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La redazione di Meridiano 13 ha stilato per le sue lettrici e i suoi lettori alcuni consigli cinematografici con lo scopo di far scoprire al meglio la cultura di quelle regioni che si trovano oltre il meridiano 13 est. Cosa ne pensate?
Bulgaria
Women do cry (Ženite naistina plačat, lett. Le donne piangono davvero) di Vesela Kazakova e Mina Mileva, 2021
Presentata in anteprima mondiale all’interno della sezione Un Certain Regard della 74esima edizione del festival di Cannes, la pellicola racconta la storia di Sonja, una promettente musicista diciannovenne che scopre di aver contratto il virus dell’HIV. Abbandonato il conservatorio, la ragazza trova supporto nella componente femminile della propria famiglia, a cominciare dalla sorella Lora e dalla madre Ana. Due diverse generazioni di donne si stringono così attorno a Sonja, portando a galla i traumi delle violenze subite all’interno dello stesso nucleo familiare, nonché l’ambiente misogino e omofobo con cui sono costrette a confrontarsi ogni giorno. Un drammatico e potente spaccato della società bulgara odierna con protagonista Maria Bakalova, l’attrice originaria di Varna il cui talento è stato consacrato da Sasha Baron Coen nel suo Borat 2.
Trailer ufficiale sottotitolato in inglese:
Consigliato da: Giorgia Spadoni
A picture with Yuki (Snimka s Yuki) di Lačezar Avramov, 2018
Tratto da uno dei racconti dell’acclamata raccolta A est dell’occidente di Miroslav Penkov(Neri Pozza, 2012) e prima co-produzione cinematografica bulgaro-giapponese, il film segue la vicenda di una giovane coppia, Georgi e Yuki. I due – lei giapponese, lui bulgaro – si conoscono e si sposano in Canada, per poi volare a Sofia, dove la donna si affida senza successo alla fecondazione in vitro. Quando il medico le consiglia di prendersi alcuni giorni di riposo, i coniugi si dirigono nella provincia bulgara, rimanendo coinvolti in un incidente con un ragazzino di etnia rom. Una pellicola che s’interroga sul concetto di (senso di) colpa e il diffuso razzismo nei confronti della minoranza rom, dilagante nella penisola balcanica e non solo.
Disponibile su Netflix, sottotitolato in italiano, ecco il trailer sottotitolato in inglese:
Consigliato da: Giorgia Spadoni
Zift di Javor Gardev, 2008
Quando Tarma esce dal carcere di Sofia, incolpato di un omicidio che non ha commesso, si ritrova catapultato nel regime socialista che governa il paese. Entrato in cella prima del colpo di stato del 9 settembre 1944 che ha trasformato il Regno di Bulgaria in una Repubblica Popolare, il giovane scopre come il nuovo ordine statale abbia stabilito nuove gerarchie tra i suoi amici e conoscenti. E a mano a mano che torna a incontrarli, tutte le verità che lo hanno tenuto in vita mentre era in prigione si sgretolano. Un noir dall’atmosfera rétro, dinamico e sinuoso, ricco d’azione e colpi di scena. Interamente girato in bianco e nero, è valso al regista Javor Gardev numerosi premi e nomination in patria e all’estero, ai festival internazionali di Mosca, Vilnius e Toronto. Basato sull’omonimo romanzo di Vladislav Todorov, ancora inedito in Italia.
Disponibile su Netflix sottotitolato in italiano, ecco il trailer sottotitolato in inglese:
Consigliato da: Giorgia Spadoni
Georgia
And Then We Danced di Levan Akin, 2019
Il film di Levan Akin mette in luce le contraddizioni della Georgia contemporanea. Racconta la storia di Merab, giovane ballerino nell’Ensemble nazionale georgiana che, innamoratosi del proprio rivale, si trova a compiere un percorso di emancipazione e scoperta della propria sessualità in una società molto tradizionale.
Trailer in inglese:
Consigliato da: Aleksej Tilman
Tangerines di Zaza Urushadze, 2013
La guerra georgiano-abcasa (1991-1993), una tragedia che ha distrutto irrimediabilmente i rapporti tra i popoli nel Caucaso, ma anche un evento capace di unire. Di questo parla il film del regista Zaza Urushadze, una produzione Georgiano-estone che ha anche ricevuto la nomination come miglior film straniero all’87ª edizione del Premio Oscar.
Trailer in inglese:
Consigliato da: Aleksej Tilman
Lituania
The other dream team di Marius Markevičius, 2012
Il film-documentario, prodotto e diretto dal lituano-americano Marius Markevičius, racconta la primissima partecipazione della nazionale di pallacanestro della Lituania indipendente alle Olimpiadi di Barcellona 1992 dopo 50 anni di occupazione sovietica. La storia della nazionale lituana (l’altro “dream team” appunto, in ironica contrapposizione alla nazionale americana di basket composta dagli allora campioni della NBA) non è infatti legata solo allo sport – motivo già di per sé sufficiente data la folle passione dei lituani per il basket – ma all’evento stesso che diventò un simbolo di libertà per un’intera nazione.
Trailer ufficiale con sottotitoli in italiano:
Consigliato da: Giulia Pilia
Moldova
What a wonderful world (Ce lume minunată) di Anatol Durbală, 2014
Basato su eventi reali, il film racconta di Petru, un ragazzo moldavo di 22 anni che torna a Chişinău da Boston, dove studia, e si ritrova suo malgrado nel mezzo delle proteste che seguirono le elezioni del 5 aprile 2009, quando migliaia di protestanti scesero in piazza e presero d’assalto gli edifici governativi per protestare contro i sospetti brogli del Partito Comunista. Nel film così come nella realtà, la repressione della polizia è brutale.
Qui il film completo, mentre qui sotto il trailer ufficiale:
La pellicola, ultima fatica del pluripremiato Pawlikowski ed ispirata alla storia dei genitori del regista, segue lo sviluppo della travagliata storia d’amore tra la cantante Zula e il pianista Wiktor, sullo sfondo della guerra fredda.
Trailer in italiano:
Consigliato da: Maria Savigni
Il ritratto negato di Andrzej Wajda, 2016
Ultima opera del celebre regista polacco Wajda, la biopic Il ritratto negato è incentrata sulla figura di Władysław Strzemiński, un artista attivo fino all’inizio degli anni Cinquanta e tra i principali esponenti del movimento del Costruttivismo. La sperimentazione e l’astrazione dell’immagine proposte dalla corrente d’avanguardia si scontrano presto con i rigidi dettami del Partito Comunista e il modello di “arte per il popolo” proposto dal regime.
La Gomera (L’isola dei fischi) di Corneliu Porumboiu, 2019
Cristi, un poliziotto corrotto di Bucarest, accetta di aiutare un gangster spagnolo, Paco, per far evadere dal carcere un membro della banda che ha tradito i suoi complici nascondendo 30 milioni di euro. Per comunicare senza paura di essere intercettati dalla polizia rumena – che sospetta di Cristi e lo ha messo sotto sorveglianza – Paco gli impone di recarsi sull’isola de La Gomera, nelle Canarie, per imparare il linguaggio fischiato usato dei contadini locali.
Trailer ufficiale in italiano:
Consigliato da Paolo Cimino e Gianni Galleri
Câini (I Cani) di Bogdan Mirica, 2016
Il nonno di Roman è morto e il nipote ha ricevuto in eredità i suoi terreni in campagna. Vi si reca intenzionato a venderli e scopre che il nonno era a capo di una banda di criminali che hanno tutta l’intenzione e la determinazione necessarie per minacciarlo al fine di impedirgli la vendita, dando vita a un thriller psicologico.
Trailer ufficiale:
Consigliato da Paolo Cimino e Gianni Galleri
Russia
Ada (Razžimaja kulaki, lett. Allentando i pugni) di Kira Kovalenko, 2021
Presentato a Cannes dove è stato premiato con il riconoscimento Un Certain Regard, il film della giovane Kira Kovalenko (classe 1989, alla sua seconda esperienza come regista, dopo Sofička, adattamento di un testo di Fazil’ Iskander) è ambientato in quel Caucaso complesso e martoriato dove la regista è nata. Ci troviamo in una cittadina dell’Ossezia del Nord, dove la giovane Ada vive una vita soffocante limitata in primo luogo da un padre iperprotettivo. Lavora in un negozietto e si prende cura, oltre che della casa, anche di un fratello minore, che nonostante l’età ormai non più infantile si comporta ancora come un bambino. Il ritorno a casa del fratello maggiore da Rostov sconvolgerà la situazione, rappresentando per Ada un’occasione di guadagnarsi la libertà, oltre che sognare una cura per le conseguenze fisiche riportate (probabilmente, ma è solo suggerito allusivamente) nella strade di Beslan.
Trailer ufficiale:
Consigliato da: Martina Napolitano
Ayka di Sergej Dvorcevoj, 2018
Premiato con il Prix d’interprétation féminine a Cannes nel 2018, il film del regista russo-kazako Sergej Dvorcevoj è un’importante testimonianza e un atto di denuncia di un fenomeno sociale che caratterizza le metropoli russe, ma che può venire trasportato anche in altri contesti dove l’immigrazione clandestina fa parte di un tessuto sociale e lavorativo urbano fondamentale ma resta invisibile e non riconosciuta. Ayka (o Ajka, secondo la traslitterazione scientifica) è una giovane immigrata kirghiza che vive e lavora clandestinamente a Mosca. Vittima di violenza, dà alla luce a un figlio, ma scappa subito dopo dalla clinica, consapevole dell’illegalità della sua presenza in territorio russo. Cerca disperatamente lavoro, dato che il posto nella mensa dove lavorava è stato preso da un’altra ragazza mentre lei partoriva: passa da macellerie clandestine di pollo dove non viene pagata a spalare la neve per le strade cittadine. Le precarie condizioni di salute post-parto non le permettono però di continuare. Nel frattempo gli usurai la inseguono e minacciano di prendersela con i parenti in Kirghizistan se non ripaga il debito; saputo del figlio, le propongono di darlo a loro per sanare il conto.
Qui il film completo, mentre qui sotto il trailer ufficiale:
Consigliato da: Martina Napolitano
Geograf globus propil (Il Geografo si è bevuto il mappamondo) di Aleksandr Veledinskij, 2013
Aleksandr Veledinskij sceglie il volto comicamente triste di Konstantin Chabenskij per interpretare le sgangherate vicende di Viktor Služkin, biologo disoccupato sulla soglia dei trent’anni che accetta l’impiego di docente di geografia in un disordinato liceo di Perm’. Ispirata all’omonimo romanzo di Aleksej Ivanov e uscita nel 2013, questa pellicola riesce a indagare in modo profondamente semplice e attuale tematiche quali i rapporti umani, i cambiamenti sociali e la memoria storica in una comunità terremotata come quella post-comunista e post-sovietica.
Girato dall’acclamato regista Ivan Vyrypaev, un punto di riferimento per tutto il cosiddetto New Drama russo (che da quest’anno ha rinunciato alla cittadinanza russa, divenendo cittadino polacco), Ossigeno è un film innanzitutto inusuale nella sua forma, diviso in capitoli e intessuto di citazioni e aforismi, narrato da voci narranti “fuori campo” e accompagnato da una musica e un ritmo travolgenti. “Ossigeno puro” è quello che rappresenta una ragazza scorta d’improvviso dal protagonista un giorno d’estate, a partire dal quale poi si dipana un soggetto, in due parole, folle ed eccentrico.
Qui il film completo con sottotitoli in inglese, mentre qui sotto il trailer ufficiale in russo:
Consigliato da: Martina Napolitano
Serbia
Beogradski fantom (Il fantasma di Belgrado) di Jovan Todorović, 2009
Il film racconta del personaggio noto come il Fantasma di Belgrado, un fantomatico pilota che nel settembre 1979 al volante di una Porsche rubata ha deliziato i belgradesi con evoluzioni spettacolari e inseguimenti mozzafiato. La polizia lo deve prendere per ristabilire l’ordine in vista del ritorno di Tito da un viaggio diplomatico.
Il regista ucraino Valentyn Vasjanovyč porta sul grande schermo il tema della violenza disumana della guerra. Ambientato nel 2025, il film è più realistico che mai: l’Ucraina orientale è diventata, dopo l’immaginaria fine della guerra contro la Russia, un deserto inadatto alla presenza umana. Il protagonista è un ex-soldato che soffre di stress post-traumatico e che tenta di adattarsi alla nuova realtà: per andare avanti si unirà infatti alla missione volontaria del “Tulipano Nero”, dedita alla riesumazione dei cadaveri di guerra. Come afferma Vasjanovyč, “il più grande problema del Donbas non è il degrado economico, ma la catastrofe ecologica causata dalla guerra”: come dargli torto?
Dyke Pole (lett. Il campo selvaggio) di Jaroslav Lodygin, 2018
Per chi volesse scoprire il Donbas del 2010 o, meglio ancora, godersi un “eastern” – un film western all’ucraina – Dyke Pole è il film perfetto. Tratto dal romanzo “La strada del Donbas” di Serhij Žadan, la pellicola narra l’avventura di un agente pubblicitario di Charkiv che torna nella provincia natia di Luhans’k (Vorošylovhrad è il vecchio nome della città da cui si ispira il titolo del libro in ucraino) per occuparsi della stazione di servizio del fratello. Il protagonista si rituffa in un Donbas senza tempo, paralizzato all’inizio degli anni ’90, costretto a prendere decisioni importanti per proteggere non solo i suoi affari, ma anche la sua stessa vita e quella dei suoi cari: “Difendi il tuo campo selvaggio”, recita lo slogan del film. Niente di più azzeccato, oggi. Altra particolarità che emerge è l’uso della lingua: ognuno parla la propria, mescolando russo, ucraino ed espressioni dialettali, facendo scoprire a tutti il fenomeno del suržik.
Qui il trailer ufficiale, mentre qui sotto il trailer sottotitolato in inglese:
Prima coproduzione italo-ucraina, Easy. Un viaggio facile facile di Andrea Magnani è prodotto dall’ucraina Fresh Production, dalla Pilgrim di Trieste e dalla Bartleby Film Production, ed è distribuito dalla Tucker di Udine. Si tratta di un improbabile e tragicomico road movie a tinte western il cui protagonista è Isidoro, detto Easy (Nicola Nocella, miglior attore esordiente nel 2010 con Il figlio più piccolo di Pupi Avati), 35 anni, ex-pilota di successo, ora depresso e dipendente da psicofarmaci. Easy viene incaricato dal fratello, imprenditore edile a Trieste (Libero De Rienzo, che conosciamo, ad esempio, per Smetto quando voglio o Santa Maradona), di riportare in Ucraina la bara di Taras, un operaio ucraino morto in cantiere. Inizia così questo road movie pieno di imprevisti, a bordo di un classico carro funebre, attraversando Slovenia e Ungheria per giungere appunto in Ucraina.