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Mani bianche, tappeti e mezze lune: le bandiere dei paesi del Caucaso meridionale

Le bandiere dei paesi del Caucaso meridionale ci dicono molto della storia di questa regione, tra tre stati membri dell’Onu: Armenia, Azerbaigian e Georgia, e un terzetto di entità non riconosciute: Abcasia, Ossezia del Sud e la Repubblica, non più esistente, del Nagorno-Karabakh.

Partiamo quindi per un viaggio alla scoperta dei vessilli dal 1918 a oggi.

Rivoluzione russa e (breve) indipendenza

Il 1918 fu un anno cruciale per il Caucaso meridionale. Nella primavera di quell’anno, in seguito alla rivoluzione che portò al collasso dell’Impero russo, per la prima volta in epoca moderna la regione divenne indipendente da potenze esterne. In particolare, dalla Russia che tra il Settecento e l’Ottocento aveva avuto la meglio su ottomani e persiani, i suoi rivali storici per il controllo dell’area.

Il 22 aprile 1918 venne istituita una Repubblica Federale Democratica Transcaucasica (RFDT) che includeva i territori degli attuali Armenia, Azerbaigian e Georgia (oltre che alcune aree della Russia e della Turchia).

L’esistenza di tale entità statale si protrasse meno di un mese a causa delle divergenze tra armeni, azeri e georgiani, i tre principali gruppi etnici che la componevano. Già il 26 maggio 1918 la Georgia dichiarò la propria indipendenza, seguita da Armenia e Azerbaigian due giorni più tardi e ciò mise fine alla federazione.

In quelle poche settimane però, la RFDT si dotò di una bandiera, un tricolore orizzontale, partendo dall’alto: giallo, nero e rosso. Non ci sono informazioni esaustive sul significato di questi colori, ma le voci più diffuse indicano che il giallo rappresentava la Georgia (saggezza, patrimonio culturale e i campi della regione), il nero l’Azerbaigian (forza, resistenza e il petrolio) e il rosso l’Armenia (coraggio, sacrificio).

La bandiera della Repubblica Federale Democratica Transcaucasica (Wikimedia)

Anche queste esperienze statali non durarono molto, già tra il 1920 e il 1921 l’Armata Rossa le avrebbe riconquistate. Tuttavia fu un’esperienza fondamentale che avrebbe costituito i prodromi per l’indipendenza che i tre stati della regione avrebbero riconquistato al collasso dell’Unione Sovietica nel 1991. I moderni Armenia, Azerbaigian e Georgia si considerano stati successori delle repubbliche nate nel 1918 e, non a caso, celebrano la loro indipendenza proprio il 26 (Georgia) e il 28 (Armenia e Azerbaigian) maggio.

Tra le cose ereditate dagli stati moderni della regione dai loro predecessori ci furono proprio le bandiere. La Repubblica Democratica di Georgia adottò un vessillo, ideato da Iakob Nikoladze, di colore rosso vino che simboleggia i buoni tempi passati e il futuro radioso. In un angolo un rettangolo nero (a rappresentare il passato sotto la Russia) e bianco (a simboleggiare la speranza di pace).

In quella che oggi viene chiamata Prima Repubblica Armena, invece, ci fu una discussione che vide prevalere la bandiera ideata da Stepan Malkhasyants ancora attualmente in uso in Armenia. Essa è un tricolore orizzontale. La fascia in alto è rossa rosso simbolo del sangue degli armeni, quella in mezzo è blu a rappresentare il cielo dell’Armenia e quella in basso un arancione, allegoria per il talento e il lavoro degli armeni.

La Repubblica Democratica di Azerbaigian adottò il 21 giugno 1918 una bandiera simile a quella dell’Impero ottomano, con una luna crescente e una stella a otto punte su sfondo rosso (azeri e turchi sono gruppi etnici affini che parlano due lingue mutualmente intellegibili). La bandiera fu però criticata perché indicava solo l’elemento turchico dello stato azero. Si lavorò quindi a un qualcosa che desse un quadro più completo le ambizioni del paese.

La nuova bandiera issata davanti al parlamento il 7 dicembre 1918 aveva la luna crescente e stella a otto punte, ma a fargli da sfondo c’è un tricolore. In alto il blu a rappresentare le origini turchiche degli azeri, il rosso nella fascia di mezzo a simboleggiare l’aspirazione alla modernizzazione e quella verde in basso l’appartenenza alla civiltà islamica.

Le bandiere dei paesi del Caucaso meridionale tra il 1918 e il 1921.
Le bandiere dei paesi del Caucaso meridionale in quel breve periodo di indipendenza (Wikimedia)

Le bandiere dei paesi del Caucaso meridionale nel periodo sovietico

Come abbiamo menzionato, la Russia Sovietica mise fine tra il 1920 e il 1921 all’indipendenza delle tre repubbliche invadendole militarmente e i vessilli di quegli anni vennero aboliti e rimasero in uso nei gruppi di dissidenti fuggiti all’estero.

Il periodo comunista fu un proliferare di bandiere per i paesi del Caucaso meridionale che cambiavano in base allo status mutevole status delle repubbliche della regione nella gerarchia federale sovietica.

Nel 1922, Armenia, Azerbaigian e Georgia vennero integrati in una Repubblica Socialista Federativa Sovietica (RSFS) Transcaucasica, una delle repubbliche costituenti l’Unione Sovietica nel 1922. 

La RSFS Transcaucasica aveva un vessillo piuttosto semplice. Uno sfondo rosso (come quello della bandiera sovietica) con nell’angolo in alto a sinistra una stella in oro e l’acronimo russo З.С.Ф.С.Р. Закавказская Социалистическая Федеративная Советская Республика, Zakavkazskaja Socialističeskaja Federativnaja Sovetskaja Respublika, Z.S.F.S.R.). Nel 1925 venne poi aggiunta nell’angolo una falce e martello incastonata in una stella (o una semplice stella).

La versione in uso dal 1925 aveva anche una variante con la stella, ma senza falce e martello (Wikimedia)

Costituivano la RSFS Transcaucasica le Repubbliche Socialiste Sovietica (RSS) di Armenia, Georgia e Azerbaigian che avevano delle bandiere simili. Sfondo rosso e in alto a sinistra la sigla nelle rispettive lingue (e alfabeti) in oro con piccole modifiche nel corso degli anni.

Il vessillo che cambiò di più nel corso del tempo fu quello della RSS azera, dal 1924 al 1937 includeva una falce e martello e una luna e una stella e la sigla in caratteri prima russi e arabi (fino al 1927), poi latini e arabi (1927-1931) e infine solo latini (fino al 1937). Questo rispecchiava i cambiamenti della lingua azera che in pochi anni passò dall’usare una versione dell’alfabeto arabo persiano, a quello latino (in due varianti distinte) per poi adottare il cirillico nel 1939.

Nel 1936 con l’adozione di una nuova costituzione sovietica, la RSFS Transcaucasica venne sciolta e le RSS di Armenia, Georgia e Azerbaigian divennero repubbliche costituenti l’Urss. 

Questa “promozione” implicò dei cambiamenti in un primo momento lievi nelle bandiere. Nel 1936 alla bandiera della RSS di Armenia venne aggiunta una falce e martello sopra la sigla ՀԽՍՀ (HKSHRSSA). Nel 1937 dalla bandiera della RSS di Azerbaigian sparì l’alfabeto arabo e la luna e la stella e la sigla latina venne modificata in Az.SSR. Sempre nel 1937, nella bandiera della RSS di Georgia, la sigla სსსრ (SSSR) venne rimpiazzata da საქართველოს სსრ (Sakartvelos SSRRSS di Georgia).

Il 20 gennaio 1947 il Presidium del Soviet Supremo dell’Unione Sovietica adottò una risoluzione “Sulle bandiere di stato delle repubbliche dell’Unione”. In essa si chiedeva l’adozione di nuovi vessilli con alcuni caratteri comuni (lo sfondo rosso, la presenza di una stella, della falce e martello e l’inclusione di alcuni elementi decorativi di colori ben definiti per caratterizzare ciascuna delle repubbliche). Fu così che, agli inizi degli anni Cinquanta, nel Caucaso meridionale ci fu un nuovo proliferare di nuovi vessilli che sarebbero durati fino alla fine dell’Unione Sovietica.

Aprì le danze l’11 aprile 1951 la RSS di Georgia con una nuova bandiera rossa con il alto a sinistra un quadrato con dei raggi alternati azzurri e rossi e in mezzo una falce e un martello rossi. Inoltre, nella parte alta una striscia dello stesso azzurro. Non è dato sapere la simbologia di questo vessillo, ma aveva la prerogativa di essere l’unica bandiera delle quindici repubbliche costituenti l’Unione Sovietica in cui la falce martello non erano d’oro.

Il 7 ottobre 1952 la RSS di Azerbaigian adottò una bandiera uguale a quella dell’Unione Sovietica (rossa con la falce e il martello in alto a sinistra), ma con l’aggiunta di una banda blu in basso. Il 17 dicembre 1952, infine, la RSS di Armenia iniziò ad usare una bandiera rossa con la falce e il martello in alto a sinistra e una striscia blu in mezzo, forse a simboleggiare il lago Sevan e i fiumi dell’Armenia.

Le bandiere dei paesi del Caucaso meridionale in epoca sovietica.
Il complesso proliferare di bandiere in epoca sovietica (Wikimedia)

La fine dell’Unione Sovietica e le nuove (vecchie) bandiere

Dopo i tanti cambiamenti del primo periodo sovietico la storia delle bandiere dei paesi del Caucaso meridionale si fa molto più lineare. 

I vessilli creati negli anni Cinquanta rimasero in uso fino al crollo dell’Unione Sovietica. Tra il 1990 e il 1991, nell’ordine Georgia, Armenia e Azerbaigian ristabilirono l’indipendenza e riadattarono le bandiere del periodo 1918-1921 e le stesse rimasero in uso fino ad oggi.

Unica eccezione la costituisce la Georgia. Nel corso degli anni Novanta un vessillo con cinque croci rosse su sfondo bianco acquisì popolarità crescente nel paese. Era un simbolo antico, utilizzato dal Regno di Georgia in epoca medievale e visibile in una mappa veneziana del quattordicesimo secolo. Il partito di opposizione Movimento Nazionale Unito iniziò a usarlo alla fine degli anni Novanta e, quando salì al potere per effetto della Rivoluzione delle rose a fine 2003, tra i primi atti ci fu l’adozione della nuova bandiera nel gennaio 2004. Il messaggio era che era tempo di voltare le spalle ai difficili anni Novanta con i quali il vecchio vessillo era ormai associato.

Stati non riconosciuti e bandiere

Capitolo a parte quello delle repubbliche non riconosciuti della regione. Una volta ottenuta l’indipendenza, queste entità si dotarono di tutti i simboli degli stati, tra i quali le bandiere.

Partiamo dai territori de facto indipendenti in territorio georgiano: Abcasia e Ossezia del Sud. Nel 1992 la prima adottò un vessillo con sette stelle alternate verdi (quattro) e bianche (tre). In alto a sinistra un rettangolo rosso con una mano bianca aperta sotto un semicerchio di sette stelle a cinque punte. È una bandiera carica di simbologia.

Il colore verde rappresenta la giovinezza, il bianco la spiritualità e il rosso la vita. Le sette stelle sono il simbolo delle sette regioni storiche in cui vivono gli abcasi. Il palmo bianco aperto su sfondo rosso è un rimando al Regno di Abcasia di epoca medievale.

La bandiera è stata creata ispirandosi a quella della Repubblica dei Montanari del Caucaso Settentrionale (1918), di cui l’Abcasia faceva parte. Secondo la versione ufficiale, l’alternanza di strisce verdi e bianche sulla bandiera della Repubblica dei Montanari simboleggiava la tolleranza religiosa dei popoli caucasici, dove l’Islam (colore verde) coesisteva pacificamente con il Cristianesimo (colore bianco).

L’Ossezia del Sud (Alania), come l’Ossezia del Nord, ha un tricolore partendo dall’alto bianco, rosso e giallo. Il tricolore rappresenta l’antica struttura della società osseta costituita dall’aristocrazia militare, il clero e le persone. I colori simboleggiano la purezza morale (bianco), il coraggio marziale (rosso) e la ricchezza e la prosperità (giallo).

Concludiamo questo viaggio con la bandiera della defunta Repubblica del Nagorno-Karabakh o Artsakh. Per finire la defunta repubblica del Nagorno-Karabakh o Artsakh. La bandiera è uguale a quella armena, ma il tricolore è inframmezzato da un motivo triangolare simile ai tappeti tipici della regione, ma anche a rappresentare la divisione del Nagorno-Karabakh con l’Armenia.

Anche se la repubblica non esiste più e i suoi oltre 100mila abitanti armeni sono fuggiti nel settembre 2023 dopo un attacco azero, il vessillo è ancora utilizzato dagli esuli e lo si può vedere nel corso di manifestazioni ed eventi.

(Wikimedia)

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Aleksej Tilman
Aleksej Tilman

Nato a Milano, attualmente abita a Vienna, dopo aver vissuto ad Astana, Bruxelles e Tbilisi, lavorando per l’Osce e il Parlamento Europeo. Ha risieduto due anni nella capitale della Georgia, specializzandosi sulle dinamiche politiche e sociali dell’area caucasica all’Università Ivane Javakhishvili. Oltre che per Meridiano 13, scrive e ha scritto della regione per Valigia Blu, New Eastern Europe, East Journal e altre testate.