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Quattrocentosettantaquattro milioni di litri. A tanto ammonta nel 2022 la produzione in Germania di birra analcolica, il 96% in più rispetto a dieci anni fa. Un settore di mercato in espansione, la cui storia è cominciata a inizio anni Settanta, con la marca AUBI, prodotta nella Repubblica Democratica Tedesca.
Il fantasma dell’alcol
All’alba della sua storia le autorità della DDR hanno cercato di combattere il Blauer Würger, lo strangolatore blu, come veniva soprannominato l’alcol. Walter Ulbricht, allora leader della SED, il partito guida della Germania Est, e il ministero della Salute avevano infatti lanciato una campagna per sensibilizzare contro i rischi del consumo di bevande alcoliche. La loro attenzione si era rivolta in particolare verso le Kneipe, le taverne dove molti lavoratori e contadini passavano il loro tempo, spesso consumando birra e superalcolici, in particolare Schnaps. Le autorità predicavano la moderazione e l’astensione e cercavano di orientare i cittadini della DDR verso un’altra cultura del bere, spingendoli verso il consumo di vino, considerato meno pericoloso.
Un’opera di persuasione spentasi poi con l’avvento al potere di Erich Honecker, che nel 1956 si arricchì di un nuovo capitolo. In quell’anno infatti venne stabilita la tolleranza zero per chiunque si mettesse al volante, come già accadeva in altri paesi del Blocco Orientale, ma non a esempio nella vicina Germania Ovest.
Per altre curiosità su cibi e bevande oltre il meridiano 13, sfoglia la rubrica Palato in ESTasi
Una necessità stringente
Nonostante le campagne del governo della Repubblica Democratica Tedesca il consumo di alcol non era diminuito, anzi (nel 1988 sarà il paese al mondo dove se ne consumerà di più). Anche per questa ragione, a inizio anni Settanta in Germania Est si pensò a creare una birra analcolica.
La scelta ricadde sul mastro birraio Ulrich Wappler. Classe 1936, originario di Wernesgrün, nella regione dei Monti Metalliferi, nel 1954 si era trasferito a Berlino Est per lavorare prima alla Berliner Bürgerbräu, la più vecchia fabbrica di birra della città, e poi alla Engelhardt-Brauerei, sulla penisola di Stralau, di cui avrebbe poi diretto la produzione. Lì nel 1972 ricevette l’incarico di ideare una birra che avesse meno di 0,5% di alcol, fino a quel momento non esistente in tutto il Blocco Orientale.
Una elaborazione complicata
Un compito, quello affidato a Wappler, non esattamente semplice. I birrai di Stralau non potevano in teoria infatti né scambiarsi idee né chiedere ai produttori al di là della cortina di ferro, dove questi tipi di birre erano già diffuse. In più le attrezzature tecniche per la produzione erano differenti. Anche per queste ragioni la preparazione richiese qualche mese.
Nacque così AUBI, il cui nome era l’abbreviazione di Autofahrerbier, letteralmente “birra per automobilisti”. Il nuovo prodotto per cui già era stato preparato una etichetta destinata a diventare un culto, venne presentato alla Fiera di Lipsia nel 1972 e nel 1973 venne brevettato come “Bevanda analcolica simile alla birra”. La gradazione alcolica era pari a 0,3% ed era disponibile solo in bottiglie 0,75.
L’AUBI e il sapore dell’Ovest
Il principale problema dell’AUBI, secondo le parole di Wappler, era il sapore. Per migliorarlo il mastro birraio fece ricorso all’aiuto, segreto e proibitissimo, del professor Donhauser, insegnante all’Università di Monaco di Baviera. I due si incontrarono e Wappler gli illustrò il problema con il docente che preparò degli studi gli offrì delle soluzioni, che di fatto migliorarono il sapore della bevanda.
Un successo planetario
Dopo la sua nascita AUBI, che oltre che a Berlino Est veniva prodotta anche a Neustadt an der Orla, in Turingia, venne esportata in tutto il mondo, compresi Stati Uniti e Gran Bretagna, dove dal 1986 era stata commercializzata con il nome rispettivamente di Foxy e di Berolina. La ricetta di AUBI destò l’attenzione di molti paesi, per esempio dell’Ucraina e della Libia. Nel 1989 alla vigilia della fine del comunismo Wappler viaggiò addirittura in Corea del Nord per far conoscere la sua birra senza alcol.
Caduta e rinascita
La storia di AUBI si interrompe temporaneamente nel 1990, dopo la chiusura della Engelhardt-Brauerei, ai tempi della DDR un’azienda collettiva. La birra inventata da Wappler ritornerà sulla tavola otto anni dopo. Dal ‘98 infatti AUBI è diventato un marchio di proprietà della fabbrica di birra Metzler, con la produzione a Dingsleben, piccola città della Turingia, lì dove continua il mito della birra analcolica (e socialista).
Classe 1984, nato a Sesto San Giovanni quando era ancora la Stalingrado d’Italia. Germanocentrico, ama la Spagna, il Sudamerica e la Mitteleuropa. Collabora con Avvenire e coordina la rivista Cafè Rimet. È autore dei volumi “C’era una volta l’Est. Storie di calcio dalla Germania orientale”, “Rivoluzionari in campo” e coautore di “Non solo Puskas” e “Quattro a tre”.