“Nessuna donna da noi ha mai scritto con così tanta forza”, disse Nikolaj Karamzin di lei. Anna Bunina (1774-1829) è considerata la prima poetessa russa che riuscì a guadagnarsi da vivere grazie alla propria attività letteraria.
Tuttavia, nonostante l’incredibile successo e la notorietà, la figura di questa scrittrice venne obliata già a partire dal suo stesso secolo: donna vicina agli arcaisti della Società degli amatori della lingua russa (Beseda ljubitelej russkogo slova), venne dimenticata (quando non proprio ridicolizzata) con l’imporsi sulle scene letterarie della linea innovatrice del gruppo Arzamas.
Ciononostante, in particolare negli ultimi trenta-quarant’anni, il suo ruolo nella storia della letteratura russa sta venendo riscoperto grazie ad approfonditi studi (come quelli di Wendy Rosslyn e Marija Nesterenko) e a preziose ri-pubblicazioni delle sue opere, quale Neopytanaja muza (Musa inesperta), volume uscito nel 2016 proprio con l’obiettivo di restituire ad Anna Bunina il posto che merita nella storia della letteratura russa.
Come afferma il curatore del volume, il poeta Maksim Amelin, Anna Bunina fu
la prima poetessa russa d’ampio respiro, dall’ode filosofica alla lirica passionale […]. Ha lasciato un corpus piuttosto vasto di versi, influì profondamente su Baratynskij, in parte su Lermontov, venne finemente apprezzata da Krylov, Deržavin, eppure oggi nessuno la conosce […]. In qualsiasi altro paese a un’autrice di questo livello avrebbero eretto monumenti.
Una “Self-made woman”
Sesta e ultima figlia, crebbe in campagna vicino a Rjazan’ allevata dalle zie e poi dalla sorella maggiore in quanto la madre morì l’anno dopo la sua nascita. Alla morte del padre nel 1801, scelse di sfruttare l’eredità e trasferirsi a Mosca dove già viveva una sorella. Qui il cognato l’anno successivo la convinse a spostarsi a Pietroburgo dove, grazie al fratello maggiore ufficiale di marina, venne introdotta nel mondo degli intellettuali delll’allora capitale.
Mentre da un lato si applicava con dedizione agli studi desiderosa di colmare le proprie lacune in ambito tanto linguistico e letterario che scientifico, questa “Saffo russa” (come venivano comunemente chiamate le poetesse del periodo) riceveva anche i primi elogi per i propri testi.
Probabilmente fu proprio il suo precettore, il membro dell’Accademia imperiale Pëtr Sokolov, a mettere in contatto Bunina con la Società degli amatori della lingua russa e con il suo principale animatore, Aleksandr Šiškov. Anzi, già nel marzo 1807, prima ancora che la Società si costituisse, quest’ultimo lesse una prima versione della poesia di Bunina Pesn’ smerti (Canto della morte) a casa del poeta Deržavin.
Con la pubblicazione della raccolta di poesie intitolata Neopytnaja muza (Musa inesperta) nel 1809 Anna Bunina riscosse un discreto successo, divenendo famosa e ottenendo anche un supporto economico dalla famiglia imperiale. Dopo l’uscita della seconda parte del volume nel 1812, grazie all’intercessione di Šiškov e del generale Michail Kutuzov, otterrà una “pensione” di 2000 rubli dall’imperatore Alessandro I.
Nel 1810 era intanto uscito invece O ščastii (Sulla felicità, o Sulla fortuna), considerato il primo poema (tra l’altro, lungo oltre mille versi) scritto da una donna in lingua russa. Oltre alla poesia e alla prosa (come Sel’skie večera, Serate in campagna, 1811), Bunina si dedicò anche alla teoria, curando un manuale di versificazione, Pravila poezii (Le regole della poesia, un adattamento da un testo francese di Charles Batteux), e dedicandolo deliberatamente alle giovani aspiranti poetesse.
Esser donna ed esser poeta
Nel 1811, all’inaugurazione della Società degli amatori della lingua russa, venne ammessa come membro onorario. Lo stesso anno Krylov lesse all’assemblea della Società il poema di Bunina Padenie Faetona (La caduta di Fetonte).
Ispirato alle metamorfosi di Ovidio, questo testo, secondo la studiosa Wendy Rosslyn, sottende dei messaggi di ribellione rispetto al sistema gerarchico patriarcale del tempo: il poema può venire letto allegoricamente come una rivendicazione della poetessa allo status semi-divino riservato al solo poeta uomo; Bunina suggerirebbe così che la sfida posta dalle donne sarebbe capace di distruggere il tessuto sociale e viene pertanto arginata dal sistema.
Così come Fetonte si scontra con il suo essere a un solo tempo divino e mortale, pur non appartenendo a nessuna delle due categorie, così la scrittrice incarna un’ambiguità: da un lato essa possiede il dono divino della poesia, mentre dall’altro si ritrova a essere debole e socialmente limitata in quanto donna. La lettura è ancora più convincente se si pensa che Bunina non si sposò mai.
Sempre rispetto a quest’opera, è interessante notare, come fa Nesterenko, che tra i suoi versi Bunina inserisce una critica deliberata a colleghi poeti che scrivono, a suo avviso, in maniera scadente: in questo modo, sul piano metapoetico, Padenie Faetona risulta essere il primo testo in cui una poetessa esprime una stroncatura dei testi di altri autori.
Per quest’opera, Bunina venne ricompensata dall’imperatrice con una lira d’oro tempestata di diamanti da portare in occasioni solenni sulla spalla (stando a un articolo dello storico Michail Chmyrov).
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La modernità di Anna Bunina
Premiata dall’Accademia delle scienze, un ritratto di Anna Bunina è da allora esposto nella sala delle riunioni. Apprezzata dalla famiglia imperiale, non solo le venne concesso un supporto economico annuale, ma fu l’imperatrice a sostenerne le spese di viaggio e terapia quando nel 1815 Bunina partì per l’Inghilterra per curarsi da quello che tradizionalmente viene indicato come un “tumore al seno” (il dato è però incerto, come sottolineano il poeta Amelin e la studiosa Nesterenko, dato che un cancro di questo tipo l’avrebbe portata molto più velocemente alla morte). Tra 1819 e 1821 la sua opera omnia venne pubblicata dall’Accademia imperiale.
In punto di morte, Anna Bunina chiese ai parenti di non diffondere le sue memorie e i diari; tuttavia, si sono conservate alcune lettere. Una di queste, del 16 settembre 1822, raccoglie alcuni suoi pensieri sull’arte poetica, pensieri che sottolineano la modernità di questa grande scrittrice russa del passato:
Molti, nonostante siano anche molto dotati, scrivono male; e solo per il fatto che leggono poco delle opere altrui e riflettono poco sulle proprie.
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