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Dalle urne bulgare (ri)appare lo spettro del partito nazionalista

Domenica 2 aprile si sono tenute nuove elezioni parlamentari in Bulgaria, le quinte nel giro di due anni. Il paese balcanico è infatti preda di uno stallo politico mai visto prima, che vede da un lato la persistenza dei partiti “storici” – GERB del premier uscente Boyko Borisov, i socialisti (BSP) e il partito della minoranza turca (DPS) – e dall’altra l’avvicendamento di formazioni più o meno nuove – come il movimento “C'è un popolo così” (ITN) dello showman Slavi Trifonov e le formazioni progressiste “Continuiamo il cambiamento” (PP) e “Bulgaria Democratica” (DB). L’ultima tornata ha però decretato il successo del partito nazionalista e filorusso Văzraždane (“Rinascimento”) guidato dal controverso Konstadin Konstadinov, che ha ottenuto il 14,16%, preceduto solo da GERB (26,49%) e dalla coalizione PP-DB (24,56%).

Come vanno interpretati questi risultati? Di seguito la traduzione del commento elaborato da Joanna Elmy, scrittrice e giornalista bulgara specializzata in disinformazione e fact-checking, apparso sulla sezione bulgara di Deutsche Welle lo scorso 9 aprile. 

Cosa dimostra il voto nazionalista in Bulgaria

La retorica nazionalista del partito “Rinascimento” non è niente di nuovo in Bulgaria. Può però il partito di Kostadinov ottenere qualcosa di più dei suoi predecessori? Il commento di Joanna Elmy

“Rinascimento” è il grande vincitore delle elezioni – il partito ha superato di circa 100mila voti il risultato dell’ultima tornata: la crescita più alta tra tutte le formazioni. C’è motivo di preoccuparsi?

Dipende. “Rinascimento” non è la malattia, ma semplicemente uno dei sintomi. La nostra preoccupazione dovrebbe piuttosto essere rivolta a una parte significativa dell’elettorato attivo bulgaro, sempre più incline a votare formazioni prive di una strategia politica concreta, le quali, dietro il pretesto di ripristinare l’orgoglio e la prosperità nazionale, normalizzano comportamenti antidemocratici in tutte le loro esternazioni.

La solita vecchia storia

Tornando indietro al “lontano” 2005, ricorderemo la genesi del partito Ataka (“Attacco”). L’anno successivo il suo leader Volen Siderov è al ballottaggio contro Georgi Părvanov con più del doppio dei voti rispetto alle elezioni parlamentari dell’anno precedente. Pavel Šopov, vicepresidente di “Attacco”, annuncia che il partito “farà del referendum vox populi – vox Dei”. Il partito “tutela l’interesse nazionale bulgaro” e, secondo Šopov, l’istituzione presidenziale deve esercitare i propri poteri come “una forte leva per cambiare le relazioni sociali”. Nel 2007 la clip preelettorale del partito viene bloccata dal Comitato elettorale centrale (TsIK), in quanto contiene la dicitura “traditori nazionali” (oggi questo causerebbe probabilmente uno scandalo di “censura” nei confronti di una fraintesa libertà di parola).

Nel 2016 “Attacco” diventa parte della coalizione Obedineni patrioti (“Patrioti Uniti”), entrata in parlamento nel 2017. La coalizione alla fine è andata in frantumi per contraddizioni interne – due formazioni nazionaliste sono già tante, tre anche troppe. Prima però ci ha regalato una serie di performance di Siderov, uscite come “pseudocompatrioti” nei confronti dei bulgari all’estero, dichiarazioni offensive verso le minoranze, scandali negli studi televisivi e incitamento alle tensioni con la Macedonia del Nord.

Il repertorio della formazione “C’è un popolo così” (ITN) e “Rinascimento” a riguardo suona tristemente familiare. I “Patrioti uniti” sono caduti nell’oblio dopo aver portato a termine il loro ruolo di stampella per GERB. Perché però la formula continua a funzionare, e perché – perlomeno così sembra – funziona sempre meglio? 

Vince chi combatte il “sistema”

Alle elezioni c’è stato un altro grande vincitore: la voce “non sostengo nessuno”. La fetta di elettori che “non sostiene nessuno” nell’ultimo anno e mezzo è triplicata. In queste elezioni hanno votato così oltre 109mila persone – più di quelle che hanno sostenuto ITN. 

Le preferenze per “non sostengo nessuno” e quelle per “Rinascimento” hanno in comune il voto di protesta antisistema. Visto così, spiegherebbe anche il riversamento di oltre 30mila votanti dalla formazione centrista e progressista “Continuiamo il cambiamento” (PP) al partito di Kostadinov. Dopotutto solo poco più di un anno fa PP era il partito di protesta antisistema, e prima ancora si era posto allo stesso modo ITN.

Viene fuori che alle elezioni avanza chi si presenta come alternativa al potere. Questo si spiega alla luce degli ultimi dieci anni di governo, che hanno ancorato la Bulgaria in fondo a svariate classifiche. La propaganda antidemocratica è stata lasciata circolare liberamente per anni e anche questo ha preparato il terreno. Adesso pure Kostadinov se ne serve. 

Oggi paghiamo il prezzo della stabilità di Borisov, ma è bene prestare attenzione alla voglia di cambiamento, perché può anche essere canalizzata a fin di bene. Lo scossone attuale può spingerci o verso il passato o verso il futuro. Anche gli exit poll degli ultimi anni riflettono questa tendenza. GERB e BSP hanno un elettorato relativamente solido, più anziano; DPS si aggira sempre attorno alle solite percentuali. I restanti elettori sono divisi per centri abitati e ideologia: la comunità democratica, concentrata nelle città, vota per PP e DB, mentre i capoluoghi regionali e i piccoli insediamenti gravitano intorno a ITN e “Rinascimento”. Ma quanto più il cambio alternativo e tangibile viene ritardato, tanto più la società si radicalizza

elezioni bulgaria partito nazionalista
Risultati delle elezioni del 2 aprile 2023 per regione (Quinnnnnby/Wikipedia Commons)

Nazionalismo dal volto umano

“Rinascimento” è un partito filo-russo, così com’era anche “Ataka”, così come la maggior parte dei partiti nazionalisti in Bulgaria. Kostadinov sostiene la spinta russa per la “neutralità” – in altre parole, che il mondo rimanga in disparte mentre la Russia ne sceglie i pezzi, perché altrimenti verrà distrutto con un’arma nucleare, e questo non è nel suo interesse. Tuttavia, “Rinascimento” vuole “la creazione di un esercito bulgaro regolare d’élite” e “l’addestramento metodico dell’intera popolazione per la prontezza alla mobilitazione e alle attività di difesa”. Contro chi si difenderà la Bulgaria?

Pacifisti nei confronti dell’Ucraina, nel partito di Kostadinov si parla di “terre bulgare di diritto” oltre i confini bulgari e di unificazione con la Macedonia del Nord. Oltre all’armamento e all’irredentismo, “Rinascimento” parla anche di “tolleranza eccessiva”. L’attenzione è efficacemente rivolta alle minoranze bulgare all’estero, mentre al contempo viene implicitamente instillato odio nei confronti delle minoranze in Bulgaria, la cui lotta per un’esistenza egualitaria è presentata come una concessione di privilegi eccessivi. Gli stessi che da “Rinascimento” vogliono per le nostre minoranze all’estero.

Le posizioni estremiste si vestono di linguaggio accettabile, il quale in realtà riflette le aspettative della maggior parte dei bulgari per il proprio paese. Da “Rinascimento” sono bravi nella comunicazione e, per usare un eufemismo, ritardano nella strategia, mentre la loro opposizione democratica è brava nella strategia, che però non è affatto in grado di comunicare. Il diavolo si nasconde proprio in questi dettagli.

Un paese che ha urgente bisogno di ristrutturazione

Il partito “Rinascimento” può servirsi di disinformazione e cospirazioni per raggiungere gli elettori, ma i problemi che indica sono dolorosamente reali. La Bulgaria non pesa abbastanza all’interno delle comunità internazionali di cui fa parte. La Bulgaria è povera. La Bulgaria è divisa tra Oriente e Occidente. La Bulgaria ha problemi di emigrazione. La Bulgaria è priva di adeguati: sistema educativo, istituzioni, assistenza sanitaria, media… La lista è infinita. Il cittadino bulgaro non si sente europeo perché non vive da europeo. Il cittadino bulgaro non fa parte di una comunità europea perché non ha il capitale culturale e finanziario per far parte di una comunità europea. E soprattutto – il cittadino bulgaro non ha idea di come risolvere tutti questi problemi a causa di deficit cronici, tra cui la mancanza di tradizione democratica e educazione civica.

I sondaggi dimostrano che il trio GERB/BSP/DPS si è consolidato attraverso corruzione e mancanza di alternative e da lì in poi la loro strada è tutta in discesa (soprattutto visti i voti comprati e i brogli elettorali). Chi si posizionerà come alternativa e chi posizionerà chi come alternativa è la grande domanda. Se Kostadin Kostadinov supera il potenziale politico di Volen Siderov c’è sicuramente motivo di preoccupazione. Però la cosa più spaventosa è che trent’anni di pseudo-democrazia sono riusciti a riportare una parte dei bulgari nel passato e a convincerli che così risolveranno i loro problemi. Con o senza “Rinascimento” questo problema rimane irrisolto. E un preludio a guai molto più spaventosi del buon vecchio nazionalismo a cui siamo tutti abituati.


Traduzione dal bulgaro di Giorgia Spadoni

Foto di copertina: fermata del tram a Sofia con scritto “Morte a Boyko Borisov” (Giorgia Spadoni/Meridiano 13)

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Redazione
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