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Ex Utopia è un sito molto particolare che dal 2011 offre ai propri utenti storie di luoghi “selvaggi, improbabili, infestati, congelati, contestati e in via di estinzione”, come si legge nella sezione about del sito stesso. Con la redazione di Meridiano 13 condivide il gusto per un certo tipo di estetica e l’interesse per la conservazione dei luoghi della memoria. Per questo motivo abbiamo raggiunto il fondatore di Ex Utopia, Darmon Richter, per fare due chiacchiere.
Innanzitutto vorremmo chiedere a Darmon Ritcher di raccontarci come è nato questo progetto e come si è sviluppato nel corso degli anni.
La mia prima visita in Europa orientale è stata nel 2006, quando sono andato in Bulgaria. Non ho visto nessuna città in particolare in quel periodo, ma ho trascorso gran parte del mio viaggio sulle montagne del centro del paese, facendo escursioni e incontrando persone nei villaggi. Sono tornato di nuovo l’anno dopo e quella volta sono tornato nel Regno Unito in treno, fermandomi in Romania e in Ungheria lungo il percorso. Sono sempre stato uno scrittore, quindi naturalmente ho tenuto dei diari durante questi viaggi e ho scritto saggi, anche se molti di questi non sono mai stati pubblicati da nessuna parte.
Nel 2011 la mia vita è arrivata a un bivio. All’epoca vivevo nel Regno Unito, avevo appena terminato alcuni grandi progetti ed ero pronto per qualcosa di nuovo, quindi ho deciso di trasferirmi a tempo pieno nell’Europa sud-orientale. Mi sono trasferito a Varna, in Bulgaria, nel novembre 2011. Poi, a dicembre, ho creato un sito web per iniziare a mettere online ciò che scrivevo. Comprai anche una macchina fotografica tascabile economica, così da poter corredare i miei scritti con fotografie.
Nell’estate del 2012 ho deciso di viaggiare dalla Bulgaria alla Cina in treno – trascorrendo del tempo in Moldova, Ucraina, Russia e Kazakhstan lungo il percorso – e questo è stato un viaggio estremamente formativo, non solo per il sito web, ma per me in generale. Ho iniziato a sviluppare una vera passione per l’estetica socialista, in particolare per l’architettura, oltre ad approfondire il mio interesse per la storia, la politica e la cultura dei luoghi che visitavo.
Subito dopo ho iniziato un progetto per raccontare e documentare i monumenti socialisti in tutta la Bulgaria – e negli anni successivi ne ho visitati centinaia. Ero particolarmente interessato a una questione: questi luoghi potevano essere conservati e salvati dall’abbandono e dal decadimento in cui tanti di essi si trovavano? Ciò mi ha portato a dedicarmi per lavoro alla loro conservazione e tra il 2015 e il 2022 ho completato un dottorato di ricerca sul tema del patrimonio memoriale socialista nell’Europa sud-orientale.
Ho iniziato anche a organizzare tour in molti di questi posti. Finora ne ho progettati e condotti diversi in dieci paesi post-socialisti. I tour sono un duro lavoro, ma sono anche un’esperienza meravigliosa: mi hanno dato l’opportunità di condividere le mie ricerche, ma anche di presentare ai turisti esperti e ricercatori locali. Inoltre mi hanno permesso di garantire che i turisti avessero un’esperienza di apprendimento non superficiale di questi luoghi, dove spesso accade, invece, che non vengano fornite informazioni sufficienti; inoltre, questi tour sono stati anche il mezzo tramite il quale ho raccolto migliaia di euro per progetti di conservazione locale. Come potete immaginare, ho anche incontrato persone parecchio interessanti nel corso del tempo.
Perché il progetto si chiama “Ex Utopia”?
Ci ho messo un po’ a trovare il nome giusto per questo progetto. In realtà non stabilisco regole su ciò che posso o non posso condividere sul sito: potrebbe accadere che una settimana pubblico un monumento socialista in Moldova, poi quella successiva un hotel “infestato” in Canada. Ma penso che la caratteristica comune a molti dei luoghi di cui scrivo sia che si tratta di luoghi in condizioni “alterate” o in stato di “mutamento”. O anche luoghi che, invece, non sono riusciti a cambiare come fa il mondo che li circonda. Spazi liminali, contraddizioni e anacronismi…
Alcune persone leggeranno il nome Ex Utopia come “un’ex utopia” – in altre parole, un luogo che è stato creato per essere qualcosa di perfetto e rivoluzionario, ma che invece ha fallito ed è scivolato in uno stato di distopia. Questa definizione è potenzialmente vera per molti dei posti di cui scrivo.
Ma Ex Utopia significa letteralmente “Dal Non-luogo”. Fu usato così dal viaggiatore e scrittore italiano del XVI secolo Ortensio Lando, che spesso firmava le sue opere con una varietà di pseudonimi diversi, come philalethes (“amante della verità”) ed ex utopia civis (“cittadino del non luogo”). Questo mi ha davvero colpito, quindi il nome mi è sembrato una scelta naturale per me e il mio lavoro.
Ex Utopia ha una redazione o dei collaboratori esterni?
Nel corso degli anni ci sono state opportunità per espandere il sito, per assumere altri autori, collaboratori e così via… ma alla fine, non credo che sia quello che voglio. Il progetto mi sembra profondamente personale. Mostra il mondo come lo vedo io. Se aggiungessi più voci e più prospettive, potrebbe trasformarsi in qualcosa di veramente interessante, ma sento anche che perderebbe qualcosa di ciò che è ora.
Come scegli i luoghi di cui parlare?
Non tendo a scrivere di un luogo a meno che proprio non lo voglia. E a meno che io non abbia davvero qualcosa da dire al riguardo. Il sito web non parla di me, non è come un blog di viaggio in cui l’attenzione sull’argomento trattato è spesso più immediata, del tipo “guarda dove siamo stati questa settimana!”
Se visito un posto, ma non sento di avere davvero nulla di utile o originale da aggiungere alla conversazione, potrei non menzionarlo mai. Oppure, a volte, non scrivo di un luogo se non molti anni dopo. Sono un pensatore lento! Sarei un pessimo giornalista. Ma di solito seguo semplicemente il mio istinto: assorbo sempre informazioni e poi, quando sembra che una storia stia prendendo forma nella mia testa, so che è ora di iniziare a scrivere.
Qual è secondo te la “bellezza” di questi luoghi? Perché sono tantissime le persone (noi compresi) che sono appassionate di luoghi abbandonati, decadenti, lontani da un’estetica “tradizionale” (se questo può voler dire qualcosa).
Mi piace il jazz. E whisky complessi. E film che possono essere interpretati in più di un modo. Non voglio solo sentirmi “carino”, voglio esperienze che siano stimolanti, provocanti, che esercitino tutte le emozioni o tutte le papille gustative… e non è diverso per i luoghi. Non mi interessa, ad esempio, semplicemente sedermi su una bella spiaggia. Preferirei di gran lunga incontrare una storia in prima persona, rimuovendo uno strato contraddittorio dopo l’altro.
E non penso di essere il solo a farlo, parlo con molte persone che sono altrettanto stanche del turismo tradizionale e bramano qualcosa di più interessante, più gratificante, forse anche più significativo. Poi guardi i pittori paesaggisti romantici, che studiavano chiese e abbazie in rovina, centinaia di anni fa… questa attrazione per l’estetica complicata e agrodolce della bellezza in stati di declino naturale non è assolutamente un’idea nuova.
Penso che l’attrazione per osservare questi luoghi in stato di cambiamento sia che vedi più di una semplice dimensione del luogo: vedi la transizione. Vedi il tempo. Vedi il passaggio delle vite umane e l’interazione della natura. Per me queste cose sono più belle e profonde di qualsiasi immagine statica.
Comunque, questo fa parte del fascino più ampio dei luoghi abbandonati, a quanto ho capito. Ma immagino che ci siano due aspetti in quello che faccio con Ex Utopia… Quindi c’è questo fascino estetico più ampio dei luoghi abbandonati in generale, con cui penso che molte persone possano identificarsi a livello visivo e sensoriale.
Ma nutro anche un interesse specifico per la storia della guerra fredda, l’eredità socialista e la costruzione di città utopistiche e, in relazione a ciò, c’è il lavoro in cui sono stato coinvolto che mira a preservare questi luoghi per le generazioni future. Quindi in un certo senso suppongo che Ex Utopia funzioni così: con la combinazione di immagini e parole che affrontano rispettivamente temi più ampi e temi più ristretti.
Ci sono altri progetti simili al tuo, con cui collabori, che consiglieresti ai nostri lettori?
Non conosco nessun progetto esattamente come il mio! Ma posso sicuramente consigliarne alcuni che mi piacciono, che sento che forse condividono qualità, filosofie o approcci simili. Ad esempio, Yomadic ed Explorabilia sono entrambi ottimi scrittori e fotografi, il cui lavoro mi piace moltissimo. Ho molto rispetto per The Time Chamber, poiché è molto concentrato sulla ricerca e sulla conservazione dei siti storici della guerra fredda. Intrepid Times è un sito indipendente che presenta molti scritti di viaggio di alta qualità, mentre Dark-Tourism.com è un archivio incredibilmente completo delle destinazioni più complicate o “oscure”.
Dovrei anche aggiungere che Ex Utopia è solo uno dei tanti siti web che gestisco personalmente. C’è anche Monumentalism, che è un sito web più visivo incentrato sull’arte e l’architettura socialista… poi più recentemente ho creato un blog Substack chiamato Khans & Cosmonauts, che è più eclettico e mi dà la libertà di scrivere su molti argomenti diversi. C’è anche una newsletter mensile ospitata lì, che collega a tutto il mio nuovo lavoro su Ex Utopia, Monumentalismo, ecc.
Autore dei libri “Questo è il mio posto” e “Curva Est” - di cui anima l’omonima pagina Facebook - (Urbone Publishing), "Predrag difende Sarajevo" (Garrincha edizioni) e "Balkan Football Club" (Bottega Errante Edizioni), e dei podcast “Lokomotiv” e “Conference Call”. Fra le sue collaborazioni passate e presenti SportPeople, L’Ultimo Uomo, QuattroTreTre e Linea Mediana. Da settembre 2019 a dicembre 2021 ha coordinato la redazione sportiva di East Journal.