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Mercoledì 17 aprile si svolgeranno le elezioni in Croazia per il rinnovo del Sabor, il parlamento unicamerale di Zagabria, dopo lo scioglimento anticipato avvenuto lo scorso marzo. Il voto apre una stagione elettorale intensa con le elezioni europee a giugno e quelle presidenziali a dicembre. Un ciclo che difficilmente cambierà gli equilibri politici del paese, anche perché a sfidarsi saranno sempre gli stessi partiti con a capo sempre gli stessi leader.
Da un lato, per lo schieramento di centrodestra, l’Unione Democratica Croata (HDZ) alla guida di ben undici governi su quindici dal 1990, anno dell’indipendenza croata dalla Jugoslavia. Dall’altro lato, per il centrosinistra, il Partito Socialdemocratico di Croazia (SDP) dalle cui fila proviene l’attuale presidente nonché aspirante primo ministro Zoran Milanović.
Il Sabor è composto da 151 seggi, di cui tre destinati alla diaspora e otto alle minoranze nazionali presenti nel paese. L’assegnazione di questi ultimi avviene con il sistema maggioritario, mentre i restanti 143 vengono assegnati con il sistema proporzionale con una soglia di sbarramento del 5%. Prima dello scioglimento, il governo era guidato dal primo ministro Andrej Plenković a capo di una coalizione formata dall’HDZ, dai liberal-democratici, dal Partito Popolare – Riformisti e dalle minoranze nazionali.
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Plenković: non c’è due senza tre
Andrej Plenković, premier uscente e candidato dell’HDZ con lo slogan “Per tutte le sfide”, non è certo nuovo nel panorama politico croato. Già europarlamentare tra il 2013 e il 2016, Plenković ha guidato gli ultimi due governi ricoprendo nel primo semestre del 2020 anche il delicato e inedito ruolo di presidente del Consiglio dell’Unione Europea. Proprio in campo europeo ha ottenuto i suoi successi più importanti, con l’adesione del paese all’area euro e allo spazio Schengen, avvenute entrambe nel 2022.
Negli ultimi mesi, però, ha dovuto fronteggiare una forte opposizione sfociata anche in partecipate manifestazioni di piazza, alimentate dalla nomina del nuovo procuratore generale Ivan Turidić considerato troppo vicino al governo. I sondaggi danno la coalizione in vantaggio rispetto agli avversari, con una percentuale che si aggira intorno al 28% (58 seggi). Un risultato che, se confermato, rappresenterebbe un significativo arretramento rispetto al 38% ottenuto nel 2020.
Milanović: ancora tu?
Se lo schieramento di centrodestra scommette sulla continuità, quello di centrosinistra sembra puntare più sul ritorno al passato. Candidato premier per i socialdemocratici è infatti Zoran Milanović, politico di lungo corso. Presidente del partito dal 2007 al 2016, Milanović ha ricoperto il ruolo di primo ministro tra il 2011 e il 2016, ottenendo l’adesione del paese all’Unione Europea nel 2013, e quello di presidente della repubblica dal 2020 a oggi.
Considerato ancora il politico più popolare, è stato fortemente criticato, anche a sinistra, per le mancate dimissioni dalla carica di presidente. Si presenta a queste elezioni con la coalizione “Fiumi di giustizia”, il cui nome riprende il titolo di una canzone del famoso musicista Jure Stublić. Formata dai socialdemocratici e da altri piccoli partiti liberali di centro, i sondaggi danno la coalizione al 21,2% (49 seggi) ancora piuttosto distante dai rivali dell’HDZ.
L’ago della bilancia: centro, sinistra o destra?
Pur dominando la politica croata, stando ai sondaggi nessuno dei due partiti raggiungerà da solo la maggioranza dei seggi utili a formare il governo. Il vincitore dovrà quindi necessariamente trovare una sponda in un altro schieramento. Particolarmente interessante è la corsa per il terzo posto che vede concorrere il partito della sinistra ecologista Možemo! (Possiamo!), vera sorpresa degli ultimi anni, in crescita dal 5% del 2020 all’8%. Il partito guida già la capitale Zagabria con il sindaco Tomislav Tomašević e si presenta a queste elezioni con una propria candidata: Sandra Benčić, nota attivista per i diritti civili.
Dalla parte opposta si trova invece il Movimento per la Patria, formazione nazionalista di estrema destra guidato da Ivan Penava, attuale sindaco di Vukovar. I sondaggi danno il Movimento intorno al 9%, in lieve calo rispetto al 10,9% ottenuto alle elezioni del 2020. Situazione simile al centro, con il partito Most (Ponte) di centrodestra dato intorno al 9-10%, in linea con gli ultimi risultati, che candida l’ex presidente del parlamento Božo Petrov.
Le scelte di questi partiti saranno sicuramente decisive. Stando ai sondaggi, infatti, sarà praticamente impossibile formare il nuovo governo senza allargare la partecipazione a uno (o anche più) di loro.
Al centro del dibattito pubblico della breve campagna elettorale sono state soprattutto questioni di politica interna legate all’economia, ai salari e alle pensioni. In Croazia sono poco più di un milione i pensionati, quasi un quarto della popolazione totale. In particolare Možemo! promette di aumentare le pensioni del 10%, che si aggirano mediamente sui 560 euro al mese, oltre all’adeguamento semestrale standard prescritto dalla legge. Tra le promesse dei socialdemocratici rientra la riduzione dell’orario di lavoro a 35 ore settimanali a parità di stipendio, mentre l’HDZ promette di aumentare il salario minimo a 890 euro.
Altra questione centrale è quella relativa alle politiche per fermare il calo demografico del paese che in un decennio ha perso circa il 10% della propria popolazione. Le promesse elettorali vanno dagli asili nido gratuiti all’abolizione delle tasse sulla prima casa, dagli investimenti nelle aree rurali all’aumento degli assegni familiari, passando per la vendita o l’affitto di edifici di proprietà statale a giovani famiglie.
Ma si sa, in campagna elettorale qualsiasi promessa vale. Il problema viene dopo il voto, quando si tratta di trasformarle in realtà. Considerati i dati sull’affluenza delle ultime elezioni, appena il 46,4% nel 2020 e il 52,6% nel 2016, gli elettori croati non sembrano credere a nessuna di esse. Andrà così anche questa volta?
Dottore di ricerca in Studi internazionali e giornalista, ha collaborato con diverse testate tra cui East Journal e Nena News Agency occupandosi di attualità nell’area balcanica. Coautore dei libri “Capire i Balcani Occidentali” e “Capire la Rotta Balcanica”, editi da Bottega Errante Editore. Vice-presidente di Meridiano 13 APS.