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“E al mattino arriveranno i russi” di Iulian Ciocan: distopia o realtà?

È uscita l’edizione italiana del libro di Iulian Ciocan, E al mattino arriveranno i russitradotto da Francesco Testa ed edito da Bottega Errante. Dopo Prima che Brežnev morisse, primo nella trilogia temporale sul passato, presente e futuro della Repubblica Moldova, la casa editrice friulana ha scelto di tradurre il terzo volume, quello che dovrebbe occuparsi del futuro, per l’appunto, della Repubblica Moldova.

Ciocan E al mattino arriveranno i russi

Perché dovrebbe? L’orizzonte disatteso

Dovrebbe perché il romanzo, a conti fatti, non parla di questo. La narrazione alterna la vita di Marcel Pulbere, laureato in filologia appena rientrato a Chișinău dalla Romania, a quella di Nicanor Turturică, professore di latino protagonista del suo primo romanzo.

Il professore di latino vive nel tragico giugno del 2020, mese in cui i russi – nella distopia di Ciocan – hanno deciso di invadere la Repubblica Moldova servendosi dello stato de facto della Transnistria. Questa è la premessa della storia, ma non vi è molto più di questo a livello di invenzione romanzesca. I capitoli di Turturică sono decisamente più brevi rispetto a quelli di Pulbere e si possono sintetizzare in tre punti: 1) i russi invadono; 2) Turturică prova a scappare; 3) non ci riesce e finisce in carcere. Il resto è un intermezzo di comparse, spesso risolte brevemente, tra cui si annoverano molte, per citare lo scrittore, donne “arrapate”.

Di questa invasione veniamo a sapere soltanto che è iniziata: i russi a un certo punto arrivano e gli aerei in partenza dall’aeroporto di Chișinău vengono abbattuti. Da Iulian Ciocan non ci si aspettava certo un romanzo socio-politico, ma nemmeno forse che lo scrittore si limitasse a far notare che in Moldova, come ovunque nel mondo, ci sono sostenitori e detrattori del fantomatico Pufin. Se la forza di Prima che Brežnev morisse sta nel dare uno spessore sociologico, fatto di diversi tipi umani, alla Moldova sotto Brežnev, in E al mattino arriveranno i russi lo scrittore non si spinge a  immaginare i moldavi e russi di un futuro prossimo. Di fatto, la quasi totalità del romanzo si svolge tra il 1989 e il 1996, anni essenziali della vita di Pulbere. Più di una disamina ipotetica del futuro, dunque, il lettore può fruire di una panoramica su anni cruciali per il paese.

Il romanzo si interrompe con un processo allo scrittore che viene accusato di aver cospirato contro la Repubblica Moldova per la pubblicazione della distopica narrazione dell’invasione russa. Su cosa si basa l’impianto accusatorio? Qual è la difesa del giovane? Come va a finire? Molte di queste domande non hanno risposta, dato che lo scrittore lascia tutto in sospeso.

Il titolo sembra sviare il lettore con una suggestione che rimanda al contemporaneo. Tuttavia, va detto che, per quanto poco noto ai più, la paura dei russi in Moldova permane dal 1992, anno della guerra con la Transnistria. Non si può quindi dire che Ciocan sia uno scrittore pienamente “profetico”: di fatto, ha immaginato un’invasione che è stata temuta da anni (e continua a esserlo: il romanzo è uscito nel 2015 in Moldova, ovvero un anno dopo l’annessione della Crimea). Il merito di Ciocan è stato rendere questa paura un espediente letterario.

Intervista all’autore: La Moldova di Iulian Ciocan

Un romanzo problematico

La scelta dell’impianto narrativo è chiaramente legittima. La vera domanda è, se mai, la seguente: ma il romanzo è bello? Credo che, come sempre accade, non ci sia una risposta univoca. Ci sarà senz’altro chi apprezzerà lo stile pungente e liquidatorio di Ciocan, ma leggere quest’opera dopo Prima che Brežnev morisse rafforza l’impressione che lo stile narrativo scelto dall’autore non si confà del tutto a un’opera più lunga. Come scrive allora Ciocan?

Nel romanzo di Ciocan troviamo una serie di maschere che ricordano la commedia dell’arte. I suoi personaggi sono comparse ridotte a un unico tratto distintivo, spesso legato a connotazioni fisiche. Per cui uno è un editore pelato, l’altra è una commessa arrapata e un’ultima è una compagna di classe obesa. Queste persone non hanno mai intenzioni positive e raramente godono di una qualche profondità psicologica. L’unica eccezione a questo paradigma di malignità si verifica nel caso in cui queste comparse decidano di aiutare Marcel Pulbere, un ragazzo definito intelligente e meritevole ma che al lettore appare soprattutto arrogante e represso. Un buon esempio è il racconto dei compagni che, a scuola, erano tutti invaghiti di Galina tranne Marcel e per questo dimostravano “inferiorità”. In sostanza, lo scrittore ci dice che i personaggi sono fatti in una tal maniera e sta al lettore la scelta di accettarlo o meno.

Quest’operazione narrativa funzionava molto bene nel romanzo precedente, dato che i capitoli, sempre brevi, raccontavano di avventure di personaggi visti con una maggiore empatia. Se in Prima che Brežnev morisse, i protagonisti passano come vittime di un sistema che corrompe, in E al mattino arriveranno i russi queste comparse vengono presentate attraverso lo sguardo impietoso di Pulbere, un ragazzo frustrato alla ricerca di lavoro in un paese in transizione.

Era chiaro che sopravvivere nella giungla post-sovietica grazie alla letteratura e alla filologia rappresentava un’impresa disperata.

Turturică, ennesima macchietta, può forse tornare utile per una maggiore comprensione di Pulbere. L’unica vera azione compiuta da Turturică è fornicare con una donna che disprezza, nonché desiderare donne appena conosciute. In ciò si può vedere il contraltare di Pulbere, un ragazzo timido che fatica a vivere la propria sessualità nonostante le occasioni predatorie che gli sono messe a disposizione (non in ultimo, i professori della facoltà di filologia pensano solo a trovare studentesse con le quali avere rapporti). E mentre Turturică “trapana a pecora” la barista, di Pulbere conosciamo due storie d’amore non culminate nell’atto sessuale (se non per un mezzo stupro da ubriaco) in flashback non per forza necessari alla struttura del romanzo. Purtroppo, le donne, pur numerose nel romanzo, escono in maniera terribile dalla penna di Ciocan.

Era una di quelle donne che ti inducono a sogni erotici.

In quest’opera, non c’è donna che non sia “arrapata” o desiderosa di fornicare, anche senza un’apparente giustificazione, logica o funzionale che sia. 

Se ce ne fosse stato bisogno, Marcel avrebbe persino bevuto con piacere la sua urina. Ma era questo il vero amore?

Mi sentirei di dire di no. La narrazione pecca nei dialoghi che risultano spesso inverosimili e incoerenti: non è infrequente che un personaggio che dice di non sapere una cosa, si comporti come se ne fosse stato sempre a conoscenza nella battuta seguente. Tuttavia, va detto che la brevità dei capitoli permette di divorare il romanzo in qualche seduta di lettura, immergendosi brevemente in uno spaccato di Moldova tra lo storico e l’immaginato.

Il romanzo di Ciocan sarebbe potuto diventare un racconto della realtà editoriale dei primi anni Novanta in Moldova, ma il carattere macchiettistico e liquidatorio dello stile dell’autore hanno, a mio avviso, schiacciato questo spaccato di vita della Repubblica Moldova, che risulterà interessante, in ogni caso, al lettore che vuole conoscere il paese partendo da zero.

E al mattino arriveranno i russi di Iulian Ciocan, traduzione di Francesco Testa, Bottega Errante Edizioni, 2024.

Immagine: veduta di Chișinău (Loredana Gamurari/Meridiano 13)

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Gian Marco Moisè
Gian Marco Moisè

Ricercatore e divulgatore scientifico, esperto in relazioni internazionali, scienze politiche e dell'area dello spazio post-sovietico con un dottorato conseguito alla Dublin City University. Oltre all’italiano parla inglese, francese, russo, e da qualche mese studia romeno.