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“Studi l’ucraino? E a cosa ti serve visto che lì parlano russo?”. “L’ucraino? Ma non era un dialetto del russo?“. Queste sono solo un paio delle numerose domande che mi sono sentita ripetere di continuo per anni, da quando abito in Ucraina. Trovare una risposta breve e concisa che soddisfi i miei interlocutori, senza intavolare discussioni linguistiche infinite e aprire porte che è meglio lasciare chiuse per il quieto vivere (sulla cancel culture, in particolare), sembra più complicato che mai.
Ma mettiamo i puntini sulle “i” perché russo e ucraino non sono la stessa cosa. E, per essere precisi, proprio in ucraino esiste la lettera “i” (e con i due puntini!), mentre in russo no.
La questione linguistica in Ucraina attira, oggi più che mai, numerose e accese polemiche che ne alterano la sua natura prima e sfociano in discussioni politiche e geopolitiche volte ad alimentare grandi incomprensioni e a spaccare le opinioni della società – sia ucraina che internazionale. Non si tratta più, infatti, di puri confronti linguistici o di familiari prese in giro fra amici quando qualcuno mescola parlate diverse o utilizza una collocazione bizzarra, ma di reali dibattiti infiniti che hanno preso una piega molto amara negli ultimi anni.
Capace di scaldare gli animi di molti ucraini (e non solo) fin dai primi anni Duemila, la diatriba linguistica si è diffusa a macchia d’olio nella società ucraina in seguito agli eventi di Maidan del 2014, scatenando in particolare una de-russificazione linguistica a tappeto nel paese, la redazione di una nuova legge sulla lingua ucraina (pilastro fondamentale della campagna elettorale dell’ex presidente Petro Porošenko) e, infine, diventando lo strumento numero uno nel conflitto armato con la Russia, che ha raggiunto dimensioni impensabili lo scorso 24 febbraio.
In Ucraina, l’uso delle lingue, e in particolare della lingua ufficiale – l’ucraino – è stato per lungo tempo una questione molto delicata, spesso tema principale delle diverse campagne elettorali e simbolo di appartenenza alla nazione ucraina, nonostante il paese sia tutt’altro che monolingue per natura. Inevitabilmente, la lingua continua a essere oggetto di dibattito – e talvolta di tensioni – all’interno della composita società ucraina, che spesso e volentieri dimentica quanto sia incredibile vivere in una terra così linguisticamente e culturalmente ricca.
Chi parla l’ucraino?
L’Ucraina è un paese multietnico e, in quanto tale, plurilinguistico. Secondo l’ultimo censimento della popolazione ucraina (vedi mappa qui sotto), che è datato 2001, la comunità ucraina costituisce il 77,8% della popolazione (in giallo).
Gli altri gruppi etnici più numerosi sono:
i russi – 17,3% (in rosso magenta)
i bielorussi – 0,6% (in blu chiaro)
i moldavi – 0,5% (in giallo scuro)
i tatari di Crimea – 0,5% (in verde scuro)
i bulgari – 0,4% (in verde oliva)
gli ungheresi – 0,3% (in viola)
i rumeni – 0,3% (in arancione)
i polacchi – 0,3% (in rosso scuro)
gli ebrei – 0,2% (in azzurro)
gli armeni – 0,2% (in fucsia)
i greci – 0,2% (in rosso bordeaux)
i gagauzi – 0,1% (in turchese)
L’ucraino è oggi parlato da circa 32 milioni di persone; la maggior parte si trova evidentemente in Ucraina, ma numerose sono le comunità linguistiche oltre confine, come in Kazakhstan (890.000 locutori), Moldova (600.000) e Polonia (150.000). Ricordiamo, inoltre, che l’ucraino è una delle tre lingue ufficiali, assieme a russo e moldavo, della Transnistria (sì, quel fazzoletto di terra indipendente solo de facto), la cui percentuale di parlanti apparentemente oscilla tra l’1 e il 30%.
Nell’aprile 2019, la Verchovna Rada – il parlamento ucraino – ha approvato una legge che rende l’ucraino la lingua obbligatoria per i lavoratori del settore pubblico. L’adozione di questa legge, di fatto, impone ai cittadini la conoscenza di questa lingua (“Obbligo di conoscere la lingua di Stato”, sezione III) e obbliga i dipendenti pubblici, i militari, i medici e gli insegnanti a comunicare in ucraino. La legge prevede alcune eccezioni per le lingue minoritarie, quali l’inglese e altre lingue dell’Unione Europea; la lingua russa, però, non rientra in questa categoria.
Nel gennaio 2022 è stata introdotta una nuova disposizione di legge che impone agli organi di stampa registrati in Ucraina di pubblicare in ucraino. Tutti i produttori, così come gli artisti e i commercianti si impegnano a fornire ai consumatori informazioni sui loro beni, opere o servizi nella lingua nazionale: le informazioni sui cartellini dei prezzi, le istruzioni di montaggio, le specifiche tecniche di un prodotto, l’etichettatura, i biglietti, i menu, i libri – tutto deve essere fornito in ucraino. Questo non vieta le pubblicazioni in altre lingue, ma richiede che tutti i contenuti siano pubblicati (anche) nella lingua di Stato. Allo stesso tempo, le informazioni nella lingua nazionale su beni e servizi possono essere duplicate in altre lingue. In questo caso, il volume di informazioni in ucraino non può essere inferiore al volume obbligatorio stabilito dalla legge sulla protezione dei diritti dei consumatori. Anche in questo caso, sono state previste eccezioni per l’inglese e le altre lingue ufficiali dell’Unione Europea, ma non per il russo.
Nel paese, l’uso delle lingue è regolato, oltre che dalla Costituzione, dalla legge sulle minoranze nazionali del 1992, firmata dal primo presidente dell’Ucraina indipendente Leonid Kravčuk. Questa legge contiene tuttavia solo disposizioni generali sui diritti linguistici delle persone appartenenti a minoranze nazionali, che non offrono garanzie adeguate per la tutela dei diritti delle minoranze. Detto questo, l’articolo 6 e l’articolo 8 offrono uno spaccato importante: lo Stato garantisce a tutte le minoranze nazionali il diritto all’autonomia nazional-culturale (l’apprendimento della lingua madre, l’uso dei simboli nazionali, la celebrazione di festività e tradizioni, l’esercizio delle confessioni, il patrimonio in materia di letteratura e arti) e l’organizzazione di qualsiasi altra attività che non sia in contrasto con la legge. Inoltre, nei luoghi pubblici dove la maggioranza della popolazione è costituita da una minoranza nazionale, è permesso l’uso della lingua madre accanto alla lingua di Stato ucraina.
La Commissione di Venezia, ovvero l’organo consultivo del Consiglio d’Europa che si occupa di diritto costituzionale, ha pubblicato nel 2019 un rapporto relativo alla legge sulla lingua ucraina che rileva la necessità per il paese “di adottare misure per promuovere l’uso dell’ucraino come lingua di Stato”. Considerata la particolare posizione della lingua russa in Ucraina (che è la lingua più usata tra tutte le lingue regionali o minoritarie dell’Ucraina) e dell’oppressione subita in passato dalla lingua ucraina nelle varie fasi di russificazione del paese, la Commissione di Venezia comprende appieno la necessità che il legislatore ucraino adotti nuove misure per promuovere l’uso dell’ucraino come lingua di Stato e rafforzarne il ruolo nella società. Tuttavia, pur riconoscendo la piena legittimità di tale obiettivo, tutto ciò deve essere coordinato in armonia con le garanzie di protezione dei diritti linguistici delle minoranze (minoranza russa inclusa), che non possono essere indebitamente ridotti.
Russo e ucraino: stesse origini, storie diverse
Nonostante sia uno stato indipendente dal 1991, l’Ucraina rimane, per moltissimi italiani e occidentali, un paese di influenza russa o, meglio ancora, sovietica. Quindi, automaticamente, si parla russo. E l’ucraino allora? Non è uguale al russo?
Ben distanti dal poter essere assimilate con leggerezza (come, ahimè, spesso avviene) quali sorelle gemelle, questi due idiomi sono ben distinguibili tra loro, seppure appartenenti allo stesso ceppo delle lingue slavi orientali (insieme al bielorusso e al ruteno, per esempio). Il passato sovietico ha certo spinto l’acceleratore sull’assimilazione e la russificazione delle lingue delle ex repubbliche sovietiche, ucraino compreso, e della divulgazione del russkij mir puntando proprio sulla strumentalizzazione della lingua.
Considerata una delle lingue più melodiche d’Europa, l’ucraino ha ottenuto lo status di lingua ufficiale solamente nel 1917, con la nascita della Repubblica socialista sovietica ucraina. Nonostante nel corso dei secoli abbia sofferto della mancanza di un ruolo ufficiale, subendo notoriamente una russificazione massiccia fino al crollo dell’Unione sovietica, l’ucraino è riuscito a sopravvivere grazie alla volontà del suo popolo e all’immenso repertorio folcloristico che lo caratterizza. Oggi – esclusi particolari fenomeni come il suržyk – si conservano intatti i tratti distintivi della lingua ucraina.
Il popolo gode della sua bellezza armonica nelle poesie degli ottocenteschi Taras Ševčenko e Lesja Ukrajinka e nelle opere dell’austroungarico Ivan Franko, che hanno valorizzato la loro lingua natale, proclamandola degna di tale nome. Taras Ševčenko è il sommo poeta nazionale (l’equivalente di Aleksandr Puškin in Russia), che ha contribuito alla formazione della lingua ucraina moderna e promosso l’idea di un’Ucraina indipendente, imbevendo la cultura del suo paese del suo spirito patriottico. Oggi la lingua ucraina vive grazie a numerosi artisti, scrittori, poeti, musicisti – da Serhij Žadan a Jurij Andruchovič, dai Kalush Orchestra (vincitori di Eurovision 2022) ai Dakha Brakha, solo per citare i più famosi.
L’ucraino e la ricca famiglia allargata
Conosciuta come “piccola lingua russa” (malorusskij jazyk) sotto l’Impero russo, e spesso identificata (erroneamente) come un dialetto del russo, l’ucraino condivide con il vicino sostanzialmente l’impianto della grammatica di base. La struttura della declinazione dell’ucraino tuttavia prevede un caso in più rispetto al russo: il vocativo, forma usata per rivolgersi a qualcuno. Sostantivi, aggettivi e pronomi vengono flessi, oltre che per i sette casi, anche per genere (maschile, femminile e neutro) e numero (singolare e plurale).
L’ucraino, proprio come il russo, fa uso di tre categorie di tempo verbali (passato, presente e futuro) e dell’indimenticabile categoria dell’aspetto (imperfettivo e perfettivo), un altro incubo per chi si diletta nell’apprendimento di qualsiasi lingua slava.
Tuttavia, nonostante i numerosi elementi in comune, a livello lessicale la lingua ucraina, paradossalmente, risulta avere molte più similitudini con bielorusso e polacco. Secondo una ricerca condotta da alcuni linguisti ucraini, la lingua più vicina all’ucraino sul piano lessicale è il bielorusso (84% del vocabolario totale), seguita dal polacco (70%), dal serbo (68%) e, infine, dal russo (62%).
Ecco alcuni esempi lampanti:
Italiano
Ucraino
Bielorusso
Polacco
Russo
Grazie
Djakuju
Dzjakuj
Dziękuję
Spasibo
Bene
Dobre
Dobra
Dobre
Chorošo
Rosso
Červonyj
Čyrvony
Czerwony
Krasnyj
Paese
Kraiina
Kraina
Kraj
Strana
Colazione
Snidanok
Snjadanak
Sniadianie
Zavtrak
Non mancano, inoltre, i falsi amici. La parola ucraina гарбуз/harbuz, ad esempio, è foneticamente identica al lemma russo арбуз/arbuz, la sola differenza è che esprimono due cose diverse: il termine ucraino si riferisce alla zucca, mentre quello russo all’anguria!
In ucraino anguria si dice кавун/kavun
Foneticamente parlando, gli studenti di russo lo sanno bene: non tutte le parole vengono scritte esattamente come si pronunciano. La prima difficoltà che accomuna i principianti è l’uso della vocale «о», spesso e volentieri scambiata per una «а» a causa della pronuncia atona di alcune parole: ad esempio, le «о» non accentate di Tolstój/Толстой o della parola молокó/moloko (latte) essendo atone suonano come una «a», mentre quelle dove cade l’accento, rimangono «о». Problema che non si pone in ucraino, dove le regole di pronuncia sono molte più semplici e intuibili.
Altro dilemma di chi studia una o entrambe queste lingue è l’uso degli accenti, che apparentemente seguono la regola del “vado dove capita”. Inutile tentare di crearsi delle regole, l’unica soluzione è memorizzare l’accento per ogni diversa parola (e declinazione corrispondente) e ricordarsi bene che un accento può addirittura cambiare il significato di un lemma. Alcuni esempi validi per entrambe le lingue: muká (farina) / múka (tortura), zámok (castello) / zamók (lucchetto), pláču (io piango) /plačú (io pago).
Trova le differenze!
Partiamo dalla distinzione più evidente in termini pratici: il sistema di scrittura. Le lingue della famiglia slava orientale utilizzano l’alfabeto cirillico, che tuttavia, ognuna ha adattato alle proprie esigenze fonetiche. Per quanto riguarda l’ucraino ci ha pensato il cosiddetto padre della lingua ucraina Ivan Kotljarevs’kyj, scrittore e commediografo originario di Poltava.
Nell’alfabeto cirillico ucraino sono assenti, ad esempio, quattro lettere rispetto a quello russo:
Ы – l’incubo di moltissimi parlanti italiani per la sua difficoltà di pronuncia. A questo segno grafico corrisponde infatti una vocale gutturale centrale, non presente in italiano né in molte altre lingue indoeuropee; è a metà tra una I e una U. Si pronuncia alzando la lingua verso la sezione centrale del palato e leggermente spingendola indietro. Il suo equivalente ucraino si potrebbe identificare nella lettera “и”.
Ъ – conosciuto come tvërdyj znak (letteralmente “segno duro”, da non confondere con il fratello, il “segno debole” – ь) non ha alcun valore fonetico, ma è un semplice artefatto ortografico rimasto dall’antico slavo. Ha la funzione di separare dei morfemi.
Ё – chiamata “jo”, è sempre accentata e corrisponde al suono di una “o” debole.
Э – chiamata E oborotnoe (“E capovolta”) non è molto diffusa, eccetto per le varianti del pronome eto (questo), e viene utilizzata soprattutto nei vocaboli di origine straniera.
Se queste lettere sono assenti nell’alfabeto ucraino, in quest’ultimo ne compaiono tuttavia altre:
Є – chiamata “je ucraina” può venir confusa con la “E capovolta”, ma la sua pronuncia è diversa: corrisponde infatti alla pronuncia della “e” russa.
I – presente anche nel bielorusso, è l’equivalente della “и” [i] russa.
Ї – denota il suono vocalico [ji], ovvero la combinazione dei suoni [й + і]. Due esempi di uso comune sono Київ/Kyiv e Україна/Ucraina.
Ґ – questa “G capovolta” viene spesso confusa con la Г russa, con cui ne condivide il suono di “g” dura. In realtà, sia nell’ucraino che nel bielorusso, la г (non capovolta) ha un suono aspirato, simile alla “h” inglese.
’ – l’apostrofo, assente nel russo, viene utilizzato per separare la pronuncia.
Traduttrice e redattrice, la sua passione per l’est è nata ad Astrachan’, alle foci del Volga, grazie all’anno di scambio con Intercultura. Gli studi di slavistica all’Università di Udine e di Tartu l’hanno poi spinta ad approfondire le realtà oltrecortina, in particolare quella russa e quella ucraina. Vive a Kyiv dal 2017, collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso, MicroMega e Valigia Blu. Nel 2022 ha tradotto dall’ucraino il reportage “Mosaico Ucraino” di Olesja Jaremčuk, edito da Bottega Errante.