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Mustafa Kemal Atatürk e Manastir: un accostamento apparentemente privo di significato. Eppure, se dovesse capitarvi di passare per Bitola, in Macedonia del Nord, non potreste fare a meno di imbattervi in piccoli drappelli di turisti turchi, intenti a farsi immortalare davanti al museo cittadino. Al suo interno, infatti, si può visitare una sezione specificatamente dedicata al fondatore della Turchia moderna. Ma cosa ha a che fare la cittadina macedone con il celeberrimo eroe nazionale turco?
Mustafa Kemal Atatürk è indubbiamente lo statista più conosciuto di tutta la Turchia. Presidente, generale e eroe nazionale, a lui sono dovute le riforme più incisive volte a laicizzare e modernizzare l’allora neonata Repubblica turca. In pochi tuttavia sono a conoscenza dei primi anni della sua formazione accademica e delle vicende personali che hanno legato per sempre il suo nome a Bitola, nell’odierna Macedonia del Nord. Un breve scorcio su uno dei lati meno conosciuti di Mustafa Kemal prima che diventasse Atatürk – il “padre dei turchi”.
Collegio militare a Bitola
Sebbene permangano dei dubbi sull’effettiva discendenza di Atatürk, vi è ormai consenso nel considerare suo nonno paterno, Hafız Ahmet Efendi, un Kocacık Yörüks (una tribù di pastori nomadi dell’Anatolia) proveniente da Konya e Aydın e stabilitasi a Kocacık, in Macedonia, attorno al XIV-XV secolo. Il padre di Atatürk fu Ali Rıza Efendi, mentre sua madre, Zübeyde Hanım, apparteneva a un’antica famiglia turca che si era stabilita nella città di Langaza, vicino a Salonicco.
Atatürk nasce nella Salonicco ottomana nel 1881 e, su pressioni materne, si iscrive presto a una scuola religiosa. Insofferente nei confronti dell’istruzione offerta, cambia presto istituzione, optando per un curriculum più laico. Si scontrerà con le intenzioni materne anche in seguito, preferendo la scuola militare di Salonicco alla scuola commerciale. Dopo il diploma, si iscrive al collegio militare di Manastir – l’odierna Bitola – con il numero di matricola 7348.
Fu così che il 13 marzo 1896 il giovanissimo Mustafa Kemal finì nell’odierna Macedonia del Nord, dove rimase per tre anni. Tra i migliori studenti della sua classe, nel 1899 si trasferì a Istanbul, venendo ammesso all’accademia militare dell’esercito, dalla quale uscì nel 1905. Tornerà nuovamente a Manastir nel 1907, quando venne assegnato alla terza armata come capitano maggiore, e vi restò fino al 1909, quando fu trasferito a Istanbul.
Andrew Mango nel suo Ataturk: The Biography of the Founder of Modern Turkey (Atatürk: la biografia del fondatore della Turchia moderna) sottolinea come Manastir fosse uno snodo strategico per i Balcani ottomani, e come disponesse di una connessione ferroviaria con Salonicco, città natale di Mustafa Kemal. Mango riporta come il futuro leader turco eccellesse in matematica e avesse sviluppato proprio a Bitola un profondo interesse per la lingua e il pensiero politico francesi, che avrebbe approfondito negli anni a venire.
Fu proprio al collegio di Manastir che Atatürk fece importanti conoscenze: con Ali Fethi Okyar e Kazim Ozalp, conosciuti tra i banchi del collegio, intessé una solida amicizia che durò per tutta la vita, mentre è alquanto probabile che ebbe modo di confrontarsi e discutere anche con Enver Pasha, suo coetaneo e futuro membro del Giovane triumvirato turco che guidò con poteri dittatoriali l’Impero ottomano dal 1913 al 1918.
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Tra leggenda e realtà: l’amore giovanile di Mustafa Kemal Atatürk
Le attrazioni di Bitola che riguardano il padre della Turchia moderna non sfiniscono però qui. Attraversando Širok Sokak, la strada pedonale più nota della Macedonia del Nord, ci si può concedere una sosta presso la casa dove visse Eleni Karinte, il primo amore di Atatürk. Secondo una credenza popolare, il futuro eroe nazionale turco si innamorò a prima vista della ragazza macedone proprio passeggiando lungo Širok Sokak, notandola affacciata al balcone di casa.
Nonostante l’amore fosse corrisposto, non poteva esserci un futuro condiviso per la giovane coppia: Karinte aveva infatti origini valacche ed era cristiana, e sposare un musulmano avrebbe costituito un disonore inaccettabile per la ricca famiglia di mercanti. Eftim Karinte, suo padre, si oppose quindi alla relazione, causando una breve fuga amorosa della coppia. In seguito a questo evento Eleni Karinte venne mandata a Florina, nell’odierna Grecia, dove fu proposta in sposa a un altro più “rispettabile” uomo.
L’evento è raccontato dalla donna stessa in una presunta lettera indirizzata ad Atatürk, conservata nella sezione del museo di Bitola dedicata al condottiero turco:
È passato un anno dal giorno in cui [mio padre] mi ha strappato da te, chiudendomi in casa e non lasciandomi uscire per un mese. Non ho pianto perché sapevo che tutti i lucchetti e le prigioni non avrebbero potuto cambiare nulla. L’uomo che avrebbe voluto farmi sposare l’ho visto solo una volta e mi chiese se avrei potuto amarlo. Gli risposi di no, che posso solo amare il mio primo amore. Non l’ho più rivisto da allora. Mio padre non mi ha mai perdonato, e nemmeno io ho perdonato lui.
In un altro passaggio del supposto rapporto epistolare Eleni Karinte si strugge nel ricordo del suo amato, nel dolore di saperlo tra le braccia di un’altra donna ma nella speranza, un giorno, di tornare a rivederlo:
Sono passati tanti anni e ancora, ogni giorno, aspetto una tua parola. Se mai riceverai questa lettera, ricordati di me e guarda le lacrime sulla carta. Gli anni e gli eventi passano, ho sentito tante cose su di te. Se leggi questa lettera mentre baci un’altra donna, strappala e chiedile se può credere che una certa Eleni Karinte di Bitola abbia speso tutta la sua vita per un uomo con il quale è stata solo un giorno. Però se ami quella donna così come io amo te, non dirle nulla, le auguro di essere felice così come lo sei tu. Ma se ti ricordi ancora della ragazza del balcone e non ami nessun’altra, sappi che ti sto ancora aspettando e che ti aspetterò per il resto della mia vita. So che non ti dimenticherai di me e un giorno tornerai.
Atatürk, tuttavia, non tornò mai dal suo primo amore. Sposò Latife Uşaklıgil nel 1923, ma non si trattò di un matrimonio felice e dopo appena due anni i due divorziarono. Ciononostante, la storia dell’amore impossibile tra Eleni Karinte e Mustafa Kemal Atatürk, “Romeo e Giulietta dei Balcani”, era destinata a entrare a tutti gli effetti a far parte del folklore macedone: inspirò, tra le altre, l’opera teatrale dello scopiese Dejan Dukovski, in seguito trasformata in film da Aleksandar Popovski.
Mosso da un sincero interesse per la storia e la cultura della penisola balcanica, si è laureato in Studi Internazionali all’Università di Trento, per poi specializzarsi in Studi sull’Europa dell’Est all’Università di Bologna. Ha vissuto in Romania, Croazia e Bosnia ed Erzegovina, studiando e impegnandosi in attività di volontariato. Tra il 2021 e il 2022 ha scritto per Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa. Attualmente risiede in Macedonia del Nord, dove lavora presso l’ufficio di ALDA Skopje.