Ampiamente utilizzato nell’arte greca sin dal VI secolo a.C., il sole di Verghina divenne oggetto di contesa politica solo in epoca recente, con l’allora Repubblica di Macedonia e la Repubblica Ellenica a contendersene il legittimo utilizzo.
Chissà se Manolis Andronikos, l’archeologo che nel 1977 scoprì uno scrigno dorato decorato con una stella a sedici raggi nei pressi del sito archeologico di Verghina, nella Macedonia greca, avrebbe mai immaginato che il suo rinvenimento sarebbe divenuto il frutto avvelenato tra due delle entità statali che oggi sorgono entro i confini del fu Regno di Macedonia di ellenica memoria: l’odierna Repubblica della Macedonia del Nord e la Repubblica Ellenica.
La scoperta, di portata storica, in breve tempo fece il giro del mondo. Il professore greco era convinto di avere tra le mani lo scrigno contenente le ceneri di Filippo II di Macedonia, padre di Alessandro Magno, anche se diverse autorevoli voci ritengono invece che appartenesse a Filippo III.
Similmente vi è discordanza anche sul significato stesso di tale simbolo: le teorie più accreditate lo riconducono alla dinastia degli Argeadi, antica casa regnante del Regno di Macedonia. La sua larga diffusione rende tuttavia plausibile la tesi secondo la quale si trattasse di un generico simbolo decorativo: eccone spiegato l’ampio utilizzo nell’arte greca di allora.
Ad ogni modo l’emblema, che già godeva di una discreta notorietà, da allora acquisì inusitata popolarità in tutta la Grecia e iniziò ad essere utilizzato, su sfondo blu, come simbolo della regione greca di Macedonia. Per tutti gli anni Ottanta nel sole di Verghina si identificarono più di tutti i greci provenienti dalla regione settentrionale della Repubblica Ellenica, che potevano vantare un monopolio quasi esclusivo nel suo utilizzo.
Presto però comparve sulla scena politica una nuova entità statale a reclamare l’eredità di quella sensazionale scoperta: la Repubblica di Macedonia.
Il sole di Verghina come bandiera nazionale
Se la Repubblica macedone è una delle componenti della Jugoslavia di allora ad uscire relativamente indenne dallo smembramento della federazione di appartenenza, essa rappresenta anche uno degli stati che maggiormente risentirono della mancanza di una delimitazione nazionale ben definita. Prima dell’avvento della Repubblica socialista federale di Jugoslavia il termine “Macedonia” non era mai apparso sulle carte geografiche europee, né il macedone era mai stato insegnato in quanto lingua a sé stante dotata di una propria dignità accademica.
La solidità di questi raggiungimenti vacilla pericolosamente nel momento in cui l’ideologia che per prima sorresse la comparsa della Macedonia nello scenario internazionale viene messa in soffitta: la fine del socialismo comporta la messa in discussione dello stato-nazione macedone in quanto tale.
Circondata da nazioni ben più antiche, dotate di un senso di identità nazionale affermato e soprattutto con mire espansionistiche più o meno celate nei confronti di porzioni di territorio macedone, l’élite skopiese intraprende un tortuoso processo di nation-building post-jugoslavo che la porterà ai ferri corti con numerosi dei suoi ingombranti vicini, ivi compresi i greci.
È in questo contesto che Todor Petrov, già presidente del Congresso mondiale macedone, propone il sole di Kutleš, alias sole di Verghina, come simbolo per la bandiera nazionale macedone, su sfondo rosso anziché blu.
Non si tratta del primo cambio di bandiera per il medesimo territorio: già nel 1946 la stella gialla su sfondo rosso della Repubblica socialista di Macedonia si era spostata dal centro all’angolo in alto a sinistra del vessillo, su modello della Repubblica popolare cinese e della stessa Unione Sovietica. Curiosamente, si trattava dell’unica bandiera tra le repubbliche della Federazione jugoslava a non riportare il blu, il bianco e il rosso dei colori panslavi al suo interno.
Bandiere a confronto: la bandiera della regione greca di Macedonia a sinistra, la bandiera della Repubblica di Macedonia tra il 1992 e il 1995 a destra
Nel 1992 la proposta di Petrov viene accolta e il sole di Verghina su sfondo rosso diviene la nuova bandiera macedone. La decisione apre una diatriba bilaterale pressoché immediata con la Grecia, che coinvolge anche il nome stesso del paese balcanico. Per gli ellenici i macedoni si stavano infatti appropriando di un simbolo culturale greco e non avevano alcun diritto a chiamare il loro paese Macedonia, esistendo già un’omonima regione della Grecia e rivendicando implicitamente, con tale denominazione, porzioni di territorio controllate da Atene e la paternità dell’intero bagaglio culturale ellenico.
Ricadute internazionali
Ne scaturì un contenzioso diplomatico pluridecennale che prese il via con un embargo economico nei confronti di Skopje a partire dagli inizi del 1994, particolarmente gravoso per il piccolo stato macedone senza sbocco sul mare. Poco dopo Atene presentò all’Organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale una richiesta di utilizzo esclusivo del sole di Verghina, impedendo contestualmente che la bandiera macedone venisse esposta presso la sede delle Nazioni Unite di New York.
In seguito al raggiungimento di un accordo preliminare sulla bandiera e sul nome, nel 1995 l’embargo venne rimosso e si aprì una lunghissima fase di difficili negoziazioni politiche, che videro pochi avanzamenti e innumerevoli periodi di stallo.
Per porre più pressione sulla controparte, Atene fece impropriamente ricorso al suo diritto di veto all’apertura dei negoziati di adesione della Repubblica di Macedonia all’Ue, causando uno stallo quasi ventennale delle trattative. La situazione venne infine risolta nel 2018 con l’accordo di Prespa dagli allora ministri degli esteri Nikola Dimitrov e Nikos Kotzias. Il trattato sancì, tra le altre cose, il nuovo nome della repubblica balcanica – Macedonia del Nord anziché Macedonia – e la rimozione della vecchia bandiera e del sole di Verghina dalle istituzioni pubbliche macedoni.
L’attuale bandiera, ideata da Miroslav Grčev, restò così l’unica versione ammessa: per tutto il periodo che intercorre tra la sua adozione nel 1995 e il 2018, infatti, essa venne regolarmente affiancata dalla bandiera con il sole di Verghina. Contrariamente a quanto possa sembrare a primo acchito, la nuova bandiera non rappresenta una versione stilizzata del sole di Kutleš: i sei raggi simmetrici che si dipanano radiosi dal centro giallo su sfondo cremisi richiamano infatti il “sole della libertà” dell’inno nazionale macedone.
Nonostante il divieto, numerose municipalità continuano comunque ad esporre la stella di Verghina a livello locale, mentre alcune – come Makedonska Kamenica – contengono il sole di Kutleš direttamente all’interno della bandiera municipale.
Al di fuori dei contesti istituzionali il simbolo è stato ampiamente appropriato da partiti politici nazionalisti come Vmro-dpmne, che ne rivendica il diritto all’utilizzo e invoca a gran voce una revisione generale dell’accordo di Prespa con la Grecia.
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