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Superati i trentacinque anni, difficilmente i calciatori professionistici possono aspirare a grandi traguardi sportivi. Il destino di Guram Kashia si è rivelato però ben diverso. Nel 2024, alla soglia delle trentasette primavere, nel giro di pochi mesi, si è tolto la soddisfazione di esordire nella fase finale di un Europeo da capitano della nazionale georgiana (alla prima partecipazione al torneo) e poi in Champions League con lo Slovan Bratislava, la sua squadra di club.
La storia del centrale difensivo georgiano è, quindi, quella di una lunga gavetta che è andata di pari passo alla scalata della nazionale del suo paese dal dimenticatoio verso i vertici del calcio europeo. Scopriamola insieme.
La gavetta di Guram Kashia…
Guram Kashia è nato a Tbilisi nel 1987. Calcisticamente è cresciuto nella Dinamo Tbilisi, squadra per la quale fece il suo esordio tra i professionisti collezionando più di 100 presenze tra il 2006 e il 2010. Nell’estate di quell’anno passò al Vitesse, nei Paesi Bassi, compagine con la quale ha giocato ben otto stagioni (292 le presenze, condite da ben 24 goal che ne mettono in evidenza la pericolosità in area di rigore avversaria), diventandone capitano e bandiera.
Grazie al passaggio all’estero scoprì di essere affetto da una forma di dislessia che gli impedisce, per esempio, di leggere ad alta voce. “Per tutta la mia infanzia sono stato considerato stupido e ignorante a scuola dai miei insegnanti”, ha raccontato in una intervista nel 2023. “Finché non sono andato in Olanda e, quando ho iniziato a imparare l’inglese, il docente mi ha consigliato di fare un test per la dislessia. Non avevo idea di cosa significasse quella parola. Il 14% della popolazione della Georgia soffre di dislessia. Quante scuole specializzate ci saranno nel paese?”.
In quel periodo entrò anche, suo malgrado, agli onori delle cronache internazionali. Nel 2017, infatti, le immagini dell’attuale capitano della Georgia con la fascia arcobaleno nell’ambito di una campagna di “sensibilizzazione alla diversità”, durante una partita del campionato nederlandese, gli costarono un’ondata di insulti online in patria sulla falsariga di: “Se LGBT-Kashia osa ancora vestire la maglia nazionale, gli uomini georgiani boicotteranno la squadra”.
Kashia, un eroe nazionale dopo Euro 2024, ottenne un premio dalla Uefa che aveva riconosciuto “un calciatore che si è distinto come modello nella promozione della diversità, dell’inclusione e dell’accessibilità nel calcio europeo”.
“Credo nell’uguaglianza per tutti, indipendentemente da ciò in cui credi, chi ami o chi sei”[…]“Continuerò sempre a difendere l’uguaglianza e l’uguaglianza di diritti per tutti, ovunque giocherò”.
Le parole di Guram Kashia in occasione del conferimento del premio dalla Uefa
Quanto avvenne con il giocatore mise in evidenza i problemi della comunità LGBTQIA+ in un paese conservatore come la Georgia, questioni che sono tutt’altro che risolte. Lo scorso 17 settembre, il parlamento georgiano ha adottato un pacchetto di leggi promosso dal governo sulla “protezione dei valori della famiglia e dei minori”. Un eufemismo per una legge e 18 norme annesse che limitano esplicitamente i diritti delle persone queer nel paese. A meno di ventiquattr’ore di distanza dall’approvazione della riforma, la modella transgender Kesaria Ambramidze è stata ammazzata nel suo appartamento di Tbilisi, in quello che è solo l’ultimo caso di violenza di questo tipo in Georgia. Tali soprusi hanno spesso trovato risposte piuttosto ambigue da parte delle autorità e sono in un certo senso state legittimate dalla nuova legislazione.
Nel 2018 si trasferì ai San Jose Earthquakes, negli Stati Uniti, giocando tre buone stagioni in MLS per poi rientrare temporaneamente in Georgia, alla Locomotive Tbilisi, all’inizio del 2021. Nell’estate di quell’anno, il passaggio allo Slovan Bratislava in cui, come abbiamo visto, ancora milita.
…e il riscatto della Georgia
In un articolo su The Guardian alla vigilia degli Europei di calcio maschili del 2024, il giornalista sportivo Jonahthan Wilson scriveva che la presenza delle nazionali georgiana e albanese al torneo indicava una possibile rinascita del calcio dell’Europa dell’Est.
Sebbene un ritorno ai fasti del passato farebbe a noi di Meridiano 13 un enorme piacere, quella di Wilson sembra una visione forse troppo ottimistica delle cose se si considera, per esempio, lo stato disastrato del calcio di club nei due paesi.
Nonostante i distinguo del caso, l’Europeo della Georgia si è indubbiamente rivelato leggendario, con una impronosticabile qualificazione agli ottavi, figlia di un pareggio 1 a 1 con la Cechia e una vittoria per 2 a 0 contro il Portogallo di Cristiano Ronaldo ai gironi. Anche nello scontro a eliminazione diretta con la Spagna, la nakrebi ha detto la sua, andando in vantaggio dopo diciotto minuti, salvo poi cedere ai futuri campioni (4 a 1 il risultato finale).
Le buone prestazioni della nazionale caucasica nel torneo sono da attribuire tanto ai dribbling dei Kvicha Kvaratskhelia, Georges Mikautadze e Giorgi Kochorashvili, quanto alla fase difensiva. In primis, al portiere, Giorgi Mamardashvili e poi ai rocciosi difensori centrali tra i quali spicca la figura di Guram Kashia. Il capitano ha giocato per intero tutte le partite, contribuendo con i sui 6 tackle e i 27 palloni recuperati a fare dell’area georgiana un fortino.
Se non di rinascita, quello della Georgia è stato sicuramente il riscatto di una nazione di grande tradizione calcistica che, dopo tanti anni bui, è tornata a dire la sua.
E Kashia c’è sempre stato, nei momenti difficili così come in quelli di gloria. Parallelamente alla sua carriera di club, Guram è stato una presenza costante in nazionale, diventando nel tempo capitano e recordman di presenze.
C’era nel momento più basso della storia della nazionale, crollata al 154esimo posto del ranking Fifa nell’estate del 2015. E c’era anche il 12 novembre 2020, già trentatreenne, quando il sogno di giocare un grande torneo con la sua Georgia pareva essersi infranto definitivamente nella finale del mini torneo di qualificazione all’Europeo che si sarebbe giocato nell’estate del 2021. In uno stadio Boris Paichadze di Tbilisi deserto a causa della pandemia ad avere la meglio sui padroni di casa fu, infatti, la Macedonia del Nord con un goal di Goran Pandev al 56’.
Ma il destino, come abbiamo visto, avrebbe riservato un’ultima (?) sorpresa al capitano.
Il 26 marzo 2024 l’atmosfera al Boris Pachadze non poteva essere più diversa rispetto a tre anni e mezzo prima. Le tribune erano gremite per la finale degli spareggi contro la Grecia. Poco avvenne durante i novanta minuti e nei supplementari. La contesa si risolse ai rigori con una vittoria della Georgia che si guadagnò così la qualificazione a Euro 2024. Da lì un invasione di campo del pubblico in delirio e una festa che si protrasse tutta la notte e nei giorni successivi.
“All’età di trentasei anni, dopo una lunga carriera, stavo pensando di ritirarmi dalla nazionale, quella era la mia ultima possibilità di realizzare il mio sogno di giocare un grande torneo estivo con la Georgia” […] “Dal campo si sentiva quanto era teso il pubblico, erano così emozionati che a volte scendeva il silenzio perché non avevano più la forza di tifare”[…]“Non ho dormito le tre notti successive”[…] Dopo la partita abbiamo urlato, ballato e bevuto fino alla mattina. Quando mi sono svegliato, c’erano quattro o cinque compagni sul divano di casa mia e abbiamo subito ripreso a festeggiare. Poi sono andato a fare delle interviste ancora ubriaco”[…]“Dopo tre giorni, l’allenatore dello Slovan Bratislava mi ha chiamato, supplicandomi di tornare”.
La lunga gavetta è finita. Guram Kashia non avrà il genio di Vitali Daraselia o di David Kipiani, i dribbling di Kvaratskhelia o i riflessi di Mamardashvili. Ma grazie ai successi del 2024 è entrato di diritto nel pantheon del calcio georgiano. E se a trentasette anni si può esordire all’Europeo e in Champions League, perché non sognare di giocare per la prima volta un mondiale a trentanove? Parafrasando un verso di una celeberrima poesia del poeta georgiano Ilia Chavchavadze: momavali shenia, il futuro è tuo, Guram!
Nato a Milano, attualmente abita a Vienna, dopo aver vissuto ad Astana, Bruxelles e Tbilisi, lavorando per l’Osce e il Parlamento Europeo. Ha risieduto due anni nella capitale della Georgia, specializzandosi sulle dinamiche politiche e sociali dell’area caucasica all’Università Ivane Javakhishvili. Oltre che per Meridiano 13, scrive e ha scritto della regione per Valigia Blu, New Eastern Europe, East Journal e altre testate.