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Bandiere della DDR in un mercatino (Frank Vincentz/Wikimedia Commons)
Una questione importante. Soprattutto a livello simbolico. Con l’occupazione della Germania, la sua divisione in quattro zone (e poi in due) e la conseguente decisione di creare due Stati, i vertici delle due nuove entità statali si ritrovano a scegliere una bandiera che li rappresenti. E trovare la bandiera della DDR, la Repubblica Democratica Tedesca, non fu affatto facile.
Nel marzo 1948, in occasione del secondo Volkskongress, l’assemblea voluta dalla SED, il Partito Socialista Unificato di Germania, per provare a dare un governo unico a tutta la Germania si discute di dare una nuova Costituzione al paese ma anche della questione della bandiera.
Le proposte sul tavolo sono tre: una bandiera rossa, una nera-bianca e rossa e una nera, rossa e oro. La prima viene scartata subito. Già nel 1918, ai tempi della Novemberrevolution, quella culminata con la fine della rivolta spartachista, il vessillo era stato rigettato dalle forze borghesi.
In teoria la scelta più ovvia sembrava quella della bandiera nera, rossa e oro. C’è un però: l’Unione Sovietica. Gli alleati di ferro della DDR, quelli che di fatto la occupavano, dicono: è il vessillo della Repubblica di Weimar, dei tempi della disoccupazione e della povertà. Per l’Urss non è adatta al nuovo Stato socialista.
Quella che rimane è la bandiera nera-bianca e rossa, i colori utilizzati durante l’Impero tedesco. Ai sovietici piace perché era stata usata dal Nationalkommittee Freies Deutschland, formato durante la Seconda guerra mondiale nell’Urss dai soldati prigionieri dell’Armata Rossa.
Due bandiere uguali
La questione del simbolo della DDR rimane sospesa per qualche mese. A riportarla all’ordine del giorno nel marzo 1949 Friedrich Ebert junior, il figlio di quel Friedrich Ebert che come primo ministro della neonata Repubblica di Weimar aveva soffocato nel sangue la Novemberrevolution.
È lui a proporre la bandiera nera rosso e oro per lo Stato che sta per nascere. La sua idea viene approvata il 30 marzo e la DDR il 7 ottobre, quando viene proclamata, può mostrare la bandiera. Che però è la stessa della Repubblica Federale. Stessi colori e nessun segno a distinguerle.
La bandiera della Germania Est tra il 1949 e il 1959 (Wikimedia/SKopp/Madden et al.)
La bandiera della DDR: Spalterflagge
Avere due vessilli uguali, anche se la DDR non nasconde nei suoi primi anni delle velleità di riunificazione, non è possibile. I vertici della Repubblica Democratica ci metteranno dieci anni esatti a trovare un modo per differenziarle. Lo fa con lo Staatswappen, l’emblema dello Stato che viene elaborato nella prima parte degli Anni Cinquanta. Inizialmente è un martello e una spiga a cui poi vengono aggiunti un cerchio e un compasso per rappresentare l’unione delle forze dello “Stato degli Operai e dei Contadini”.
Nel settembre 1955 viene approvato e il 1° ottobre 1959 viene inserito ufficialmente all’interno della bandiera della DDR. La decisione del governo della Repubblica Democratica scatena un terremoto politico anche nella Germania Ovest. Quella bandiera diventa la Spalterflagge, la bandiera della divisione o Sowjetzoneflagge, la bandiera della zona sovietica. Esporla nella Repubblica Federale è considerato una violazione della Costituzione e un disturbo dell’ordine pubblico, con la polizia che ha il compito di intervenire per vietare la sua esposizione. E normalmente anche il suo uso all’estero suscita le proteste della Repubblica Federale.
Il caso della bandiera olimpica tedesca
L’uso della nuova bandiera diventa un problema, oltre che diplomatico, anche sportivo. Dal 1956 fino al 1968 infatti la Germania gareggia alle Olimpiadi con una selezione unica. Dato che la Repubblica Democratica si rifiuta di gareggiare sotto la bandiera della Repubblica Federale e quest’ultima non vuole modificare la sua bandiera si arriva a una soluzione di compromesso. Viene usato un vessillo con il tricolore tedesco e la bandiera a cinque cerchi.
Nel 1989 con la caduta del Muro, nel gruppo di lavoro incaricato della nuova costituzione della DDR si parla anche della bandiera. Secondo le intenzioni sarebbe dovuto essere il tricolore con il motto Schwerter zu Pflugscharen, una citazione della Bibbia, diventata un motto delle proteste del 1989. Una proposta che la Riunificazione farà però cadere nel vuoto.
Classe 1984, nato a Sesto San Giovanni quando era ancora la Stalingrado d’Italia. Germanocentrico, ama la Spagna, il Sudamerica e la Mitteleuropa. Collabora con Avvenire e coordina la rivista Cafè Rimet. È autore dei volumi “C’era una volta l’Est. Storie di calcio dalla Germania orientale”, “Rivoluzionari in campo” e coautore di “Non solo Puskas” e “Quattro a tre”.