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Ogni volta che si parla di calcio e Jugoslavia, un dubbio assale gli appassionati: se non fosse scoppiata la guerra, la nazionale avrebbe davvero potuto vincere gli Europei di calcio del 1992? In quel periodo, infatti, mentre il paese si sgretolava e si avvicinava alla guerra, in campo sportivo otteneva risultati straordinari. Nel 1987 la nazionale Under 21 vinceva i mondiali di categoria in Cile, avviando un ciclo che avrebbe portato importanti vittorie ma anche cocenti sconfitte. Come quella ai mondiali italiani del 1990 quando la compagine guidata da Ivica Osim, che poteva contare su giocatori come Darko Pančev, Dragan Stojković e il “genio” Dejan Savićević, veniva sconfitta solo ai rigori dall’Argentina di Maradona ai quarti di finale. Appena l’anno successivo, la Stella Rossa di Belgrado vinceva a Bari la sua prima e unica Coppa dei Campioni. Lo scoppio della guerra e le tensioni interetniche travolsero però anche la nazionale, esclusa dagli Europei del 1992 in Svezia e condannata a scomparire nel giro di pochi mesi.
Nonostante la fine del sogno jugoslavo, i Balcani hanno continuato a sfornare talenti straordinari. I più giovani penseranno a Edin Džeko e al pallone d’oro Luka Modrić, i più nostalgici al già citato Savićević, a Siniša Mihajlović o a Dejan Stanković. A distanza di tempo, lontano dalla luce dei riflettori e dai grandi palcoscenici europei, c’è stata una squadra del nostro campionato che per un decennio ha guardato proprio ai Balcani per rilanciarsi dopo tanti anni di (quasi) anonimato: il Palermo.
Nella stagione 2003-2004 il Palermo riconquistava la promozione in Serie A dopo 32 anni passati tra Serie B, C1 e una radiazione nel 1986 per gravi problemi finanziari. La rinascita del club comincia solo nel 2000 con l’acquisto della società da parte dell’allora presidente della Roma Franco Sensi. Ma è l’arrivo del vulcanico Maurizio Zamparini nel 2002 a cambiare il corso della storia rosanero. Con una spesa di appena 15 milioni di euro da pagare in tre comode rate annuali, Zamparini acquista il club stabilendo come obiettivo primario la promozione nella massima serie. Risultato raggiunto già l’anno successivo con il primo posto in campionato, a pari punti con il Cagliari.
I primi anni sono stati per Zamparini e la squadra un enorme successo. In città era osannato tanto quanto Santa Rosalia, i vicoli erano colorati a festa e nel primo anno di Serie A lo stadio registrò il sold out di abbonamenti, tanto che il botteghino non aprì mai per tutta la stagione. I risultati davano ragione al presidente, con la squadra a lottare per piazzamenti importanti. Partite europee come quella contro il West Ham, le quattro vittorie consecutive a Torino contro la Juventus o la finale di Coppa Italia persa nel 2011 contro l’Inter del triplete, rimarranno per sempre nella mente dei tifosi che, fino a pochi anni prima, si accontentavano di vincere qualche derby con il Catania.
La svolta balcanica
La filosofia del club era quella di affiancare giocatori di esperienza e giovani promesse da far crescere e rivendere a un prezzo molto più alto. Oltre al mercato sudamericano, quello balcanico offriva ottime possibilità di affari. Tra il 2007 e il 2019, anno dell’ennesimo fallimento societario, il Palermo diventa un’animata colonia balcanica. Giocatori serbi, kosovari, albanesi, sloveni condividevano lo stesso spogliatoio, gli stessi obiettivi, giocavano per la stessa maglia. Nessun nome altisonante, niente campioni da copertina ma, almeno per alcuni anni, gregari di una squadra tosta che per un po’ ha dato filo da torcere anche alle big.
Nella stagione 2007-2008 si possono contare tre giocatori balcanici in rosa: l’attaccante albanese Edgar Çani, il centrocampista serbo Boško Janković e il portiere kosovaro Samir Ujkani. Un trio di nazionalità che, a guardarlo fuori da un rettangolo di gioco, suscita più preoccupazione che altro. L’anno successivo Çani viene sostituito dal croato Igor Budan, destinato a lasciare un buon ricordo tra i tifosi. Nel 2010 il Palermo ottiene il suo miglior piazzamento della storia: un quinto posto dopo essersi giocato l’accesso in Champions League, in una partita da infarto multiplo, contro la Sampdoria.
L’arrivo degli sloveni a Palermo
Proprio grazie a quel piazzamento i rosanero approdano ai play-off di Europe League. L’avversario designato per la prima partita europea della stagione è il Maribor, squadra slovena piazzatasi al secondo posto nel proprio campionato. La partita di andata, giocata il 19 agosto 2010 a Palermo, si conclude con un perentorio 3-0 per i padroni di casa. E un nuovo acquisto. Come raccontato dall’allora direttore sportivo Walter Sabatini, durante la partita Zamparini scese negli spogliatoi e intavolò una trattativa con alcuni dirigenti del Maribor per l’acquisto del centrocampista Armin Bačinović. Pochi minuti e 1,2 milioni di euro dopo Bačinović può considerarsi un nuovo giocatore del Palermo. Il ritorno in terra slovena di una settimana dopo sembra una pura formalità. Ma anche in quella occasione, Zamparini dà l’ennesima dimostrazione della sua impulsività. Il Maribor vince 3-2 con goal di Tavares, Josip Iličić e Siniša Anđelković. Folgorato dalla prestazione degli sloveni, il presidente rosanero decide di comprare anche Iličić, giunto al Maribor da appena un mese per 80mila euro e rivenduto ai siciliani per 2,2 milioni di euro. Sei mesi più tardi anche Anđelković raggiunge i suoi compagni in Sicilia accompagnato da un altro sloveno, Jasmin Kurtić. Con Pajtim Kasami, macedone naturalizzato svizzero, la colonia balcanica poteva così contare su ben sei giocatori.
Iličić: talento dai piedi d’oro e dal carattere fragile
Tra tutti i giocatori dei Balcani che sono passati da Palermo, quello che ha avuto maggior successo è stato senza dubbio Iličić. Lo sloveno viene subito accolto con entusiasmo e lui ricambia l’affetto a suon di giocate. L’impatto con la Serie A è infatti subito positivo. Alla terza giornata segna il goal del momentaneo vantaggio contro l’Inter (risultato finale 1-2 per i nerazzurri). La settimana successiva si ripete nella vittoria per 3-1 a Torino contro la Juventus. Due settimane dopo segna in trasferta anche a Firenze. Conclude la stagione con 34 presenze, 8 gol e una finale di Coppa Italia, la terza nella storia del Palermo, persa a Roma contro l’Inter.
Il secondo anno si rivela per lo sloveno un mezzo fallimento. Pur essendo il giocatore più impiegato della rosa chiude con appena 2 gol in 33 partite di campionato e una tripletta, la seconda della sua carriera, in Coppa Italia contro il Siena. La consacrazione definitiva in maglia rosanero arriva nella stagione 2012-2013 quando si laurea miglior marcatore con 10 gol in 31 presenze. Memorabile quello a Genova contro la Sampdoria: palla recuperata a centrocampo, slalom tra i giocatori blucerchiati e palla nell’angolino basso alla destra del portiere.
Ancora più emozionanti, per i tifosi palermitani, i gol realizzati contro il Catania: una doppietta nel 3-1 dell’andata a Palermo e un goal al 95esimo nel pareggio per 1-1 del ritorno. Nonostante le prestazioni di Iličić, però, la squadra retrocede in Serie B. Per lo sloveno si apre una nuova fase della carriera con il trasferimento prima alla Fiorentina e poi all’Atalanta. Prestazioni straordinarie, come quella in Champions League contro il Valencia quando Iličić segnò addirittura 4 gol, si alternano a momenti di assenza totale. Nell’estate del 2020 diventa di dominio pubblico la sua lotta contro la depressione causata dai traumi infantili legati alla guerra scoppiata nel suo paese pochi anni dopo la sua nascita.
L’inizio della fine
La retrocessione del 2013 rappresenta il primo campanello d’allarme per il Palermo. Anche se già l’anno dopo la squadra riconquista la Serie A vincendo il campionato di B, sembra ormai essersi rotto qualcosa tra la società e i tifosi a causa di risultati sportivi deludenti e seri problemi societari, frutto di una gestione un po’ troppo opaca del presidente Zamparini e dei suoi collaboratori. Ma nonostante questo, negli anni successivi la società rosanero continua a pescare giocatori al di là dell’Adriatico. Nelle stagioni 2013-2014 e 2014-2015 calcano il prato del Renzo Barbera calciatori come Mato Jajalo (Bosnia Erzegovina), Ivajlo Čočev (Bulgaria), Aljaž Struna (Slovenia), Milan Milanović (Serbia). Nessuno di loro, nonostante l’impegno, lascia il segno nella storia del club.
L’altalenante Alessandro il Macedone
Chi diventa famoso proprio grazie al Palermo e al Renzo Barbera è il macedone Aleksandar Trajkovski. Acquistato nel giugno del 2015 per poco meno di 1 milione di euro, l’attaccante di Skopje viene ricordato per un paio di gol bellissimi (su appena 16 totali in 104 partite) e per aver impedito all’Italia di qualificarsi ai Mondiali in Qatar con un gol proprio al Renzo Barbera, il 24 marzo del 2022.
Per il resto, nulla o quasi. Un po’ meglio ha fatto il suo connazionale Ilija Nestorovski con 38 gol in 94 partite, prima di passare all’Udinese. Da segnalare, per gli amanti delle statistiche, che i due macedoni sono gli ultimi marcatori del Palermo (2-2 contro il Cittadella) prima del fallimento dell’estate del 2019. Con loro, negli ultimi due anni tra i professionisti, la colonia balcanica continua a essere piuttosto numerosa: 7 giocatori nel 2017-2018 (oltre ai macedoni si contavano Rajkovski, Struna, Jajalo, il portiere croato Josip Posavec e Čočev) e 6 nel 2018-2019, dopo la partenza di Posavec.
Il ritorno tra i professionisti
Nell’estate 2019, l’ennesimo pessimo gioco di prestigio di Zamparini porta la società al fallimento costringendola a ripartire addirittura dalla Serie D. In quella squadra, promossa già a metà campionato a causa dello stop dovuto alla pandemia, giocano due giovani albanesi: Massimiliano Doda, confermato anche nelle tre stagioni successive, e Erdis Kraja.
Ad oggi, con il Palermo in Serie B, sono tre i giocatori provenienti dai Balcani a calcare il prato del Renzo Barbera: Leo Štulac (Slovenia), Aljoša Vasić (italiano di origini serbo-bosniache), Dario Sarić (Bosnia ed Erzegovina). I tifosi palermitani si augurano che tra loro possa esserci il “nuovo Iličić”, capace di far dimenticare tanti giocatori mediocri e qualche pacco clamoroso.
Dottore di ricerca in Studi internazionali e giornalista, ha collaborato con diverse testate tra cui East Journal e Nena News Agency occupandosi di attualità nell’area balcanica. Coautore dei libri “Capire i Balcani Occidentali” e “Capire la Rotta Balcanica”, editi da Bottega Errante Editore. Vice-presidente di Meridiano 13 APS.