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La birra in Lituania: storia di un lungo idillio

Quella birra ha la schiuma bianca. Vorrei che la mia amata fosse qui. La birra sta diventando rossa, sta arrivando la mia amata.
(canto tradizionale lituano sulla birra)

In tanti potrebbero sorprendersi del fatto che la Lituania abbia una cultura birraria molto antica nonché distintiva. La produzione e il consumo di birra (in lituano alus) è infatti una tradizione radicata in Lituania, tanto che la bevanda è considerata il “pane liquido” del paese.

I primi boccali

Non è semplice datare con precisione la nascita di questa tradizione, alcuni studiosi fanno riferimento al secolo XI, altri addirittura al IX. Sicuramente la storia della produzione di birra in Lituania risale al periodo pre-cristiano (quindi prima del 1387, anno della cristianizzazione della Confederazione polacco-lituana), quando gli storiografi rilevano già un’ampia diffusione della bevanda: nel XIX secolo lo storico lituano Teodor Narbutt scrive come in quei secoli la birra fosse sacra, nonché “bevanda inebriante più popolare e preferita” dagli antichi lituani. Questa longeva passione emerge anche dalle antiche canzoni del patrimonio folkloristico riferite alla coltivazione del luppolo.

Alutį išgers, apynį išmes,
o mane, mielelę, dugnelyj paliks

Berranno la birra, butteranno via il luppolo,
e lasceranno me, il lievito, sul fondo

La birra aveva un significato culturale e religioso, veniva spesso utilizzata in cerimonie e celebrazioni: la produzione e consumo di birra in Lituania si è infatti sviluppata come parte integrante della religione pagana locale, la Romuva, che i lituani condividevano con lettoni e prussiani. La birra è spesso associata alle festività tradizionali, come Rasos, solstizio d’estate, durante il quale la gente celebra con canti, danze e, naturalmente, birra.

Sembrerebbe poi che i lituani venerassero non una ma ben tre divinità legate alla birra: Ragutis o Rūgutis, il dio che infondeva vita nel grano, trasformandolo in pane e birra a lievitazione naturale; Rugutienė o Rugitienė, sua consorte e dea della birra; infine Ragupatis, dio della fermentazione, essenziale per preservare il cibo nei lunghi inverni baltici. In mancanza di tracce scritte, queste figure della mitologia baltica pagana sono oggetto di dibattito tra gli storiografi, ma sembrerebbe assodata la divinità Ragutis, a cui è dedicato un altare nel centro di Vilnius, nel luogo dove in antichità sorgeva un tempio.

Se ti interessano le tradizioni pagane, puoi leggere: Dalle mavka a Ivan Kupala: le anime della foresta slava

Nel XV secolo, l’Ordine teutonico introdusse leggi rigide sulla produzione e la vendita di birra in Lituania, cosa che contribuì a organizzare il settore brassicolo e ad aumentare la qualità della birra prodotta. Furono stabiliti precisi parametri per la produzione della birra, che definivano la quantità e la qualità degli ingredienti. Inoltre, furono fissati standard per la pulizia degli strumenti e per l’igiene generale del processo. Le norme introdotte regolavano anche i prezzi di vendita al dettaglio e promuovevano l’attuazione di un sistema di controllo del mercato.

Anche dopo il XVI secolo la birra ha continuato a godere di una certa popolarità: al contrario del vino che era una bevanda d’importazione e del sidro che era considerato di lusso e quindi della nobiltà, la birra rimaneva una bevanda più popolare e maggiormente legata alla tradizione agricola del paese. La birra chiara era una bevanda quotidiana, mentre la birra scura, prodotta dalle donne, era addirittura considerata sacra, al pari del vino nella cultura cattolica.

A partire dal XIX secolo, con l’avvento dell’industrializzazione, la produzione di birra iniziò a diventare più centralizzata e commerciale: con l’introduzione di tecnologie industriali avanzate e per far fronte all’aumento della domanda di birra in seguito all’urbanizzazione e crescita della classe lavoratrice, i birrifici iniziarono a crescere in dimensioni e capacità e la produzione si allontanò dalle tradizioni casalinghe.

Risale a questo secolo uno dei birrifici più antichi, quello della Švyturys, fondato a Klaipėda nel 1784, pochi anni prima dell’annessione della Lituania all’Impero russo.

birra in Lituania
Uno scorcio della città di Klaipėda, sede del famoso birrificio Švyturys (Meridiano 13/Giulia Pilia)

Sotto gli zar la produzione birraria lituana continuò a svilupparsi grazie alla presenza di materie prime date dal tessuto economico agricolo, nonostante le restrizioni imposte a livello centrale: vennero fondati diversi birrifici tuttora attivi, come ad esempio Volfas (1853, accorpata al birrificio Engelman nel 1927), Tauras (1860) e Kalnapilis (1902). Nel periodo di indipendenza tra le due guerre ne risultano 11.

Kas gražiau padainuos,
tam alučio daugiau duos,
Kas nemoka dainuot,
tam palenkus sprandan duot.

A chi canta meglio
verrà data più birra,
a chi non sa cantare
verrà piegato il collo.

La tradizione brassicola in tempi sovietici

Durante l’occupazione sovietica, la nazionalizzazione delle attività commerciali, inclusi quindi i birrifici, portò a una forte limitazione della produzione della birra, già indebolita dalla carenza di materie prime. Alcuni birrifici vennero rinominati, come Volfas-Engelman che diventò Raudonoji Pašvaistė (Bagliore Rosso).

La nazionalizzazione delle attività commerciali e i limiti imposti alla produzione risultarono in una standardizzazione del processo produttivo, a scapito della varietà e della tradizione artigianale. Inoltre, nonostante alcuni tentativi di limitare l’abuso di alcool, il regime sovietico promuoveva (direttamente o indirettamente) uno stile di vita che prediligeva il consumo di bevande alcoliche più forti, come la vodka o altri distillati, le cui tasse costituivano un terzo degli introiti statali negli anni Settanta.

Ciò nonostante, anche come un mezzo per il mantenimento della propria identità, la popolazione continuò a produrre birra, spesso illegalmente. L’assenza di tecnologie industriali moderne, soprattutto provenienti dall’estero, costrinse i produttori a ingegnarsi con metodi casalinghi e creativi. Per sopperire alla carenza dei malti, si iniziò a fare uso di additivi come zucchero, mais, piselli e così via, chiaramente a discapito della qualità.

È interessante notare che questo fu reso possibile anche grazie alla natura agricola della Lituania (al contrario, ad esempio, del tessuto economico lettone che era a vocazione principalmente industriale) e dall’isolamento garantito dalle campagne. Inoltre, la minore presenza di russi sia tra le élite della Repubblica sovietica che tra la popolazione (i russi in Lituania non superarono mai il 10%, a differenza di circa un terzo in Lettonia ed Estonia) consentì alla tradizione brassicola lituana di sopravvivere agli anni sovietici, beneficiando anche di un controllo meno severo da parte delle autorità.

La rinascita dell’industria della birra in Lituania

Il crollo dell’Unione Sovietica e l’ondata di privatizzazione che ne conseguì costrinsero un notevole numero di birrifici alla chiusura, mentre altri vennero acquistati da imprenditori esteri. Le industrie che sopravvissero a quegli anni riuscirono a consolidare il proprio mercato, ma videro presto la nascita della concorrenza: negli anni Novanta nuovi birrifici artigianali iniziarono a produrre birre con ingredienti locali e seguendo ricette tradizionali, spinti dalla voglia di sperimentazione e di recuperare le antiche ricette e le tradizioni brassicole.

Negli ultimi decenni, molti birrifici lituani hanno cercato di recuperare e preservare le antiche ricette e le tecniche di produzione. Questo ha portato a una maggiore attenzione verso ingredienti tradizionali e metodi di fermentazione singolari.

Quello che caratterizza la produzione artigianale lituana è proprio l’unicità e lo spirito di innovazione: l’isolamento degli anni sovietici e l’assenza di scambio con le tradizioni brassicole di altri paesi europei ha portato a una modernizzazione molto particolare della produzione della birra. Il risultato è la presenza di metodi molto variegati, spesso caratterizzati dall’utilizzo di strumentazione in legno, o dall’uso del lievito di birra selvatica e dall’aggiunta di ingredienti come il miele, le erbe e le bacche.

Lo stile di birra artigianale più diffuso è il kaimiškas alus, ovvero birra delle fattorie, prodotta secondo le antiche tradizioni lituane e con ingredienti locali, come lieviti propri che si tramandano di generazione in generazione.

Al giorno d’oggi, la tradizione della produzione della birra fatta in casa si è meglio conservata nella Lituania settentrionale e centrale, soprattutto nelle zone di Biržai, Pasvalys, Pakruojis, Panevėžys, Kupiškis e Rokiškis.

Mappa delle principali località di produzione di birra in Lituania (Meridiano 13)

Nomi degni di nota

Ad oggi in Lituania sono presenti 72 birrifici (dato aggiornato al 2020), sia di scala industriale che artigianali.
L’autore norvegese Lars Marius Garshol ha redatto un’ottima mappatura delle birre e birrifici lituani. Qui di seguito una breve selezione.

Jovarų Alus

Tra le birre artigianali lituane più degne di nota spicca la Jovarų Alus, una birra ambrata dello stile kaimiškas prodotta a Jovarai da Aldona Udrienė, una signora settantenne soprannominata “la regina” (della birra, ovviamente): di famiglia di birrai, ha deciso di aprire il suo birrificio nel 1995, utilizzando una ricetta di famiglia di 130 anni e producendo due tipi di birra, di cui una classica e una con il miele.

Apynys Alaus Darykla

Questa birra artigianale viene prodotta da un piccolo birrificio a Vaišvydava, nella regione di Kaunas, ed è certificata dalla Fondazione per il patrimonio culinario della Lituania come autentica e tradizionale. L’unico luppolo utilizzato in queste birre è il luppolo selvatico lituano proveniente dalla foresta.

Gubernija

Gubernija è il più antico birrificio industriale in attività in Lituania, situato a Šiauliai. Il primo birrificio Gubernija potrebbe essere stato costruito intorno al 1660, sebbene soltanto la data del primo inventario del birrificio, registrato nel 1786, sia accertata con precisione. Questo birrificio produceva birra manualmente fino al 1890, quando fu installata la prima macchina a vapore. Nel 1799 fu intrapresa la prima ricostruzione del birrificio. Successivamente fu ricostruito nel 1895-1900 e nel 1999-2000. Attualmente Gubernija è quotata alla borsa di Vilnius.

Švyturys

Ultima ma non ultima, tra le birre di produzione industriale spicca la Švyturys (“faro”) prodotta a Klaipėda, città portuale fiorita sotto il dominio del Ducato di Prussia con il nome di Memel.

Švyturys è attualmente il più grande birrificio della Lituania, fondato nel 1784 a Klaipėda da un commerciante di Klaipėda, Johann Wilhelm Reincke (il simbolo, un’aquila, è infatti lo stemma della sua famiglia). Dal 2003 il birrificio si è spostato principalmente a Utena dopo la fusione con Utenos Alus. Le birre prodotte sono molto varie: oltre alle ricette di birre particolari che cambiano annualmente, viene prodotta la lager (Ekstra), scure (Juodas), alcune bock, cioè lager a bassa fermentazione, e una birra di frumento (Baltas, “bianca”). La loro birra più interessante è forse la cruda non filtrata Nefiltruotas.

Mappa delle birre prodotte alla fabbrica della Švyturys (Meridiano 13/Giulia Pilia)

La Švyturys è probabilmente la birra lituana più facilmente reperibile all’estero e rispecchia la tradizione tedesca nello stile. Inoltre, le birre prodotte da questo birrificio hanno vinto diverse medaglie alla World Beer Cup, tra cui quella d’oro per la categoria Dortmunder nel 2012.

Il successo della Švyturys già nei primi anni dell’indipendenza ha attirato gli investitori stranieri, tant’è che nel 1999 la Carlsberg ha acquistato la maggioranza delle quote societarie. La stessa Banca Europea per la Ricostruzione e Sviluppo (Ebrd) a metà anni Novanta ne deteneva quasi il 20%, investendo nell’azienda in quanto una delle più promettenti per l’economia post-comunista della Lituania.

Ultimo ma non meno importante, la Švyturys è lo sponsor principale della nazionale di basket in Lituania.

Se ti interessa il basket oltre il meridiano 13, puoi approfondire qui.

Le birre lituane costituiscono senza dubbio un affascinante viaggio attraverso la cultura e la storia di questo paese baltico, assolutamente da provare per conoscere meglio la Lituania.

Purtroppo non è facile trovarle in Italia: fino a pochi anni fa, l’unico importatore di birra Švyturys era una birreria situata a Cagliari, con un inspiegabile sodalizio sardo-lituano, ma ha di recente cessato le attività.

Non resta che provarle in loco.


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Giulia Pilia
Giulia Pilia

Laureata in Scienze Politiche (Studi sull’Est Europa) e in Governance locale all’Università di Bologna, ha studiato e lavorato in Lituania, Slovenia e Ucraina, dove si è occupata di sicurezza e reti energetiche, comunità locali e IDP. Lavora nel campo dell’integrazione europea, sviluppo locale e osservazione elettorale.