Come potrai immaginare, questo progetto ha dei costi, quindi puoi sostenerci economicamente con un bonifico alle coordinate che trovi qui di seguito. Ti garantiamo che i tuoi soldi verranno spesi solo per la crescita del progetto, per i costi tecnici e per la realizzazione di approfondimenti sempre più interessanti:

  • IBAN IT73P0548412500CC0561000940
  • Banca Civibank
  • Intestato a Meridiano 13

Puoi anche destinare il tuo 5x1000 a Meridiano 13 APS, inserendo il nostro codice fiscale nella tua dichiarazione dei redditi: 91102180931.

Dona con PayPal

Alla scoperta della Bulgaria meridionale: tra Plovdiv, la Tracia e la fortezza di Asen

Quando si pensa alla Bulgaria, punto più estremo dei Balcani nell’Europa orientale, la maggior parte delle persone – tra appassionati viaggiatori, traverl blogger e internauti di ogni genere – pensa alla capitale Sofia, oppure a tutto ciò che riguarda il recente passato comunista, fino alla caduta del Muro di Berlino nel 1989. Pochi conoscono invece più approfonditamente la storia di questo Paese, che nei millenni è stato snodo centrale di scambi tra popoli e culture.

Tuttavia, proprio nella attuale Bulgaria centro-meridionale si è sviluppata la ricca e fiorente civiltà dei traci, popolo simile per usi, costumi e tradizioni agli antichi greci, fino a essere poi la Bulgaria stessa inclusa nell’Impero romano, d’Occidente e poi d’Oriente, dal 47 d.C. sotto l’imperatore Claudio, fino al 679 circa.

Bulgaria meridionale
Scorcio sui Monti Rodopi, Bulgaria meridionale (Meridiano 13/Diana Mihaylova)

Dal 681 si è invece imposto il dominio delle tribù proto-bulgare che, unite agli slavi meridionali giunti nella penisola balcanica nel VI secolo, hanno dato origine all’antico stato bulgaro medievale, diventato persino “impero”, fino alla caduta sotto il dominio ottomano nel tardo XV secolo, e durato quasi cinquecento anni, giungendo così alla storia più recente. Millenni di scambi e di domini diversi, di lingue, culture e sfere d’influenza, a metà tra Roma e Bisanzio, traci, greci e romani, turchi e slavi, ortodossi e musulmani.

Sulle tracce di questo passato, una delle regioni più interessanti da riscoprire oggi è proprio la Tracia, regione che storicamente e geograficamente si estende tra la Bulgaria centro-meridionale, la Grecia settentrionale e parte della Turchia occidentale, racchiusa tra il complesso montuoso dei Rodopi e il fiume Marica, che prende invece il nome di Evros oltre il confine greco.

Leggi anche: Il Ponte del Diavolo: fra miti e leggende della Bulgaria meridionale

Qui, disseminati tra i monti, si trovano infatti vecchi palazzi, piccole chiese, anfiteatri romani, fortezze medievali e monasteri, e la città di Plovdiv, secondo centro più grande e popoloso della Bulgaria dopo Sofia e capitale europea della cultura nel 2019.

Plovdiv e “Filippopoli”, la città romana

Oggi Plovdiv è un centro estremamente vivace e variegato, dove antichi templi di epoca greco-romana si alternano a chiese, strette viuzze di locali e pub, murales e persino minareti di epoca ottomana. Plovdiv è infatti una delle città più antiche della penisola balcanica, fondata circa 8000 anni fa, ancora nel Neolitico. Il suo nome deriva da “Pulpuveda”, nome coniato dai traci, ma nel corso dei secoli la città ha cambiato spesso denominazione, chiamandosi anche “Filippopoli”, in onore di Filippo II di Macedonia, ma anche “Filibe”, durante il dominio ottomano.

La città ebbe uno sviluppo significativo tra il I e il II secolo d.C., e in particolare a partire dal 46, quando la Tracia venne inclusa tra le province romane, diventando uno dei maggiori centri di scambio e commercio sulla via Militaris, antica strada che univa l’odierna Belgrado e Bisanzio. Di quello sfarzoso passato oggi è possibile ammirare moltissimi resti e rovine disseminate nel centro storico, come per esempio l’anfiteatro costruito sotto Marco Aurelio, uno dei meglio conservati in tutta Europa, che oggi viene ancora utilizzato per festival e concerti all’aperto.

Bulgaria meridionale
Lo stadio di Adriano del II secolo e la moschea di Džumaja sullo sfondo (Meridiano 13/Diana Mihaylova)

Ci sono poi le mura e i gradini dello stadio di Adriano, imponente costruzione del II secolo d.C., oltre alle rovine del forum di Vespasiano del I secolo, scoperte grazie agli scavi degli ultimi trent’anni, con bianche colonne doriche che svettano tra i negozi del centro, accanto alla moschea di Džumaja di epoca medievale, costruita invece dal sultano Murad I, dopo l’invasione ottomana, creando oggi un affascinante mix architettonico.

Plovdiv è poi una città che, proprio come Roma, si estende su diversi colli, solo che in questo caso sono sei e non sette. Avviandosi verso la cosiddetta “città vecchia” si fa un salto temporale e dall’epoca greco-romana, si viene improvvisamente catapultati nel medioevo: qui, tra le mulattiere, si trovano i resti della porta di Chisar Kapija, una fortezza del XII-XIV secolo, dove il tempo sembra essersi fermato. Un luogo simbolo del primo Stato bulgaro nel momento del suo massimo splendore, prima di cadere definitivamente in mano agli ottomani nel 1371.

Si prosegue poi ancora avanti nel tempo, con le meravigliose case in legno di epoca tardo-medievale e soprattutto rinascimentale, quando Filibe – nome turco di Plovdiv – divenne di nuovo centrale negli scambi commerciali, tra Istanbul, Odessa e Vienna, attirando mecenati, artigiani e persino pittori, dall’Impero austro-ungarico, così come da Oriente. Oggi è possibile visitare diverse case-museo di pittori e artisti, armeni, praghesi e ovviamente bulgari, oltre al meraviglioso museo etnografico, che contiene mobili, tessuti, vestiti e persino strumenti musicali tipici, testimonianza del folclore e delle tradizioni bulgare.

Museo-etnografico-di-Plovdiv-Wikicommons
Museo-etnografico-di-Plovdiv (Wikicommons)

La fortezza medievale di Asen

A circa venti chilometri da Plovdiv, nel cuore dei monti Rodopi, si trova un altro importante monumento legato alla storia medievale della regione. Si tratta della fortezza di Asen, che racchiude al suo interno anche i resti della chiesa di Santa Maria di Petrič, di cui oggi rimangono alcune icone e l’antico altare, attirando centinaia di fedeli e persino giovani coppie di fidanzati, che scelgono di sposarsi proprio qui, tra i monti.

Questa costruzione arroccata, raggiungibile dopo una ripida salita su strettissimi gradini di pietra, venne innalzata nel IX secolo, ed ebbe un ruolo cruciale a partire dall’XI secolo, quando divenne un vero e proprio palazzo amministrativo. Da qui il sovrano e il suo esercito potevano infatti proteggere i confini dello Stato bulgaro, vigilando su eventuali invasioni nelle valli, attraverso le feritoie che oggi regalano invece una vista mozzafiato sui Rodopi e i paesini circostanti.

La fortezza è dedicata allo zar Ivan Asen II, uno dei sovrani più importanti del medioevo bulgaro, che in particolare nel 1231 fece diversi interventi per ampliare la superficie e migliorare la conservazione dell’edificio a scopo difensivo, lasciando anche una targa commemorativa visibile ancora oggi, in antichi caratteri cirillici. Quando gli ottomani invasero la Bulgaria nel XIV secolo, la fortezza di Asen fu infatti una delle ultime a cadere, resistendo per molti anni ai costanti attacchi, fino alla distruzione, seppur parziale, nel 1410, di cui oggi si vedono i segni, dato che parte della costruzione originale rimane incompleta.

La fortezza medievale di Asen (meridiano 13/Diana Mihaylova)

Il monastero di Bačkovo

L’ultima tappa di questo viaggio indietro nei secoli e nel passato della Bulgaria, è il Monastero di Bačkovo, a soli dieci chilometri a sud dalla Fortezza di Asen. Chiamato anche “Monastero della Dormizione di Maria”, è un luogo ricchissimo di storia, oltre che architettonicamente interessante, grazie alla bellezza delle icone e degli antichi affreschi, perfettamente conservati nei secoli.

Immediatamente accanto all’ingresso è possibile ammirare le grosse icone dei Santi Cirillo e Metodio, cruciali nell’alfabetizzazione degli slavi ortodossi. Dal momento della sua costruzione nel 1083 e attraverso i secoli, il monastero divenne infatti una prestigiosa scuola scrittoria, dove si insegnavano greco e slavo ecclesiastico ai giovani della regione.

Un fatto curioso è però che, oltre alle iscrizioni in greco e in slavo ecclesiastico, piuttosto comuni in tutti i monasteri ortodossi, specie di epoca medievale, nel Monastero di Bačkovo ci siano anche diverse iscrizioni in lingua georgiana, oltre a numerosi libri. La ragione è che il tempio nacque inizialmente come centro monastico proprio di sacerdoti georgiani, che faceva da ponte tra la Georgia e Bisanzio.

Bulgaria meridionale
Icone nel Monastero di Bačkovo (Meridiano 13/Diana Mihaylova)

Come la maggior parte delle chiese, delle fortezze e dei monasteri, anche il Monastero di Bačkovo venne invaso dagli ottomani. Dopo l’invasione, il tempio riuscì, pur con fatica, a continuare la sua attività per alcuni decenni, fino a che i nuovi dominatori di fede musulmana non decisero di raderlo completamente al suolo. Venne poi ripristinato, ma solo nel XVI secolo. Proprio per questo motivo, dopo la ricostruzione, attorno al monastero vennero innalzate le alte mura di pietra, presenti ancora oggi, che ogni giorno spalancano le loro porte a tanti pellegrini, oltre ai turisti, essendo Bačkovo il secondo monastero per grandezza di tutta la Bulgaria.

Oltre al medioevo, il tempio fu poi centrale anche nella storia recente, e in particolare durante la Seconda guerra mondiale, quando tra il 1941 e il 1947 divenne un rifugio e “porto sicuro” per le persone dei villaggi circostanti, evacuate. Tra i rifugiati c’erano anche molti ebrei, motivo per cui sulle mure dell’ingresso, proprio accanto a Cirillo e Metodio, una scritta commemora l’evento con iscrizioni in bulgaro e in ebraico.

Grazie a questi luoghi, a queste storie e a queste valli senza tempo, la Bulgaria meridionale, tra la Tracia e i Rodopi, è forse una delle regioni più autentiche e interessanti, che ha conservato tantissime testimonianze dei popoli che sono passati in tutte le epoche e secoli. Proprio per questo, proprio qui si vedono al meglio alcuni dei maggiori contrasti, che meritano di essere scoperti e “sviscerati”, uno per uno, per comprenderne al meglio il paese stesso.


Condividi l'articolo!
Diana Mihaylova
Diana Mihaylova

Bulgara di nascita, ma milanese d’adozione, è una mediatrice culturale, blogger e studiosa che si occupa di Russia, Bulgaria e più in generale dei Paesi Est europei. Dopo la laurea in Mediazione Linguistica e Culturale presso l’Università degli Studi di Milano e alcune esperienze di studio all’estero tra Mosca, San Pietroburgo e Plovdiv, ha scritto per Il Tascabile, Pangea News e MowMag. È ideatrice del canale Instagram @ilmaestroemargherita_ dedicato alla promozione della letteratura e della cultura russa, con l'intento di approfondire la "Cultura" in senso ampio, contro ogni forma di pregiudizio e cancel culture. Collabora inoltre con il canale Instagram @perestroika.it che si propone di presentare e promuovere il cinema russo in lingua italiana.