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La lingua abcasa (denominazione autonoma: Aàpswa) fa parte della famiglia linguistica caucasica nord-occidentale, un gruppo autoctono di lingue che comprende quattro rami: abcaso, abaza, circasso e ubykh (oggi estinto). Gli abcasi sono strettamente imparentati etnicamente e linguisticamente con gli abazi (o abazini) e, prima della Rivoluzione bolscevica, erano considerati un unico popolo.
La lingua abcasa è suddivisa in tre dialetti strettamente correlati: abzhywa (il dialetto centrale) parlato nel bacino del fiume Kodor; bzyb che è il dialetto settentrionale, presente nel bacino del fiume Bzyb; e samurzakan, il dialetto meridionale parlato nella zona del fiume Inguri, che mostra l’influenza della lingua mingrela (kartvelica). Un altro dialetto, il sadz, era parlato in passato nella parte occidentale dell’odierna Abcasia, ma sopravvive oggi solo come variante della diaspora in Turchia.
Come molte altre lingue caucasiche autoctone, l’abcaso è caratterizzato dalla presenza di cluster consonantici insoliti e si distingue come una delle lingue con l’inventario di vocali più ridotto al mondo: infatti, in questa lingua si trovano solo due vocali distintive, una vocale aperta /a/ e una vocale media /ə/, che però hanno molti allofoni in relazione alla loro vicinanza a specifici suoni consonantici.
Inoltre, anche l’inventario consonantico è impressionante, ma per il motivo opposto: compaiono fino a 67 consonanti nel dialetto bzyp. Per questo motivo, è considerata una delle lingue più difficili da imparare al mondo.
I primi documenti
La prima attestazione di questa lingua si trova in un breve elenco di frasi e parole incluse nella famosa opera Seyahatnâme del viaggiatore ottomano Evliya Çelebi, egli stesso di origine abcasa (da parte di madre), risalente al XVII secolo. Nella sezione dedicata all’esplorazione di questa regione caucasica, Çelebi cita infatti “lisān-i ՙacīb u garīb-i Abāza”, cioè “la strana e peculiare lingua degli abaza”.
Un altro interessante libro di viaggio in cui si menziona la lingua abcasa risale alla seconda metà del XIX secolo ed è quello scritto dalla viaggiatrice belga Carla Serena, che visitò i territori dell’odierna Abcasia fra il 1876 e il 1881. Lo stereotipo dell’abcaso come “lingua selvaggia” emerge nel suo Excursion au Samourzakan et en Abkasie, pubblicato nel 1882 a Parigi. Serena condivide i suoi punti di vista e le sue impressioni su questa lingua, commentando come essa non possegga una forma scritta, non sia intelligibile alle altre popolazioni abitanti nelle aree circostanti e appaia come “un insieme di suoni gutturali o fischianti”.
I primi studi e tentativi seri di scrittura di questa lingua da parte di studiosi risalgono alla metà del XIX secolo, ed ebbero come risultato la creazione di una serie di testi rilevanti per l’analisi linguistica dell’abcaso.
Ad esempio, nel 1887 fu pubblicata a Tbilisi la prima grammatica abcasa, scritta dal linguista e caucasiologo russo Baron Peter von Uslar. Tra le altre opere rilevanti di eminenti linguisti, in questo caso di epoca sovietica, vi è il dizionario abcaso-russo (Abchazsko-russkij slovar’) di Nikolaj Marr, apparso a Leningrado nel 1926.
Il contatto con altre lingue
La popolazione del territorio corrispondente all’odierna Abcasia è stata storicamente esposta a una varietà di influenze linguistiche e culturali, poiché le sue terre rappresentavano il punto d’incontro di molte antiche vie commerciali. Per questo motivo, il multilinguismo è stato un tratto distintivo delle pratiche linguistiche quotidiane della popolazione locale.
Per secoli, l’abcaso è stato in contatto con il mingrelio, una lingua cartvelica (ovvero caucasica meridionale): di conseguenza, troviamo molti prestiti da questa lingua, comprese parole georgiane entrate attraverso il mingrelio. Anche i contatti più antichi con altre popolazioni autoctone che abitavano la zona, come i circassi e gli alani (antichi osseti), e quelli più tardivi con i turchi ottomani hanno lasciato un impatto sul vocabolario.
I prestiti russi sono i più recenti e il russo rappresenta ancora la lingua di partenza per la creazione della terminologia moderna, sebbene si possa osservare una nuova tendenza alla de-russificazione dopo la dichiarazione di indipendenza del 1993.
Gli abcasi, insieme ai parlanti delle altre lingue del Caucaso nord-occidentale, abitavano in modo compatto l’area del Caucaso nord-occidentale fino al 1864, anno in cui l’Impero russo conquistò l’area e inaugurò una serie di omicidi e massacri di massa (noti come “Genocidio circasso”), costringendo la maggior parte della popolazione a lasciare la propria terra per stabilirsi nei territori dell’Impero ottomano (principalmente Balcani, Anatolia e Medio Oriente). Questa tragedia ebbe gravi conseguenze anche a livello linguistico, dal momento che la maggior parte dei parlanti abcasi fu dispersa nell’ampia diaspora in diverse aree dell’Impero Ottomano e successivamente esposta a nuovi contesti socioculturali che implicavano anche lingue dominanti diverse.
Nei territori di origine, fino al genocidio circasso la religione dominante era l’Islam sunnita, ma dopo l’espulsione di massa della maggioranza musulmana, fu l’ex minoranza ortodossa orientale a divenire la componente maggioritaria.
Nel 1868, nonostante la recente pubblicazione di un primo abbecedario abcaso, le autorità russe dichiararono che l’abcaso era una lingua non propriamente sviluppata, priva di un sistema di scrittura o di letteratura, motivo per imporre il russo come lingua di istruzione, in quello che era chiaramente un tentativo di russificazione di questa popolazione autoctona del Caucaso. Inoltre, nel settembre del 1898 fu emesso un decreto che imponeva alle parrocchie abcase di utilizzare l’antico slavo ecclesiastico nella liturgia, da cui scaturì la reazione di alcuni rappresentanti locali, che cercavano di difendere sia la lingua abcasa che quella georgiana dalle minacce di assimilazione.
Il XX secolo portò altri problemi alla lingua dal punto di vista politico, poiché, dopo la creazione dell’Unione Sovietica nel 1917, vennero adottate una serie di politiche contrastanti che ebbero un impatto negativo sulle lingue minoritarie del paese. Infatti, nel periodo tra il 1936 e il 1953, attraverso una serie di politiche repressive, l’abcaso fu pesantemente “georgianizzato” (anche attraverso il tentativo di imporre un sistema di scrittura basato su quello georgiano) ed il suo uso vietato in ambito scolastico e nelle istituzioni ufficiali.
Sebbene le politiche discriminatorie siano state revocate dopo la morte del leader sovietico Stalin nel 1953, queste misure hanno esercitato degli effetti di lunga durata per l’abcaso, che si ripercuotono sul suo status ancora oggi. In particolare, il suo prestigio è diminuito da un punto di vista culturale e la produzione letteraria che ha avuto luogo in seguito (Aleksej Gogua è stato il più eminente scrittore abcaso dell’epoca) è stata in grado di mantenere viva la lingua, ma non è stata sufficiente a permetterle di svilupparsi ulteriormente in un sistema di comunicazione effettivamente funzionale.
L’abcaso oggi: una lingua in pericolo
L’abcaso è rimasto una lingua piccola e vulnerabile fino al crollo dell’Unione Sovietica; dopo la dichiarazione di indipendenza dalla Georgia e la guerra abcaso-georgiana e del 1992-93, l’Abcasia ha cercato di introdurre misure specifiche volte a preservare e sostenere la lingua in tutti i settori della vita pubblica e privata, soprattutto da quando l’abcaso è stato ufficialmente incluso nella lista delle lingue in pericolo dell’Unesco nel 2004.
Un esempio che va in questa direzione è stata la creazione di una Fondazione per lo sviluppo della lingua abcasa subito dopo la guerra, seguita dalla legge sulla lingua di Stato della Repubblica di Abcasia, approvata nel 2007, che ha tentato di elevare lo status della lingua abcaso (penalizzando però le altre lingue parlate nel paese, in particolare il georgiano), con l’obiettivo finale di rendere l’abcaso la lingua di comunicazione ufficiale entro il 2015.
Tuttavia, la lingua è attualmente parlata solo da una minoranza di persone nel paese secessionista (circa 100 mila parlanti su un totale di 243 mila abitanti) e sembra essere particolarmente minacciata dal russo, che rimane la lingua dominante nella maggior parte degli ambiti culturali ed economici, oltre che nei media. Oltre all’abcaso e al russo, le altre lingue parlate nel paese sono l’armeno, il georgiano, il mingrelio, il greco e lo svan.
Per quanto riguarda l’istruzione, l’abcaso è la principale lingua di insegnamento solo nei primi quattro anni della scuola primaria, a cui poi si sostituisce il russo nelle fasi successive. Di conseguenza, al momento del diploma, sono pochissime le persone con una competenza tale in questa lingua per poterla utilizzare in contesti più vasti o sul posto di lavoro, anche perché in città l’abcaso è raramente parlato al di fuori della sfera privata.
Il governo ha cercato di invertire questa tendenza offrendo corsi di lingua gratuiti nella capitale Sukhumi, ma il numero di persone che hanno partecipato a questa iniziativa è stato estremamente basso e finora i risultati di questa campagna sono stati piuttosto irrilevanti.
Per altri approfondimenti su questi temi, segui la nostra rubrica Linguaggi
Antropologa e ricercatrice di origine italo-messicana-levantina. Attualmente ricercatrice post-doc presso il dipartimento di Sociologia dell'Università di Ljubljana. I suoi temi di ricerca, che si ripercuotono anche sulla sua scrittura non accademica, riguardano la diaspora, i confini, la diversità culturale e le minoranze etnolinguistiche, con una predilezione particolare per l’area balcanica. Quando messa nelle giuste condizioni, parla più o meno fluentemente una dozzina di lingue e ne legge almeno altre cinque (romeno, russo, portoghese, un po’ di romanì e mandarino), grazie al suo bagaglio genealogico multiculturale e ai numerosissimi soggiorni di ricerca e studio all’estero finanziati da diversi enti nazionali ed internazionali.