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L’estrema destra in Romania “vince” ma non sbanca le elezioni parlamentari

Il 2024 è stato forse l’anno della storia con il più alto numero di elezioni in tutto il mondo. I rumeni, in particolare, sono stati invitati al voto ben tre volte (quattro se si considera il secondo turno delle elezioni presidenziali in programma l’8 dicembre), a giugno, novembre e dicembre. Oltre al rinnovo della propria quota nel Parlamento europeo, la Romania sta infatti rinnovando il proprio Parlamento e la presidenza.

L’estrema destra in Romania alle elezioni parlamentari

Durante lo scorso weekend, tra il 29 novembre e il 1° dicembre, i rumeni hanno votato per il rinnovo della Camera e del Senato. Oltre 9,45 milioni cittadini si sono recati alle urne, raggiungendo la quota del 52,5% – un’affluenza record per le elezioni rumene se si pensa che nel 2020 aveva votato il 31,95% degli aventi diritto e nel 2016 il 39,79%. Per un raffronto, in Italia di solito l’affluenza non scende mai sotto il 60%.

Con il 100% dei voti contati, il Partito Social-Democratico è arrivato primo con più di 2 milioni di voti (il 22,30% al Senato e il 21,96% alla Camera), seguito dal partito di estrema destra AUR (Alleanza per l’unione dei rumeni) con 1 milione e 600mila voti circa (18,30% al Senato e il 18,01% alla Camera). Il Partito Nazional-Liberale (PNL), alleato di governo dei socialdemocratici è arrivato terzo con circa 1 milione e 300mila voti (14,28% al Senato e 13,2% alla Camera), seguito dal riformista USR (Unione per Salvare la Romania) con circa 1 milione e 100mila voti (12,26% al Senato e 12,4% alla Camera).

Alle ultime posizioni, ma oltre la soglia di sbarramento del 5%, si collocano il partito di estrema destra SOS Romania guidato dalla europarlamentare Diana Șoșoacă con quasi 700mila voti (7,76% al Senato e 7,36% alla Camera), POT (Partito dei Giovani) guidato da Anamaria Gavrilă con circa 600mila voti (6,39% al Senato e 6,46% alla Camera) e l’UDMR, il partito della minoranza ungherese, quasi alla pari con POT (6,38% al Senato e 6,34% alla Camera).

I risultati parlano di una sconfitta del PNL ai danni di AUR, ma più in generale si può parlare di una vittoria completa dell’estrema destra, che sta muovendo lo spettro politico rumeno verso posizioni estreme. Se c’è stato un chiaro scompenso di voti per il PNL, che ha perso il 10,88% rispetto alle precedenti elezioni del 2020, che sembrano essere andati in favore di AUR, cresciuto del 9,19%, c’è anche da dire che POT e SOS Romania sono nuovi membri del Parlamento rumeno, ma entrambi sono iniziativa di transfughi di AUR.

La distribuzione dei seggi alla Camera

La situazione è complessa in ragione dei seggi che ciascun partito ha ottenuto. Per una maggioranza alla Camera dei Deputati servono 166 seggi e al Senato 69. Nelle attuali condizioni la coalizione di governo centrista dell’attuale primo ministro Ciolacu e comprendente PSD e PNL non avrebbe i numeri per un altro mandato. L’unica soluzione sarebbe quella di includere USR, e probabilmente UDMR, nella coalizione di governo. Di contro, AUR non otterrebbe la maggioranza di deputati nemmeno con il sostegno di POT e SOS Romania.

La distribuzione dei seggi al Senato

Il centro tiene, per ora

I risultati elettorali complessivi raccontano quindi di una sconfitta pesante per il PNL e il PSD. Il PNL non ha solo perso voti nei confronti di AUR, ma ha anche perso la presidenza, che tra il 2014 e il 2024 è stata di Klaus Werner Iohannis. Anche il PSD ha perso seggi e Ciolacu è stato sconfitto per soli 2.740 voti da Elena Lasconi, leader di USR, nella corsa alla presidenza del paese.

Il 2 dicembre la Corte Costituzionale è stata chiamata a decidere rispetto alla validità del voto al primo turno delle elezioni presidenziali, e dopo la riconta dei voti è stato confermato il risultato annunciato inizialmente. Anche se a fare scalpore in tutta Europa è stato il primo posto dell’estremista di destra e complottista Călin Georgescu, sostenuto da POT alle presidenziali.

Un dettaglio non indifferente nella comprensione della composizione del prossimo governo è la presidenza. Non è detto, infatti, che Georgescu conceda un mandato a una coalizione centrista. Di contro, Lasconi potrebbe intercedere per un governo di questo tipo, soprattutto se USR avrà un ruolo di primo piano nel governo. Questo scenario non è improbabile vista la precedente esperienza di governo di PSD e PNL.

Infatti, PSD e PNL, un partito di centro-sinistra e di centro-destra, non sono partiti che normalmente governerebbero insieme. La coalizione è stata un accordo di governo che prevedeva l’alternanza dei primi ministri, dapprima Nicolae Ciucă del PNL e poi Marcel Ciocalu del PSD. USR potrebbe mediare tra i due costruendo un governo stabile.

In generale, il continuo riorientarsi degli spettri politici europei verso destra e l’affermazione dell’estrema destra in Romania non dovrebbe far gioire i commentatori politici. Resta da vedere chi otterrà la presidenza del paese.

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Gian Marco Moisé
Gian Marco Moisé

Ricercatore e divulgatore scientifico, esperto in relazioni internazionali, scienze politiche e dell'area dello spazio post-sovietico con un dottorato conseguito alla Dublin City University. Oltre all’italiano parla inglese, francese, russo, e da qualche mese studia romeno.