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Lo sguardo severo di Duško Radović ci osservava dal muro di un palazzo di Dorćol, quartiere centrale, cuore pulsante della capitale serba. Era il 2015 e al tempo non sapevamo di trovarci di fronte al primo murales dei GTR, i Grobarski Trash Romantizam. Una foto scattata in fretta e furia con l’auto-promessa di approfondire chi fosse quel personaggio e chi fosse stato a ritrarlo.
Doveva essere questo l’inizio dell’articolo-intervista che raccontava i muri di Dorćol, abbelliti e impreziositi dalle opere di questo unico e incredibile gruppo di tifosi del Partizan. Le ultime modifiche all’articolo sono arrivate intorno alle due della notte fra mercoledì e giovedì: una serata un po’ storta aveva reso difficile dormire. Proprio mentre mettevamo la parola fine all’articolo, a qualche migliaio di chilometri, per le strade di Belgrado, qualcuno distruggeva in modo anonimo e vigliacco le opere dei GTR. Per questo motivo abbiamo pensato che queste parole avessero ancora più senso e forza e abbiamo trovato che fosse giusto pubblicarle comunque, modificando solo la galleria delle immagini.
“Quello fu il primo murales in centro. La scelta di Radović, poeta e giornalista, sostenitore del Partizan, spirito e anima della città, ha acceso l’idea della connessione tra il club e Belgrado”, ci spiega Ivan Lovrić, fondatore del gruppo. La prima volta lo incontrammo a fine 2018, in una calda giornata di ottobre. Ci colpirono la sua altezza e i modi gentili. Ordinò un cappuccino, mentre noi bevevamo birra. Raccogliemmo una lunga intervista pubblicata poi sul sito Sportpeople.net – Immagini, cronaca, cultura popolare del tifo.
Ci raccontò che l’idea di questo assurdo esperimento culturale, nato intorno a una squadra di calcio “nasceva dalla sofferenza per la fine di una storia d’amore”. Lei lascia Ivan, lui sprofonda nella tristezza e poi converte questa energia negativa in arte, la trasforma nel “Romanticismo Trash dei Grobari” (Grobari significa becchini ed è il soprannome dei tifosi del Partizan). È rimasto un unico amore, un amore che non lo lascerà mai, ma che non lo farà soffrire meno: il Partizan.
Murales allo stadio del Partizan
Il progetto nasce online ma si sposta presto nella vita reale, con alcuni murales e altre iniziative. “Abbiamo iniziato allo stadio del Partizan con la ‘generazione Heysel’ dei giovani del Partizan che arrivò in finale di Coppa dei Campioni e fu sconfitta solo dal Real Madrid”. Sempre i GTR hanno pubblicato anche un libro a riguardo che si chiama Crni-Beli Rolerkoster (2022). Poi come abbiamo raccontato, nel 2015, lo sbarco a Dorćol.
“Abbiamo ricevuto davvero un buon feedback da parte dei belgradesi e dei cittadini del quartiere che hanno amato da subito i murales, sentendoli parte dello spirito urbano di Belgrado. Non so davvero quanti siano, ma dovrebbero essere circa 30-40 murales firmati GTR”. E passeggiando per le strade di quella zona si ha proprio la sensazione di trovarsi in un museo a cielo aperto, si gira l’angolo e si spera di incontrare un nuovo lavoro del gruppo.
Il murales di Duško Radović
Proviamo a immaginarci la faccia nel primo cittadino belgradese, la mattina del 2015 quando uscì dal portone del suo palazzo e vide davanti a sé per la prima volta l’opera di questi ragazzi. “Well Derox, il nostro artista è il miglior muralista di Belgrado e della Serbia, lo realizzò in modo molto veloce”.
“Inizialmente avemmo alcuni problemi con la polizia, fin tanto che i nostri murales non erano conosciuti, ma dopo le lusinghiere reazioni del pubblico è tutto cambiato. Una volta un’auto delle forze dell’ordine accostò, ci guardò e disse ‘bel lavoro, ragazzi, continuate così’. Eppure tutte le nostre opere sono state fatte senza alcun permesso, sono lavori di guerriglia realizzati nel cuore della notte o alla mattina presto, quando non c’è gente per strada”.
La storia del murales di Duško Radović però sembra non finire mai. “L’anno scorso abbiamo ricevuto una chiamata dall’amministratore dell’edificio. Stavano facendo dei lavori e per questo il murales sarebbe andato distrutto. A quel punto tutte le persone che vivono lì hanno firmato una petizione per chiedere che venisse disegnato di nuovo una volta finiti i lavori, perché erano orgogliosi che quell’opera d’arte e quell’uomo stessero proprio lì”.
“È stato davvero un onore perché non tutti i residenti sono sostenitori del Partizan, ma hanno comunque ammesso in qualche modo che quell’opera è qualcosa che dà bellezza al loro edificio e al quartiere. Chissà forse il prezzo degli appartamenti a Dorćol è aumentato forse a causa dei murales dei GTR”.
Chi può dirlo, quello che è certo però è che quelle opere sono diventate parte dell’anima di Belgrado e una delle principali attrazioni turistiche del centro città. Centinaia di turisti fotografano ogni giorno i murales bianconeri. “Ne siamo davvero orgogliosi, perché con un budget davvero piccolo derivante dalla vendita delle nostre magliette, abbiamo fatto qualcosa per il nostro amato Partizan che nessuno nel marketing del club ha mai fatto”.
“Siamo riusciti a rendere il nome del Partizan qualcosa di artistico, non solo sportivo. Abbiamo creato arte dal pARTizan”. Non solo con i murales, ma anche con mostre, libri, fanzine, canzoni di Grupa JNA GTR e Blicaj, sfilate di moda e spettacoli teatrali. “Tutto questo per innalzare il Partizan sopra le stelle, nel cielo della street art e di tutte le altre arti”.
Quella dei GTR è un amore diverso
“Figurati mi danno del comunista, solo perché mi occupo di arte e poesia”. Ci interessa questo aspetto. Come reagisce il tifoso medio del Partizan di fronte a questa espressione di amore, così diversa, così insolita quando si tratta di una squadra di calcio. “Abbiamo un ottimo legame con Grobari di Dorćol, sono nostri fratelli, proprio come tutti gli altri Grobari. Forse abbiamo opinioni diverse su alcune cose, ma l’amore verso il Partizan è al di sopra di qualsiasi visione politica/religiosa/nazionale, è al di sopra di tutto. I nostri amori verso il Partizan forse hanno espressioni diverse ma, alla fine, l’amore è al di sopra di ogni altra cosa”.
Le opere dei GTR rappresentano uomini e donne che amano e hanno amato il club della capitale. Ci sono anche degli “stranieri” e questo ci dà lo spunto per capire meglio cosa vuol dire amare i bianconeri. “Nessuno è straniero se ama il Partizan. Il Partizan è davvero un club dall’anima bella e pura, che accetta tutte le nazionalità e religioni. Si tratta solo di amore.”
“Amiamo i croati, i bosniaci, gli albanesi, i francesi, i russi, i lettoni, gli ebrei e i musulmani che hanno giocato nel Partizan e siamo orgogliosi di loro, anche se il Partizan è un club serbo. Ma questo spirito multiculturale è qualcosa che rende il Partizan diverso da tutti gli altri club dei Balcani dove le persone hanno una mentalità chiusa su queste cose. Il Partizan è la parte più bella che Belgrado abbia, e Belgrado è la città più bella e più aperta in questa parte di mondo”.
Nell’estate del 2023 abbiamo rivisto Ivan in un bar di Dorćol, avevamo dimenticato quanto fosse alto. Erano passati quasi cinque anni dall’ultima volta e i GTR ormai erano diventati un punto di riferimento della scena culturale e artistica belgradese. Di solito siamo noi a fare le domande e lui a rispondere, qualche volta in modo preciso, qualche volta in modo astratto, sfumato, inafferrabile, come si compete a un artista. Quella volta però è stato lui a chiederci qualcosa. “Che ne pensate delle nostre opere? Voglio dire, avete mai visto qualcosa del genere in giro durante i vostri viaggi?” Possiamo dirlo per certo: no, non abbiamo mai visto niente del genere.
Tutte le foto sono state scattate dall’autore dell’articolo; le foto dei murales coperti sono prese dal profilo ufficiale dei GTR.
Autore dei libri “Questo è il mio posto” e “Curva Est” - di cui anima l’omonima pagina Facebook - (Urbone Publishing), "Predrag difende Sarajevo" (Garrincha edizioni) e "Balkan Football Club" (Bottega Errante Edizioni), e dei podcast “Lokomotiv” e “Conference Call”. Fra le sue collaborazioni passate e presenti SportPeople, L’Ultimo Uomo, QuattroTreTre e Linea Mediana. Da settembre 2019 a dicembre 2021 ha coordinato la redazione sportiva di East Journal.