famosi architetti. Quest’ultima, nuova e forse definitiva mutazione della città è tuttora in corso e non ha ancora completato la sua rivisitazione del centro sassone.
La testa di Karl Marx
La testa di Karl Marx di Chemnitz (o Karl-Marx-Stadt, visto che se ne parla) fu inaugurata nel 1971 ed è ad oggi il più grande busto dopo quello di Lenin di Ulan-Udé, città della Russia orientale. È alta sette metri e dieci (con un piedistallo di quattro metri e mezzo) ed è stata costruita su progetto dell’artista sovietico Lev Kerbel’. Dietro la statua si trova attualmente il palazzo cittadino dedicato ai tributi e alla riscossione delle imposte, sul cui muro campeggia la frase: “proletari di tutto il mondo, unitevi”, riportata in tedesco, inglese, russo e francese.
La genesi di questa statua è abbastanza insolita. Fra i dieci bozzetti pensati da Kerbel’ solo uno non prevedeva la figura intera del pensatore tedesco, ma con una statua eretta, il passante si sarebbe trovato di fronte all’altezza del proprio sguardo i piedi di Marx. Fu così pensato che utilizzando solo la testa si sarebbe ottenuto un risultato di maggiore vicinanza.
Una volta approvato il progetto rimaneva il punto di dove realizzare l’opera in bronzo. L’idea iniziale fu quella di utilizzare una fonderia di Leningrado dove la scultura sarebbe stata realizzata, poi smontata in quasi cento parti e risaldata a Karl-Marx-Stadt. Tuttavia questa scelta fu presto abbandonata in quanto si temeva potessero venire perse alcune parti oppure che la saldatura non tenesse abbastanza. L’ultima decisione fu di fonderla in Germania orientale. La base fu rivestita di granito proveniente dalla Repubblica socialista sovietica ucraina.
L’opera venne inaugurata il 9 ottobre 1971 alla presenza di 250mila persone, fra le quali spiccavano per notorietà l’allora Segretario generale del Comitato centrale del Partito Socialista Unificato di Germania (SED) Eric Honecker e Jean Longuet, pronipote di Karl Marx.
Dopo la riunificazione
Come è facile immaginarsi, con la riunificazione delle due Germanie, si avviò un periodo di grandi dibattiti su cosa fare dell’eredità socialista. Vennero cambiati nomi a città e strade e si discusse anche della rimozione o della distruzione della statua. Tuttavia, fin dall’inizio molti altri centri si dichiararono disponibili a prendersi il busto, nel caso in cui a Chemnitz non fosse più gradito.
Sembra che ormai la città abbia fatto pace con il proprio passato e non abbia intenzione di liberarsi della testa di Karl Marx. A dimostrazione di ciò, fra il 2011 e il 2012, l’amministrazione ha stanziato circa 100mila euro per la ristrutturazione dell’opera, al fine di contrastare le infiltrazioni d’acqua e dall’umidità.
Capitale europea della cultura 2025
Insieme a Nova Gorica-Gorizia, anche Chemnitz quest’anno sarà capitale europea della cultura.
“C the unseen” sarà il motto della città sassone, che in questo modo mira a rafforzare il ruolo della società civile attraverso progetti culturali di tipo partecipativo e a creare una rete di “costruttori della democrazia europea”. Chissà che ne avrebbe pensato Karl Marx.