Come potrai immaginare, questo progetto ha dei costi, quindi puoi sostenerci economicamente con un bonifico alle coordinate che trovi qui di seguito. Ti garantiamo che i tuoi soldi verranno spesi solo per la crescita del progetto, per i costi tecnici e per la realizzazione di approfondimenti sempre più interessanti:

  • IBAN IT73P0548412500CC0561000940
  • Banca Civibank
  • Intestato a Meridiano 13

Puoi anche destinare il tuo 5x1000 a Meridiano 13 APS, inserendo il nostro codice fiscale nella tua dichiarazione dei redditi: 91102180931.

Dona con PayPal

Il cinema moldavo indipendente, what a wonderful world

Con 7 premi internazionali, What a wonderful world (in romeno Ce lume minunată) del regista Anatol Durbală è uno dei film più premiati del panorama cinematografico moldavo contemporaneo. Film di produzione indipendente e basato su eventi reali, racconta di Petru (interpretato da Igor Babiac), un ragazzo moldavo di 22 anni che torna a Chişinău da Boston, dove studia, e che si ritrova suo malgrado nel posto sbagliato al momento sbagliato.

L’azione del film si svolge infatti nella notte tra il 7 e l’8 aprile del 2009 a Chişinău dove, in seguito alle elezioni parlamentari del 5 aprile, migliaia di manifestanti, per lo più giovanissimi, stanno mettendo a ferro e a fuoco la città per protestare contro i sospetti brogli che hanno conferito al Partito Comunista la maggioranza dei seggi in parlamento.

Nel film, come poi accadde nella realtà, i manifestanti subiscono la repressione brutale e incontrollata della polizia. Petru, ignaro della rivolta, viene scambiato per un manifestante e portato nei sotterranei di un edificio (forse una centrale di polizia o una scuola, come nel nostrano Diaz), dove gli agenti abusano di lui e di altri.

È qui che si svolge la scena più intensa del film nonché quello che probabilmente è il fulcro dell’opera di Durbală: l’interrogatorio con un maggiore, che si regge saldamente sull’ottima interpretazione di Igor Caras-Romanov.

Cinema moldavo
Petru e il maggiore in una scena del film

Il dialogo che segue non è solo un interrogatorio a un accusato, ma una vera e propria inquisizione a un’intera generazione, ai giovani moldavi “colpevoli” di avere i privilegi che il maggiore non ha mai potuto avere e che, soprattutto, non vuole concedere, aggrappato con tutto se stesso a un mondo che ha paura di perdere e che sente che sta cambiando. La scena è una contrapposizione tra il passato sovietico delle certezze, nel quale il nazionalismo moldavo è comunque riuscito a consolidarsi, e la gioventù della cultura globale ed europea, aperta alla Romania (fresca di ingresso nell’Ue) e alla ricerca di alternative dinamiche e democratiche per il proprio paese.

«Alla tua età io ero appena tornato dal servizio militare. Tu hai fatto il servizio militare? Ovvio che non l’hai fatto. […] Alla tua età eravamo diversi, hai capito? Noi abbiamo il senso della vergogna, del rispetto, abbiamo senso comune»

Con il ritratto crudo della brutalità della polizia durante le proteste del 2009, Durbală ci spalanca una finestra sugli avvenimenti recenti della Moldova: in What a wonderful world il protagonista è indubbiamente Petru, ma il regista trova volutamente il tempo di concentrarsi anche sugli abusi subiti da altri giovani. È così che il calvario personale di Petru si inserisce nel più ampio contesto della sofferenza collettiva dei manifestanti.

Durbală alterna sapientemente il silenzio rassicurante della quotidianità a scene violente dai rumori penetranti, con delle atmosfere che toccano le stesse corde del già menzionato Diaz (che peraltro Durbală conosce e cita in un’intervista a Radio Free Europe Moldova). All’inizio il ritmo del film ci lascia crudelmente abituare alla normalità del rientro a casa: le chiacchiere con il tassista, il rientro nell’appartamento della sua infanzia in attesa della madre, l’appuntamento su Skype con la fidanzata che sta a Boston.

«Dollari? Da dove arrivi con i dollari, ragazzo?»
«Da Boston»
«Bosnia?»

Ma gli eventi precipitano in fretta e ci costringono inevitabilmente a riflettere sulle violenze e sulla privazione della libertà.

L’aprile moldavo

Il giorno dopo le elezioni del 5 aprile 2009, già prima che i risultati ufficiali venissero annunciati ma con le prime previsioni che davano il Partito dei comunisti della Repubblica di Moldova (Pcrm) riconfermarsi in netto vantaggio, migliaia di manifestanti iniziarono a protestare nelle piazze di Chişinău e di altre città moldave, tra cui Bălți, chiedendo un riconteggio dei voti e la dimissione del governo.

Facilitata da uno dei primi passaparola social degli anni Duemila (cosa che valse il soprannome di “Twitter Revolution”), nella capitale la protesta sfociò velocemente in una vera e propria rivolta, con i manifestanti – principalmente giovani e studenti – che fecero irruzione nell’edificio del parlamento e lo saccheggiarono (come ben documentato dal New York Times).

Proteste a Chişinău davanti al palazzo del governo (Wikicommons)
Proteste a Chişinău davanti al palazzo del governo (Wikicommons)

Nella notte tra il 7 e l’8 aprile, la polizia arrestò circa 200 manifestanti, che furono picchiati e portati via. A seguito di questi eventi, Amnesty International ha accusato il governo moldavo di violazione dei diritti umani e detenzione indiscriminata di centinaia di manifestanti, tra cui minori, vittime poi di tortura e trattamenti disumani e degradanti.

Dal canto suo il Pcrm, al governo dal 2001 e guidato dal presidente Vladimir Voronin, accusò le forze di opposizione di aver intentato un colpo di stato e imputò la responsabilità delle violenze alla Romania.

I fatti dell’aprile 2009 infatti sono legati anche alla questione identitaria della Moldova del XXI secolo, non più sovietica ma neanche rumena. Un’altra crisi si era già scaturita pochi anni prima, nel 2003, quando il governo propose di cambiare i programmi scolastici di storia inserendo i manuali di “storia della Moldova” al posto dei manuali di “storia dei romeni”.

«Il grande problema è che noi [moldavi] non abbiamo idea di chi siamo»
Anatol Durbală a Radio Free Europe Moldova

La rivolta marcò un drastico raffreddamento delle relazioni tra Moldova e Romania già dal 7 aprile, quando la Moldova chiuse le frontiere (impedendo quindi l’ingresso ai moldavi all’estero, ai cittadini rumeni e ai giornalisti internazionali) ed espulse l’ambasciatore rumeno. Il governo della Romania, dal canto suo, ordinò una semplificazione delle procedure per garantire la cittadinanza alle persone di origine rumena, nel computo delle quali rientravano quindi i moldavi.

La diatriba sulle elezioni si concluse con un riconteggio dei voti, che non risultò in cambiamento sostanziali e riconfermò la vittoria del Pcrm, il quale tuttavia in un clima estremamente polarizzato non riuscì a eleggere un nuovo presidente. Nel luglio dello stesso anno la Moldova andò quindi a elezioni anticipate che videro il blocco dei partiti europeisti (l’Alleanza per l’Integrazione Europea) salire al governo.

Che mondo meraviglioso

Prodotto da Youbesc Film cinque anni dopo gli eventi del 2009, What a wonderful world è stato girato in due anni con un budget irrisorio e soprattutto senza il sostegno statale. Addirittura in un’intervista del 2015 in occasione del Film Festival Europeo di Palić, in Serbia, l’attore protagonista racconta di aver girato il film senza aver firmato un contratto e di aver accettato per il soggetto dell’opera, avendo lui stesso preso parte alle proteste del 2009.

Con le poche risorse a disposizione, il film è un piccolo miracolo dell’industria cinematografica moldava che, priva di alcun sostegno finanziario costante (sia pubblico che privato), in assenza di un solido quadro legislativo che ne tuteli la proprietà intellettuale e impoverita dall’emigrazione dei talenti artistici, dal 1991 a oggi ha già rischiato più volte di soccombere. Non stupisce, quindi, che What a wonderful world sia l’unico film prodotto nel 2014 in Moldova, paese che peraltro ha il tasso pro-capite di affluenza nelle sale tra i più bassi al mondo.

Il film ha visto la luce nel 2014, quando è stato proiettato ben 44 volte senza sosta dal 4 al 18 aprile a Chişinău, nel quinto anniversario degli eventi narrati. Da allora in un anno What a wonderful world si è aggiudicato ben 7 premi (tutti internazionali e nessuno domestico), tra cui il premio Miglior Debutto dell’Europa dell’est del Fipresci (Federazione internazionale della stampa cinematografica) al Film Festival di Varsavia e il miglior film straniero nonché miglior regia al Massachussets Independent Film Festival. Un risultato non da poco date le già menzionate difficoltà del cinema moldavo e il fatto che si tratta del film di debutto di Durbală.

Negli ultimi anni il cinema moldavo e gli artisti moldavi hanno beneficiato di diverse iniziative di sostentamento (non solo economico ma anche in termini di sviluppo di infrastrutture e di creazione di reti di professionisti) da parte dell’Unione europea e di iniziative bilaterali.

La speranza è che nei prossimi anni l’esperienza di What a wonderful world possa essere non una mosca bianca ma il primo di una lunga serie.

Sul suo canale YouTube, Youbesc Film mette a disposizione il film per intero e sottotitolato in inglese:


Per altri articoli sulla Moldova, puoi leggere anche La Moldova tra storia e curiosità oppure Moldova e Ucraina candidate a entrare nell’UE: e adesso?
Condividi l'articolo!
Giulia Pilia
Giulia Pilia

Laureata in Scienze Politiche (Studi sull’Est Europa) e in Governance locale all’Università di Bologna, ha studiato e lavorato in Lituania, Slovenia e Ucraina, dove si è occupata di sicurezza e reti energetiche, comunità locali e IDP. Lavora nel campo dell’integrazione europea, sviluppo locale e osservazione elettorale.