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“Ju flet Tirana”. Radio Tirana come “tamburo tribale” della propaganda

di Vito Saracino*

L’evoluzione della radiofonia ed in genere dei media albanesi spesso si incontrano con le vicende del talvolta pressante vicino italiano; vicende delle quali mi sono occupato nel mio ultimo studio monografico dal titolo Ciao Shqipëria! Il secolo dei media nei rapporti culturali italo-albanesi, edito da Besa Muci.

Copertina di Ciao Shqiperia. Il secolo dei media nei rapporti culturali italo-albanesi di Vito Saracino (Besa Muci, 2022).

Il neonato stato albanese viene alla luce nel 1912 contemporaneamente con l’inizio di una massiccia diffusione della radio in Europa. La fondazione di una stazione radio albanese non sarà però un processo repentino e immediato. Anzi, le prime frequenze a sfiorare il territorio schipetaro non saranno quelle “autoctone” ma quelle della neonata Uri (Unione Radiofonica Italiana), poi evolutasi nell’Eiar (Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche) nel 1927. 

Fra le prerogative del nuovo ente, legato a doppio filo all’establishment del regime, c’è l’intento di raddoppiare la distribuzione del proprio messaggio all’estero, soprattutto in Albania, Nord Africa, Grecia e Jugoslavia, tutti popoli che nell’ottica fascista avrebbero dovuto far parte di un’unica realtà mediterranea a guida fascista. Si inaugura una campagna di divulgazione radiofonica costante, affascinando popolazioni che fino ad allora non erano state abituate ed educate alla potenza del mezzo radio e di conseguenza risultavano più propense all’influenza di questo genere di propaganda, nonostante non fossero presenti all’epoca numerosi apparecchi radiofonici.

Il primo tentativo di una stazione radio diretta da cittadini albanesi in lingua schipetara è quello messo a punto da un gruppo di studenti illirici della Scuola Superiore di Commercio di Bari, ma non si ha la certezza documentata che le frequenze di questo esperimento radioamatoriale siano riuscite a raggiungere il pubblico della madrepatria.

L’esperienza di Radio Bari

Ma la radio è la cartina di tornasole della modernità e l’ambizioso leader albanese Ahmed Zog subisce il fascino dei media come anche il quasi coetaneo Galeazzo Ciano, agli inizi degli anni Trenta Sottosegretario alla stampa e alla cultura con la delega alle comunicazioni di massa. Ciano si concentra molto sul settore radiofonico, considerandolo centrale nel progetto propagandistico del regime, e lo stesso Mussolini sceglie di dare maggiore impulso all’organismo guidato dal giovane delfino.

L’avventura zoghista viene sostenuta dagli italiani e dalle frequenze di Radio Bari. L’emittente barese, secondo le intenzioni espansionistiche di Galeazzo Ciano, già nell’agosto del 1933 inizia a trasmettere i primi servizi in lingua albanese, primo passo per assumere una posizione sempre più predominante nel settore con lo scopo di offrire lustro al regime favorendo il rafforzamento dell’immagine del partito in ambito mediterraneo. L’avvento della radio italiana viene formalizzato dal governo albanese con l’autorizzazione ufficiale richiesta all’Eiar, un’operazione studiata dalla propaganda zoghista come una grande vittoria personale del leader.

In questa operazione viene coinvolta anche la Camera di Commercio di Bari che partecipa all’impresa; l’accordo con l’agenzia Stefani, prima agenzia di stampa italiana, prevede la trasmissione del bollettino giornaliero in lingua albanese dalle ore 17:55 alle 18:09 e la messa in onda in diverse occasioni della voce di Benito Mussolini tradotta in lingua schipetara. Per avvicinarsi al desiderio del pubblico d’oltre Adriatico, vengono trasmesse canzoni popolari albanesi che, prima di andare in onda, devono seguire un iter molto dettagliato: in primis devono essere tradotte in italiano, poi sottoposte a un controllo preventivo dell’Eiar e infine, in caso di parere positivo da parte della censura, ottengono il placet per essere diffuse nell’etere.

Sede dell’emittente Radio Bari nel 1932 (Wikipedia)

Dall’agosto del 1933 la sede di Bari dell’Eiar amplia il proprio palinsesto, inventando un programma radio quotidiano in lingua albanese, curato dal redattore della Gazeta Shqiptare Mazar Sopoti. Mazar Sopoti è uno dei personaggi più importanti del giornalismo e della politica albanese: risulta tra i fondatori del gruppo nazionalista dell’associazione della gioventù albanese Bashkimi, possiede un’ampia formazione culturale europea, avendo studiato sia a San Demetrio Corone che a Parigi, ove si laurea in legge prima di tornare in Italia in qualità di redattore dell’edizione in lingua albanese de La Gazzetta del Mezzogiorno. Sopoti, all’interno della sua trasmissione, riesce a rivalutare figura storiche come i “risorgimentali” fratelli Frashëri e non esita a rivendicare le terre irredente degli albanesi in Ciameria e nel Kosovo, vedendo negli italiani gli alleati adatti per l’attuazione di quella “Grande Albania” che guarda all’Europa per non morire asfissiata nell’internazionalismo panslavista.

Il programma ottiene numerosi elogi, portando l’avventura “mediterranea” di Radio Bari a vivere un progressivo aumento di interesse da parte della redazione centrale, passando dai 15 minuti in lingua albanese del 1934 ai 75 minuti del 1938.

“Vi parla Tirana”

Ahmed Zog, entusiasta dell’esperimento compiuto dall’emittente radiofonica italiana, già nel 1934 inizia a organizzarsi per la creazione di Radio Tirana, richiedendo il supporto degli alleati. Re Zog non manca di lodare “l’efficiente organizzazione delle trasmissioni in lingua albanese” sia radiofoniche che a mezzo stampa, elogiando apertamente l’attività di Gazeta Shqiptare e del suo direttore Raffaele Gorjux, a cui si deve “la riconoscenza dei fratelli albanesi”1.

Nel frattempo, in Italia, Galeazzo Ciano velocizza l’iter per stabilire la costruzione di una stazione radio italiana stabile a Tirana. Amplia il budget del “progetto Radio Tirana” mettendo a bilancio un milione di lire italiane, giustificando al governo tale investimento in quanto fiducioso di come la radio si sarebbe dimostrata lo strumento perfetto per l’invasione italiana in Albania. Palesa così il fine ultimo di sostituire re Zog dando il via libera alla piena annessione della nazione albanese. Successivamente, lo stesso Ciano viene promosso al Ministero degli Esteri e sostituito al Ministero della Cultura Popolare da Dino Alfieri, il quale, nell’agosto 1938, muta il regolamento sulla programmazione di Radio Bari in lingua albanese che passa sotto il diretto controllo di Eiar e si arricchisce di nuove sezioni dedicate all’analisi culturale e alla musica schipetara. Il ministro Alfieri punta ad accentrare il potere radiofonico nella capitale e per questo motivo sceglie di trasferire il redattore capo Mazar Sopori a Roma.

Il 28 novembre 1937, giorno del venticinquesimo anniversario della proclamazione dell’Indipendenza dell’Albania, segna il primo vero tentativo di trasmissione radiofonica di Radio Tirana. Per quattro giorni consecutivi, grazie all’ausilio dei tecnici della compagnia Philips e degli operatori italiani, vengono trasmessi i festeggiamenti in onore della ricorrenza dell’indipendenza. Re Zog raccoglie gli elogi per la riuscita dell’impresa ed è lui stesso a scegliere il contenuto della prima trasmissione ufficiale, ossia la cerimonia del decimo anniversario della sua incoronazione a re dell’Albania, trasmessa più volte al giorno dalla neonata emittente dal 29 al 31 agosto 1938. In tale occasione, Radio Tirana trasmette anche una partita di calcio tra una compagine albanese e una squadra greca di Kavala, commentata da Anton Mazreku, che diventerà nel tempo una delle voci di punta della stazione radio.

Un operatore di Radio Tirana seduto davanti alle apparecchiature, 1941 (Archivio Istituto Luce)

L’anno successivo, sempre durante le ricorrenze dell’indipendenza albanese (il Dita e Flamurit), si ha la messa in onda definitiva di Radio Tirana e questa volta si sceglie un palinsesto differente, partendo dall’esecuzione di canti corali con un pezzo introduttivo cantato dai soprani Jorgjia Truja e Marije Kraja, seguiti dal timbro unico della voce di Kaliopi Nushi, che pronuncia la seguente frase: “Ju flet Tirana-Parla Tirana”.

L’entusiasmo mostrato dagli albanesi per il successo delle trasmissioni radiofoniche portano i vertici italiani a moltiplicare gli sforzi propagandistici-radiofonici in Albania2 . L’Ispettorato per la Radiodiffusione procede al potenziamento immediato della strumentazione in dotazione a Radio Tirana. Per il Ministero della Cultura Popolare fascista la stazione radiofonica

data la sua posizione geografica può essere considerata un efficace centro di diffusione la cui azione può essere particolarmente utile nei paesi del Vicino Oriente e dell’Europa centrale. […] Una funzione informativa propria, aggiornata su tutti i vari problemi dell’Albania, anche nei confronti dell’Italia, e di quella parte dei Balcani di particolare interesse.

ACS, Fondo Ministero Cultura Popolare, Propaganda Stati Esteri, Albania, B. 2, Appunto del MinCulPop del 6 febbraio 1940.

Il modello organizzativo seguito da Radio Tirana riprende quello di Radio Bari, ma rispetto all’emittente italiana consente maggior spazio all’autonomismo albanese, soprattutto durante il primo anno di vita e in tutto il periodo zoghista. Radio Tirana ospita anche voci non perfettamente filo-italiane: caso esemplare è l’intervista concessa dal prefetto di Durazzo Marko Kodeli che, senza timore, afferma come anni di aiuti italiani non siano stati così utili per la rinascita della comunità albanese. Questo concetto sarà più volte ripreso dai discorsi di Zog, il quale, volendo rimanere indipendente dall’abbraccio italiano, inizia a sentire l’alleanza come troppo stretta. Mentre negli anni precedenti l’unica critica aperta all’alleanza italo-albanese è quella compiuta dai giornali antifascisti italiani all’estero – come La Libertà, che nel 1933 intervista l’antifascista albanese Ali Klissura, il quale analizza il rapporto sempre più impari fra i due alleati –, nella seconda parte degli anni Trenta gli attriti fra Zog e l’Italia si palesano.

Klissura offre un resoconto percettivo di questa relazione ambigua:

Sia come alleati che come avversari, sfruttano ciascuno l’enorme impegno finanziario italiano in Albania per fare pressione sull’altro”. L’oppositore non solo auspica che possa naufragare il tentativo imperialista italiano, ma soprattutto spera che possa crollare anche il regime di Zog “con il giubilo di tutti gli albanesi”.

A. Roselli, Financial Relations in the Fascist Period, I. B. Tauris, Londra 2006, p. 153

Radio Tirana durante l’invasione fascista

Il 7 aprile 1939 l’Albania viene invasa senza preavviso da un corpo di spedizione italiano che raggiunge i principali porti albanesi. Anche in questo frangente la “macchina del consenso italiano” agisce fin dai primi attimi: le fotografie apparse sui giornali albanesi, infatti, sono magistralmente modificate con l’inserimento di navi da guerra disegnate con maestria da artisti per moltiplicare il numero dei mezzi da sbarco italiani.

Dal punto di vista giuridico non si tratta di una vera e propria occupazione, poiché secondo il diritto internazionale è un accordo tra enti sovrani, in quanto l’Albania conserva sempre territorio, sovranità e popolazione, ma sostanzialmente il governo provvisorio presieduto da Xhafer Ypi è totalmente subordinato all’Italia. In questa delicata operazione, per la prima volta, hanno un ruolo attivo i media come la stampa e la radio.

Foto di Re Zog (a sinistra) e Galeazzo Ciano (a destra) a Tirana nel 1937 (Archivio Istituto Luce)

Radio Tirana quindi rimane solo l’ultimo dei “cavalli di Troia” inviati da Ciano e Mussolini a Zog. La radio, nei giorni dell’invasione italiana, porta a termine un ordine ben preciso a favore della causa: il luogotenente Jacomoni, già alcuni giorni prima dell’arrivo delle truppe a Tirana, incarica il colonnello Gabrielli e alti ufficiali dell’esercito zogista al servizio della legazione italiana di prendere il controllo della sede di Radio Tirana, del comando generale dell’esercito, della polizia, degli uffici postali e telegrafici. Nelle stesse ore, le trasmissioni di Radio Tirana smentiscono le notizie di un’occupazione italiana. La radio ribadisce a più riprese che l’Italia avrebbe rispettato l’indipendenza albanese e non avrebbe fatto alcun passo se non in pieno accordo con l’opinione schipetara.

Uno degli ultimi atti di Zog è proprio un messaggio radiofonico in cui invita gli albanesi a resistere, affermando che lui avrebbe cercato un accordo condiviso con gli italiani. Radio Tirana, a un mese dall’occupazione, passa sotto il controllo della Direzione generale per la stampa, la propaganda e il turismo dell’Italia.

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Dopo l’occupazione, Radio Tirana muta il proprio palinsesto, trasmette per ore musica italiana e programmi di musica corale e da ballo, si rifornisce dell’informazione del regime – cioè Tomori e le notizie dell’Agenzia Stefani – mandando in onda tre notiziari giornalieri in albanese e due in italiano, effettua un’ora di divulgazione letteraria e un corso d’italiano. Si ottiene, inoltre, un lieve incremento della durata delle ore di trasmissione (fino alle 23), con un potenziamento delle informazioni e dei programmi culturali relativi all’Italia.

Nel 1939, con i programmi in lingua straniera, inizia una nuova vita per Radio Tirana. Vanno in onda trasmissioni in lingue estere: oltre a quelle in italiano o albanese, cominciano edizioni in serbo-croato, greco, romeno, turco, inglese e francese.

Dal 23 luglio 1940 Radio Tirana raddoppia le sue ore di programmazione, passando a sei ore giornaliere. Il palinsesto ha l’obbligo di essere comunicato alla direzione romana con due settimane in anticipo e risulta poi regolarmente pubblicizzato sul Radio Corriere Italiano. I programmi di maggior successo della nuova Radio Tirana sono L’ora del dilettante, dove giovani albanesi cercano di emulare i talenti della musica italiana con performance dal vivo, e Ora Gaia, programma di musica con la partecipazione degli artisti della redazione di Radio Tirana. Il programma più rilevante della propaganda fascista, però, rimane sempre il Giornale Radio, grazie al quale il MinCulPop riesce a focalizzarsi sugli affari interni. I risultati dell’emittente sono molto soddisfacenti per il regime fascista, che subito autorizza il potenziamento del segnale.

Per contrapporsi al successo di Radio Tirana, a partire dal 12 novembre 1940, la Bbc lancia un programma in lingua albanese, seguita il 13 maggio 1943 da Voice of America, una decisione presa dalle grandi potenze per bilanciare la propaganda fascista nei Balcani. Anche le unità partigiane in clandestinità notano la crescente forza della radio e cercano di aprire una loro radiostazione.

Nonostante tutta questa operazione culturale permeante, nella popolazione albanese è crescente il malcontento. Le autorità fasciste albanesi rispondono utilizzando tutti gli strumenti mediatici come la stampa, Radio Tirana e la Società Dante Alighieri, ammorbidendo la politica d’annessione ed esaltando l’autonomia albanese, aiutati anche dai reportage benevoli di Indro Montanelli, il cui padre Sestilio era direttore della suddetta Società in Albania.

Nel corso degli anni, a Radio Tirana si affianca Radio Corça, che dopo l’8 settembre 1943 ferma la propria programmazione fin quando, l’anno successivo, una squadra di tecnici italiani rimasti in loco fanno ripartire le attività della radio. Dopo la capitolazione dell’Italia nel settembre del 1943, Radio Tirana passa sotto il rigido controllo degli occupanti tedeschi, un corpo di guardia fisso composto da sette soldati della Wehrmacht e nove soldati albanesi.

L’attaccamento degli albanesi alla propria emittente radiofonica si percepisce nei giorni finali dell’occupazione tedesca nel novembre 1944, come ricorda Islam Proseku:

Quando i tedeschi stavano cercando di far esplodere l’edificio di Radio Tirana, più di 2.500 dischi furono custoditi dalle famiglie di Tirana.

Durante la lotta di liberazione dall’occupazione tedesca, gli albanesi ricominciano ad ascoltare Radio Bari, che assume un nuovo ruolo importante per i civili e militari italiani rimasti Albania a tal punto che l’emittente viene ribattezzata “libera voce del governo d’Italia”, ritrasmettendo anche i notiziari internazionali della Bbc in serbo, croato e albanese e rappresentando una voce di speranza per i 20mila italiani bloccati in Albania.

Dopo la sconfitta, infatti, i soldati italiani perdono i contatti con il comando e scoprono le proprie sorti dalle notizie della radio, come ricorda un reduce:

In verità ad Argirocastro si viveva in una confusione, cui dava non poco contributo ciò che si udiva alla radio. Le notizie dall’Italia non erano affatto consolanti. Speravamo che gli Alleati risalissero di corsa la penisola ed entrassero con la flotta nell’Adriatico, e invece… I tedeschi si erano irrigiditi e gli angloamericani rimasero inchiodati. Un bel momento la radio suonò Giovinezza e annunciò la nascita della Repubblica Sociale Fascista. Allibimmo!

Un esempio di come la storia passa dalle frequenze.

* Docente a contratto di Storia Sociale dei Media presso l’Università di Foggia e Ricercatore della Fondazione Gramsci di Puglia. La sua attività di ricerca si interseca con la realtà balcanica e l’Albania in particolare, occupandosi di come i media italiani, soprattutto nel Novecento, siano riusciti ad influenzare nel tempo numerosi aspetti culturali della Repubblica delle Aquile.

  1. E. Savinio, La nazione operante: albo d’oro del fascismo, profili e figure, Da Agostini, Novara 1937, p. 579.
  2. A. Basciani, “La fine del regno del terrore e dell’oppressione e l’inizio di una nuova era di civiltà e progresso”. La propaganda fascista all’indomani della conquista dell’Albania 1939-1940, in AA.VV., StUdiMe Në nderim të Prof. Francesco Altimarit me rastin e 60-vjetorit të lindjes / StUdi in onore del Prof. Francesco Altimari in occasione del 60° compleanno, Albpaper, Tirana 2015, p. 64.
  3. A. Rosselli, Financial Relations in the Fascist Period, I. B. Tauris, Londra 2006, p. 153
  4. L. Schinzano, V. A. Leuzzi, Radio Bari nella Resistenza italiana, Edizioni del Sud, 2005
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