Mihaela Iordache, collaboratrice di Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa (su cui è uscito originariamente questo articolo), ci offre un quadro d’insieme sul clima pre-elettorale in Romania: il lungo 2024 elettorale in Romania inizia a giugno con le elezioni europee e locali, per poi proseguire a settembre con le elezioni presidenziali e a dicembre con quelle parlamentari.
Il prossimo 9 giugno 18,96 milioni di cittadini romeni saranno chiamati alle urne per le elezioni in Romania europee e locali. La decisione di elezioni contemporanee è stata presa – non senza critiche e polemiche – dalla coalizione dei socialdemocratici (PSD) e dei liberali (PNL) oggi al governo a Bucarest.
Questa scelta significa che i romeni sceglieranno, nello stesso giorno, sia i loro rappresentanti locali che i 33 europarlamentari che li rappresenteranno nei prossimi cinque anni al parlamento europeo. La Romania è il sesto paese dell’Unione Europea per numero di parlamentari europei (33). La corsa per il parlamento europeo parte dall’Ufficio elettorale centrale che ha approvato le candidature di dodici partiti e alleanze elettorali, oltre a quattro candidati indipendenti.
Si tratta di Alleanza PSD – PNL, Alleanza Destra Unita (USR, PMP, Forța Dreptei), Romania Socialista, Alleanza AUR, Partito S.O.S. Romania, Partito Alternativa Destra, Partito Umanista Social Liberale, Partito Rinnoviamo il Progetto Europeo della Romania, Unione Democratica dei Magiari della Romania, Partito Romania Mare, Partito dei Patrioti e Partito Diaspora Unita.
Secondo i dati forniti dall’Autorità elettorale permanente (AEP), tra i cittadini romeni iscritti nelle liste elettorali, 943.878 sono residenti all’estero e potranno votare nelle sezioni elettorali aperte nei rispettivi paesi di residenza. Per le elezioni europarlamentari, il ministero degli Esteri romeno invia alle sezioni elettorali all’estero 2,5 milioni di schede elettorali e 8.500 timbri.
Elezioni in Romania: il dibattito europeo ai margini
Nonostante si tratti di due tipi distinti di elezioni, europarlamentari e locali, sui temi europei il dibattito fino a ora è stato praticamente assente. Il fatto che le due tornate si svolgano in contemporanea non favorisce di certo il dibattito sulle scelte e i valori comuni a livello di Unione Europea. Anche se alla fine, soprattutto a causa dei progetti e dei fondi europei, indispensabili in Romania per lo sviluppo locale e regionale, si arriva inevitabilmente a parlare anche dell’importanza per il paese di essere membro dell’Ue.
Ragioni politiche hanno spinto il governo di Bucarest a organizzare le elezioni in Romania in contemporanea. L’esecutivo romeno è formato da un’alleanza tra i socialdemocratici (PSD) di centro sinistra e i liberali (PNL) di centro destra.
I due partiti da vecchi rivali si sono trasformati negli ultimi anni (spinti prima dalla pandemia e poi dalla guerra nella vicina Ucraina) in scomodi alleati. L’alleanza al governo si propone ora come una alleanza elettorale per le elezioni europarlamentari, nonché nelle città e le località governate dall’Unione Salvati Romania (USR), con l’obiettivo di assicurarsi la vittoria.
Calcoli politici sono stati alla base anche della decisione di fissare il voto per le europee e amministrative nello stesso giorno, con la speranza che le elezioni locali possano dare una spinta alle liste governative anche per le europee. L’alleanza di governo spera così di rallentare l’ascesa della destra nazionalista: l’AUR e il SOS.
Lista comune, quindi, per i liberali e i socialdemocratici: i parlamentari europei eventualmente eletti faranno parte del gruppo del PPE se afferenti al PNL, e a quello dei Socialisti e i Democratici Europei se provenienti dalle fila del PSD.
Il primo ministro e leader del PSD Marcel Ciolacu ha ribadito – nel contesto delle elezioni europee – l’importanza della stabilità e dello sviluppo economico, e di non voler perdere in futuro alcuna opportunità di investimento e di fondi europei, nonché l’obiettivo di una completa adesione allo spazio Schengen (la Romania al momento ne fa parte solo per i confini aerei e marittimi). Dal canto suo Nicolae Ciucă, leader del Partito Nazionale Liberale, ha sottolineato l’impegno dei suoi candidati a rappresentare non solo i partiti, ma l’intera nazione romena a Bruxelles e Strasburgo.
Al momento, la competizione non riguarda tanto le varie opzioni politiche, quanto piuttosto la contrapposizione tra le forze a favore dell’Europa e quelle reticenti al progetto europeo. Le questioni europee sono, come detto, in gran parte assenti dal dibattito. La coalizione PSD-PNL ha cercato di migliorare il proprio risultato alle elezioni europee mobilizzando gli elettori e le organizzazioni di partito per le elezioni locali.
La campagna elettorale “comune” cerca credibilità attraverso i discorsi sui progetti e i fondi europei destinati allo sviluppo. “A partire dall’adesione (2007) fino a oggi, la Romania ha ricevuto oltre 95 miliardi di euro e ha contribuito con 30 miliardi di euro al bilancio dell’Unione Europea. Pertanto, il saldo finanziario netto mostra un surplus di 65 miliardi di euro”, ha comunicato a maggio Marcel Boloș, il ministro delle Finanze.
Con la politica di coesione per il periodo 2021-2027, alla Romania sono stati assegnati 46 miliardi di euro. La politica di coesione è realizzata attraverso fondi specifici come il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), per investire nello sviluppo sociale ed economico delle regioni e delle città, il Fondo di coesione (FC), per investire nell’ambiente e nei trasporti; il Fondo sociale europeo Plus (FSE+), per sostenere l’occupazione e creare una società equa e inclusiva; il Fondo per una transizione giusta (JTF), per sostenere le regioni più colpite dalla transizione verso la neutralità climatica.
Nonostante alcuni successi, la sfida dell’assorbimento dei fondi rimane aperta per la Romania, che ha finora utilizzato solo il 5% delle risorse disponibili per il periodo 2021-2027.
Le priorità degli europarlamentari romeni, viste dagli elettori
Secondo un sondaggio realizzato da INSCOP Research il 42,3% degli intervistati ritiene che la priorità dei futuri europarlamentari romeni dovrebbe essere quella di assicurare loro gli stessi diritti dei cittadini europei. Il 17,8% ritiene che dovrebbero invece concentrarsi principalmente sull’ottenere l’adesione completa della Romania allo spazio Schengen, inclusi i confini terrestri.
Per il 17,6% la priorità dovrebbe essere quella di ottenere più fondi europei per la Romania, il 10,1% ritiene che dovrebbero difendere gli interessi dei vari settori economici romeni e il 7,7% ritiene che gli europarlamentari dovrebbero aumentare il ruolo della Romania nel processo decisionale a livello europeo.
L’Ascesa della Destra Nazionalista
Uno dei dati politici più significativi di queste elezioni in Romania sembra essere la crescente popolarità del partito nazionalista Alleanza per l’Unità dei Romeni (AUR), noto per la sua retorica sul sostegno a valori tradizionali come libertà, cristianesimo, famiglia e unità nazionale.
Sebbene il leader del partito, George Simion, critichi la Russia e si distanzi dalle sue radici, molti in Romania vedono ancora AUR come una forza pro-russa. Simion, dal canto suo, non fa mistero di ammirare leader politici come Giorgia Meloni e Donald Trump. AUR è un partito nazionalista in crescita, e non è l’unico a crescere nei sondaggi in questo spazio politico: c’è anche il partito S.O.S Romania di Diana Sosoaca, ex alleata di Simion.
Sondaggi
La Romania è al primo posto nell’Unione Europea per l’intenzione di voto alle elezioni europee tra i giovani: il 78% dei giovani romeni intervistati afferma infatti che andrà a votare, contro una media europea del 64%. In questa particolare classifica, la Romania è seguita da Portogallo e Belgio.
Molto più incerti sono invece i sondaggi sulle preferenze elettorali. Stando ai dati raccolti da INSCOP Research, quasi il 60% dei romeni dichiara che si presenterà alle elezioni europee e locali del 9 giugno.
Si osserva una crescita nelle intenzioni di voto per l’alleanza PSD-PNL (che otterrebbe 46,6% alle elezioni europee), seguita da AUR con 16,7% (dato in diminuzione). Secondo lo stesso sondaggio, in diminuzione sarebbe anche il partito S.O.S Romania (4,5%). L’ADU (Alleanza Destra Unita tra USR, i popolari del Movimento Popolare e la Forza della destra), otterrebbe invece 13,8% dei voti, mentre l’UDMR (l’Unione dei Magiari della Romania) 5,1%.
Risultati molto diversi arrivano dal sondaggio realizzato dal Centro per Studi Politici e Sociologici (CSPS). Secondo questi dati, l’alleanza per l’Unità dei Romeni (AUR ) è accreditata di un ampio 34% delle intenzioni di voto alle elezioni europee, l’Alleanza PSD e PNL seguirebbe con il 27%, l’ADU con il 25%, l’UDMR con il 7%, S.O.S con il 3%.
Per sbrogliare la matassa bisognerà aspettare quindi il prossimo 9 giugno, quando le intenzioni di voto si trasformeranno in schede che definiranno i nomi dei candidati che rappresenteranno la Romania al parlamento europeo per i prossimi cinque anni.