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L’invasione russa ha causato una grave crisi sanitaria in Ucraina. La distruzione delle infrastrutture, il movimento di milioni di persone e l’enorme numero di feriti nei combattimenti al fronte e nei bombardamenti in tutto il paese hanno travolto il sistema sanitario ucraino, privando la popolazione di un’assistenza medica adeguata. Abbiamo parlato di tutto ciò con tre rappresentanti di UK-Med, un’organizzazione umanitaria che fornisce assistenza sanitaria sul campo all’Ucraina. Ci hanno spiegato le problematiche a cui sono stati chiamati a rispondere e come si svolgono le loro attività nel paese.
L’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina il 24 febbraio 2022 è stato uno shock che entrerà nella memoria collettiva europea. Per i medici e i lavoratori di UK-Med ha significato prepararsi a intervenire rapidamente per assistere la popolazione del paese.
UK-Med è un’organizzazione non governativa britannica che mira a fornire cure mediche di emergenza di alta qualità alle persone colpite da epidemie, conflitti e disastri naturali. Come ci spiega G., field manager dell’organizzazione per le oblast’ di Sumy e Poltava, in Ucraina nord-orientale: “UK-Med ha come compito quello di essere pronta a dislocare un intero ospedale da campo entro ventiquattro ore dalla richiesta delle autorità di un paese colpito da un’emergenza”.
L’organizzazione esiste dal 1988 e, nel corso degli anni, ha contribuito ad assistere le popolazioni afflitte da disastri naturali e artificiali in tutto il mondo.
Solo considerando le aree seguite da Meridiano 13, UK-Med ha svolto la sua prima missione internazionale in Armenia, in risposta al terremoto di Spitak (1988) in cui persero la vita circa 38mila persone. Durante l’assedio di Sarajevo (1992-1995), l’organizzazione ha invitato squadre di chirurghi per supportare il lavoro svolto dai medici del centro traumatologico della città nella gestione dei feriti di guerra. In anni più recenti, UK-Med ha assistito ancora l’Armenia durante la pandemia di Covid-19. Infine, proprio in queste settimane, è stata organizzata una missione in Turchia nell’area colpita dal terremoto del 6 febbraio.
Per sapere di più delle attività di UK-Med nel resto del mondo, leggete qui.
UK-Med in Ucraina
La missione più impegnativa, in termini di dispiegamento di personale e per il numero degli assistiti, è quella aperta nel 2022 in Ucraina. La risposta all’invasione è stata rapida. Già il 1 marzo, su richiesta delle autorità ucraine, l’organizzazione ha mandato un gruppo di valutazione nel paese per capire dove il suo intervento era più necessario.
Dal quartier generale di UK-Med a Manchester, Jackie Snell, direttrice della raccolta fondi e delle comunicazioni dell’organizzazione, ci descrive la funzione di questa missione. “Non decidiamo noi cosa deve essere fatto. Parliamo con le autorità sanitarie per capire dove ci sono delle necessità. Questo è quello che abbiamo fatto a marzo e su questa valutazione si sono strutturate le nostre attività”.
In questi mesi l’organizzazione ha inviato in Ucraina circa cento medici britannici e di altre nazionalità. Sono parte del personale sanitario di alto livello disposto a spostarsi per svolgere le attività di UK-Med nel mondo. Il lavoro da fare è variegato e può essere suddiviso in quattro ambiti diversi.
In primo luogo, viene fornita un’assistenza sanitaria primaria, quella che si può associare ai medici di base. Questo tipo di attività è reso necessario dalla distruzione delle infrastrutture e dagli spostamenti di massa della popolazione in fuga dalla guerra.
Le immagini dei milioni di ucraini costretti a trovare rifugio all’estero sono sotto i nostri occhi e i numeri sono drammatici. In base ai dati dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), infatti, al 15 febbraio sono oltre 8 milioni gli ucraini che hanno ottenuto lo status di rifugiato o altri tipi di protezione temporanea solo nei paesi del continente europeo. Al contempo, i movimenti interni all’Ucraina hanno numeri altrettanto impressionanti. Al gennaio 2023, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM) riporta 5.352.000 sfollati interni al paese. Se alcune aree si sono svuotate, altre regioni si sono trovate in pochi mesi con una popolazione raddoppiata. “Nessun sistema sanitario, per quanto ben finanziato, può gestire questi numeri”, spiega Snell.
Per fornire l’assistenza di primo livello, UK-Med si avvale di cliniche mobili. G. le descrive come “cliniche completamente autosufficienti con un dottore e un infermiere che consentono di fare consulenze settimanali, provvedere medicinali e prescrivere assistenza di secondo livello, se necessario”. Le aree in cui le cliniche operano sono decise su base settimanale a seconda delle necessità delle autorità locali. “Ci dicono dove sono presenti per evitare sovrapposizioni”, spiega il field manager.
Il secondo campo in cui l’organizzazione è attiva è la sanità secondaria, ovvero le operazioni chirurgiche. I due centri in cui essa si svolge sono nelle città di Dnipro e Leopoli. Oltre alle normali operazioni, i medici devono gestire l’enorme quantità di persone ferite dal conflitto. In questo ambito è particolarmente importante la cura dei pazienti che richiedono ausili chirurgici di titanio e acciaio inossidabile molto costosi e lunghi percorsi di fisioterapia e riabilitazione.
Un terzo ambito del lavoro di UK-Med in Ucraina, legato a stretto giro a quanto descritto sopra, è quello della formazione del personale e della popolazione. I paramedici imparano tecniche per la medicalizzazione delle ferite sul campo di battaglia per il primo trasporto. Trovandosi gli ospedali lontani dal fronte, le infezioni sono infatti molto comuni. Vengono formati la polizia, i vigili del fuoco, i volontari e la popolazione civile. Anche i medici ucraini, si avvalgono dell’esperienza dei colleghi di UK-Med in aree di conflitto. Nel giro di pochi giorni si sono ritrovati dal gestire il lavoro quotidiano a quello di un ospedale in una zona di guerra.
Infine, l’organizzazione favorisce l’accesso ai servizi di salute mentale. Si tratta di un lavoro a lungo termine perché ci vorranno anni per superare i traumi della guerra.
Questi ambiti di lavoro sono tutti correlati tra di loro. L’attività dell’organizzazione è flessibile e richiede un continuo coordinamento con le autorità ucraine e le altre organizzazioni umanitarie attive nel paese. A cambiare molto sono anche le necessità nelle varie regioni dell’Ucraina. Andiamo quindi a vedere due casi, quello di Sumy e Poltava e quello della regione di Charkiv.
UK-Med a Sumy e Poltava
Sumy, che prima del 24 febbraio 2022 contava circa 260mila abitanti, è una città di confine, la frontiera con la Russia è solo a una quarantina di chilometri dal centro città. Nelle prime settimane dell’invasione, l’esercito russo ha occupato parte dell’oblast’ della città e, anche se la regione è stata completamente liberata entro i primi di aprile, i danni alle infrastrutture medico-sanitarie della zona sono gravissimi.
In particolare, l’ospedale di Trostjanec’, un importante centro della regione, è andato distrutto. Per questo motivo, le autorità locali hanno richiesto il supporto di UK-Med. “Non erano più in grado di fare nessuna attività chirurgica, a fronte dell’elevato numero di richieste. Inoltre, il rischio di trasportare i malati in altri centri era troppo grande”, spiega il field manager nella regione. “L’oblast’ di Sumy riceve qualche colpo di mortaio, qualche mitragliata e qualche missile nella zona frontaliera soprattutto. La vita continua più o meno normalmente, ma con una popolazione più che dimezzata”, aggiunge descrivendo la situazione nelle due aree di cui è responsabile come relativamente calma.
La situazione è invertita invece nell’oblast’ di Poltava, città più lontana dal confine con la Russia che conta il doppio dei 300mila residenti che aveva prima della guerra. “La capacità di alloggio è limitata, con alcune condizioni molto precarie. Vengono usate ex scuole e l’ospedale psichiatrico di Poltava”. Oltre alle attività di assistenza medica primaria svolta attraverso le cliniche mobili, UK-Med è anche partner esterna di progetti volti a fornire alloggi stabili agli sfollati interni. Ad esempio, il Foreign Commonwealth and Development Office, un dipartimento del governo britannico, con l’ausilio di una ditta polacca, sta costruendo un villaggio per più di cinquecento persone, con container modulari e i contatti di UK-Med nella zona sono cruciali per la realizzazione di questo progetto.
Il lavoro nella regione è rivolto in questa direzione nei prossimi mesi: la preoccupazione principale è di fare in modo che quello che viene donato all’organizzazione arrivi a chi ne ha bisogno.
UK-Med a Charkiv
Le attività dell’organizzazione cambiano in base alle dinamiche del conflitto. Se la liberazione delle oblast’ di Sumy e Poltava ha consentito di iniziare il lavoro nella zona ad aprile, la riconquista della regione di Charkiv da parte ucraina ai primi di settembre ha favorito lo stesso processo anche lì a ottobre.
Il field manager della zona è Mathieu Radoubé che conosce bene l’Ucraina grazie a una lunga esperienza da giornalista in Donbas e come impiegato del ministero degli Esteri francese.
Nella regione di Charkiv, UK-Med lavora in otto località, due delle quali sono rifugi per sfollati nella città di Charkiv, e sei villaggi che erano sotto occupazione russa fino a settembre, alcuni dei quali si trovano a pochissimi chilometri dal confine con la Russia. Grazie all’arrivo di una nuova clinica mobile le località dove l’organizzazione potrà operare saliranno a venti proprio in queste settimane.
Anche qui il lavoro principale è quello di fornire assistenza sanitaria di primo livello nelle aree che il sistema sanitario ucraino non riesce a coprire. “L’idea è quella di tornare ogni due settimane negli stessi luoghi e trattare gli stessi pazienti”, spiega Radoubé. “Ci assicuriamo che ricevano il supporto medico adeguato fino a quando le autorità locali potranno riprendere il loro lavoro”. Questo è quanto avvenuto in due località nel distretto di Balaklija: dopo tre mesi di attività, UK-Med ha trasferito la responsabilità della zona al medico locale rientrato dopo essere stato lui stesso in fuga dalla guerra.
“Travelling northeast, we arrive at a small nearby village. The area was under Russian occupation until recently. The signs of battle are everywhere.
Our clinic is the only health facility in the village and is run by Dr Nadia, a Ukrainian GP, who is working with UK-Med. (1/3) pic.twitter.com/JshfPWb1Ks
Con questo principio, nonostante i frequenti bombardamenti che colpiscono la regione, UK-Med ha trattato finora 521 pazienti nell’area (il dato si riferisce all’8 febbraio quando abbiamo parlato con Mathieu ed è comprensibilmente in continua evoluzione). Le patologie più diffuse sono quelle tipiche di una popolazione anziana: ipertensione cardiovascolare, diabete, malattie respiratorie e virus invernali.
Come e forse più drammaticamente che a Sumy, l’oblast’ di Charkiv, la seconda città più grande del paese che contava quasi un milione e mezzo di abitanti prima della guerra, si è svuotata. A rimanere sono coloro che non potevano spostarsi a causa delle loro condizioni economiche e sociali, principalmente persone con più di sessant’anni.
(UK-Med)
I programmi per il futuro
Durante le nostre conversazioni con il personale di UK-Med è emerso che la maggior parte del lavoro deve ancora essere fatta e non terminerà con la fine della guerra o con ulteriori avanzate dell’esercito ucraino, anzi.
“Anche dove i territori risultano essere nuovamente accessibili alla popolazione, in realtà non ci si può tornare. Mancano l’elettricità e il gas, e fa freddo. Gli ambulatori sono andati distrutti o sono stati svuotati, le scuole sono inagibili e molte case non hanno più il tetto. Quale che sia l’ambito di assistenza, anche se il conflitto finisse, bisognerà fornire aiuto umanitario per anni per tornare alla normalità”, spiega Radoubé.
Questo è vero tanto nell’oblast’ di Charkiv, quanto nella città di Cherson, liberata lo scorso 11 novembre, dove un team di UK-Med ha trovato “infrastrutture e una comunità devastata dall’occupazione”.
L’esperienza in Donbas, consente a Radoubé di fare qualche previsione per il futuro. “La gente dopo qualche tempo dimentica le crisi. Esattamente quello che è successo con il Donbas. Deve essere chiaro che la maggior parte del lavoro verrà svolto a guerra finita o quando il fronte si allontanerà dall’area”.
Per contribuire all'importante lavoro di UK-Med in Ucraina e in altre parti del mondo potete donare da questa pagina sul sito dell'organizzazione.
Ha vissuto due anni a Tbilisi, lavorando e specializzandosi sulle dinamiche politiche e sociali dell'area caucasica all'Università Ivane Javakhishvili. Ha scritto della regione per East Journal, Valigia Blu e altri.