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Nei meandri delle collezioni private e dei caveau dei musei, si sa, l’arte a volte giace silente, anche per decenni. I curatori hanno bisogno di tempo e denaro per esaminare e catalogare i cimeli, e uno slancio d’interesse alla base. Per fortuna, Robinson McClellan disponeva di tutto questo quando si è messo a esplorare una collezione posseduta dalla Morgan Library and Museum di Manhattan, scoprendo – tra gli altri tesori – un valzer inedito realizzato nientemeno che da Fryderyk Chopin, il più grande compositore polacco mai esistito e tra i più influenti al mondo.
L’opera, scarabocchiata su un foglietto di piccole dimensioni, è un valzer composto intorno al 1830 di sole 48 battute (circa un minuto), il che lo rende il pezzo di Chopin più corto conosciuto finora. Il ritrovamento è straordinario anche tenendo conto delle poche opere conosciute del compositore polacco, complici la sua riluttanza a condividerle col pubblico, e la sua breve vita. Una vita di sofferenze e modellata dal romanticismo ottocentesco, che tuttora galvanizza il patriottismo polacco.
That's the sound of a Chopin waltz that was unearthed after nearly 200 years. Here's the story of how an unknown work in the composer’s hand was discovered in a New York museum, the first such find in more than half a century. https://t.co/RXb1FfJOmLpic.twitter.com/yeGxE10EoX
È comune attribuire erroneamente al genio polacco la nazionalità francese, tra i profani. D’altronde, il compositore passò metà della sua vita a Parigi, fino alla morte sopraggiunta nel 1849, a soli 39 anni. La partenza dal suolo natìo nel 1930 fu particolarmente sofferta: la Polonia unita non esisteva sulle mappe al tempo, spartita tra Russia, Prussia e Austria, ma la nazione era sobillata dai tizzoni ardenti dei moti rivoluzionari in tutto il continente. Fryderyk sarà costretto ad assistere da lontano all’esplosione della Rivolta di Novembre contro i russi, maledicendo il giorno della sua partenza che rappresenterà per lui un esilio che avrà fine solo dopo la sua morte.
Infervorato dalle passioni del romanticismo, trovatosi da solo in terra straniera, Chopin compose febbrilmente mazurche, polonaise, Krakowiak, il Gran Rondò da concerto e la Fantasia su arie polacche. Le campagne polacche e i sentimenti indipendentisti pervadono le arie del compositore, che iniziò a frequentare gli ambienti dell’emigrazione polacca, con frequentazioni del calibro di Adam Mickiewicz. L’influenza del folk nelle sue musiche voleva suscitare un senso di orgoglio e appartenenza tra la sparpagliata popolazione polacca. Meno irruenti ma ugualmente espressivi i motivi ispirati dal senso di nostalgia e desiderio per la sua culla natale.
Chopin è di chi se ne appropria
Nel tempo, la figura di Chopin in Polonia è stata accolta e utilizzata in maniere ben diverse tra loro, di pari passo con la strumentalizzazione della cultura e della storia ad uso e consumo della politica. Alla sua morte, il cuore di Chopin venne estratto e “contrabbandato” dalla sorella del compositore fino a Varsavia, dove ancora oggi è conservato nella Chiesa di Santa Croce. Il dono non fu totalmente gradito ai sacerdoti, poiché era note la relazione tra la scrittrice francese (e divorziata) George Sand e il compositore polacco, tanto che il cuore fu relegato alla polvere fino al 1880, data in cui venne posto in una nicchia su cui fu apposta una targa commemorativa.
Chissà cosa ne avrebbero fatto del suo cuore gli ecclesiasti se avessero sospettato che Fryderyk fosse anche bisessuale, uno degli scandali più dirompenti della scena culturale polacca degli ultimi anni. Secondo il giornalista musicale svizzero Moritz Weber, che ne ha analizzato le lettere diffuse, Chopin avrebbe potuto intrattenere relazioni romantiche anche con gli uomini; la teoria è più probabilmente una provocazione verso un paese particolarmente omofobo come la Polonia.
Durante l’Insurrezione di Varsavia del 1944 il cuore fu nascosto a Milanówek; il suo ricollocamento nella Chiesa nel 1945 assunse il simbolo della riconquistata indipendenza del paese; la cerimonia fu partecipata da migliaia di Varsaviani e trasmessa alla radio polacca in diretta. I conoscitori della lingua possono ascoltarlo a questo link.
Durante il periodo comunista, Chopin divenne simbolo di nostalgia e di realismo socialista. Ogni riferimento della sua adesione a simboli o movimenti sovversivi scompare, lasciando il posto all’austerità del marxismo in chiave sovietica. La sua figura viene accostata a quella delle lotte popolari piuttosto che nazionaliste in quanto tali.
Arrivando alla contemporaneità, la destra moderna più radicale si è spesso impadronita del poeta come simbolo di nazionalismo escludente, baluardo della lotta ai nemici esterni, o addirittura rappresentato come un sicuro elettore del PiS, partito conservatore al governo fino al 2023. La sua Marcia Funebre ha spesso accompagnato marce fascistizzanti.
Non c’è Polonia senza Chopin
L’importanza di Chopin nella percezione polacca è assimilabile solo al valore di Giovanni Paolo II e di Solidarność. Al compositore sono state dedicate banconote, l’aeroporto di Varsavia-Okęcie, monumenti, vie e vari premi.
Dal 1927 viene organizzato in Polonia il concorso pianistico internazionale Frédéric Chopin, tra i più prestigiosi e primo concorso monografico del mondo, fondato da Jerzy Żurawlew. A Varsavia è stato edificato un teatro dedicato solo ed esclusivamente alle sue composizioni, in cui tutto l’anno si alternano numerosi pianisti. Ogni domenica da maggio a settembre, attorno alla statua nel Parco Reale, due pianisti di primo livello offrono concerti gratuiti all’aperto, deliziando cittadini e turisti.
Nel celebrare lo straordinario ritrovamento della sua composizione, vogliamo ricordare Chopin con le parole scritte dal poeta e amico Cyprian Kamil Norwid il giorno dopo la sua morte:
Varsaviano di nascita, polacco nel cuore, e cittadino del mondo per talento.
Laureato in European and Global Studies, ha trascorso due anni in Polonia, prima a Cracovia per studio, poi a Danzica lavorando per la Thomson Reuters. Ha scritto una tesi di laurea magistrale sulla securitizzazione della gestione della pandemia da coronavirus in Polonia, e una tesi di master sull’infuenza politica della Conferenza di Helsinki in Polonia negli anni Settanta ed Ottanta