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Su Meridiano 13 abbiamo in più occasioni trattato il tema dei diritti umani (qui e qui, ad esempio), ma esistono organizzazioni che se ne occupano a tempo pieno come People in Need, una ong ceca fondata nel 1992 e attiva in più di 50 Paesi. Nel 1999 grazie al giornalista e attivista Igor Blaževič nasce, a partire dall'impegno di questa ong, anche One World (Jeden Svět), un festival cinematografico interamente dedicato ai diritti umani. Abbiamo deciso di intervistare il responsabile della comunicazione media e PR di One World, Jan Kovalik.
Per quale motivo avete deciso di fondare un festival del documentario dedicato ai diritti umani?
Sin primi anni novanta, quando People In Need venne fondata, fu subito chiaro che se avessimo voluto che le persone capissero ciò che avviene in posti lontani, ma anche dietro l’angolo, i film, o in generale storie ben raccontate, avrebbero svolto un ruolo cruciale. I documentari sono un metodo potente ed efficace per rendere le persone coscienti di una determinata situazione e spingerle ad agire.
Negli ultimi anni One World è diventato un festival affermato in Repubblica Ceca e in Europa, ma come sono stati gli inizi? Come è stato percepito dal pubblico al tempo?
Quando Igor Blaževič, il fondatore del festival, decise di organizzare la prima edizione, si inspirò ad Amnesty International e a Human Rights Watch che, avendo intuito le enormi potenzialità dei film, a quel tempo avevano già organizzato dei primi festival cinematografici sui diritti umani. I documentari aiutano a scoprire la realtà, dare un contesto, influenzare direttamente le persone e portarle a riflettere sulla propria vita.
Dopo quarant’anni di regime comunista in Cecoslovacchia, la società aveva desiderio di libertà e voleva scoprire il resto del mondo, comprese le lotte per i diritti. Per questo motivo sin dall’inizio il festival è stato ricevuto in maniera molto positiva.
Che ruolo hanno questi film nel portare il tema dei diritti umani a un pubblico generalista che si colloca al di fuori del contesto accademico, politico e giornalistico?
Nonostante sia difficile fare stime precise, hanno decisamente un ruolo significativo. Soprattutto nel caso degli studenti di scuole e università e dei giovani in generale. Grazie alla buona reputazione di People in Need e di One World, riceviamo un supporto importante dalle autorità ceche e dai media. Il presidente della repubblica e i rappresentati delle principali università concedono il loro patrocinio al festival ogni anno e i media dedicano al festival un’ampia copertura, garantendoci la possibilità di raggiungere un pubblico molto vasto.
Il festival ha festeggiato 26 anni di vita quest’anno, quali sono stati i principali cambiamenti nel corso della sua storia?
Nonostante i temi difficili, il festival è velocemente diventato un evento mainstream. Uno dei momenti più importanti è stata l’espansione del festival in altre città della Repubblica Ceca: lo scorso anno la manifestazione si è svolta in 48 città del paese. Successivamente, abbiamo lanciato un progetto di distribuzione indipendente chiamato “Get your audience!” che permette a sale cinematografiche indipendenti di mostrare i nostri documentari gratuitamente. Questo progetto non si limita alle sale cinematografiche: i film possono essere riprodotti all’aria aperta, nei caffè o dovunque sia possibile. Abbiamo anche lanciato la piattaforma One World Online, dove, pagando una cifra contenuta, gli spettatori possono guardare documentari e altri film.
Un altro passo importante è stato quello di migliorare l’accessibilità. Dal 2017 One World si impegna a garantire che il festival sia accessibile a tutti sotto ogni aspetto che sia fisico o mentale. Inoltre, negli ultimi anni abbiamo iniziato a mostrare anche lungometraggi non per forza di stile documentario.
In quanto festival sui diritti umani, l’accessibilità è un tema centrale a cui prestate molta attenzione; quali sono stati i miglioramenti principali nel corso degli anni?
Esattamente, l’accessibilità è estremamente importante per noi e siamo orgogliosi di essere dei pionieri in questo ambito in Repubblica Ceca e in Europa Centrale. Crediamo che il diritto alla cultura sia un diritto umano fondamentale e per questo cerchiamo di far sì che i nostri film siano accessibili a tutti.
Nel corso degli anni, oltre all’audiodescrizione e la traduzione in lingua dei segni ceca, abbiamo aggiunto sottotitoli per persone non udenti e con problemi d’udito, traduzione in tempo reale, “relaxed screenings” per persone con autismo e un sistema a induzione magnetica che aiuta le persone con apparecchi acustici. Nelle nostre comunicazioni ufficiali inoltre utilizziamo un linguaggio inclusivo.
Si tratta di un processo continuo in quanto le necessità delle persone e gli approcci cambiano continuamente. Per mantenere la nostra reputazione e credibilità dobbiamo quindi evolverci e adattarci alle necessità delle comunità a cui ci rivolgiamo.
Come avviene la selezione dei film? Quali criteri utilizzate?
Abbiamo un bando di concorso tramite il quale registi da tutto il mondo possono candidare il loro lavoro. Inoltre, selezioniamo direttamente film significativi che sono stati presentati ad altri festival o workshops cinematografici.
Tutti i film che riceviamo vengono valutati da una commissione e i migliori sono inviati ai responsabili della programmazione che hanno l’ultima parola sulla decisione. La decisione finale si basa sull’attualità, la provenienza e i temi trattati.
Ci sono sempre film sulla violazione dei diritti umani e la situazione in zone di guerra, ma ci concentriamo anche su diritti LGBTQIA+, diritti delle donne, media, sviluppo tecnologico, istruzione, religione e salute mentale. Nel 2024 per la prima volta il programma conteneva anche lungometraggi, che sono stati scelti in maniera ancora più accurata. La speranza è che questi film ci permettano di trattare temi non trattati nei documentari.
Quali paesi sono più rappresentati al festival?
La nostra missione è portare al pubblico ceco informazioni provenienti da tutto il mondo, soprattutto dai paesi che non sono generalmente coperti dai media. Non ci concentriamo solamente sui paesi in cui lavora People in Need, ma certamente questi hanno molto spazio nel programma. Il motivo è semplice: People in Need lavora dove i diritti umani vengono violati e dove la situazione umanitaria è estremamente difficile.
Ci sono paesi che sono più facili da coprire e di cui abbiamo documentari nel programma ogni anno (Ucraina, Siria, Afghanistan). Altri invece non sono molto rappresentati in quanto le riprese possono essere molto pericolose e siamo felici quando riusciamo ad avere film da queste regioni (Libia, Sudan, Haiti, ecc.).
Nel corso di 25 anni la situazione dei diritti umani è migliorata in alcuni paesi e peggiorata in altri. Questa tendenza è visibile anche nella scelta dei film presentati?
Noi cerchiamo di monitorare la situazione nei paesi in cui i diritti umani vengono violati. Grazie alla Sezione “diritti umani” di People in Need abbiamo una panoramica della situazione in tutto il mondo. La maggior parte dei film che ci vengono sottoposti riguarda sempre un conflitto o una questione attuale, spesso legata alla guerra o al cambiamento dei sistemi politici.
Cerchiamo anche di ricordare le violazioni dei diritti umani nei paesi in cui queste violazioni sono in corso da molto tempo. In questo caso, prendiamo sempre in considerazione le informazioni che il film ci fornisce, e sono soprattutto quelli che ci danno una nuova prospettiva e nuove informazioni a entrare nel programma. Purtroppo ci sono ancora aree del mondo in cui la situazione non fa che peggiorare, e per questo vengono realizzati pochissimi film.
C’è un modo per vedere i film del festival per chi non vive in Repubblica Ceca?
Non proprio. Noi gestiamo la piattaforma One World Online, dove si possono trovare decine di documentari e film di One World, ma a causa delle regole di licenza, la piattaforma è georeferenziata solo per la Repubblica Ceca.
Laureato in Russian and Eurasian Studies alla Università Carolina di Praga e in Lingue e Letterature Straniere all'Università Cattolica, brevemente studente alla NSPU di Novosibirsk. Si interessa principalmente di ambiente, attivismo politico, diritti umani, società civile e libertà di informazione in Russia e Asia Centrale. Precedentemente ha collaborato con Scomodo e East Journal.