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Lo scoppio della guerra in Ucraina ha risvegliato ricordi e paure, mai sopiti, in Lituania. L’occupazione da parte dell’Unione Sovietica, le deportazioni, la brutalità di quell’epoca sono vive nella memoria di ogni cittadino. È quasi impossibile trovare una famiglia che non conti almeno un familiare vittima delle repressioni sovietiche.
La mattina del 24 febbraio, con l’annuncio dell’invasione dell’Ucraina da parte del presidente della Federazione Russa, molti lituani hanno pensato: “I prossimi saremo noi”. Nelle prime settimane della guerra non sono state poche le famiglie che hanno sgombrato garage e cantine, fatto provvista di carburante e generi di prima necessità per affrontare un eventuale attacco da parte della Russia.
Con il passare delle settimane la paura ha lasciato il posto alla razionalità. “Siamo parte dell’Unione Europea, siamo parte della Nato, la nostra situazione è diversa, e sapremo come difenderci”, ci hanno detto in molti.
Questo atteggiamento si è immediatamente trasformato in un forte sostegno, soprattutto pratico, verso l’Ucraina. Non solo le istituzioni, ma anche i singoli cittadini si sono attivati per accogliere i profughi in fuga dalla guerra, per donare soldi per l’acquisto di beni di prima necessità, medicinali, anche armi da inviare al paese attaccato. In soli tre giorni persone comuni hanno raccolto cinque milioni di euro per comprare un drone Bayraktar di fabbricazione turca.
Migliaia di bandiere ucraine sono apparse in tutte le città lituane: nelle case, negli uffici, nei negozi.
Nel summit Nato che si è svolto a Madrid nel mese di giugno, l’Alleanza Atlantica ha definito la Federazione Vussa “la minaccia più significativa e diretta alla sicurezza degli Alleati e alla pace e stabilità nell’area euro-atlantica”. I paesi baltici hanno avuto rassicurazioni sul rafforzamento della presenza militare sul loro territorio. È quello che sta avvenendo.
Nato e Lituania
La Lituania si trova in una posizione geopolitica strategica per la sicurezza dell’Unione europea. Il corridoio Suwalki a sud e l’exclave di Kaliningrad lungo il confine occidentale sono due aree sensibili. Il Corridoio di Suwalki è lungo appena cento chilometri, e potrebbe essere occupato dal nemico in sole due ore, affermano analisti ed esperti. Cento chilometri di confine lituano-polacco alle cui estremità ci sono Kaliningrad e la Bielorussia, alleata della Russia e sotto un regime dittatoriale. Kaliningrad è territorio russo e in questi ultimi anni è diventata una enorme base militare con armi, truppe e, secondo molti analisti, anche armi nucleari.
“Per la Lituania ciò che sta avvenendo è un enorme problema. Prima di tutto dobbiamo rafforzare noi stessi, rendere più forti la Nato e l’Unione europea, modernizzare le nostre forze armate per prepararci a qualsiasi eventualità. Tutto ciò è importante non solo per il fianco orientale, ma per tutti i paesi della Nato”, ha detto Vaidotas Urbelis, direttore politico del ministero della Difesa di Lituania, durante il nostro incontro. “Siamo consapevoli del pericolo che arriva da Kaliningrad. Un ulteriore elemento di preoccupazione è la Belarus’ che si trova ai nostri confini, e che è diventata parte di una crescente pianificazione militare. Se consideriamo Belarus’ e Kaliningrad nel loro insieme la nostra sicurezza è messa a dura prova”.
Il cambio di rotta della Nato, avvenuto dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, è stato accolto con soddisfazione dal governo lituano, che dal 2008, anno dell’attacco alla Georgia, seguita poi dall’annessione della Crimea, mette in guardia Europa e Stati Uniti sulla pericolosità di Putin e della sua politica. “Le decisioni prese dalla Nato a Madrid sono estremamente importanti per tutti i paesi europei. Anche Stati Uniti e Canada hanno compreso il pericolo delle minacce russe. L’aumento delle truppe è decisivo soprattutto per gli stati baltici. Siamo i più vulnerabili e abbiamo bisogno di forze aggiuntive per poterci difendere”.
Il ministero della Difesa ha aumentato il budget delle spese militari fino al 2,5% del PIL. “Abbiamo davanti cinque anni per ampliare le infrastrutture militari sul nostro territorio, per incrementare le aree di addestramento”. Ha aggiunto: “I lavori sono già iniziati e siamo sulla strada giusta per ospitare più forze alleate in caso di crisi, ma anche per i tempi di pace”. L’unico modo per contrastare l’espansionismo russo, secondo il direttore, è avere una difesa militare credibile ed efficace. “Difesa e deterrenza sono concetti interconnessi. Non puoi scoraggiare alcun aggressore se non hai una difesa credibile. La Russia, non importa chi è al potere, rispetta solo la forza militare e la determinazione a combattere. Stiamo aumentando le spese per la difesa, modernizzando le forze armate e implementando le misure necessarie per preparare la nostra comunità a difendersi in caso di crisi”.
Al momento il servizio militare in Lituania è obbligatorio e coinvolge la popolazione maschile dai 18 ai 23 anni. Si sta discutendo della coscrizione universale ma “ciò richiede ulteriori finanziamenti, infrastrutture e strutture di addestramento. Potrebbe accadere in futuro, per ora non c’è alcunché di definito, ma stiamo aumentando costantemente il numero dei coscritti nelle forze armate”. Tra i molti volontari nell’esercito ci sono già diverse donne.
eFP Battle Group Lithuania a Rukla
Rukla è un piccolo paese nel centro del paese baltico. Lì si trova il quartier generale della Nato, chiamato eFP (enhanced Forward Presence) Battle Group. Vi partecipano sei paesi sotto il comando della Germania, che ha sul posto il maggior numero di soldati. Al suo fianco, contingenti da Belgio, Lussemburgo, Paesi Bassi, Norvegia e Repubblica Ceca che lavorano con le forze armate lituane.
Ogni sei mesi avviene la rotazione delle truppe e arriva un nuovo comandante. Daniel Andrä, comandante della base fino allo scorso agosto, ha avuto il difficile compito di affrontare lo scoppio della guerra in Ucraina. “Il 9 febbraio, quando sono arrivato, le tensioni tra Russia e Ucraina erano già sull’orlo di una guerra. Più di centomila soldati russi erano stati ammassati ai confini con l’Ucraina. Il nostro primo compito è stato integrare più di cinquecento soldati multinazionali e aumentare l’equipaggiamento militare”.
“Il 24 febbraio è iniziata l’invasione”, prosegue. “E non è stato solo un punto di svolta per l’Europa, è stato un punto di svolta anche per noi, per il Battle Group. La guerra ha reso la nostra rotazione unica rispetto alle precedenti. Siamo stati, e siamo, una forza efficiente e abbiamo dimostrato che siamo pronti a svolgere i nostri diversi compiti”. Una prova non certo facile che ha proiettato i soldati e i loro comandanti in uno scenario che non si vedeva dai tempi della Guerra Fredda. Con la Federazione Russa nuovamente come nemico ai confini dell’Europa, e dotato di armi nucleari.
Il nuovo comandante, Marco Maulbecker, ha dichiarato: “Il nostro compito è integrare i rinforzi e l’equipaggiamento del contingente per portarlo a circa 1700 soldati e 800 veicoli sull’immediato. Sarà davvero un periodo molto impegnativo”. I gravosi compiti che dovrà affrontare Maulbecker, hanno fatto sì che il contingente eFP abbia d’ora in avanti una sorta di “supervisore”, l’Alto rappresentante nazionale tedesco, André Hastenrath, per far sì che il comandante possa concentrarsi sull’aspetto militare e di addestramento. “Lo solleverò da altre funzioni concernenti il personale, le infrastrutture, i media e così via”, ha dichiarato Hastenrath.
Accordo lituano-tedesco
Oltre al contingente eFP a Rukla, in Lituania sono stanziati anche soldati statunitensi, nella base di Pabradė. Inoltre, recentemente, il governo ha siglato un accordo direttamente con la Germania, che prevede l’invio di truppe ed equipaggiamento della 41a brigata corazzata tedesca. Saranno dispiegate nel corso dei prossimi mesi e potrebbero portare la presenza militare tedesca a tremila- cinquemila unità. Si tratta in questo caso di truppe al di fuori della Nato, che lavoreranno assieme alle forze armate lituane e ai contingenti dell’Alleanza Atlantica. L’obiettivo è aumentare la sicurezza e proteggere lo stato baltico e l’intero fianco orientale dell’Unione europea.
Il prossimo ingresso di Finlandia e Svezia nella Nato, “rappresenta un enorme vantaggio per la difesa lituana e dei baltici”, prosegue Urbelis. “Il mar Baltico diventerebbe un mare quasi interno della Nato. Il 90% della costa baltica sarebbe territorio dei paesi dell’Alleanza. Ciò consente una maggiore sicurezza degli stati baltici, un controllo coerente dello spazio marittimo e aereo nella regione e, naturalmente, darebbe più libertà di manovra alle forze alleate che appartengono a quest’area”.