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Il Mar Caspio su Zoom Earth (Meridiano 13/Claudia Bettiol)
Situato al confine tra Europa e Asia, il Mar Caspio – anticamente da alcuni chiamato anche Mare Blu – si trova a circa 26 metri sotto il livello del mare e, con il suo punto più profondo che raggiunge i 1.025 metri nella parte meridionale che costeggia l’Iran, è lo specchio d’acqua interno più grande della Terra.
O, almeno, lo è per il momento. Oggi il Mar Caspio è in pericolo, minacciato dall’emergenza climatica che stiamo vivendo negli ultimi anni e che sembra volerlo portare a condividere le stesse sorti del famigerato Lago d’Aral.
I cambiamenti nel livello di questo lago/mare, da secoli fluttuanti, sono sempre più allarmanti non solo per le attività economiche, ma anche per quelle relative alla biodiversità del territorio.
Mar Caspio: perché si chiama così?
Forse in pochi sanno che, nel corso della sua storia millenaria, il Mar Caspio è sempre stato chiamato con i nomi più diversi. Le varie denominazioni, che parrebbero non essere inferiori alla sessantina, sono tutte per lo più legate ai popoli, alle regioni e alle città che circondano queste terre o che le hanno visitate; riflettono, infatti, le influenze storiche di persiani, arabi, turchi, russi e altre culture.
Porta molti nomi a seconda degli abitanti della costa…
[Plinio il Vecchio, I secolo d.C.]
Il più comune oggi, che conosciamo ed è ampiamente utilizzato anche ufficialmente, deriva dall’antico popolo dei Caspi, probabilmente una popolazione caucasica pre-indoeuropea che viveva nei pressi delle coste sud-occidentali, ovvero le zone odierne dell’Iran settentrionale e dell’Azerbaigian meridionale. Gli storici greci e romani, tra cui Erodoto e Strabone, chiamavano infatti questo territorio “Caspia” e il mare dei loro abitanti “Caspium Mare”.
Tuttavia, nel corso del tempo, i diversi popoli hanno scelto nomi differenti per indicare questo specchio d’acqua. Ecco i più curiosi e significativi (una lista non esaustiva è consultabile qui e qui, entrambe solo in lingua russa).
Mare di Abacco (Abako more) – nome utilizzato dal famoso viaggiatore veneziano Marco Polo.
Mare di Astrachan’ (Astrachanskoe more) – dalla città portuale russa omonima, regione da cui si forma il delta del fiume Volga.
Mare di Chazaria (Chazarskoe more o Bahr al-Khazar) – prende il nome dall’Impero dei chazari, che ha dominato la regione nel primo periodo medievale.
Mare di Derbent (Derbentskoe more) – in riferimento alla città di Derbent, nell’odierno Daghestan, in Russia, che ne lambisce le coste.
Mare di Gilan (Gilanskoe more) – altro riferimento persiano, legato alla provincia iraniana di Gilan.
Mare di Ircania (Girkanskoe more) – dall’antica regione omonima dell’attuale Iran, usato anche da Erodoto ed Ecateo di Mileto, Aristotele, Strabone, Eratostene, Quinto Curzio Rufo e altri autori arabi.
Mare di Mazandaran (Mazandaranskoe more) – nome persiano che si riferisce alla provincia di Mazandaran in Iran.
Grande Mare Orientale / Grande Mare dell’Alba / Mare dell’Alba – secondo alcune fonti, la più antica menzione del Mar Caspio si trova in un’iscrizione del re assiro Adadnerari III (IX-VIII secolo a.C.) che lo definisce proprio così.
Dilemmi irrisolti: la forma ibrida del Mar Caspio
Secondo alcuni dati raccolti di recente dal Dipartimento di ricerca idrometeorologica del Mar Caspio Kazgidromet, il livello delle acque del Mar Caspio sta subendo un calo importante dal 2006, equivalente alla perdita di ben 2 metri. Questa diminuzione, dovuta a diversi fattori ambientali, tra cui l’attuale crisi climatica globale, è diventata oggetto di una tendenza che si trascina dal 1995, anno in cui si è registrato il livello più basso in assoluto. Un nuovo record, tuttavia, potrebbe registrarsi a breve.
“Nel Mar Caspio dovrebbe essere condotta una ricerca scientifica a tutto campo, in cooperazione fra tutti i paesi costieri coinvolti, al fine di preservarlo”, ha affermato Adilbek Kozybakov, presidente del consiglio ambientale dell’associazione ECOJER nella regione del Mangistau, in Kazakhstan. Il declino, infatti, del livello del Mar Caspio porterà inevitabilmente a un aumento della salinità dell’acqua e al rilascio di gas tossici, che andranno a minacciare l’ecosistema marino.
Nemmeno, però, quando la questione è stata sollevata alla COP29 di dicembre 2024, si è arrivati a un accordo e a un programma comune per salvarlo.
Il Mar Caspio a nord di Baku (Meridiano 13/Aleksej Tilman)
Ricco di risorse naturali, il Mar Caspio è un bacino idrico conteso dai cinque paesi che lo circondano – Kazakhstan, Russia, Azerbaigian, Iran e Turkmenistan – tant’è che il suo status giuridico speciale è stato definito solo di recente, con un accordo del 2018.
Il suo dilemma esistenziale, che si protrae da anni e anni, ruota perlopiù proprio intorno a quella domanda apparentemente banale che ne identifica la conformazione: il Caspio è un mare o un lago?
Tecnicamente la risposta è la seconda: un lago. Si tratta, infatti, del più grande specchio d’acqua chiuso del nostro pianeta, che non confluisce in nessun oceano o mare aperto. Tuttavia, poiché contiene acqua salata ed è vasto come un mare, è tradizionalmente indicato come tale.
Il dilemma, poi, diventa di altra natura se lo si osserva da punto di vista legale e scientifico, perché la classificazione come lago o mare ha implicazioni molto significative. Se fosse un lago, i cinque paesi costieri circostanti se lo dividerebbero in parti uguali. Se fosse un mare, invece, la divisione seguirebbe il diritto marittimo internazionale, assegnando a ciascun paese le acque territoriali in base al calcolo della “linea meridiana” tra la costa e l’acqua.
Proprio per questo la sua classificazione rimane ancora oggetto di un dibattito di natura geopolitica ufficialmente irrisolta.
Dallo storione al petrolio, fino agli attacchi missilistici: il Mar Caspio è una “casa” ibrida
Conosciuto finora per la produzione dello storione – il caviale di Astrachan’ è sempre stato tra i più pregiati e gettonati al mondo con le sue prelibate varianti gialle, rosse e nere – il Mar Caspio è diventato col tempo sinonimo di piattaforme petrolifere, che troneggiano ancora oggi davanti alle città costiere di Baku, in Azerbaigian, e Aktau, in Kazakhstan, rubando il posto e il primato alla Russia.
Piattaforme petrolifere a Baku, Azerbaigian (Wikimedia)
Accanto al petrolio, anche il gas. Il cosiddetto corridoio meridionale del gas, che passa attraverso l’Azerbaigian, è diventato infatti un’alternativa al gas russo per l’Europa.
Dal febbraio 2022, inoltre, si parla spesso e volentieri di Mar Caspio in riferimento all’invasione russa dell’Ucraina. Lo specchio d’acqua, infatti, lungo la costa russa, sta svolgendo un ruolo strategico per il suo utilizzo come piattaforma di lancio per attacchi missilistici e per il suo ruolo nelle dinamiche energetiche e geopolitiche.
La Russia utilizza la sua flotta del Caspio per lanciare missili da crociera Kalibr contro obiettivi (militari ma anche civili) in Ucraina. Questi missili di precisione a lungo raggio consentono alla Russia di colpire in profondità l’Ucraina senza mettere in pericolo diretto i suoi aerei o le sue navi. La flotta del Mar Caspio, con base ad Astrachan’, ha quindi un ruolo fondamentale nelle operazioni militari russe dall’inizio del conflitto su larga scala.
Inoltre, lo specchio d’acqua rappresenta una risorsa militare ed economica per la Russia perché consente a Mosca di aggirare le sanzioni e influenzare i mercati energetici regionali. Tuttavia, i paesi confinanti stanno cercando di ridurre sempre di più la propria dipendenza dalla Russia e, se non di allinearsi maggiormente con l’Occidente, perlomeno di rimanere cauti.
Le infelici sorti del Mar Caspio
Le previsioni degli scienziati sulla situazione catastrofica del Mar Caspio sembrano venir confermate ogni giorno che passa: il “mare chiuso” potrebbe perdere porzioni significative della sua costa entro la fine del secolo, principalmente a causa dell’aumento di evaporazione e temperature che provocano una riduzione dell’afflusso del fiume Volga nel Mar Caspio.
In alcuni punti, la costa si è già ritirata di 100 chilometri a causa del calo del livello delle acque. Secondo alcune immagini satellitari, il nord-est del Mar Caspio è già stato prosciugato di oltre 5mila chilometri quadrati tra il 2005 e il 2018, formando nuovi isolotti e una nuova costa, mentre per il periodo dal 2008 al 2023 mostra ampie aree di zone poco profonde vicino alla città di Atyrau, in Kazakhstan, sul delta del fiume Ural (Žajyq in kazako), che è la parte più vulnerabile.
Tutto ciò porta, di conseguenza, anche a una riduzione della popolazione ittica, a una diminuzione delle tratte di navigazione, a una riduzione dei canali e persino a un cambiamento del paesaggio naturale, in particolare nel nord della zona, quella che bagna principalmente le coste russe. Inoltre, l’aumento o l’abbassamento delle acque porta a periodi di inondazioni o siccità delle aree costiere in cui si trovano insediamenti umani, terreni agricoli e imprese industriali: delle ripercussioni ecologiche ed economiche da non sottovalutare.
Altre problematiche riguardano poi la perdita della biodiversità. Se la pesca eccessiva, soprattutto dello storione, minaccia l’industria del caviale e altera l’equilibrio ecologico, dall’altro la foca del Caspio (pusa caspica), una specie endemica, è in pericolo critico a causa della perdita del suo habitat e dell’inquinamento.
L’estrazione del petrolio e l’inquinamento industriale dei cinque paesi che circondano il Mar Caspio hanno infatti portato alla contaminazione delle sue acque. Rifiuti industriali non trattati, acque reflue e deflussi agricoli continuano a danneggiare gli ecosistemi marini e non solo.
Traduttrice e redattrice, la sua passione per l’est è nata ad Astrachan’, alle foci del Volga, grazie all’anno di scambio con Intercultura. Gli studi di slavistica all’Università di Udine e di Tartu l’hanno poi spinta ad approfondire le realtà oltrecortina, in particolare quella russa e quella ucraina. Vive a Kyiv dal 2017, collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso, MicroMega e Valigia Blu. Nel 2022 ha tradotto dall’ucraino il reportage “Mosaico Ucraina” di Olesja Jaremčuk, edito da Bottega Errante.