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Corna, pellicce ispide, fruste, verghe, catene, campanacci, artigli (quelli che dal tedesco, kramp, pare che diano loro il nome): sono i krampus ed escono dalla montagna la sera del 5 dicembre.
La tradizione è antichissima, pre-cristiana, secondo alcuni attestata addirittura dal VI secolo d.C., secondo altri mescolata a riti addirittura greci legati al dio Fauno, celebrato per l’appunto il 5 dicembre. Che si sia mescolata alla cristianità in ogni caso non v’è dubbio, essendosi intersecata per date, simboli e figure alla ricorrenza di San Nicolò (altrimenti noto come San Nicola di Myra, o più comunemente di Bari).
È una tradizione che non riconoscendo i confini tracciati dall’uomo lungo le Alpi orientali si ritrova in Austria, Slovenia e naturalmente Italia, facendo incontrare culture germaniche, latine e slave.
Una zona suggestiva dove andare a esperire questa tradizione si trova poco oltre il nostro meridiano 13 est, nel Tarvisiano, luogo alpino dove si incontrano i tre mondi culturali oggi delimitati dai confini italiano, tedesco e sloveno. Tanto che proprio qui, in queste località dell’estremo nord-est italiano si trovano ben quattro lingue riconosciute a livello comunale: italiano, friulano, tedesco e sloveno.
Così, a Tarvisio, Fusine, Malborghetto, Pontebba, Cave del Predil, già a partire dall’imbrunire nel pomeriggio (si consiglia di arrivare in centro al paese verso le 16.00 per godersi l’intero spettacolo) queste figure mostruose escono dal bosco — o, nel caso di Cave del Predil, letteralmente dalle viscere (le cave, oggi musealizzate e visitabili) della montagna — e terrorizzano bambini e ragazzi, inseguendoli e facendo loro dispetti. Solo più a tarda sera distribuiranno loro i dolciumi, ma solo a chi quell’anno è stato buono (come richiesto dalla Befana, per intenderci).
I krampus sono la concretizzazione in forma mostruosa degli spiriti e dei demoni silvestri. La tradizione eredita dai riti dei popoli di queste zone montane lo spirito di iniziazione alla vita adulta per i giovani (i quali, se sanno in cuor loro di esser buoni e maturi, non devono poi temere i dispetti dei krampus), ma esorcizza anche l’arrivo dell’inverno più duro, auspicando il meglio per il nuovo anno a venire.
Immagine di copertina: La maschera di un Krampus, conservata presso il Museo della Tradizione mineraria di Cave del Predil (foto dell’autrice)
Dottoressa di ricerca in Slavistica, è docente di lingua russa e traduzione presso l’Università di Trieste, si occupa in particolare di cultura tardo-sovietica e contemporanea di lingua russa. È traduttrice, curatrice di collana presso la casa editrice Bottega Errante ed è la presidente di Meridiano 13 APS.