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Il “Fantasma di Belgrado”, una storia di ribellione insolita

Sono i primi giorni di settembre del 1979, un mese come tutti gli altri nella Belgrado dell’epoca. A fine agosto, si tiene una parata per salutare il Maresciallo Tito perché sta per partire alla volta dell’Avana, Cuba, in occasione del sesto congresso del Movimento dei Paesi Non Allineati di cui la Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia è membro fondatore. Durante l’assenza del capo di stato, a Belgrado accade qualcosa di molto strano per l’epoca: la sera del primo settembre, si presenta per le vie della capitale un’auto che non è molto comune vedere sulle strade jugoslave. Anzi, è quasi del tutto impossibile vedere una macchina del genere in quella parte del mondo. Infatti, porta una targa estera, più precisamente tedesca. Si tratta di una Porsche 911 S Targa: è bianca con il tettuccio nero e viene segnalata alla polizia perché sfreccia a velocità altissime per le strade belgradesi.

Inizia così la storia del Fantasma di Belgrado, in serbo Beogradski fantom, immortalata nell’omonimo film del 2009 del regista serbo Jovan Todorović.

Il debutto sulla scena cinematografica

Todorović è ancora uno studente di regia quando sente nominare per la prima volta la leggenda del Fantasma di Belgrado, questo “pilota” che su una Porsche bianca si faceva inseguire dalla polizia senza farsi mai prendere. Decide quindi di usare questo tema per farci la propria tesi di laurea, un lungometraggio: “A mio parere è una storia fenomenale, verosimile, piena di azione, da Hollywood, che risponde perfettamente al mio profilo da regista e che racconta un’epoca fantastica. Ho pensato, perché non riviverla? È per questo che ho deciso di farci un film”, spiega il regista in un articolo del 2009 su Politika.

Quando Tito non c’è, il Fantasma balla

Il lungometraggio è un docufilm: una parte del girato è composta da interviste, l’altra da ricostruzioni di fatti romanzati, ma realmente accaduti. È una co-produzione trinazionale supportata dal ministero della Cultura serbo e ungherese, con l’appoggio del Nacionalen Filmov Centăr bulgaro. Il film inizia con una sequenza tratta dagli archivi di stato jugoslavi che ritraggono la parata tenutasi a Belgrado in occasione della partenza del Maresciallo Tito per l’Avana, a dimostrazione del grande culto della personalità verso il presidente.

“Il 1979 è stato l’ultimo anno di Tito al potere”, spiega Ivan Kovačević, professore ordinario di etnologia e antropologia della Facoltà di Filosofia dell’Università di Belgrado. “Era l’epoca di un culto estremo della personalità nei confronti di Tito, il quale regolava in tutto e per tutto la vita politica del paese”. Subito dopo si passa al furto della famigerata Porsche, con il Fantasma che inizia a sfrecciare per le strade di Belgrado. L’auto appartiene a un certo Ivko Plećević: è un ex tennista, dieci volte campione di Jugoslavia che ha rappresentato il paese varie volte alla Coppa Davis. Era tornato a Belgrado per qualche giorno, ma viveva in Germania dove era allenatore e dove si era comprato la Porsche 911 S Targa che gli è stata rubata.

Plevćević si reca immediatamente alla polizia per denunciare il furto: “All’epoca i furti d’auto erano rari, è per questo che sono andato subito dalla polizia. Ero al corrente però del fatto che la mia auto era comunque qua a Belgrado, perché iniziavano a circolare le prime voci sulle esibizioni di questo ‘Fantasma‘ alla guida della mia Porsche”, spiega il tennista nel film.

Una Porsche 911 S Targa, simile a quella usata dal Fantasma (foto pxhere.com)

Entra in scena Fangio

La polizia di Belgrado, nelle sere successive, non riesce a tenere testa al Fantasma visto che la milicija non ha i mezzi per inseguire la Porsche. Difficile inseguire una supercar dell’epoca con delle auto come la cosiddetta Keca, nome popolare della Zastava Skala in dotazione alle forze dell’ordine. Lo schema che segue il Fantasma è sempre lo stesso: recupera la macchina dalla locazione segreta nel quale l’ha nascosta, imbocca il Bulevar Revolucije (oggi Bulevar Kralja Aleksandra) per arrivare al momento clou dell’esibizione, ovvero sia i giri attorno alla rotonda di Piazza Slavija, che è la più grande della città. Il “pilota” della Porsche sfida apertamente la polizia, senza farsi vedere in faccia, affiancandosi alle auto delle forze dell’ordine per farsi inseguire. Le voci iniziano a correre e il quarto giorno (intorno al 5 settembre) la gente inizia ad accalcarsi ai lati di Piazza Slavija, nell’attesa di vedere il Fantasma passare e compiere delle gesta che mai nessuno si sarebbe immaginato.

Il capo della polizia belgradese Maksić non sa più dove sbattere la testa. La priorità principale è ristabilire l’ordine prima del ritorno di Tito da Cuba. Lo smacco più grande arriva quando il Fantasma inizia ad annunciarsi alla radio il 6 settembre, più precisamente alla stazione radiofonica più ascoltata di tutta Belgrado, ovvero Radio Studio B. Comunica l’orario e le strade che percorrerà quella sera, per fare in modo di trovare le pattuglie della polizia da seminare. Allora Maksić, stufo di farsi prendere in giro, si affida all’ispettore Dušan Živković, soprannominato Fanđo (traslitterazione serba di Juan Manuel Fangio, cinque volte campione del mondo di Formula 1 negli anni Cinquanta). Živković ha in dotazione una Ford Granada, con il quale inizia a prendere parte agli inseguimenti ed è colui che riesce ad avvicinarsi di più al Fantasma, senza però riuscire a prenderlo. In uno degli ultimi inseguimenti, Fanđo va fuori strada per stare dietro alla Porsche e arriva a sparare. Ora l’auto ha un segno di riconoscimento inconfondibile: un foro di proiettile sul lunotto posteriore.

L’ispettore di polizia Dušan Živković – Fanđo (screenshot del film)

Silenzio stampa

Tutta Belgrado ne parla e i testimoni delle imprese del Fantasma sono centinaia, forse anche migliaia. Gli unici a non farne menzione sono i giornali, la stampa controllata dal regime non vuole promuovere certi comportamenti. Spiega Kovačević: “L’unico momento in cui i fatti vengono menzionati sulla stampa è il giorno prima che tutto questo finisse. L’unico giornale a scrivere qualcosa al riguardo è stato il quotidiano Politika”. Marko Janković è un giornalista che all’epoca faceva il disk-jockey per Radio Studio B, dove il Fantasma annunciava in diretta ciò che avrebbe fatto alla sera. “Su Politika uscivano solamente dei trafiletti in cui venivano riportate cose come ‘il Fantasma ha fatto un altro giro in Piazza Slavija’. I giornalisti probabilmente seguivano con grande interesse gli avvenimenti, ma erano i direttori delle testate a non volere che se ne parlasse”.

Finalmente il Fantasma ha una faccia

Il fotografo Ilija Bogdanović è una di quelle persone che, spinte dalla curiosità, si reca in piazza per cercare di capire cosa stesse succedendo durante quelle sere. “Per me era una sfida”, spiega il fotoreporter nel film. Nessuno sapeva che faccia avesse il “pilota” al volante della Porsche e Bogdanović vuole essere il primo a scoprirlo: “La mia idea era di essere il migliore. Sarei stato il primo a fotografarlo”. E ci riesce: “Quando ho visto cosa stesse succedendo ho caricato la macchina con i rullini e in quel momento un mio amico mi avvisa del fatto che stesse arrivando”. Si piazza a bordo strada, poco prima dell’entrata sulla piazza, e scatta l’unica foto in cui si vede chiaramente il volto del Fantasma. Quando il fotografo si reca a sviluppare i negativi nel suo studio, non molto lontano da Slavija, si accorge di essere riuscito nell’impresa; lì, sorge un dubbio morale: “A quel punto è partita una discussione con i miei amici: se avessi dato la foto alla polizia lo avrebbero trovato e gli avrebbero rotto le ossa e me lo sarei portato sulla coscienza. Alla fine ho deciso comunque di farlo; che facciano il loro lavoro, io il mio l’ho fatto”.

Il fotografo Ilija Bogandović (screenshot del film)

La tragica fine del Fantasma

Il Fantasma di Belgrado Vlada Vasiljević, interpretato da Milutin Milošević (screenshot del film)

Manca solamente un giorno al ritorno di Tito da Cuba e la città dev’essere preparata al meglio per accogliere il Maresciallo. Il problema però rimane: il Fantasma si annuncia di nuovo alla radio e ha ancora intenzione di dare spettacolo. A questo punto, le forze dell’ordine si organizzano: le uscite della rotonda vengono chiuse con degli autobus e bagnano l’asfalto con gli idranti in modo da rendere la superficie il più sdrucciolevole possibile e far perdere il controllo al “pilota”. Arriva la Porsche da Bulevar Revolucije e inizia lo spettacolo, ma il piano della polizia riesce, con il Fantasma che perde il controllo e si schianta contro uno degli autobus parcheggiati. È finita. Sono riusciti finalmente a fermarlo. In realtà non è così: il Fantasma è leggermente ferito, ma non abbastanza per rimanere in macchina; scende dall’auto, si confonde con la folla e svanisce nel nulla. Però, la milicija tramite una rete di informatori riesce finalmente a dare un’identità al fuggitivo. Si tratta di tale Vlada Vasiljević, conosciuto nei circoli della microcriminalità belgradese come Vasa Ključ (Vasa Chiave) o Vasa Opel, soprannome dato per la sua predilezione verso le auto tedesche. Lo vanno ad arrestare a casa dei suoi genitori e viene condannato a due anni di carcere. Lo rilasciano nel 1982 e solamente dieci giorni dopo essere ritornato in libertà muore a seguito delle ferite riportate in un incidente stradale. Aveva 32 anni.

Per dare fede al suo soprannome, il regista Jovan Todorović sceglie di non far parlare il personaggio di Vasa, interpretato da Milutin Milošević. Negli archivi della polizia Vlada Vasiljević non esiste più, non c’è nessun documento che attesti la sua incarcerazione e il suo rilascio. Probabilmente è stato tutto distrutto, come per cancellare una pagina di storia della città di Belgrado che non aveva posto in quel “paradiso socialista” chiamato Jugoslavia.

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Tobias Colangelo
Tobias Colangelo

Laureato in Scienze della Comunicazione, si occupa principalmente di calcio e basket specificatamente nell'area balcanica, avendo vissuto in Serbia nel periodo tra agosto 2014 e luglio 2015. Ha collaborato da giugno 2020 a dicembre 2021 con la redazione sportiva di East Journal. É co-autore del podcast "Conference Call" e autore della rubrica "CoffeeSportStories" sul podcast "GameCoffee". Da agosto 2022, collabora con la redazione sportiva della testata giornalistica "Il Monferrato".