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L’arrivo di Khvicha Kvaratskhelia è stato come un terremoto che si è abbattuto sulla Serie A e il calcio europeo in generale. In poche settimane, il ventunenne georgiano di cui nessuno riusciva a pronunciare il nome è diventato “Kvaradona”, una stella del Napoli allenato da Luciano Spalletti. Su di lui hanno speso fiumi di inchiostro i giornali di tutto il mondo, ultimo dei quali il New York Times, e già si parla di trasferimenti in lidi ancora più prestigiosi.
Ma da dove viene Kvaratskhelia e dove ha giocato prima di venire in Italia?
Nato a Tbilisi il 12 febbraio 2001, Khvicha è, come si suol dire, un figlio d’arte. Il padre, Badri Kvaratskhelia (classe 1965), è un ex attaccante e allenatore con esperienza in diverse squadre in Georgia e Azerbaigian, paese di cui è diventato cittadino, arrivando a giocare tre partite in nazionale nel 2000.
Khvicha ha impiegato poco tempo a mostrare il suo talento. Il padre e un suo amico, il futuro agente del figlio, Mamuka Jugheli – come vedremo, una figura cruciale nella carriera del giovane Kvaratskhelia – si sono accorti del suo grande potenziale quando aveva solo sei anni. Lo stesso giocatore del Napoli ricorda di come, da undicenne, giocasse per le strade di Tbilisi contro ragazzi di dieci anni più grandi di lui.
Calcisticamente Kvaratskhelia è cresciuto nel settore giovanile della Dinamo Tbilisi, la compagine in cui hanno giocato leggende del calcio georgiano del calibro di Mikheil Meskhi, Davit Kipiani e Zaza Bendeliani. Nella stagione 2017-2018 è già in prima squadra, esordendo nella Erovnuli Liga, il campionato nazionale georgiano. L’anno dopo si sposta al Rustavi, in cui rimane per poco.
Le sue prestazioni, soprattutto per la nazionale georgiana under 17, non passano, infatti, inosservate ed è ormai chiaro che il suo livello è superiore a quello del campionato del paese natale.
Come i Tergdaleulebi, un noto gruppo di intellettuali georgiani negli anni Sessanta dell’Ottocento, anche per Kvaratskhelia è arrivato il momento di “bere l’acqua del fiume Terek”, espressione con cui si indicava il completamento del percorso educativo in Russia.
Kvaratskhelia in Russia, tra intrighi di mercato, lacrime e gol
Nel febbraio 2019, si trasferisce per sei mesi alla Lokomotiv Mosca con una formula di prestito e anche qui impiega poco a lasciare il segno. Jurij Sëmin, allenatore della squadra, lo riconosce come uno dei giocatori più di talento che abbia mai allenato e il club moscovita vorrebbe acquistarne il cartellino a titolo definitivo.
Le parti si accordano a voce, ma la firma non arriva. Khvicha e, soprattutto, il già menzionato procuratore Mamuka Jugheli, non sono soddisfatti delle condizioni proposte dalla Lokomotiv e così, nel luglio 2019, Kvaratskhelia passa al Rubin Kazan’, trasferimento che porta alle lacrime il suo ormai ex allenatore Sëmin.
La squadra della capitale del Tatarstan è storicamente una sorta di terra promessa per i giocatori georgiani, in particolare per i clienti di Jugheli, un personaggio istrionico che, in un episodio del programma del giornalista Nobel Arustamyan, ha rivendicato di rappresentare gli interessi del sessanta per cento dei calciatori del suo paese. Scontato dire che il procuratore abbia guadagnato una commissione dal trasferimento al Rubin, dove, nella stessa estate arriva, ovviamente con la mediazione di Jugheli, anche il centrocampista Zuriko Davitashvili, amico d’infanzia di Khvicha.
Ma al Rubin le cose non sono così semplici inizialmente per Kvaratskhelia. L’allenatore Roman Šaronov non lo considera un titolare e la squadra è vicina alla zona retrocessione. Tra i problemi possibili, la scarsa conoscenza della lingua russa del georgiano.
Le cose cambiano con l’esonero di Šaronov nel dicembre 2019. Il nuovo allenatore Leonid Sluckij ammette di essere arrivato a Kazan’ con qualche preoccupazione: una retrocessione è una macchia nella carriera di chiunque. Ma già al primo allenamento racconta di essersi calmato vedendo le giocate di Kvaratskhelia che descrive come un giocatore dal potenziale “senza limiti”.
Tutto va infatti per il verso giusto sotto la guida di Sluckij. La squadra si salva grazie anche alle giocate di Kvaratskhelia che riceve il premio come miglior giovane della Prem’er-Liga, il campionato russo di massima divisione. Nelle due stagioni successive il suo livello cresce e su di lui mettono gli occhi le grandi squadre europee.
Come sappiamo, avrà la meglio il Napoli, ma il passaggio in Europa non avviene direttamente: l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina lo scorso 24 febbraio ha infatti ricadute anche sulla carriera di Kvaratskhelia.
Profeta in patria
La guerra in Ucraina ha suscitato reazioni fortissime nell’opinione pubblica georgiana. Nel paese caucasico, la Russia è considerata dalla maggioranza della popolazione come una potenza occupante che, dopo secoli di dominio coloniale, continua a controllare illegalmente l’Abcasia e l’Ossezia del Sud, due territori separatisti che Tbilisi e tutti i membri dell’Onu – con l’eccezione di Mosca e altri quattro paesi – riconoscono come parte della Georgia. Il ricordo della guerra del 2008, in cui l’esercito russo ha invaso il paese arrivando a pochi chilometri da Tbilisi, non fa che accrescere l’astio nei confronti della Russia.
In questo contesto, la famiglia di Kvaratskhelia ha subito delle minacce per il fatto che Khvicha giocasse in Russia, un caso non unico tra gli sportivi georgiani. Grazie a una norma della FIFA che consentiva ai giocatori stranieri di svincolarsi dalle squadre russe in considerazione della situazione nel paese, il giovane giocatore ha quindi deciso di rescindere il contratto con il Rubin Kazan’ ed è tornato a sorpresa in patria, venendo tesserato dalla Dinamo Batumi, con l’amico Davitashvili, nel marzo di quest’anno.
Il ritorno temporaneo in patria di Kvaratskhelia è stato un vero e proprio show. In attesa di vederlo giocare in Champions League, i tifosi georgiani hanno potuto tornare ad ammirarlo, per undici partite, nella Erovnuli Liga. Da un giorno all’altro gli stadi del campionato georgiano si sono riempiti e Khvicha ha ripagato l’entusiasmo collettivo dando spettacolo, segnando 8 gol e mostrando di essere definitivamente pronto al passaggio in Europa.
Lo stadio “26 maggio” a Tsqaltubo, casa della squadra locale, il Samgurali Tsqaltubo. Pochi mesi prima dell’esordio in Champions League, Kvaratskhelia giocava in contesti come questo (Meridiano 13/Aleksej Tilman)
Anche dopo il trasferimento a Napoli, Kvaratskhelia continua a essere profeta in patria. I georgiani seguono i suoi progressi in Italia e in Europa con enorme entusiasmo. A testimoniarlo, le pubblicità a bordo campo in georgiano al “Maradona” – dove le bandiere del paese caucasico sono sempre visibili negli spalti – e le voci sull’apertura di un volo diretto tra Tbilisi e Capodichino per consentire ai compatrioti di venire ad assistere dal vivo più facilmente alle giocate di Kvicha.
E non è tutto, insieme a Kvaratskhelia sta crescendo una vera e propria generazione d’oro per il calcio georgiano. Tra i nomi più interessanti: Giorgi Mamardashvili, a 22 anni portiere titolare del Valencia, il centrocampista offensivo diciassettenne Luka Parkadze, già nelle file del Bayern Monaco, Luka Lochoshvili, difensore della Cremonese e, in Ligue 2, Giorgi Mikautadze e il già menzionato Davitashvili, rispettivamente nelle file di Metz e Bordeaux. Dopo aver sfiorato la qualificazione a Euro 2020, è lecito aspettarsi di vedere per la prima volta la Georgia ai campionati europei nel 2024.
Insomma, pare proprio che il meglio debba ancora venire.
Nato a Milano, attualmente abita a Vienna, dopo aver vissuto ad Astana, Bruxelles e Tbilisi, lavorando per l’Osce e il Parlamento Europeo. Ha risieduto due anni nella capitale della Georgia, specializzandosi sulle dinamiche politiche e sociali dell’area caucasica all’Università Ivane Javakhishvili. Oltre che per Meridiano 13, scrive e ha scritto della regione per Valigia Blu, New Eastern Europe, East Journal e altre testate.