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Aquila bianca e rosso cremisi. La bandiera polacca e la sua storia affascinante

La prima volta che misi piede in terra polacca risale a settembre 2020. In piena pandemia e senza sapere cosa aspettarmi da un paese a est dell’ex cortina di ferro, la mia mente era una spugna pronta ad assorbire ogni dettaglio che caratterizzasse la Polonia e la distinguesse dal mondo che già conoscevo. Non ci volle molto perché ciò avvenisse: la lingua aveva ben poco a che fare con le lingue neolatine e anglosassoni, il gotico la faceva da padrone, contornato dal brutalismo del secondo Novecento.

Tra le bellezze architettoniche e i sapori intensi del cibo polacco, ciò che presto attirò la mia attenzione fu il patriottismo (e il nazionalismo), reso evidente dalle tante bandiere bianche e rosse esposte ovunque. La bandiera polacca si erge infatti non solo sugli edifici pubblici, ma anche sui muri delle case private, sulle facciate dei blok, troneggianti dai balconi degli appartamenti, o ostentate con decisione sulle toppe di giacche, zaini e cappotti. Insomma, che fossi a Cracovia o in un villaggio della periferia polacca, non avevo scampo: il vessillo polacco doveva divenire a me familiare.

L’aquila, tra leggenda e realtà

L’attuale bandiera della Polonia è un rettangolo con proporzioni 5:8, diviso in due strisce orizzontali: bianca in alto e rossa in basso. Questi colori derivano dall’emblema nazionale, un’aquila bianca su sfondo rosso.

Secondo la leggenda, Lech, il fondatore dello Stato di Polanie, si trovava nei pressi di Poznań quando notò un grande nido su un albero, al cui interno un’aquila bianca stava proteggendo i suoi tre pulcini. D’un tratto, l’aquila spiegò le ali stagliandosi contro il cielo infuocato dal tramonto. Estasiato da questa visione, decise di stabilirsi in quel luogo e di chiamarlo Gniezdno, oggi Gniezno, simile alla parola polacca gniazdo, ovvero “nido”. Fu qui che Lech inserì l’aquila nel suo stemma, simbolo di forza e di rinascita.

Aquila su un monumento militare, illuminata dai colori della bandiera polacca, a Zielona Góra (Meridiano13/Oscar Luigi Guccione)

Storici come Jan Długosz, nei suoi Annali del 1455-1480, ne hanno documentato l’importanza. Le modifiche più significative allo stemma arrivarono durante la Confederazione polacco-lituana, quando l’aquila polacca si unì al Vytis (o Pogoń) lituano su due strisce rosse separate da una bianca, creando un simbolo di unione tra i due popoli. Nell’araldica, il bianco rappresenta l’argento, la purezza e l’acqua, mentre il rosso simboleggia il fuoco, il sangue, il coraggio e la fierezza.

A partire dal XII secolo, l’aquila appariva su monete, sigilli, scudi e stendardi della dinastia Piast, in particolare nella linea della Slesia. Nel 1295, Przemysł II proclamò l’aquila come simbolo ufficiale di tutta la Polonia.

Nel corso dei secoli, la forma grafica dell’aquila ha subito diverse modifiche. L’aspetto attuale risale al 1927 ed è ispirato al disegno dell’epoca di Stefano Batory. Durante il regno dei Romanov, i monarchi russi, che si autoproclamavano anche re di Polonia, adottarono l’Ordine dell’Aquila Bianca, che divenne un emblema di prestigio anche in Russia. Durante l’Insurrezione di gennaio, accanto all’aquila e al Pogoń lituano, compariva anche l’arcangelo Michele, patrono dell’Ucraina (all’epoca Rus’ o Rutenia), a simboleggiare l’alleanza dei tre popoli contro il nemico russo.

Dopo la restaurazione dell’indipendenza nel 1918, l’aquila fu ufficialmente riconosciuta come emblema nazionale polacco, rafforzato da una legge del Parlamento del 1919.

Tuttavia, nel 1944, durante il periodo comunista, il governo rimosse la corona dall’aquila, per rimarcare la rottura con il passato monarchico e cattolico della nazione. Di tutta risposta, nel 1956 il governo polacco in esilio ripristinò una corona chiusa con una croce sulla testa dell’aquila come suo vessillo.

Con la caduta del regime comunista, nel 1990, il Sejm della Repubblica Popolare di Polonia restituì la corona all’aquila seguendo il modello stabilito nel 1927.

Alcune bandiere del periodo comunista in Polonia. Varsavia, Museo della PRL (Meridiano13/Oscar Luigi Guccione)

I tanti cambiamenti intercorsi hanno però confuso anche i legislatori polacchi che, nella Costituzione polacca del 1997, chiamano l’emblema herb, parola che indica piuttosto lo stemma e si riferisce specificamente agli stemmi araldici, spesso associati a famiglie nobiliari, città o regioni. Al contrario, la parola adatta sarebbe godło, traducibile come emblema, simbolo ufficiale di uno Stato, un’istituzione o un’organizzazione.

I colori della bandiera

L’associazione della Polonia con i colori bianco e rosso fu ufficialmente sancita il 3 maggio 1792. In quell’occasione, per commemorare l’anniversario dell’adozione della Costituzione, le donne polacche adornarono i loro abiti rossi con fasce bianche. Dopo lo scoppio dell’Insurrezione di novembre (1830-1831), furono introdotti fiocchi militari bianchi e rossi, dove il bianco simboleggiava “la bontà e la purezza delle aspirazioni della nazione polacca”, mentre il rosso rappresentava “la dignità e la maestà dei governanti polacchi”.

La prima risoluzione ufficiale che stabiliva questi colori fu adottata dal Sejm del Regno di Polonia nel 1831. Dopo il ripristino dell’indipendenza, il Sejm Ustawodawczy emanò, il 1° agosto 1919, una legge sugli emblemi e i colori nazionali, definendo ufficialmente la bandiera come composta da due strisce orizzontali parallele: bianca in alto e rossa in basso, senza specificarne la tonalità. Potrebbe sembrare un dettaglio irrilevante, ma non lo è affatto: infatti, la sfumatura di rosso divenne presto una questione tutt’altro che semplice.

La bandiera polacca attuale (Wikimedia Commons)

Nel 1921, il ministero degli Affari Militari pubblicò un opuscolo intitolato L’emblema e i colori della Repubblica di Polonia, in cui il rosso era indicato come cremisi (#DC143C), simbolo di ricchezza e dignità. Tuttavia, questa tonalità era particolarmente costosa da ottenere, poiché il colorante derivava dalle larve del coleottero di giugno, un insetto utilizzato in tutta Europa per produrre tinture pregiate per tessuti.

Di conseguenza, solo i più abbienti potevano permettersi il colore corretto per la bandiera polacca. Nel 1927, con la crescente diffusione della bandiera, si optò per una tintura più economica e il cremisi fu sostituito dal cinabro. Tuttavia, sia le descrizioni ufficiali sia i progetti grafici si basavano su un’interpretazione generica di questi colori, senza specificarne i parametri esatti. Il cinabro rimase la tonalità ufficiale di rosso nei simboli nazionali, compresa la bandiera, fino al 1980.

Con la legge del 31 gennaio 1980, aggiornata più volte, il rosso della bandiera polacca fu ufficialmente definito con il codice #D4213D. Tuttavia, nella pratica, la tonalità di rosso più comunemente utilizzata come colore nazionale è #FF0000, una discrepanza che genera occasionali confusioni.

Di tanto in tanto, il colore della bandiera polacca torna al centro del dibattito. Alla fine del 2024, ad esempio, l’Ufficio del Presidente della Repubblica ricevette una petizione per ripristinare il cremisi, al fine di distinguere la bandiera polacca da quelle di altri paesi, come l’Indonesia e il Principato di Monaco.

L’autore della petizione sottolineava come il cremisi fosse storicamente associato alla maestosità e alla forza della Confederazione polacco-lituana nonché la sua presenza nella letteratura e nell’arte polacca come emblema di coraggio e patriottismo. Tuttavia, un eventuale cambiamento comporterebbe costi significativi di circa 130 milioni di zloty (circa 31 milioni di euro), un deterrente che finora ha scoraggiato l’attuazione della proposta.

Seconda guerra mondiale e nazionalismo di bandiera

Durante l’occupazione tedesca nella Seconda guerra mondiale, l’uso della bandiera polacca era severamente punito, ma nonostante ciò vi furono numerosi episodi di celebrazione clandestina delle festività nazionali con il tricolore polacco. Durante l’Insurrezione di Varsavia del 1944, la fascia bianca e rossa portata al braccio destro dai combattenti divenne un simbolo di resistenza, sostituendo di fatto l’uniforme polacca. Sulla bandiera era spesso apposto il simbolo della Polonia Combattente, che ancora oggi compare sugli abiti di molti manifestanti durante la Festa dell’Indipendenza nazionale (11 novembre).

La kotwica (ancora) della Polonia Combattente sui manifesti che celebrano la ricorrenza dell’inizio dell’Insurrezione di Varsavia. 1° agosto 2023. (Meridiano13/Oscar Luigi Guccione)

Di particolare interesse è la bandiera reggimentale della fanteria polacca: bianca, con una croce cavalleresca rossa quasi completamente sovrapposta. Al centro, circondata da una corona di foglie d’alloro, campeggia l’iscrizione “Onore e Patria”. Questo motto, in uso nell’esercito polacco, subì diverse modifiche nel tempo: durante la Seconda guerra mondiale, venne aggiunta la parola “Dio”, a testimonianza della crescente importanza della religione per la nazione oppressa. Il regime comunista eliminò la parola, che fu poi reintrodotta dalla repubblica democratica nel 1993.

Di grande rilievo fu anche la controversa decisione del governo conservatore guidato dal PiS nel 2018 di inserire il motto “Dio, Onore e Patria” nei passaporti polacchi, suscitando accese polemiche per la possibile violazione della libertà di coscienza e di religione

La Giornata della bandiera

Oggi, l’aquila bianca resta un simbolo potente della Polonia, con radici che affondano nei miti fondativi della nazione e che sono state sancite dalla storia e dalla politica nel corso dei secoli. Dal 2003, il 2 maggio viene festeggiato il Giorno della Bandiera. La scelta di questa data è stata motivata dal fatto che si trattava di un giorno in cui i polacchi potevano riflettere sulla storia della Polonia, essendo preceduto e seguito da festività nazionali (1° maggio, Festa del Lavoro, e 3 maggio, Festa della Costituzione), e perché coincide con la Giornata della Diaspora polacca.

Anche ragioni storiche hanno giocato un ruolo fondamentale nella scelta della data: il 2 maggio 1945, la Prima Armata polacca, mentre conquistava Berlino controllata dai nazisti, issò una bandiera bianca e rossa sulla Colonna della Vittoria e sul Reichstag.

Se state progettando un viaggio in Polonia – e, credetemi, dovreste farlo – il momento migliore è sicuramente la Majówka, i primi tre giorni di maggio, quando il sole brilla e illumina schiere di bandiere biało-czerwone per le strade.

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Oscar Luigi Guccione
Oscar Luigi Guccione

Laureato in European and Global Studies, ha trascorso due anni in Polonia, prima a Cracovia per studio, poi a Danzica lavorando per la Thomson Reuters. Ha scritto una tesi di laurea magistrale sulla securitizzazione della gestione della pandemia da coronavirus in Polonia, e una tesi di master sull’infuenza politica della Conferenza di Helsinki in Polonia negli anni Settanta ed Ottanta