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Sedici vittorie. Come Austria e Finlandia. La Germania, in tutte le sue “forme” storiche, è il paese che ha vinto per più volte la Vierschanzentournee, il torneo dei Quattro Trampolini, la più importante competizione del circuito del salto con gli sci, che dal 1952 si svolge ogni anno a cavallo di Capodanno tra Austria e Germania.
Una lunga storia di vittorie, quella dei saltatori tedeschi che è iniziata sul finire degli anni Cinquanta con un ragazzo venuto dall’est, Helmut Recknagel. Nato a Steinbach-Hallenberg in Turingia, nel 1937, da ragazzo Helmut pratica tutti o quasi gli sport invernali: sci alpino, discesa e slalom, sci di fondo e naturalmente salto con gli sci, specialità a cui si è avvicinato da piccolissimo. In tutto è bravo. E non si fa notare solo sugli sci. Il futuro saltatore infatti gioca a calcio. “Ero forte, veloce, tecnico, duttile, pericoloso davanti alla porta. Ero bravo pure a tirare i rigori” così si è autodefinito nel marzo 2022 in un’intervista al sito del quotidiano Neues Deutschland per i suoi 85 anni. Nel 1954, a 17 anni, è uno dei (tanti) tedeschi dell’est che tifano per l’“altra” Germania ai Mondiali in Svizzera. I suoi miti diventano Fritz e Ottmar Walter, due degli “eroi di Berna” e colonne del Kaiserslautern.
Per Helmut Recknagel si apre la carriera dal trampolino
Quello di giocare a calcio rimarrà solo un sogno, perché il padre di Helmut, che ha rifiutato un’offerta del Chemie Halle, lo spinge a dedicarsi solo al salto con gli sci, facendolo tesserare per il prestigioso Sportclub Motor Zella-Mehlis, dove allena Hans Renner, un ex ufficiale della Wehrmacht, tornato dalla prigionia in Siberia e diventato il primo grande tecnico del salto della DDR. La scelta sarà decisamente azzeccata, se è vero, che già nel 1955 Recknagel partecipa alla sua prima Vierschanzentournee. A 18 anni arriva ventisettesimo, ma avrà tempo per rifarsi.
Che lui sia un campione lo si capisce poco dopo. È il 3 marzo 1957 e Helmut è in gara insieme ai suoi compagni di nazionale Harry Glaß e Werner Lesser al Festival dello Sci di Holmenkollen, organizzato dal 1892 nel tempio per eccellenza dello sci nordico. La notte precedente è calata una nebbia fittissima. I saltatori, Recknagel compreso vedono a 20 metri. L’atleta della Turingia è il numero 176 su 212. Alla fine però sarà il migliore di tutti. Mai prima di lui uno sciatore non nordico aveva vinto a Holmenkollen.
Nei dodici mesi seguenti a quel trionfo Helmut, che a quell’epoca è un dilettante con un lavoro che lo occupa per 8 ore al giorno, mette due altri mattoncini della sua carriera. Nel gennaio 1958 conquista per la prima volta la Vierschanzentournee. La sua è una gara che dopo due prove sembrerebbe compromessa. È arrivato secondo a Oberstdorf, ma trentacinquesimo a Garmisch-Partenkirchen. In classifica generale a metà competizione è lontanissimo.
Un caso diplomatico
Nelle ultime due gare però domina, vincendo sia a Innsbruck che a Bischofhofen. Con 5 punti sul secondo Recknagel si porta a casa il trofeo. È il primo tedesco a farlo. Sul podio scoppia però un caso diplomatico. A Oberstdorf, sede dell’ultima tappa, nessuno si aspettava che il ragazzo della Turingia vincesse. Per questa ragione nessuno della banda musicale ha lo spartito, né il disco di Auferstanden aus Ruinen, l’inno della DDR. Così il padre del saltatore Max Bolkart, direttore della banda, fa suonare Deutschlandlied, l’inno della Repubblica Federale. Su indicazione dei funzionari presenti Recknagel scende dal podio, rifiuta premio e trofeo, nonostante le scuse del sindaco dal paese.
Due mesi dopo, l’8 marzo 1958 a Lahti in Finlandia il saltatore della DDR si mette al collo la prima medaglia mondiale, un bronzo. Helmut ormai è uno dei migliori del mondo. Nel 1959 bissa il successo nel Torneo dei Quattro Trampolini e nel 1960 sarebbe favorito per il tris, ma in quell’edizione gli atleti della Repubblica Democratica Tedesca si ritirano. Poco c’entra lo sport, molto (ancora) la politica.
Infatti la DDR ha adottato dal 1° ottobre 1959 la bandiera tricolore con le spighe, il compasso e il martello. L’uso di questo vessillo, come dell’inno della Germania Est e dello stemma della Repubblica Democratica vengono vietati sul territorio della Germania Federale. Si tenta una mediazione, ma le autorità sportive di entrambe le parti sono irremovibili. La selezione della DDR decide di non partecipare alle competizioni e con lei solidarizzano le altre squadre del Blocco Orientale (Unione Sovietica, Cecoslovacchia e Polonia). Ancora sessant’anni dopo Recknagel non riesce a nascondere la sua delusione.
I Giochi olimpici invernali di Squaw Valley
C’è però poco tempo per metabolizzarla perché il 28 febbraio 1960 è in programma la gara di salto dei Giochi olimpici invernali di Squaw Valley. Per i tedeschi e per Recknagel è un’edizione speciale. Le Germanie gareggiano in una selezione unica, sotto una sola bandiera, un tricolore con al centro i cinque cerchi olimpici e l’Inno alla Gioia di Beethoven come inno. È una soluzione di compromesso che Willi Daume, presidente del Comitato olimpico della Germania Ovest ed ex olimpionico nella pallacanestro a Berlino ’36, deve far digerire al cancelliere Konrad Adenauer, deciso a non mandare nessun atleta della Repubblica Federale negli States.
Alla cerimonia d’apertura per portare il vessillo nero-rosso-oro è stato scelto proprio Helmut, che dal 1° ottobre 1959 è stato esentato dal lavoro dalle autorità sportive della DDR per concentrarsi solo sulla medaglia olimpica. “È stato un grande onore, ma anche un compito gravoso – ha raccontato alla Deutschlandfunkkultur – Perché tra prove ed esercitazioni, non potevo allenarmi, ero svantaggiato”. I 74 atleti, 50 della Germania Ovest e 24 della DDR rappresentano due mondi che si incrociano. Pure sul trampolino.
Gli atleti dell’Est, secondo Max Bolkart, componente della squadra hanno più salti alle spalle, mentre quelli della Repubblica Federale gareggiano invece con materiali migliori. Per determinare i componenti della selezione che salterà si sceglie un criterio semplice: chi farà meglio in allenamento salirà sul trampolino. I migliori sono Bolkart per la Germania Ovest, Veit Kührt, Werner Lesser e ovviamente Helmut Recknagel per la DDR. I quattro gareggiano con la stessa divisa, ma con sci diversi. I Poppa per i saltatori della Germania Est, i Gfäller per Bolkart.
Questvultima marca, una delle migliori al mondo, ha fatto pure un’offerta a Recknagel. Lui ha rifiutato: non può, è arrabbiato ma sa perfettamente cosa significherebbe per lui. Helmut sa che l’occasione di Squaw Valley forse non ripasserà più. È agitato, ma sicuro dei suoi mezzi. La sera prima ha detto ai suoi compagni “Se domani vincerà qualcuno, sarà io e nessun altro”. È un buon profeta, perché nel sole del Papoose Peak Jumps di Squaw Valley è lui che domina. Primo dopo il primo salto, primo dopo il secondo.
A commentare la vittoria per i radioascoltatori della DDR è Ludwig Schröder, che non è un giornalista, ma il presidente della Federazione degli Sport Invernali della Germania Est, perché i reporter della Repubblica Democratica Tedesca non sono stati ammessi negli Stati Uniti. Come nel torneo dei Quattro Trampolini è il primo tedesco a vincere. Lvha fatto con il suo talento, ma anche con uno stile particolare (braccia in avanti, alla Superman) e metodi di allenamento innovativi, come ad esempio lvuso dei materassini per allenarsi tutto l’anno.
Recknagel e Bolkart si berranno una birra la sera dopo la gara e continueranno prima a ritrovarsi sui trampolini e poi con la caduta del Muro diventeranno amici. Nel 1962 Helmut vince il titolo mondiale a Zakopane in Polonia, venendo votato sportivo dell’anno nella DDR e nel 1964 ai Giochi di Innsbruck si piazza sesto. È l’ultima competizione prima del ritiro, avvenuto a 27 anni. Per lui inizierà una nuova vita, come veterinario e dirigente all’interno del Comitato Olimpico Tedesco prima della DDR e poi della Germania riunificata. Nel 2007 tornerà a Holmenkollen, dove donerà i suoi sci per il museo locale dello sci, mentre nel 2011 sarà inserito nella Hall of Fame dello sport tedesco. Con lui ci sono solo due altri saltatori con gli sci Hans-Georg Aschenbach e Sven Hannawald. Segni particolari? Essere nati tutti nella Germania Est, dove Helmut Recknagel ha tracciato la via.
Classe 1984, nato a Sesto San Giovanni quando era ancora la Stalingrado d’Italia. Germanocentrico, ama la Spagna, il Sudamerica e la Mitteleuropa. Collabora con Avvenire e coordina la rivista Cafè Rimet. È autore dei volumi “C’era una volta l’Est. Storie di calcio dalla Germania orientale”, “Rivoluzionari in campo” e coautore di “Non solo Puskas” e “Quattro a tre”.