Come potrai immaginare, questo progetto ha dei costi, quindi puoi sostenerci economicamente con un bonifico alle coordinate che trovi qui di seguito. Ti garantiamo che i tuoi soldi verranno spesi solo per la crescita del progetto, per i costi tecnici e per la realizzazione di approfondimenti sempre più interessanti:
IBAN IT73P0548412500CC0561000940
Banca Civibank
Intestato a Meridiano 13
Puoi anche destinare il tuo 5x1000 a Meridiano 13 APS, inserendo il nostro codice fiscale nella tua dichiarazione dei redditi: 91102180931.
Quest’anno il cinema ucraino di animazione celebra i suoi 95 anni. O meglio, dovrebbe: con l’invasione russa dell’Ucraina su larga scala del 24 febbraio, l’industria cinematografica ucraina sembra attraversare un periodo particolarmente difficile, dovuto soprattutto alla mancanza di fondi e di comunicazione tra le varie istituzioni che ne gestiscono il patrimonio.
In particolare, la proposta dello scorso agosto dell’Agenzia cinematografica statale ucraina (nota come Deržkino) di “riorganizzare” il più grande archivio cinematografico dell’Ucraina (il Dovženko Center) e di dividerlo in tre istituzioni separate, ha suscitato un dibattito acceso sulla politica culturale in tempo di guerra e attivato una campagna pubblica in difesa del rinomato archivio cinematografico.
Dovženko Center: il più grande archivio cinematografico dell’Ucraina
Nato nel 1994 sul territorio appartenente alla più grande fabbrica di film ucraini durante l’Unione sovietica, il Dovženko Center – intitolato a uno dei più famosi artisti cinematografici del Ventesimo secolo, il regista Oleksandr Dovženko – è una delle istituzioni culturali più dinamiche dell’Ucraina e un punto di riferimento che ha non solo una grande risonanza nazionale, ma anche un’ampia rappresentanza internazionale nell’industria cinematografica.
Il Centro, che si occupa della conservazione, divulgazione, ricerca e distribuzione del patrimonio cinematografico nazionale in Ucraina e all’estero, è composto da un museo del cinema (che contiene una collezione di attrezzature cinematografiche di epoche diverse, oggetti di scena e vari oggetti legati al cinema), un archivio cartaceo (che custodisce manifesti, foto, sceneggiature, storyboard, lettere, documenti burocratici e opere d’arte che sono parte integrante della storia del cinema), una mediateca, una propria casa editrice, una libreria, uno spazio scenico cinematografico, una sala conferenze e un laboratorio di riproduzione cinematografica unico nel paese, che soddisfa gli standard internazionali per le istituzioni che lavorano con il patrimonio cinematografico.
Il cuore del Centro è indubbiamente la sua collezione di film, chiamata Film Fund all’interno dell’istituzione, che conserva film su pellicola, ancora oggi il modo più affidabile per conservare i film in originale. Per questo motivo i film del Centro sono conservati in un magazzino speciale con un microclima adeguato, a cui solo il personale competente ha accesso.
Il suo vasto archivio ospita alcune copie dei primi capolavori sovietico-ucraini, tra cui Arsenale (1929) e La Terra (1930) di Oleksandr Dovženko, e il classico del 1929, L’uomo con la macchina da presa, del regista d’avanguardia Dziga Vertov.
La “riorganizzazione” del Dovženko Center
Lo scorso agosto, l’Agenzia statale cinematografica ucraina (Deržkino) ha emesso un ordine di riorganizzazione del Dovženko Center, che di fatto porterebbe alla liquidazione dell’archivio cinematografico nazionale. Secondo il documento ufficiale, tutti i film della collezione e di proprietà del Dovženko Center verrebbero trasferiti al Centro scientifico di cinematografia dell’Ucraina, un’istituzione statale la cui attività principale è “l’istruzione superiore” e considerata “dormiente” poiché non ha svolto alcuna attività dalla sua fondazione sotto la presidenza di Janukovyč nel 2011, non avendo né il personale, né le competenze adatte, né tanto meno un sito web.
Il trasferimento della collezione dell’archivio cinematografico nazionale, che possiede un’eccellente reputazione nel mondo, a un’istituzione simile è quindi un colpo enorme all’immagine internazionale delle autorità ucraine, soprattutto durante la guerra in corso. Il Dovženko Center è la più grande collezione di arte cinematografica ucraina al mondo, l’unico archivio cinematografico riconosciuto a livello internazionale in Ucraina, che conserva più di 10mila titoli (oltre 60mila unità di archiviazione) di lungometraggi, documentari, film d’animazione ucraini e stranieri, più di 24mila documenti d’archivio sulla storia del cinema ucraino, oltre 400 mostre museali. Inoltre, è l’unico rappresentante ucraino nella Federazione internazionale degli archivi cinematografici (FIAF).
Ma il Deržkino sembra pensarla diversamente e chiama alla riorganizzazione, sottoscrivendo che gli attuali compiti del Dovženko Center verrebbero svolti da tre entità giuridiche: un archivio di ricerca che ospiterebbe i 10mila film nazionali e stranieri dell’istituzione e i materiali d’archivio sulla storia del cinema ucraino; uno studio di animazione, che otterrebbe i diritti d’autore su tutti i film d’animazione in possesso del Centro; e il Dovženko Center stesso, che si concentrerebbe esclusivamente su eventi pubblici.
Senza prendere in considerazione le proposte del Dovženko Center per ulteriori attività e senza sviluppare un piano strategico per il suo sviluppo, la decisione del Deržkino è stata quindi percepita dall’industria cinematografica come un’anticipazione della sua effettiva liquidazione. La direttrice in carica dal 2020 Maryna Kuderčuk (che non ha alcuna esperienza nella gestione dell’industria cinematografica) ha affermato che un audit avrebbe mostrato i risultati insoddisfacenti del lavoro svolto dall’attuale Dovženko Center. Ma l’audit non è mai stato reso noto.
Il ministro della Cultura ucraino Oleksandr Tkačenko ha dichiarato che il Deržkino ha portato avanti i piani di riorganizzazione senza consultare il ministero della Cultura, che si occupa da sempre della conservazione dell’archivio e del Dovženko Center. Anche la commissione parlamentare ucraina per la cultura ha espresso solidarietà, votando all’unanimità a favore di un appello al governo ucraino per annullare l’ordine di riorganizzazione. “Decisioni così importanti dovrebbero essere prese dopo discussioni e consultazioni con l’industria e dovrebbero essere accompagnate da spiegazioni dettagliate fin dall’inizio”, afferma il direttore esecutivo dell’Accademia cinematografica ucraina.
Tuttavia, il Deržkino sembra avere l’ultima parola: “Non credo sia il momento giusto per avviare una campagna in difesa del Dovženko Center quando c’è una guerra nel paese e quando l’obiettivo principale è quello di proteggere l’intero patrimionio. Questo tipo di problemi non si risolvono certo con delle petizioni al presidente”, ribadisce Maryna Kuderčuk.
Il cinema d’animazione
Seppur riorganizzato come studio di animazione a sé stante, che otterrebbe i diritti d’autore su tutti i film d’animazione in possesso del Dovženko Center, il cinema d’animazione sembra attraversare difficoltà simili al Centro, soprattutto in materia di fondi e personale.
La storia del cinema d’animazione ebbe inizio nel 1927, quando l’animatore cinematografico V’jačeslav Levandovs’kyj realizzò il primissimo film d’animazione ucraino La favola del toro di paglia (Kaska pro solom’janoho byčka) alla VUFKU, un’organizzazione cinematografica statale che operò dal 1922 al 1930 a Odessa. Nel corso degli anni, l’animazione ucraina prese il via e, successivamente, fu lo studio KyivNaukFilm della capitale (trasformatosi in UkrAnimaFilm con l’indipendenza nel 1991) a diventarne la dimora. Per molto tempo, il processo di creazione delle opere di animazione rimase sotto il controllo dello stato, ma dal 2010, il loro rapporto si è incrinato: oggi, il repertorio è conservato presso il Dovženko Center, anche se numerosi artisti continuano a creare vari generi di film d’animazione per bambini e adulti in maniera indipendente.
Olena Golubeva, direttore esecutivo di UAnimA e produttrice cinematografica osserva che il settore dell’animazione manca di finanziamenti e l’inizio della guerra ha inferto un altro colpo all’industria del cinema d’animazione, soprattutto a causa della fuga di personale: la maggior parte degli specialisti in grado di disegnare e lavorare nella programmazione è partita per sempre all’estero, in particolare in Polonia.
Secondo il regista di film d’animazione Mykyta Lys’kov – che ha lanciato un flash mob sul canale Telegram Animacija di cortometraggi sulla morte del leader del Cremlino – un altro problema dell’animazione ucraina è la mancanza di un’istruzione di qualità: “Perdiamo persone di talento, vanno a studiare in Europa e non tornano. Molte opere d’animazione di qualità sono create da studenti per pochi soldi. Vorrei che l’istruzione in Ucraina venisse ripristinata, e non solo nelle grandi città”.
Un futuro incerto per la cultura
“Bisognerà parlarne seriamente, ma dopo la vittoria”, si sono ripromessi gli esponenti della cultura ucraina. Ma come ne usciranno da questa guerra le istituzioni ucraine e coloro che vi lavorano? In previsione di questa grande ristrutturazione si sospetta che il ruolo degli esperti, delle comunità e delle autorità, che dovrebbero formare principi e politiche in tutte le sfere della vita ucraina, sarà ridotto al minimo. E non si tratta solo di sviluppatori, che giocano un ruolo fondamentale nel caso del Dovženko Center e dell’industria cinematografica in generale.
Chi e su quali principi decide il futuro del paese nell’ambito della cultura? L’attuale situazione intorno al Dovženko Center e ad altre istituzioni culturali indica che le fondamenta di base, che non sono chiare a molti funzionari che conoscono poco la storia della cultura, dell’arte, del cinema ucraino, dell’architettura, potrebbero essere colmate di cemento (sia fisicamente che simbolicamente).
Traduttrice e redattrice, la sua passione per l’est è nata ad Astrachan’, alle foci del Volga, grazie all’anno di scambio con Intercultura. Gli studi di slavistica all’Università di Udine e di Tartu l’hanno poi spinta ad approfondire le realtà oltrecortina, in particolare quella russa e quella ucraina. Vive a Kyiv dal 2017, collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso, MicroMega e Valigia Blu. Nel 2022 ha tradotto dall’ucraino il reportage “Mosaico Ucraino” di Olesja Jaremčuk, edito da Bottega Errante.