Come potrai immaginare, questo progetto ha dei costi, quindi puoi sostenerci economicamente con un bonifico alle coordinate che trovi qui di seguito. Ti garantiamo che i tuoi soldi verranno spesi solo per la crescita del progetto, per i costi tecnici e per la realizzazione di approfondimenti sempre più interessanti:

  • IBAN IT73P0548412500CC0561000940
  • Banca Civibank
  • Intestato a Meridiano 13

Puoi anche destinare il tuo 5x1000 a Meridiano 13 APS, inserendo il nostro codice fiscale nella tua dichiarazione dei redditi: 91102180931.

Dona con PayPal

A Sofia con Georgi Gospodinov e Giorgia Spadoni. Un viaggio letterario dove ogni luogo è l’ex di un altro

C’è una terra, non poi così distante da noi, nella penisola balcanica, di cui sentiamo parlare ancora troppo poco e quasi sempre per stereotipi; un paese e una capitale europea che pure chi scrive ha scoperto solo di recente, ma ha avuto l’onore di farlo nel migliore dei modi possibili, perché accompagnata da una guida speciale: l’autrice di A Sofia con Georgi Gospodinov, Giorgia Spadoni.

Benvenuti a Sofia, Bulgaria!

Uscito all’interno della collana Passaggi di dogana per i tipi di Giulio Perrone Editore (2025), se c’è del vero in questo breve ma intensissimo viaggio letterario in una capitale con un nome dall’ambigua pronuncia, è che Sofia merita di essere visitata almeno una volta nella vita ed è una meta dove vale la pena anche tornare, da soli o trascinando amici e parenti – come ci avvisa spassionata l’autrice fin dalle prime righe.

Traduttrice e interprete dal bulgaro, nonché viaggiatrice curiosa e divoratrice di libri, Giorgia Spadoni ci racconta Sofia perdendosi fra i quartieri e le strade della città in compagnia nientemeno che del più noto scrittore contemporaneo bulgaro, Georgi Gospodinov. E poco importa se non abbiamo idea di chi sia o se non conosciamo le sue opere (o perlomeno non ancora perché, dopo questa lettura, metterete tutta la bibliografia nella vostra lista desideri!) poiché la nostra passeggiata sofiota segue un ritmo incalzante ma comprensivo delle giuste pause per riprendere fiato e raccogliere i pensieri; proprio come se foste davvero nella capitale bulgara in mattoni e cemento, ma tra presente e passato, tra luoghi che sostituiscono altri luoghi.

A chi frequenta i suoi scritti l’articolazione di quest’opera sarà subito chiara. […]. Se invece non conoscete né la città né l’autore non c’è problema, vi spiegheremo tutto strada facendo. Vi servono solo curiosità, empatia e un paio di scarpe comode. E un rimedio contro la malinconia, se l’avete, nel caso diventasse insostenibile.

(p. 12)

Insomma, rilassatevi perché vi perderete tra le pagine di A Sofia con Georgi Gospodinov con le voci all’unisono di Giorgia e Georgi, tanto che vi sfido a una gara per distinguere a occhi chiusi chi dice cosa!

Chi è Georgi Gospodinov e perché ci porta in giro per Sofia?

Domanda più che legittima, visto che è il noto poeta e scrittore bulgaro che ci fa da cicerone in città attraverso la voce, le parole e le citazioni scelte a pennello dalla nostra autrice.

Nato nel 1968 a Jambol, nel sud-est del paese, Georgi Gospodinov è un nome che in Bulgaria non passa di certo inosservato: siamo di fronte a uno degli scrittori bulgari più talentuosi, che ha esordito come poeta negli anni Novanta con una raccolta, Lapidarium, che gli è valsa il Premio nazionale per il miglior debutto letterario nel 1992.

Tuttavia, è con la sua prima opera in prosa, Romanzo naturale (2007), tradotta in una ventina di lingue, che ha ottenuto un ampio riconoscimento internazionale e che, grazie alla casa editrice Voland, si intrufola nel panorama letterario italiano. Sarà proprio la direttrice editoriale Daniela Di Sora a curare il successo dei romanzi successivi, pubblicando nel 2013 Fisica della malinconia e nel 2021 Cronorifugio, che ha ricevuto il Premio Strega Europeo e l’International Booker Prize nel 2023.

Detto ciò, quello che è importante sapere per inoltrarsi nella lettura di A Sofia con Georgi Gospodinov è che lo scrittore, con i suoi rifugi antiaerei del passato (leggetevi il glossario e, soprattutto, Cronorifugio per capire meglio di cosa parliamo), la sua malinconia tutta bulgara (c’è una parolina intraducibile che poi non scorderete più: tăgà), ha un legame molto forte con Sofia, soprattutto sul piano letterario. Ed è compito dell’autrice, Giorgia Spadoni, farcelo conoscere letteralmente passo dopo passo.

Gospodinov, come si evince durante questa passeggiata geograficamente poco logica, è una delle figure culturali contemporanee più importanti della città, con cui intesse un rapporto unico.

Ne approfitto per dire che questa città ormai per me è più che altro letteratura, la conosco unicamente attraverso i libri e solo come tale ancora mi attrae.
(da Cronorifugio)

(p. 9)

Sofia è infatti il fulcro della sua attività letteraria sin da subito: è qui che Georgi si forma, come persona e come autore, scrive e collabora con giornali e riviste, partecipa a eventi, conferenze e incontri con i lettori in librerie e spazi culturali della città e contribuisce attivamente al dibattito sulla letteratura e la cultura bulgara contemporanee. Sofia è spesso presente nelle sue opere, non solo come sfondo ma anche come parte integrante della narrazione, tanto da diventarne la protagonista privilegiata, nel bene e nel male.

L’edificio dell’Università di Sofia «San Clemente di Ocrida» (Meridiano 13/Claudia Bettiol)

A Sofia con Georgi Gospodinov: un itinerario di viaggio temporale

C’è una cosa che ci spiazza e attira subito in questa guida di Sofia: non si tratta di un itinerario turistico o di una classica guida per orientarsi in città. Anzi, oserei quasi dire che ci disorienta e confonde perché ci propone un giro della capitale non basato sulla geografia, ma sul tempo.

Dimenticate allora subito cartine, mappe stradali, punti cardinali e pin da inserire sulle vostre app dei posti da vedere perché quello di cui avrete bisogno è di viaggiare nel tempo e di scoprire come la città e la sua composizione cambia, si evolve, si trasforma e subisce una metamorfosi reale, frutto della Storia. Il tutto, ovviamente, attraverso lo sguardo e le parole del nostro cicerone, Georgi Gospodinov, abilmente selezionate e corredate da eventuali chiarimenti da Giorgia Spadoni.

Il nostro viaggio possiamo dire che inizia alla fine degli anni Ottanta, quando Georgi è ancora un liceale:

la sua adolescenza coincide con una fase densa di avvenimenti cruciali per il blocco orientale e pure a livello europeo, “l’inizio della fine”, per dirlo con le sue stesse parole. Vicende storiche e personali inevitabilmente s’intrecciano, in un contrappunto non privo di una certa ironia del destino.

(p. 50)

È l’autrice a farci strada tra i ricordi di Gospodinov, tra giovani punkettoni, metallari, hippy e seguaci della new wave, e a farci entrare nel Kravaj, locale simbolo della subcultura anticonformista del periodo nella capitale, dove ci rifugiamo dalla nube radioattiva che ha colpito anche Sofia nel 1986. Sarà la tragedia di Čornobyl’ a porre le basi per il movimento civile d’opposizione ambientalista noto come Ekoglasnost (trasparenza ecologica), che nasce in concomitanza con la fine della Repubblica Popolare di Bulgaria.

Incontriamo qui un giovane Georgi che si unisce alle manifestazioni per la lotta ambientalista e con la voglia di democrazia in tasca, come tantissimi altri giovani bulgari. Arrivano crolli, crisi e riforme ed entriamo quasi subito negli anni Novanta, periodo in cui Sofia e l’intera Bulgaria annega nella situazione catastrofica (e senza dubbio realmente stereotipata) che in parte arriva a noi come un’eco e che la nostra autrice – sempre attingendo dai ricordi dello scrittore – ci riassume così:

l’inflazione fuori controllo, le lunghe file davanti ai negozi ormai vuoti, la disoccupazione dilagante, gli impianti industriali obsoleti e non competitivi, le interruzioni dell’energia elettrica, gli scioperi, le piazze occupate, l’emigrazione crescente.

(p. 66)

I turbolenti anni Novanta (corredati da assassinii e storie ricche di mistero che abitano i viali centrali della città e con cui neanche i migliori gialli possono competere) ci accompagnano in una simbologia che abbiamo già intravisto nelle prime pagine del volume, ma che ora è cambiata. C’è una Sofia nuova, diversa, ancora alla ricerca della propria identità perché violentata da tutte le vicende storiche che ne hanno segnato e tratteggiato i contorni in quegli anni di trasformazione.

La Chiesa dei Sette Santi (intitolata ai santi fratelli Cirillo e Metodio e ai loro discepoli), nata come moschea nel Cinquecento, poi prigione e arsenale militare, è stata riconvertita in chiesa e consacrata nel 1903 (Meridiano 13/Claudia Bettiol)

Ritroviamo chiese e monasteri secolari, viali e strade centrali, monumenti e strutture architettoniche che vogliono/devono cambiare aspetto oppure essere dislocati perché la Storia si abbatte (di nuovo) su di essi in maniera travolgente. Pensiamo solo alla statua di Vladimir Lenin (smantellata nel 1991 – che ci fa qui Lenin lo capirete facilmente), ai leoni appostati nei posti più improbabili (una sezione dedicata vi farà capire perché questo felino non è solo un simbolo veneziano) o al famosissimo ed emblematico mausoleo di Georgi Dimitrov, simile a quello di Lenin a Mosca, e la cui demolizione nell’agosto del 1999 segna un punto di non ritorno sia per Gospodinov che per Sofia.

Il mausoleo di Georgi Dimitrov è stato quindi eretto in sei giorni e raso al suolo in altrettanti sei. […]. Il 10 dicembre la Bulgaria riceve dall’Unione europea l’invito ad avviare i negoziati per l’adesione. Nel frattempo Georgi Gospodinov pubblica Romanzo naturale.

(p. 96)
Se vuoi esplorare la Bulgaria socialista, leggi anche: Viaggio fra i monumenti socialisti bulgari

Varchiamo poi la soglia degli anni Duemila, altrettanto carichi di simboli e ricordi che appassiscono o si trasformano all’insegna di una nuova era, proprio con le parole di Gospodinov:

Come finiranno gli anni Novanta, domandavo allora nel mio primo romanzo, che uscì proprio alla fine del decennio e non sarebbe stato possibile in nessun altro decennio. Le possibili risposte vent’anni fa erano: come un thriller, un film di gangster, una commedia noir oppure una soap opera. Adesso posso dire: come tutto questo insieme.

(pp. 96-97)

Questa volta possiamo intervallare le nostre vasche pedonali su e giù per i lunghi viali (la Vitoška è una tappa inevitabile) spostandoci anche con la metro (la fermata centrale di Serdika è entrata in funzione quasi 25 anni fa, nell’ottobre 2000) e ammirando anche la nuova “statua di Sofia”, che raffigura effettivamente la santa che dà il nome alla città (una sezione apposita vi svelerà tutto); inaugurata il 28 dicembre 2000 scoprirete come, fin da subito, è al centro di svariate polemiche che ancora oggi alimentano il dibattito tra gli abitanti di Sofia.

Mai però quanto le “annose e roventi dispute” che hanno avuto per oggetto il monumento all’Armata rossa, costruzione a dir poco colossale che ancora oggi i bulgari non sono unanimi nel considerare simbolo di liberazione o dominazione:

Ciascun intervento infiamma ogni volta opinione pubblica e istituzioni circa il monumento, il rapporto con la Federazione Russa e la posizione della Bulgaria sullo scacchiere internazionale; prontamente c’è chi si schiera per la rimozione e chi a difesa dello stesso, con raduni e dimostrazioni.

(p. 125)

Oggetto di continui interventi da parte di manifestanti in sostegno alle vittime sovietiche prima (Primavera di Praga) e russe poi (invasione russa dell’Ucraina), veniamo poi a scoprire il destino finale di questo colosso nelle ultimissime pagine di A Sofia con Georgi Gospodinov:

Se volete assistere alla rimozione vi basta uscire dal palazzo, prendere la metro e scendere alla fermata Orlov most. Chi invece preferisce può rimanere qui, in questo cronorifugio, a godere della notte sofiota dell’undici dicembre duemilaventitré.

(p. 158)

Si sente scricchiolare qualcosa. La spaccatura che attraversa la società bulgara si fa sentire, sempre di più. Veniamo allora ricapultati nel presente, dove Sofia e la Bulgaria primeggiano nei giornali esclusivamente per qualche infelice battuta sulla cosiddetta “maggioranza bulgara”, per il record di elezioni parlamentari – negli ultimi quattro anni i bulgari sono stati chiamati alle urne ben sette volte! – e dove l’unica cosa che traspare è un’instabilità politica (che ormai fa rima con quella mondiale). Dove rifugiarsi allora?

Il Palazzo Nazionale della Cultura, inaugurato nel 1981 per celebrare il 1300° anniversario della fondazione del primo stato bulgaro (Meridiano 13/Claudia Bettiol)

“Ogni luogo è l’ex di un altro”: un libro sempre sul comodino

Georgi e Giorgia ci lasciano con un finale che rimane aperto perché A Sofia con Georgi Gospodinov è una breve e preziosa guida letteraria circolare, che si può rileggere tutta d’un fiato (sono colpevole, lo ammetto), ma che si può riaprire in qualsiasi momento sfogliando con un sorriso le sezioni intermedie sui leoni della città, il geniale vademecum sui cessi di Sofia (utilissimo davvero per le vostre migliori pause-pipì!), le curiosità sul nome della capitale bulgara o l’elenco delle denominazioni strampalate dei suoi quartieri (l’uso o meno dell’articolo a me ha mandato fuori di testa!).

A correlare questo volume, la cui copertina e veste grafica è molto rappresentativa, mancano solo delle bellissime foto a effetto e, forse forse, una mappa della città per quel viaggiatore che ha bisogno di punti fermi, nella vita come in viaggio.

Qui, però, ritengo doveroso lanciare un altro consiglio spassionato non richiesto: lasciatevi andare e dimenticate qualsiasi coordinata geografica perché questo libro si legge esclusivamente attraverso la mappa delle emozioni e dei cronorifugi di Georgi che hanno ammaliato non solo Giorgia, ma anche tantissimi lettori e tantissime lettrici.


A Sofia con Georgi Gospodinov di Giorgia Spadoni, Giulio Perrone Editore, 2025.

Condividi l'articolo!
Claudia Bettiol
Claudia Bettiol

Traduttrice e redattrice, la sua passione per l’est è nata ad Astrachan’, alle foci del Volga, grazie all’anno di scambio con Intercultura. Gli studi di slavistica all’Università di Udine e di Tartu l’hanno poi spinta ad approfondire le realtà oltrecortina, in particolare quella russa e quella ucraina. Vive a Kyiv dal 2017, collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso, MicroMega e Valigia Blu. Nel 2022 ha tradotto dall’ucraino il reportage “Mosaico Ucraina” di Olesja Jaremčuk, edito da Bottega Errante.